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Autore: mamie    27/02/2013    7 recensioni
Inverno 1919. Il Barone Rosso, asso della Prima Guerra Mondiale, è stato abbattuto in primavera sulla Somme. Nella tenuta di famiglia la baronessa von Richtofen guarda il parco ricoperto di neve.
[Seconda classificata al contest "Il linguaggio segreto dei fiori" di Fight_4]
[Terza classificata al "Contest delle letture invernali" di Dominil B.]
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
- Questa storia fa parte della serie '... e di altre Storie'
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Seconda classificata al contest Il linguaggio segreto dei fiori di Fight_4.
Terza classificata al Contest delle letture invernali di Dominil B.
Sesta classificata al contest A Sentence to Dream di Mary DB e Kyrame27 col prompt "Il tempo è come un fiocco di neve, scompare mentre cerchiamo di decidere cosa farne".




COME LA NEVE

Il tempo inizia a passare prima che tu ti accorga di essere congelato. E il tempo era passato. In un soffio.
 
La baronessa aveva lasciato che il suo tè si freddasse sul lucido tavolino di mogano. Fuori, il parco coperto dalla prima abbondante nevicata diffondeva una luce chiara, come se il cielo di nuvole pallide si fosse improvvisamente capovolto. Il cespuglio di rose bianche, quello più vicino alla finestra, sembrava secco e morto. Eppure sul tavolino le sue ultime rose, colte solo tre giorni prima, finivano di aprirsi. Era una varietà rara, che fioriva anche in autunno e profumava di limone. Le preferite di Manfred.
 
Manfred amava le rose. Ne portava un gran fascio, tutte le volte che tornava a casa. Erano visite brevi. Pochi giorni rubati all’infuriare di quella guerra che sembrava bruciare il mondo intero.
Lo sentiva arrivare già dall’atrio, con gli stivali impeccabilmente lucidi che battevano ritmicamente sul pavimento di marmo. Poi il valletto spalancava la porta e lui entrava, tranquillo, sorridente, con un gran mazzo di rose tra le mani. Lei lo prendeva in giro spesso per quel suo atteggiamento.
– Quando sarà finita la guerra, dovrai trovarti una fidanzata vera – lo ammoniva scherzosamente.
– Sì, mamma – rispondeva lui remissivo porgendole i fiori e baciandola sulle guance pallide.
Lui era abbronzato, invece. Lo era sempre stato. Non amava i salotti in cui le signore della buona società prendevano il tè spettegolando delle loro simili. Gli piaceva la caccia e tornava spesso dalle battute nella tenuta esibendo orgogliosamente i suoi trofei.
La baronessa li aveva sempre trovati piuttosto raccapriccianti, ma non glielo aveva mai detto. Così come non gli aveva mai detto che le targhe degli aerei abbattuti, che lui mandava ogni volta a casa, le infondevano un inesprimibile senso di tristezza.
La sua collezione era ancora lì, le cameriere avevano l’ordine di spolverarla con cura ogni giorno, ma lei non passava più a guardarla. Le ricordava troppo da vicino un cimitero di lapidi per apprezzarla davvero.
 
Aveva fantasticato sul suo futuro, ovviamente. C’era quella piccola, deliziosa Frieda che sembrava proprio adatta a lui. Molto dolce, timida, ma ben educata, con una famiglia prestigiosa alle spalle e un’ottima dote.  Sembrava anche in buona salute, adatta a regalarle una nidiata di nipotini. Tutte le volte, però, che faceva cadere come casualmente il discorso sul matrimonio, Manfred rideva e diceva che c’era tempo, che il suo cuore libero amava solo il cielo e le nuvole bianche, che avrebbe fatto in tempo a tornare sulla terra e allora…
Allora era arrivato l’inverno.
Il tempo è come un fiocco di neve, scompare mentre cerchiamo di decidere cosa farne.
Il suo futuro si era fermato sulla Somme un giorno di primavera. Una primavera che non sarebbe fiorita mai più.
 
Sì, era quello che amava di più, il cielo.  Forse era la sola cosa che aveva davvero amato.
La baronessa si raddrizzò e si ricompose. Alle donne del suo rango non era permesso mostrare emozioni, nemmeno nella solitudine di un pomeriggio invernale. Si era sempre attenuta scrupolosamente ad un dignitoso orgoglio, così come ci si aspettava da lei.
Era lei ad essere congelata, come il giardino fuori dalla finestra. Era il suo mondo ad essere congelato in un nostalgico passato che non sarebbe tornato mai più. Il mondo era bruciato, dalle sue ceneri non era rinata una fenice, ma solo vermi striscianti che si sarebbero ferocemente divorati fra loro.
 
Una delle rose lasciò che un petalo, ormai un po’ accartocciato, si staccasse cadendo sul tavolino lucido. Ecco, pensò la baronessa, la sua vita sarebbe andata avanti così, perdendo un pezzo alla volta, finché la grande e oscura tomba della famiglia non l'avesse accolta per sempre.
Si sporse un poco a prendere il campanello d’argento. Il suono echeggiò per tutto il salotto vuoto.
– La signora ha chiamato?
Il maggiordomo era entrato silenziosamente, un poco chino in avanti, e aveva parlato con un deferente mormorio.
– Fate portare via queste rose, sono appassite – fu il secco ordine.
– Sì, signora.
Il maggiordomo uscì silenzioso come era entrato. Poco dopo la cameriera, con un compito inchino, venne a prendere il vaso delle rose per allontanarlo dalla vista della baronessa.
Fuori, solo le spine nude restarono, dritte e dure, sotto la neve.
 
 
 
 
Note: Mi sono accanita a cercare una rosa bianca rifiorente, creata da un coltivatore germanico prima della Grande Guerra. L’unica che ho trovato è stata Frau Karl Druschki, presentata dall’ibridatore tedesco Peter Lambert al “Concorso per la più bella rosa tedesca” del 1901. Mi è sembrata la più adatta, anche se alcuni cataloghi la indicano come profumata e altri no. È una bellissima rosa ad arbusto, con un fiore grande, bianco candido, molto adatta al taglio. Le rose rifiorenti non erano ancora diffusissime a quel tempo.
 
Il nome Frieda l'ho "copiato" da quello di Frieda Von Richtofen, parente di Manfred, ma non si tratta dello stesso personaggio dato che lei era già sposata all'epoca dei fatti narrati (con lo scrittore D.H. Lawrence; il suo primo marito fu il professor Ernest Weekley, infine si sposò per la terza volta col tenente Angelo Ravagli). Probabilmente non aveva un carattere dolce e remissivo e presumibilmente non fu mai presa in considerazione come futura sposa per Manfred, anche per la sua vita, per quei tempi, notevolmente scandalosa.
 

  
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