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Autore: Alley    27/02/2013    6 recensioni
E va bene, c’è stato qualche danno, ma Tony non avrebbe mai potuto immaginare, nemmeno lontanamente, che un’innocua fialetta avrebbe scatenato quel pandemonio…
La tragicomica volta in cui Tony Stark provocò indirettamente la (seconda) distruzione dell'Helicarrier.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Stark."

Coulson, le mani strette in due pugni serrati e tremanti, ringhia il suo nome con tanta ferocia che Tony rimpiange di non avere addosso l’armatura.

"Stark."

Steve lo scandisce con rabbia ancor maggiore, gli occhi cerulei spiritati e sgranati, le labbra contratte in una smorfia che definire esasperata è un eufemismo decisamente troppo riduttivo.

"Tony."

Bruce, con addosso solo uno straccetto di jeans - tutto quello che è rimasto dei suoi indumenti - a coprirgli le parti intime a mò di foglia di fico, lo soffia con tanto rancore che, se non avesse appena riacquistato le sembianze umane, sarebbe certo di vederlo diventare grosso e verde da un momento all’altro.

Tony non s’è mai sentito tanto sotto tiro in vita sua, nemmeno il giorno in cui ha sconfitto i Chitauri - l’apporto degli altri è stato tanto insignificante da legittimare l’utilizzo del singolare. Lui ha salvato New York ed il mondo.

È una fortuna che Pepper sia saldamente ancorata al suolo, lontana chilometri e chilometri, altrimenti s’aggiungerebbe anche lei al coro di paternali.

Proprio mentre riflette su quella felice combinazione, il silenzio carico di tensione - e polvere e fumo e occhiatacce rigorosamente rivolte a lui - piombato sull’Elivelivolo distrutto è squarciato da un motivetto allegro e frizzante - in perfetta armonia con l’umore dei presenti.

"Sta squillando un cellulare" osserva, lieto di poter dire qualcosa che non riguardi la tragedia appena consumatasi e che tutti gli imputano - ingiustamente, s’intende.

"È il tuo, Stark" sbuffa Natasha, incrociando le braccia sul petto con fare indispettito.

Persino la superspia russa ce l’ha con lui. Perfetto. Chiunque lo stia chiamando, ha scelto decisamente il momento sbagliato.

"Pronto?" sbotta, portandosi il cellulare all’orecchio.

"Anthony Edward Stark."

Tony non è mai stato un grande osservatore, ma una cosa, in quei dieci anni di semi convivenza con Pepper, l’ha notata: quando ricorre al suo nome completo per apostrofarlo non è semplicemente irritata; è furibonda, infuriata, imbufalita.

Se solo avesse dato un'occhiata al display prima di rispondere…

"Tesoro…"

"Tesoro un cazzo!" sbraita e oddio, quando dice parolacce è f i n i t a "Che diavolo di fine hai fatto? Il signor Tunner è qui da ore e io non so più che scusa inventarmi! Avresti potuto dirmi che avevi intenzione di mandare tutto all’aria, avrei evitato di farmi il culo per mesi dietro a questo progetto!"

Pepper abbaia qualche altra imprecazione - se la situazione non fosse tanto catastrofica, Tony si godrebbe appieno le parole insolitamente scurrili che colano dalla delicata e garbata bocca della sua compagna. Ha sempre ritenuto che la volgarità la renda ancor più sexy di quanto non sia già - e riaggancia, senza dargli il tempo di ribattere.

Iron Man ripone il cellulare in tasca con uno sbuffo abbattuto.

Beh, in fondo, potrebbe andare peggio. Potrebbe prendersela con lui il direttore dello S.H.I.E.L.D. in persona. In effetti, è veramente strano che Fury non si sia già unito all’allegra combriccola di accusatori…

"Capo, si svegli!"

Tutte le teste scattano simultaneamente verso il punto da cui proviene la voce, squillante e apprensiva, della Hill.

La donna è china sul corpo inerme di Fury, steso a peso morto sul pavimento impolverato, e lo scuote con vigore nel tentativo di fargli riprendere conoscenza.

Ecco svelato l’arcano.

La visione di quell’omaccione privo di sensi riesce quasi a rianimare i rimorsi di Tony, defunti da quando, all’età di cinque anni, ha distrutto senza il minimo pentimento il robottino del cuginetto, di un anno più piccolo, e ne ha utilizzato i pezzi per costruire un caleidoscopio, ignorando le inconsolabili lacrime del figlio della zia Margaret.  

Il povero Fury, con la sua crisi di nervi e il successivo svenimento, c’è quasi riuscito. Quasi.

Insomma, in fondo l’Elivelivolo non è messo poi così male…

Pareti semi diroccate, pezzi di metallo e ferraglia sparsi in ogni dove, schermi infranti, spire di fumo e polvere che si levavano dai cumuli di detriti ammassati sul pavimento, un andirivieni incessante di agenti in condizioni non esattamente accettabili.

Tony deve ammettere, suo malgrado, che non è proprio in un bello stato. Di nuovo.

"Qualcuno mi aiuti, aiuto!"

Di nuovo le sette teste - la settima è quella di Coulson, non di Thor. Il dio del tuono è ancora impegnato a strusciare il muso contro il soffice pelo di Lollo - si muovono in contemporanea, questa volta verso l’angolo da cui continuano a innalzarsi lagnose e addolorate lamentele.

Harris, il volto ricoperto di lacrime contratto in un’espressione ridicolmente costernata, è quasi interamente seppellito sotto un mucchio di travi e rottami.

"Mi sono spezzato una gamba!"

Sulla faccia di Coulson – generalmente impassibile e distesa – campeggia un’espressione tanto afflitta che Tony ha di nuovo la tentazione di sentirsi in colpa.

Barton, a pochi passi da lui, sta disperatamente cercando di soffocare le risate tamponandosi la bocca con entrambe le mani. Sembra che si stia divertendo un mondo e Tony pensa che tutti dovrebbero avere almeno un pizzico del suo senso dell’umorismo.

Evidentemente, Coulson non è dello stesso avviso, perché si avvicina all’arciere con uno scatto e lo colpisce energicamente dietro la nuca, lanciandogli un’occhiataccia ancor più torva di quelle riservate a Tony.

"Aiuta l’agente Harris a liberarsi, Barton" gli ordina, imprimendo alla propria voce un inquietante tono di minaccia. Clint, nel frattempo, è diventato rosso a furia di ingoiare le risate.

"Subito, signore" riesce a dire alla fine, le labbra incurvate in un sorrisetto vivace, mentre Harris non la smette di frignare e dimenarsi nel vano tentativo di scrollarsi di dosso la montagna di assi e detriti.
 
E va bene, c’è stato qualche danno, ma Tony non avrebbe mai potuto immaginare, nemmeno lontanamente, che un’innocua fialetta avrebbe scatenare qual pandemonio…

Stark Tower, due ore prima

"…e in questo modo non potranno muoverci alcune obiezione" conclude Pepper risoluta, afferrando la voluminosa pila di plichi ammucchiati sulla scrivania e infilandola nell’elegante valigetta da lavoro.

Tony, immerso nella mistica contemplazione dell’ultima Maserati immessa sul mercato, raffigurata in tutto il suo splendore sulla rivista che tiene tra le mani - ben nascosta dietro lo schedario che avrebbe dovuto analizzare e che, naturalmente, non ha guardato nemmeno di striscio - è destato dal rumoroso fruscio dei cataloghi che vengono accatastati nella borsa e realizza con orrore che il “fondamentale riepilogo tattico” - così Pepper l’aveva definito, prima di cominciare a parlare - sulla riunione a cui si apprestano a prender parte è giunto al termine e lui non ne ha afferrato una sola parola, nemmeno per errore.

In compenso, ha imparato a memoria tutte le straordinarie caratteristiche di quel favoloso gioiellino: alzacristalli elettrici, autoradio con impianto di ultima generazione, cerchi in lega, chiusura centralizzata, climatizzatore automatico, computer di bordo, marmitta catalitica, specchietti regolabili elettricamente, vernice metallizzata…E una quantità di cavalli tanto esorbitante che una singola scuderia non potrebbe contenerli.

"Allora, cosa ne pensi?"

La voce di Pepper gli giunge alle orecchie lontana e ovattata, come se provenisse da un altro mondo o da un sogno.

straordinaria" scandisce, estasiato, trattenendo a stento un sospiro d’ammirazione.

"Dici? Io ho qualche perplessità su…" riprende Pepper, dubbiosa, scavando tra i fascicoli riposti in borsa.

Mentre Tony si chiede, con stima e stupore, come diamine abbiano fatto a disegnare una simile carrozzeria, così elegante e moderna al contempo, un pacco di fogli gli spunta davanti agli occhi, occludendogli la vista della fantastica automobile.

Le sue mani chiudono la rivista con uno scatto frenetico, ricoprendola con lo schedario in modo da celarla alla vista di Pepper.

"...questo. Ho l’impressione che questa fase del progetto sia un tantino approssimativa, ma…"

La donna assottiglia lo sguardo e storce le labbra in una smorfia insospettita.

"Hai letto questi documenti, vero?"

"Naturalmente."

La risposta è tanto pronta e decisa che qualunque interlocutore, anche discretamente scaltro, se la sarebbe bevuta. Qualunque interlocutore che non conosca l’avventatezza, le doti di menzognere e l’allergia al dovere di Tony Stark. Pepper non solo è sveglia e astuta come una volpe, ma conosce perfettamente quelle qualità.

"Tony, sai quanto quest’incontro sia importante per l’azienda, vero?"

Tony apre la bocca per ribattere, ma Pepper prosegue prima che possa proferir parola.

"Sai da quanto tempo ci sto lavorando, giusto?"

Gli occhi di Pepper si riducono a due strettissime fessure e i tratti del bel viso si contraggono in un’espressione ancor più severa.

"E sai quanto ho dovuto insistere per ottenere quest’incontro, dico bene?"

Tony deglutisce pesantemente e annuisce con vigore, mentre le parole che aveva programmato di pronunciare gli muoiono in gola, ammazzate dallo sguardo infuocato della compagna.

"Dev’essere tutto perfetto. Non possiamo permetterci il benché minimo passo falso."

Pepper gli lancia un’ultima occhiataccia e ripone nella valigia il plico che aveva tirato fuori. Allunga il braccio per afferrare l’archivio nel quale è nascosta la rivista di automobili, ma Tony fa in tempo a ritrarre le mani e impedirglielo.

"No!" esclama e la sua voce fuoriesce due ottavi più alta di quanto avrebbe voluto.

"Voglio dire…Va pure a prepararti, lo sistemo io" aggiusta il tiro docilmente, davanti al sopracciglio sollevato di Pepper.

La donna non pare particolarmente convinta né rassicurata, ma fortunatamente non insiste né pone domande; alza i tacchi ed esce dallo studio, consentendo a Tony di tirare un sospiro di sollievo. In realtà, il miliardario ha ben poco di cui rallegrarsi; non ha letto uno solo dei documenti che Pepper gli ha lasciato in ufficio due settimane prima e sa a stento che l’imprenditore col quale tratteranno quel pomeriggio è un Finlandese dal quale dipende l’esportazione dei manufatti delle Stark Industries in Europa. Ora che ci pensa, sa anche che il tale ha una pessima opinione di lui e che Pepper ha dovuto quasi pregarlo per convincerlo ad accettare almeno un incontro con loro.

La tentazione di disertare il colloquio - e correre ad acquistare quello splendore a quattro ruote e miliardi di cilindrate - è fortissima, ma Tony sa di non poterlo fare. Non può assolutamente deludere Pepper, dopo tutta la fatica che ha fatto per persuadere il tizio. Il vecchio Tony Stark non avrebbe esitato un istante a sabotare la riunione, ma lui è un uomo nuovo, assennato, affidabile e pronto ad assumersi le proprie responsabilità. Non ha studiato i fascicoli? Poco male, non è mica uno scolaro. Lui è Tony Stark e Tony Stark può benissimo improvvisare.

Una vivace fanfara interrompe le sue stoiche riflessioni e Tony tira fuori il cellulare dalla tasca per rispondere.

"Tony?"

"Dottore! A cosa devo il piacere di sentirti?"

Uno sospiro sconsolato si leva dall’altra parte del telefono.

"Te ne sei dimenticato, vero?"

"Dimenticato? Io? Come puoi accusarmi di aver…?"

Tony cerca disperatamente di prender tempo, frugando con insistenza nei meandri della propria geniale memoria, ma non gli sovviene nulla e alla fine è costretto ad arrendersi.

"Sì, l’ho dimenticato. Potresti darmi un indizio?"

"Te ne dò tre: Fury, ricostruzione…"

"Il grande capo ha rassegnato le dimissioni per dedicarsi alla riparazione di immobili?!"

"Tony…"

"M’era parso parecchio stanco e anche un tantino demotivato ultimamente, ma non credevo che si sarebbe lanciato in un settore così diverso! Ti prego, dimmi che il nuovo direttore non è Coulson…"

"Elivelivolo" sibilò Bruce a denti stretti "Elivelivolo è il terzo indizio. Oggi sono terminate le riparazioni e Fury ci vuole tutti lì."

La mente di Tony è rischiarata da un’illuminante reminiscenza.

"Giusto! È oggi?"

"È oggi" conferma Bruce con un altro sospiro.

Tony emette un verso pensoso e prende a sfregarsi il pizzetto, com’è solito fare nei momenti di riflessione.

Certo, Tony Stark è un uomo nuovo, responsabile e ligio al dovere, ma Fury ci tiene veramente tanto a mostrare ai Vendicatori il suo prezioso giocattolo rimesso a nuovo e se lui fosse assente tutto perderebbe di senso. Non è corretto privarlo della sua presenza in un’occasione così importante. In fondo, Pepper è perfettamente in grado di cavarsela da sola, l’ha sempre fatto negli ultimi dieci anni. Senza contare che, sceso dall’Elivelivolo, potrebbe fare un salto al concessionario...

"Tony? Sei ancora in linea?"

"Dì a Fury di stare tranquillo, dottore. L’ospite d’onore sta arrivando."

***


"Finalmente."

Tony ricambia la smorfia con cui Steve lo accoglie sfoderando il sorriso più provocante del suo repertorio.

"So che morivi dalla voglia di vedermi Rogi, ma le grandi star si fanno sempre attendere."

Il Capitano storce la bocca ancor di più e fa per ribattere, ma proprio in quel momento la voce di Fury si leva, profonda e solenne, dall’alta piattaforma d’acciaio che si erge al di sopra della folla di agenti radunati nel cuore dell’Helicarrier.

"Questo è un grande giorno per tutti noi" esordisce il direttore e Tony non ricorda d’averlo mai visto così entusiasta, nemmeno quando lui ha eroicamente dirottato il missile nucleare sparato dal governo contro New York nello spazio, e la cosa è un’onta non indifferente per il suo ego.

"Dopo mesi e mesi di duro e incessante lavoro…"

Tony sbuffa, annoiato, e il suo sguardo prende a vagare tra la moltitudine di uomini e donne abbigliati con la solita, scialba tuta nera aderente – allo S.H.I.E.L.D. non sanno cosa sia il buon gusto nel vestire e non potrebbe essere altrimenti, visto che hanno arruolato uno come Rogers – in cui spicca il mantello rosso di Thor – un altro che avrebbe bisogno di parecchie delucidazioni sull’argomento “moda” – e spera vivamente che l’interesse dipinto su ogni singolo volto sia soltanto simulato, perché se il discorsetto stile presidente del consiglio appena eletto li entusiasma a tal punto vuol dire che di esperienze esaltanti, nella vita, ne hanno vissute veramente poche - cosa di cui è certo da tempo immemore, per quanto riguarda Rogers, ma non credeva che anche tutti gli altri versassero in condizioni tanto gravi.

L’accorato monologo sembra destinato a durare a lungo, così Tony decide di correre ai ripari, sgusciando furtivamente tra la calca e raggiungendo le ultime file, alla ricerca di una postazione più defilata che gli consenta di distrarsi senza che il grande capo possa notare la sua disattenzione.

"Buongiorno, Stark."

Tony soffoca un’imprecazione e ricambia il saluto di Coulson.

"Cerchi di dartela a gambe?" gli domanda quello, con il tono piatto e imperturbabile che Tony tanto detesta.

"Arretravo per avere una visuale migliore. Fury è così maestoso e statuario su quella piazzola…Se l’è fatta costruire apposta per l’occasione? Non mi sembra che prima ci fosse."

"Dovresti ascoltare, c’è una menzione speciale per te alla fine."

"Davvero?" chiede Tony compiaciuto e l’agente conferma annuendo, senza staccare lo sguardo dal soppalco da cui Fury continua a vomitare parole.

Beh, è il minimo, dopo aver salvato 8.175.133 Newyorkesi e sette miliardi di terrestri…

Tony riprende – o meglio, comincia – ad ascoltare, impaziente di deliziarsi con la propria celebrazione e lo scroscio degli applausi che senza dubbio l’accompagneranno. Eppure, quando Fury finalmente tace e il pubblico comincia a defluire, Iron Man non solo non è stato elogiato, ma nemmeno nominato.

"Il direttore deve aver apportato qualche piccola modifica al discorso" commenta Coulson scrollando le spalle e il sorrisetto divertito che gli incurva le labbra è la cosa più irritante ed ingiuriosa che Tony abbia mai dovuto sopportare.

"Ascoltami bene, Agente…"

"Capitano, che piacere averla ancora a bordo!"

Coulson si dirige a grandi passi verso Rogers, senza dargli il tempo nemmeno di accennare un insulto.

Pochi passi più in là, Barton lo fissa accigliato mentre stringe la mano di Steve con entusiastica riverenza e Tony è veramente felice di non esser l’unico a reputare la stucchevole ammirazione di Coulson per Capitan Io-Mi-Stendo-Sul-Filo-Spinato così ridicola e scostante.

Il comizio è ormai giunto al termine: Fury è sceso dal soppalco e gli agenti sono tornati alle loro abituali mansioni. Tony già gongola al pensiero delle ruote nuove di zecca che sgommano sull’asfalto del suo vialetto di casa, quando la voce di Coulson lo riporta bruscamente alla realtà.

"Il direttore vuole che vediate il nuovo laboratorio."

"Intendi il vano in cui vengono prodotte le vostre pozioni magiche e i vostri mirabolanti marchingegni, figlio di Coul?"

"Esatto Thor."

Il dio del tuono trotterella dietro Coulson con fare zelante e Tony sbuffa ancora. Sperava di liquidare la faccenda in dieci minuti, e invece…Si augura che, almeno, Agente non li scorti per tutto l’Elivelivolo ristrutturato a mò di guida turistica.

***


"Dottore, ecco dov’eri finito!"

Quando arrivano in laboratorio, trovano Bruce immerso nella contemplazione di una sottile fiala di cristallo e del liquido violaceo che contiene.

"Buongiorno" li saluta, distogliendo lo sguardo e poggiando delicatamente il flaconcino sulla superficie vetrata del bancone su cui sono ammassati arnesi ed ampolle.

Tony tira un sospiro di sollievo quando Coulson si congeda – niente giro turistico per tutto l’Helicarrier, sia ringraziato il cielo – e lascia lui, Rogers e Thor in laboratorio con il dottor Banner.

"Mi raccomando, niente guai" intima dalla soglia e Tony non si spiega per quale motivo lo fissi con tanta insistenza, mentre pronuncia l’avvertimento.

"Quale strabiliante intruglio stai ideando, uomo di scienza?" chiede Thor a Bruce, ammirando con stupore e un pizzico di timore le boccette distribuite sul banco.

"Thor, il dottor Banner non prepara pozioni, non è Harry Potter" si intromette Tony, affiancandosi a Bruce.

"Fury mi ha chiesto di esaminare questa."

Bruce indica la provetta che stava osservando al loro arrivo, quella contente il liquido color prugna.

"Gli uomini dello S.H.I.E.L.D. non riescono a capire di cosa si tratti."

"La cosa non mi sorprende" commenta Tony in tono saccente. Nemmeno un mese prima si sono fatti mettere nel sacco da una primadonna isterica con carenze affettive e un paio di grosse corna sulla testa, non c’è nulla da aspettarsi da loro.  

"Se ti ritieni così superiore, perché non ce lo dici tu, genio?" lo schernisce Steve, irritato dalla sua superbia.

Tony lo squadra con un misto di disgusto e compassione, alimentando il suo risentimento, e poi si rivolge a Bruce.

"Posso?" chiede, allungando un braccio verso la fiala.

"Non credo sia possibile stabilire di che sostanza si tratti senza…"

"Oh avanti dottore, voglio solo dare un’occhiata."

"Non è un giocattolo, Tony. Non abbiamo idea di cosa si tratti, potrebbe essere pericoloso e…"

"Dottor Banner?"

Una voce flebile e titubante si intromette nella discussione.

"Harris, qual buon vento!"

Il giovane oltrepassa timidamente l’uscio, saluta i presenti e si schiarisce la voce.

"Il direttore la vorrebbe nel suo ufficio, dottor Banner."

Bruce si sfila i grossi occhialoni da scienziato pazzo e raggiunge Harris, i cui occhi vengono attraversati da un’ombra di autentico panico. Non sembra che la vicinanza di Bruce lo metta particolarmente a suo agio.

"Forse hanno scoperto qualcosa" ipotizza e Harris sobbalza come se gli avesse urlato nelle orecchie.

"Non saprei, dottore, mi hanno soltanto detto di mandarla a chiamare" balbetta il giovane, sempre più a disagio.

"Torno subito, non fate casini" intima Bruce e Tony si domanda ancora una volta perché tutti, da Pepper a Coulson a Banner al resto del mondo, gli puntino gli occhi addosso mentre proferiscono quel tipo di raccomandazioni.

Appena i due spariscono oltre la porta, Tony scoppia a ridere e Steve gli lancia l’ennesima occhiataccia.

"Smettila."

"Avanti Capitano, non dirmi che non lo trovi spassosissimo anche tu! Il piccoletto ha paura di Hulk come i bambini dell’Uomo Nero! Uno di questi giorni Coulson dovrà spiegarmi come diavolo è stato assoldato."

Nel frattempo, Thor rimira la provetta misteriosa con inquieta curiosità.

"Quell’oscura miscela evoca nefasti presagi" sussurra con aria greve e Tony per poco non riprende a scompisciarsi.

"Sta tranquillo, Rapunzel. Se quelli dello S.H.I.E.L.D. lo reputano pericoloso, è altamente probabile che sia solo succo di mirtilli andato a male" lo rassicura Tony, afferrando con noncuranza la fialetta.

"Stark, rimettila a posto. Il dottor Banner ha detto…"

"Non agitarti Rogi, non morde mica" lo interrompe Tony, allungando bruscamente il braccio con cui regge la provetta verso il Capitano.

Il liquido oscilla pericolosamente, arrivando a sfiorare l’orlo di vetro, e il viso di Steve si contrae in un’espressione agitata.

"Stark, fa attenzione, così rischi di…"

"Piantala con queste paranoie. È inoffensiva" sbuffa, ma Steve sembra veramente convinto che dalla provetta possa sbucar fuori da un momento all’altro una belva assetata di sangue.

Tony non ha alcuna intenzione di tollerare oltre il suo sguardo allarmato ed inquieto, pertanto si appresta a riporre la fialetta sul tavolo. Distende il braccio all’indietro e cerca a tentoni la superficie di vetro, troppo impegnato a lanciare occhiatacce di biasimo e sufficienza al Capitano per voltarsi.

Ad un tratto, Steve sgrana gli occhi e spalanca la bocca, in un urlo muto e disperato, e Tony pensa che adesso è troppo, è giunto il momento che Rogers prenda atto della demenza senile che lo attanaglia - a settant’anni suonati è quasi inevitabile - e prenda provvedimenti.

Sta già ripassando mentalmente i nomi degli specialisti che potrebbe consigliargli quando sente la propria mano sbattere contro qualcosa di duro e rigido e il rumore del vetro che si infrange e precipita sul pavimento.

Rogers è bianco come un cadavere e la mascella è lì lì per slogarglisi, tanto ha la bocca sbarrata.

Per quanto Capitan Ghiacciolo sia incline a facili allarmismi, qualcosa gli dice che alle sue spalle c’è qualcosa di veramente poco piacevole ed è un presentimento tanto opprimente che non trova il coraggio di voltarsi e verificarlo con i propri occhi. All’improvviso, un latrato terrificante gli trapassa i timpani e Tony si gira con uno scatto.

 "O.Cazzo."

È addirittura peggio di quel che credeva.

Lancia ancora qualche imprecazione e poi fugge a gambe levate dal laboratorio, seguito a ruota da Steve che bestemmia a sua volta, ma contro di lui.


***


"Bu!"

Harris sobbalza violentemente e uno ghigno divertito si dipinge sul volto di Clint.

"Perdonami Harris, non credevo che bastasse così poco a spaventarti" lo irride, beffardo.  

"Ero soprappensiero" si giustifica il giovane, imbarazzato, ed è solo per l’enorme pena che prova che Barton non gli fa notare che trema in quel modo ogni giorno, per i suoi scherzetti.

"E per quale motivo? Hai paura che Hulk venga fuori e ti faccia a pezzi?" domanda ilare, indicando con un cenno del capo l’ufficio di Fury, dove il direttore, Coulson e Banner stanno discutendo di quella strana sostanza di cui non si comprende l’origine.

"Certo che no, agente" ribatte Harris e per quanto cerchi di ostentare sicurezza il Falco sa bene d’aver fatto centro.

"Sai, fai bene ad avere paura" gli dice Clint a voce bassa, chinandosi su di lui con fare misterioso.

Harris deglutisce e un lampo di terrore gli attraversa lo sguardo.

"È capace di spezzare un uomo in due con un solo dito. Natasha dice di averlo visto rompere un braccio ad un terrorista con la sola forza del pensiero."

Per quanto la smorfia di terrore sul viso di Harris sia incredibilmente comica, Clint si impone di non ridere per proseguire la farsa.

"Questo non dirlo a nessuno, ma…"

"Sì?" squittisce Harris con voce stridula, torturandosi il labbro inferiore con angoscia.

Nel frattempo, una serie di tonfi sordi rimbomba nell’aria, ma Harris è troppo preso dal panico e Clint dalla recita per udirli.

"Mangia i bambini."

Il giovane, terrificato, spalanca la bocca per gridare, ma proprio in quel momento Tony e Steve passano a tutta velocità tra lui e Barton, travolgendolo.

- Scappate! – grida il Capitano senza fermarsi, un istante prima di scomparire oltre l’ultima porta del corridoio, quella che conduce allo spiazzo dove Fury ha tenuto il suo discorso un quarto d’ora prima.

Risuona un altro boato, questa volta chiaro e assordante, e l’essere più incredibile e mostruoso - e gigante e peloso - che Clint abbia mai visto in vita sua fa irruzione nell’andito e sfreccia come una furia verso di loro. È talmente grosso che le quattro zampe lasciano sul pavimento solchi profondi come crateri lunari ad ogni passo e se il corridoio fosse stato un solo centimetro più stretto sarebbe rimasto incastrato tra le pareti a causa della sua spropositata mole.

Harris è paralizzato dal terrore e per sua fortuna ci pensa Clint a tirarlo via prima che quella cosa lo investa come un treno in corsa, per poi scomparire a sua volta oltre l’ultima porta, distruggendone gli stipiti.

Proprio in quel momento, l’uscio dell’ufficio di Fury si spalanca parzialmente e Clint lo spinge con forza, per richiuderlo, poco prima che venga aperto del tutto.

"Barton, che diavolo succede?!" sbraita Coulson, spingendo la porta a sua volta "Perché non vuoi farmi uscire, sei impazzito?"

Clint lancia un’occhiata desolata alle buche sul pavimento e alla parete sfondata.

 "Mi creda, non vuole veramente saperlo."

***


"Ma che cazzo è?!" strilla Tony senza smettere di correre, imboccando il primo corridoio che gli capita davanti.

"Te l’ho detto Stark, è Thor! Quando gli hai versato il liquido addosso…"

" …non l’ho fatto intenzionalmente, non potevo sapere che mi stava praticamente attaccato!"

"…è sparito e al suo posto è apparso quello"

La belva emette un altro lugubre latrato e Steve e Tony accelerano il passo.

Nel mezzo del corridoio si trovano Barton ed Harris. Il giovane ha una faccia addirittura peggiore di quella sfoggiata dal Capitano quando Thor è stato sostituito – o più probabilmente trasformato, pensa Steve con orrore – da quel bestione e se non temesse tanto per la propria vita – dubita che il siero gli impedisca di essere calpestato e tritato da quella sottospecie di bisonte – si fermerebbe a rassicurarlo, ma sostare non è affatto una buona idea e pertanto si limita ad invitare entrambi a darsela a gambe.

Ripete l’appello, gridando ancor più forte, quando lui e Tony giungono nel piazzale dove Fury ha tenuto il suo discorso, pieno zeppo di agenti stipati davanti agli schermi dei computer o intenti a discutere tra loro in piccoli capannelli sparsi qua e là.

Quando la bestia sfonda la parete e compare nella sua mostruosa imponenza, un turbine di grida acute e sbigottite scoppia nell’aria e tutti prendono a correre alla rinfusa, scontrandosi e inciampando, mentre il pavimento e le pareti tremano sotto i pesanti balzi della versione animale di Thor.

"Se non ci pensa quella cosa, giuro che ti ammazzo, Stark" abbaia Steve e se la situazione non fosse così catastrofica Tony si godrebbe la sua irritazione.

Il mammut, nel frattempo, s’è buttato a testa bassa contro la serie di schermi allineati in fondo allo spiazzo e ne ha già distrutto due terzi.

Gli agenti continuano a scappare freneticamente e, nella calca, la Hill pesta un piede a Tony, che prende a saltellare dolorante.

Mentre la bestia punta minacciosamente il soppalco su cui Fury si è esibito poco prima, il direttore, Coulson e il dottor Banner, spuntati da chissà dove, si lanciano tra la folla, seguiti da Barton e, parecchi passi indietro, da Harris, che non sembra esattamente impaziente di gettarsi nella mischia.

Una maschera di pura disperazione si dipinge sul volto del direttore mentre osserva il grande animale scagliarsi contro i computer superstiti e Tony ha la certezza che, quando tutto sarà finito, l’attenderà un brutto quarto d’ora.

'Se finirà', bisbiglia una vocina nella sua testa e lui la scuote energicamente per metterla a tacere.

Un grido più straziato ed atterrito degli altri sormonta il frastuono e Tony vede Hulk scagliarsi contro la bestia, trascinandola verso il palchetto rialzato. Il miliardario non ha idea di come Harris sia arrivato fin lì, fatto sta che è stato lui ad emanare quell’urlo disumano e che adesso trema come una foglia a un metro dai due mostri che lottano brutalmente. La forza del bisonte divino dev’essere davvero inaudita, perché con una testata riesce a scaraventare Hulk contro il soppalco, che ondeggia pericolosamente per un lungo istante, durante il quale sembra sostenuto da fili invisibili; l’illusione dura ben poco e il metallo, insieme ad una serie infinita di travi e ad una buona parte della parete retrostante, precipita e seppellisce Harris, un’altra manciata di agenti e lo stesso Hulk, che cadendo scava un nel pavimento un cratere ben più profondo di quelli lasciati dalle zanne della belva.

"Si può sapere com’è arrivato un Pentapalmo quassù?!" domanda Coulson e il fatto che si rivolga a Tony mostra quanto il suo intuito sia ben sviluppato.

"Un Pentacosa?" chiede lui, alzando la voce per farsi sentire oltre il trambusto.

"Un Pentapalmo. Sono degli animali che vivono su Asgard, me ne ha parlato Thor la prima volta che è venuto sull’Elivelivolo. Ero curioso di vedere come fossero fatti e li ho cercati su Google. A proposito, dov’è Thor?"

Tony non sa se a stupirlo maggiormente sia il fatto che Agente abbia cercato su Internet la foto di una feroce bestia extra terrestre o che l’abbia trovata, ma Rogers si intromette nella discussione prima che possa decidersi.

"Agente, quello è Thor! Stark gli ha versato addosso una fialetta e lui s’è trasformato in...quello."

Se gli sguardi potessero uccidere, Tony sarebbe morto sedutastante.

"Stark, ti avevo detto di non…"

"Non è il momento di recriminare, Agente!" lo interrompe Tony e anche se lo pensa davvero è ben lieto di avere una scusa per scansarsi, almeno momentaneamente, il primo della lunga serie di rimproveri che lo attendono.

"Trova il tuo scudo Capitano, io cerco di raggiungere…"

L’attenzione di Tony viene catturata dalla scattante figura che si districa agevolmente tra la folla e le rovine, raggiungendo il Pentapalmo che ringhia inferocito contro Hulk e il mucchio di agenti seppelliti.

"Che cosa crede di fare la Siberiana?" domanda, allarmato "La farà a pezzi!"

Steve, Tony e Phil prendono a chiamare Natasha a gran voce, ma quella continua ad avanzare imperterrita, fino a piazzarsi davanti a Thor. Compie un ultimo passo e gli porge qualcosa. Tony è troppo lontano per capire di cosa si tratti, ma, acuminando la vista, gli pare di vedere un piccolo unicorno di peluche tra le mani della Vedova Nera.

Il grande animale emette un verso sommesso e struscia il muso peloso contro il pupazzo, mentre Natasha gli accarezza dolcemente il capo e gli sussurra qualcosa che Tony non riesce a cogliere.

Il Pentapalmo le lecca affettuosamente il viso e si accoccola sul pavimento sfondato accanto all’unicorno, finalmente domato.

Tony non sa se gioire per la fine dell’incubo o iniziare a tremare per quello che l’aspetta. A giudicare dagli sguardi infiammati che tutti gli rivolgono, quella giusta è la seconda opzione.

Nel frattempo, in un recondito angolo del più recondito dei nove regni…

Thor si rannicchia tranquillamente sul pavimento e la fiumana di agenti cessa di scorrere, quietata dall’improvvisa quanto insperata mansuetudine della bestia.

Loki dissolve l’immagine con un gesto stizzito e un lamento furioso gli sfugge dalle labbra.

Aveva rimuginato a lungo, programmando la vendetta con accortezza e astuzia, prevenendo ogni eventuale rischio e schivando ogni possibile falla, fino a pervenire alla realizzazione di un piano assolutamente perfetto. Apparentemente perfetto.

Era certo che il malefico intruglio che aveva accuratamente preparato avrebbe scatenato il putiferio in quel gruppo di fenomeni da baraccone, che infatti avevano puntualmente abboccato all’amo subdolamente gettato dal dio dell’inganno.

Un sorriso maligno gli aveva incurvato le labbra quando aveva visto che la vittima del tranello era stato addirittura il suo adorato fratello e l’artefice dell’incidente – o evento propizio, dal suo punto di vista – quel millantatore di Iron Man, che più di tutti gli altri bramava distruggere.

Aveva riso trionfalmente – di quelle risate macabre e ridicole in cui scoppiano puntualmente i super cattivi durante i loro deliri di onnipotenza – ammirando la distruzione dell’Elivelivolo, innescata da Tony Stark e messa in atto dal dio del tuono. Il sapore della vendetta era stato più dolce di quanto avesse sperato e Loki aveva gongolato al pensiero che quello sarebbe stato solo il primo passo di un’inarrestabile marcia trionfale. Fatti fuori i Vendicatori, avrebbe somministrato la pozione a migliaia e migliaia di infidi esseri umani, trasformandoli in un imbattibile esercito di Pentapalmi guidato proprio da quel fratello che tanto aveva fatto per difendere la Terra e i suoi abitanti.

Loki ringhia ancora e colpisce la parete con un violento pugno.

I suoi piani sono stati rovinati, ancora una volta, e da un miserabile unicorno di pezza.










Note
Anzichè adempiere ai miei doveri di studentessa ho trascorso al giornata a mettere nero su bianco questa follia, che è probabilmente la cosa più sconclusionata che abbia scritto fino ad ora. Duuuunque, ve devo dì giusto un paio di cosette:
- Il titolo è una rivisitazione di quello del film "Una pazza giornata a New York"
- L'agente Harris è un prodotto della mente geniale di  _Maria_. Per fare la sua conoscenza correte a leggere le sue storie, in particolare  Il progetto viene per posta; risate a s s i c u r a t e.
- Lollo, l'unicorno di peluche di Thor, è una mia malsana invenzione e compare per la prima volta in Di fragole, equivoci e grandi dimensioni.
Non ho idea di come sia fatto un Pentapalmo (ho provato a cercarlo su Google ma sono stata meno fortunata di Coulson), ma dalle parole di Thor me lo sono immaginato come una specie di mammut gigante (mia libera interpretazione). Grazie a tutti coloro che hanno avuto l'ardore di arrivare sin qui, non è facile tollerare cotanta idiozia *sparge cuori con riconoscenza*
  
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