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Autore: Alien T    27/02/2013    1 recensioni
Ora sono qui, non so dove, non so da quanto. Ma non faccio altro che pensare a lei, a come quel bacio sia stata la peggior migliore scelta che io abbia fatto.
Genere: Dark, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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E se fosse solo un brutto sogno?
Se tutto questo fosse solo frutto della mia fervida fantasia? Sono sempre stato un sognatore, i professori a Hogwarts me lo dicevano spesso: “Smettila Draco, torna coi piedi per terra, niente di ciò che pensi è reale”.
Potrebbe essere così, potrei essermi sognato tutto, potrei aver esagerato coi sonniferi, è possibile, non conto mai le gocce che metto nel bicchiere, potrei essermi distratto un attimo.
Ma quella serata, non può essere stata tutta una mia invenzione.
Katherine Pierce mi guardava negli occhi, immobile come un cadavere.
 
Quella sera l’avevo portata fuori a cena, un ristorantino babbano, di quelli in cui non succede mai nulla che possa mettere a rischio la vita. Seduti ad un tavolo appartato, abbiamo parlato del più e del meno, lei sorrideva, e ogni tanto allungava la mano verso la mia.
Alla luce della candela, i suoi occhi brillavano. La sua pelle, marmorea, scintillava come il mare d’estate. Indossava uno splendido vestitino retrò, col corpetto stretto e una lunga e larga gonna in raso,era rosso. Portava i capelli legati in una complessa acconciatura dell’800.
Sembrava appena uscita da un libro di storia, o da uno di quei documentari che danno di prima mattina, o addirittura da una di quelle feste di paese a cui nessuno partecipa con piacere. Ma era bella e completamente reale.
 
Finito di cenare uscimmo dal ristorante e ci sedemmo su una panchina.
 
Parlammo così tanto da non accorgerci del tempo che passava, la luna percorreva silenziosa il suo cammino verso l’alba e noi sorridendo ci godevamo la vita.
“Ah quindi sei nata in Bulgaria? E dimmi, com’è? Dicono faccia freddo, no?”
“Oh insomma, dolce Draco, sei inglese, dovresti conoscere bene il glaciale freddo invernale!”
“Si, giusto! Le piogge insistenti, il vento tagliente, l’insensibilità della punta del naso…”
 
Rise soavemente, non si scompose per nulla, rimase ferma, tuttavia, la sua risata, mi entrò nelle vene, ghiacciandomi il sangue.
 
“Tutto bene, Draco?” disse.
 
La vidi.
I suoi occhi si erano ridotti a fessure iniettate di sangue, la sua espressione era serena, rilassata, i canini le spuntarono dalle labbra e il suo viso si rigò di sangue.
Indietreggiai.
Lei mi voltò le spalle.
 
 “Cosa sei?” Provai a dire.
“Non è chiaro?”
 
Mi alzai in piedi senza distogliere lo sguardo dalla sua figura.
Quando si girò nella mia direzione, sorrideva appena, sicura di sé mi guardava dritto negli occhi. Alla luce del lampione la sua pelle si fece, se possibile, ancora più bianca. Stretta nel suo cappotto nero non faceva altro che guardarmi e curvare ogni tanto la testa di lato come per assaporare meglio la mia persona.
 
“Ho 540 anni, scusa, è un dettaglio che non dovevo tralasciare.” Disse.
“No, non avresti dovuto. Qualche altra confessione dell’ultimo minuto?”
“Oh, sono un vampiro. Già, quella pizza non mi ha soddisfatto, volevo provare con… te!”
 
Ve lo giuro, mi disse così. La peggior verità sputata in faccia come il nocciolino di una ciliegia.
Noncurante.
 
Avrei voluto voltarmi e andarmene, scappare, correre veloce o estrarre la bacchetta e infliggerle una maledizione che mi avrebbe dato del vantaggio per trovare un nascondiglio.
Invece, la baciai.
 
Ora sono qui, non so dove, non so da quanto. Ma non faccio altro che pensare a lei, a come quel bacio sia stata la peggior migliore scelta che io abbia fatto. Vedo il mio corpo steso e inerme su un tavolo d’acciaio, ne sento il freddo, ma io non sono lì, io sono da qualche parte in un mondo parallelo dove le pareti sono ovattate e gli spigoli dei muri tutti smussati. Come se ci fosse impedito di farci del male.
Sul mio collo livido, vedo due buchi, due fessurine perfette, fatte a regola d’arte. Ci passo una mano sopra ma il tatto non funziona, comincia a perdere di significato starsene lì, a guardare il proprio corpo che giace senza possibilità di ritorno.
 
Me ne vado, ricordo solo il suo sguardo vitreo, come quello di un cadavere.
  
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