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Autore: Cara_Sconosciuta    13/09/2007    15 recensioni
"Dammi un lugo dove poter piangere" Può una richiesta del genere portare a un'inaspettata sorpresa? George sta per scoprirlo ATTENZIONE: SPOILER DA DEATHLY HOLLOWS
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Weasley, Luna Lovegood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Give me a place where I can love

Ecco un’altra Luna/George! Mi sto davvero appassionando a questa coppia così strana.....è divertente scrivere di loro!!!! Spero che anche questa vi paiccia! Me lo lasciate un commentino? Daaaaiii....

 

Chiaramente, tutti i personaggi appartengono a mamma Rowling

 

Dammi un luogo dove poter amare

 

When all your tears have reached the sea

Part of you will live in me

Way down deep inside my heart

Days keep coming without fail

A new wind is gonna find yourself

That’s where your journey starts

(Tim McGraw, Please remember me)

 

“Dammi un luogo dove poter piangere. Dammi un luogo dove poter piangere. Dammi un luogo dove poter piangere.”

Erano più di dieci minuti che George Weasley camminava avanti e indietro davanti al muro dove sarebbe dovuta apparire la stanza delle necessità.

Era passato più di un mese dalla morte di suo fratello e lui non era ancora riuscito a versare una singola lacrima, anche se Merlino solo sapeva quanto avrebbe voluto. Da solo, forse, sarebbe stato in grado di lasciarsi andare ai propri sentimenti.

Tuttavia, sembrava proprio che quel giorno la stanza non avesse nessuna intenzione di farsi vedere.

Ripeté la frase ancora un paio di volte, giusto per essere sicuro, poi si voltò e iniziò a camminare lungo il corridoio.

Un rumore, però, lo costrinse a tornare sui propri passi.

“Alla buon’ora!” Commentò, mentre una porta di legno si apriva nel muro prima spoglio.

Entrò rapidamente, si chiuse il portone alle spalle e vi appoggiò la fronte, chiudendo gli occhi, aspettando quelle lacrime che per tanto tempo non aveva voluto versare.

“Ciao, fratello di Ron.”

Una voce familiare lo fece sussultare: non aveva nemmeno preso in considerazione l’ipotesi che avrebbe potuto esserci qualcun altro.

Si voltò e vide una ragazza dai lunghi capelli biondi seduta su un tavolino, le gambi sottili lasciate a penzoloni, le mani appoggiate sul legno laccato.

°Luna° Constatò con un certo sollievo.

Da quando Fred era morto, insieme a Xeno Lovegood, tra sua figlia e George era nata un’intesa particolare, creatasi per attenuare almeno in parte il dolore che entrambi provavano per le recenti perdite.

Lui si era allontanato dalla sua famiglia che troppo gli ricordava il fratello.

Lei una famiglia non l’aveva più.

Era stato proprio allora, quando entrambi credevano di aver perso tutto, che avevano trovato uno nell’altra qualcosa di davvero speciale: un’amicizia fuori dal comune.

“Ciao, Lulù.” Salutò lui, sforzandosi di sorridere. “Ora potresti anche chiamarmi george... Non hai più nesusno con cui confondermi.”

“Beh, ma tu sei il fratello di Ron.”

“Sì, e ho anche un nome.” Rispose il giovane, avvicinandosi. “E se tu avessi una sorella, scommetto che non ti piacerebbe sentirti chiamare ‘sorella di...’, o sbaglio?”

“Hai ragione ma io non ho sorelle.”

George si lasciò sfuggire una risatina.

Semplicemente adorava la spiazzante ingenuità e l’estrema –a volte persino scomoda- sincerità di quella ragazza.

Quasi non riusciva a credere di averla presa in giro per tanto tempo....Lui e Fred le avevano giocato tanti di quegli scherzi.....chissà che avrebbe detto lui, se avesse saputo che erano diventati amici.

“Giusto....” Disse George, mentre, al ricordo dei giorni trascorsi a Hogwarts con Fred, la tristezza tornava a pesargli sul cuore, ricordandogli il motivo per cui si trovava lì.

“Come mai sei qui, George fratello di Ron?” Chiese Luna, come leggendogli nel pensiero.

“Tu che fai?” Ritorse lui.

Lui e Luna non avevano mai parlato di Fred, Xeno, Piton, Tonks e tutti gli altri che erano morti e dirle che era lì per piangere per suo fratello sarebbe stato come infrangere una sorta di tabù, di muto accordo.

“Ti chiedo che stai facendo qui.” Rispose lei, innocentemente.

Tipico.

Spesso George si era chiesto se Luna fosse davvero così o se recitasse solo una parte.

Sinceramente, sperava che la prima ipotesi fosse quella esatta.

La sua piccola, delicata Luna, così simile nell’aspetto a una delicatissima bambola di porcellana, eppure così forte, semplice, sempre se stessa, rappresentava per lui un’isola di felicità nel suo mondo colorato di morte.

“Non lo so, Lulù... non credo di potertelo dire...”

“Tu puoi dirmi tutto, lo sai.... però se vuoi me ne vado.” Suggerì la ragazza, facendo per alzarsi.

“No!” Esclamò George e lei si bloccò. “Resta....” Si avvicinò a lei, fino a che non si trovò appoggiato al tavolo, le gambe di lei che gli sfioravano le braccia distese lungo i fianchi. “Resta.” Ripeté ancora una volta, mentre i suoi occhi offuscati dalle lacrime si alzavano in quelli grandi e azzurri di lei.

“Sono qui.” Rispose Luna, abbandonando il suo solito tono a favore di uno più grave e dolce, quasi materno. “Sono qui, George.”

Il ragazzo reclinò il capo, posando la fronte sul ventre di lei, il corpo scosso da silenziosi singhiozzi, lasciando che tutta la tristezza di quei giorni d’inferno scivolasse fuori insieme alle lacrime.

Le sue paure di poco prima erano davvero stupide.

Non si vergognava di piangere di fronte a lei.

Lei lo avrebbe capito.

Lei sarebbe stata lì per lui, lì con lui.

Insieme.

Come sempre.

La mano di Luna si mosse lentamente, andando ad accarezzargli i capelli rossi, spettinati e troppo lunghi, stringendolo ancora di più a sé.

“E’ per questo che sei qui....” Sussurrò la ragazza, più rivolta a se stessa che a lui.

George annuì appena, senza alzare la testa.

Luna non disse altro.

Si chinò semplicemente a posargli un bacio leggero sul capo, continuando ad accarezzarlo, come si fa con i bambini troppo piccoli per comprendere anche le parole più semplici.

La verità era che a George le parole non servivano.

Ne aveva ricevute tante in quei giorni, tante da bastargli per tre vite e tutte non avevano fatto altro che aumentare il suo dolore.

Ciò che gli serviva era calore, comprensione, la pura e semplice presenza di qualcuno che gli dimostrasse di volergli bene solo standogli accanto.

Tutto ciò di cui aveva bisogno, di cui avrebbe sempre avuto bisogno, era lei.

Lei, Luna di un cielo divenuto improvvisamente troppo buio.

Si ritrovò a chiedersi quando, a che punto della sua vita, avesse cominciato a non poter più fare a meno di lei.

Quand’è che aveva iniziato ad amarla?

 

Strana amica di una sera

Io ringrazierò

La tua pelle sconosciuta e sincera

Ma nella mente

C’è tanta

Tanta voglia di lei...

(Pooh, Tanta voglia di lei)

 

E poi, mentre i singhiozzi si spegnevano pian piano, la risposta apparve lì, chiara e semplice nella sua mente, luminosa e pura come l’azzurro dei suoi occhi.

Non c’era stato un momento solo in cui aveva iniziato ad amarla.

L’aveva amata un po’ da sempre, un po’ di più ogni giorno, ogni ora, ogni secondo.

Aveva capito anche perché la stanza li avesse fatti trovare insieme: senza di lei, non sarebbe mai riuscito a lasciarsi andare.

“Va meglio?” Chiese Luna, quando lui sollevò la testa. Gli passò le dita sottili sulle guance, asciugando le lacrime.

“Non credo che andrà mai davvero meglio. Insomma, Fred non c’è più e non ritornerà indietro.”

“Perché dici che Fred non c’è più?” Chiese lei, confusa. “Dov’è andato?”

“E’ morto, Luna.”

Allora lei fece l’unica cosa che George non si sarebbe mai e poi mai aspettato in una situazione del genere: scoppiò a ridere.

Non era una risata di scherno, però, era dolce, cristallina come l’acqua di una sorgente; veniva dal cuore.

 

“George, ma coma puoi pensare che quando qualcuno muore non sia più qui con te? E’ una cosa stupida!”

“Stupida....” Ripetè lui in uno stato molto prossimo allo shock.

“Certo! Scusa, ma tu non parli mai con Fred?”

“Luna, lui è morto, non può....”

“Ma sei proprio fissato con questa storia!” Lo interruppe lei, sbuffando. “Anche mio padre è morto, eppure io gli parlo ogni sera....e così lui è di nuovo lì con me.”

“Io...io non ci riesco, però. Non credo di essere in grado di sentire le risposte di Fred....”

“Beh, questo è perché non sei abituato ad ascoltare.”

“Ad ascoltare che cosa?” Chiese lui, ora sinceramente incuriosito.

“Il silenzio pieno di voci che ti circonda.”

“Io sento solo la tua, di voce.”

Luna lazò gli occhi al cielo.

George non era del tutto sicuro se fosse divertita o scocciata.

“Ascolta meglio!”

Seguì qualche istante di silenzio, poi il giovane alzò lentamente lo sguardo, fissandolo in quello di lei.

“Qualcosa ho sentito, in effetti...”

“Visto? Ne ero certa! Era Fred?”

“No.” Rispose lui, portando una mano ad accarezzarle il volto pallido. “Era il mio cuore.”

“E cosa ti ha detto?”

 

Senti i respiri del mondo

Con nella testa il tam tam del cuore

Favole scritte e pensate

Su quel vulcano chiamato amore.

(Pooh, I respiri del mondo)

 

George si mosse automaticamente, quasi senza accorgersene. Si alzò in punta di piedi e la baciò delicatamente sulle labbra morbide, mettendo in quel bacio tutta la sua gratitudine che aveva nei confronti di quella ragazza straordinaria, tutto l’amore che provava per lei.

Luna trattenne il respiro, colto di sorpresa da quel gesto inatteso, poi chiuse gli occhi, sopraffatta dalle mille sensazioni che l’avevano assalita.

George Weasley la stava baciando.

Il primo bacio della sua vita.

L’unico che avesse mai sognato, desiderato, voluto.

Timidamente, non ben sicura di quello che stava facendo, lo baciò a sua volta.

Le dita di lui presero ad accarezzare i suoi lunghi capelli dorati, a giocare con loro, avvicinandola ancora di più a sé, facendole correre un intenso brivido giù per la schiena.

Lei non cercò di allontanarsi quando lui approfondì il bacio, anzi, glielo permise immediatamente, tentando in qualche modo di imitare i suoi movimenti e si ritrovò inaspettatamente a trovarli tutti estremamente naturali.

George si ritrovò a pensare a quanto assurdo fosse il fatto che avesse capito solo allora la natura dei propri sentimenti per Luna e si ripromise di dichiararglieli.... non appena fosse riuscito a separarsi da lei.... e al momento non ne aveva alcuna voglia.

 

Non fermare ti prego le mie mani

Sulle tue cosce tese

Chiuse come le chiese

Quando ti vuoi confessare

(Antonello Venditti, La notte prima degli esami)

 

Luna, dal canto suo, non aveva mai immaginato che qualcosa di semplice come un bacio potesse essere così incredibilmente meraviglioso e, soprattutto, non avrebbe mai creduto di poter provare emozioni tanto forti.

Lei.

Lunatica Lovegood.

No.

Lei.

Luna Lovegood.

Sì, così suonava decisamente meglio.

Proprio mentre si diceva che era tutto assolutamente perfetto e che non sarebbe potuta andare meglio di così nemmeno in un milione di anni, sentì le mani di George accarezzarle le cosce e continuare a salire, per poi afferrarla saldamente in vita e farla scendere dal tavolino, tenendola per qualche secondo sollevata da terra e ben stretta contro il proprio corpo, mentre le braccia di lei si aggrappavano istintivamente al suo collo.

Fu solo per mancanza d’aria che, dopo qualche secondo, si separarono.

George aprì lentamente gli occhi, trovandosi davanti una Luna con in volto un’espressione tra lo stupito e il sognante, le labbra rosate ancora lievemente dischiuse.

“Vieni...” Sussurrò, prendendole la mano e dirigendosi verso una poltrona rossa poco lontana da lì.

Vi si lasciò sprofondare, facendo sedere Luna sulle proprie gambe e riprendendo a baciarla con eguale e più passione di poco prima.

 

Bruci la città

E crolli il grattacielo

Resti tu da solo...

(Irene Grandi, Bruci la città)

 

Sarebbe anche potuta crollare la scuola intorno a loro; nessuno dei due se ne sarebbe accorto. Per George e Luna, in quel momento, tutto il mondo era racchiuso negli occhi e nelle labbra dell’altro.

Fu lei, questa volta, ad allontanarsi per prima, un sorriso raggiante ad illuminarle il viso.

“E’ questo che ti ha detto il tuo cuore?” Chiese, giocherellando con una ciocca dei capelli rossi di George.

“Pressappoco.” Rispose lui, senza smettere di accarezzarle la schiena.

“Allora credo proprio che faresti bene a parlarci più spesso.”

“E io credo proprio che lo farò.” Sorrise il giovane Weasley.

Non ricordava l’ultima volta in cui era stato così immensamente bene con qualcuno.

Forse nemmeno era mai successo.

E pensare che erano stati dolore e tristezza a portarlo lì....

Luna gli si accoccolò tra le braccia, la testa posata nell’incavo tra collo e spalle, e chiuse gli occhi, cercando di cogliere ogni movimento delle dita di George, affondate nei suoi capelli, mente lui continuava a riflettere.

Era stato il caso a farli incontrare, quel giorno, o qualcos’altro?

Lui aveva chiesto un luogo dove poter piangere, non dove vedere Luna... che la stanza avesse capito male?

No, impossibile...

Poi, un pensiero lo colpì improvvisamente.

Erano in due, a trovarsi nella stanza delle necessità.

“Luna?”

Chiamò.

“Sì?” Rispose lei, sollevandosi in modo da poter guardare di nuovo negli occhi il ragazzo.

“Come mai sei qui?”

“Beh.... tu mi hai fatto scendere dal tavolo e....”

“No, no, intendevo qui, nella stanza delle necessità. Cosa hai chiesto?”

“Oh....” Fece lei, arrossendo un poco. Vedi, con la guerra sembrava quasi che l’amore fosse scomparso nel nulla, che non esistesse più e mi mancava. Io volevo amare... volevo amare te, a dirla tutta...”

George sorrise dolcemente, posandole un leggero bacio sulla guancia.

“Ok, chiaro, ma ancora non capisco cosa c’entri la stanza con questo...e soprattutto perché ci siamo incontrati.”

“Te l’ho detto: io volevo amarti.... e ho semplicemente chiesto un luogo dove poterlo fare.”

 

Fine

 

   
 
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