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Autore: arashi17    27/02/2013    5 recensioni
Passatemelo come uno sfogo di Bang.
"Insomma, la mente spesso e volentieri lavora per te, non con te. E, sempre spesso e volentieri, lavora anche male. Inutile girarci intorno, ti fa anche battere il cuore e provare sentimenti per poi prendersela con l’organo incastrato tra i due polmoni.
Era il caso mio. Senza rendermene conto, avevo affidato al mio cervello tutto il mio essere, senza dare ordini o limitazioni. Semplicemente, lui gestiva ogni mia azione, passandola per buona, giusta, corretta e sensata. Ma cosa c’è di buono, giusto, corretto e sensato nell'illudersi di un qualcosa che non esiste? Nell'essere fermamente convinti che ci sta qualcosa oltre, quando in realtà non ci sta nulla? Assolutamente niente."
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Yongguk
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ONLY A FRIEND

   C’erano il solito gradino ed il solito portone blu e bianco immenso. Presi le chiavi dalla tasca dei miei jeans larghi e calanti e ne inserii una nella fessura, aprendo il portone del palazzo. Solito atrio, soliti sei gradini e solito ascensore fuori moda. Entrai dentro trascinandomi la valigia dietro e poggiandomici sopra una volta premuto il numero del piano al quale dovevo giungere. Pochi secondi, quel rumore stridente delle catene in acciaio che venivano in contatto con le pareti, qualche voce dei condomini al di fuori del piccolo ascensore, poi il silenzio. Si aprirono le porte scorrevoli in metallo e spinsi la porta che lo chiudeva, per uscire e riprendere nuovamente le chiavi.
   La casa dove sono cresciuto non è mai stata una lussuosa villa da ricconi. Era un modesto e spazioso appartamento al quarto piano di un vecchio palazzo in una zona abbastanza tranquilla di Seoul. Poche stanze, un lungo corridoio tappezzato di tappeti rossi e specchi, una cucina accogliente ed un bagno. Niente di che, davvero. Entrai e mi stiracchiai la schiena per poi guardarmi intorno: le persiane erano abbassate, i termosifoni spenti. Come avevo ben calcolato, tutta la mia famiglia era in campagna, dai nonni.
   Abbandonai la valigia all'entrata e, senza neanche illuminarmi la via, mi diressi verso quella che un tempo era stata la mia stanza. Notai che non era cambiata nemmeno quella: solito letto a castello, soliti muri imbrattati di poster e cianfrusaglie varie, soliti CD, solito disordine. YongNam non aveva perso il vizio di fare della nostra camera un bunker o di dormire, in mia assenza, nel mio letto al piano alto. Come facevo a saperlo? Il mio peluche di Tigro era stato brutalmente gettato sotto una catasta di panni, atto che solo ed esclusivamente lui avrebbe avuto il coraggio di fare.
   Lo raccolsi e mi fiondai sul letto di mio fratello, stringendo forte al petto quel pupazzo consumato e spelacchiato, chiudendo gli occhi, cercando di esonerarmi dal resto del pianeta. Eppure, non c’era modo di riuscirci, più mi sforzavo di provarci, più la mia mente si colmava di pensieri. Avevo chiesto alla TS una pausa breve e, con mia grandissima sorpresa, l’avevano concessa a tutto il gruppo: una settimana di vacanza per ripristinare le forze e ricomporre le idee. Era cool. E lo sarebbe continuato ad essere se in quella casa ci fossi tornato con l’unica persona che avrei voluto al mio fianco. Ma così non era stato e mi ritrovai solo, in viaggio per ritrovare me stesso.
   La mente umana è un complesso meccanismo di azioni, pensieri e riflessioni che arriva ad elaborare teorie e frasi a dir poco assurde in pochissimo tempo. Riesce a convincerti di cose che nella realtà dei fatti, non sono mai esistite e riesce con estrema facilità a farti credere che cose reali in verità non siano come appaiono. Ti illude, ti smonta, ti comprime i pensieri come fosse un agglomerato di cellule e neuroni a sé stante, non facente parte del tuo organismo. Insomma, la mente spesso e volentieri lavora per  te, non con  te. E, sempre spesso e volentieri, lavora anche male. Inutile girarci intorno, ti fa anche battere il cuore e provare sentimenti per poi prendersela con l’organo incastrato tra i due polmoni.
   Era il caso mio. Senza rendermene conto, avevo affidato al mio cervello tutto il mio essere, senza dare ordini o limitazioni. Semplicemente, lui gestiva ogni mia azione, passandola per buona, giusta, corretta e sensata. Ma cosa c’è di buono, giusto, corretto e sensato nell'illudersi di un qualcosa che non esiste? Nell'essere fermamente convinti che ci sta qualcosa oltre, quando in realtà non ci sta nulla? Assolutamente niente. Era così che passavo i miei giorni, ad illudermi che HimChan mi amasse, che oltre alla splendida amicizia che avevamo coltivato insieme ci fosse dell’altro da portare alla luce.
   Sembrerà ridicolo, ma sono sempre stato un ragazzo chiuso, riservato, ho sempre avuto come unico amico mio fratello poiché non riuscivo a legare dei rapporti con il resto del mondo. Solo al liceo cominciai a sbloccarmi, solo grazie alla musica capii che era inutile chiudersi in sé. Eppure, solo con HimChan ero riuscito ad aprirmi completamente, a sconfiggere quel mio malessere, quella mia paura di esternare ciò che avevo dentro. Era come se ci conoscessimo da una vita, ed era bellissimo il rapporto che si era formato tra di noi. Davvero, il miglior legame che in tutta la mia esistenza ero riuscito a creare. Poi però, avevano iniziato a farmi notare che lui forse era interessato a me.
   Le persone sono maligne. Con quella stupida convinzione, avevano portato me stesso a notare quell'attrazione nei miei confronti che in realtà non esisteva. E più passava il tempo, più appuravo che sì, HimChan provava qualcosa per me. Me ne innamorai, continuando ad essere il migliore amico di sempre. E così passarono due interminabili anni in cui tutti non aspettavano altro che vederci mano nella mano e dichiarare che stavamo insieme e che ci amavamo. Volevo farlo, ma avevo il terrore di avere un riscontro negativo, allora mi trattenevo. Ma come dicevo poche righe prima, la mia mente faceva da padrona su di me e mi assicurava che non avrei sofferto, non avrei avuto nulla da perdere poiché eravamo entrambi infatuati.
   Ma a quanto pare, una sola mente, non può lavorare per due persone. Se il mio cervello mi illudeva, quello di HimChan restava con i piedi ben saldi a terra. Nuovamente, per la millesima volta, ero solo l’amico. Sì, l’amico, quello che si innamora ma che non viene mai ricambiato perché, mostrando il meglio di sé, non ha smosso il sentimento dell’amore nell'altra persona, ma bensì quello dell’amicizia vera, solida e sincera. Come volevasi dimostrare, ero semplicemente il suo più caro amico, l’unica persona con cui era riuscito a stringere un legame così potente e indissolubile. Sorrisi trattenendo un oceano di lacrime mentre dalle sue labbra disegnate uscivano un mondo di scuse e mi dispiace , sorrisi amaramente anche quando gli dissi che era tutto okay, che non doveva preoccuparsi e che poteva star tranquillo che la nostra amicizia non sarebbe morta. Almeno lei, non poteva e non doveva fare la mia stessa fine. Sorrisi e cominciai a fare lo scemo con HimChan davanti che mi fissava mortificato e tentava di continuare a scusarsi poiché mi stava solo arrecando dolore. Ma era giusto così. Era quello che mi meritavo per aver peccato di presunzione, una presunzione distorta e tutta personale, ma pur sempre una presunzione.
   Con una scusa mi dileguai da lui e mi chiusi in sala registrazioni buttando giù un testo pieno di insulti al mondo, agli umani e a me stesso. Passai in quella stanza scura le ore, sfogandomi, inserendo le peggio parole e offese che mi venivano in testa, rappandole in seguito, abbozzando un beat box incalzante e parecchio violento che lasciava trapelare un alone di malinconia e malcontento. E poi mi ritrovai a stringere Tigro sul letto di mio fratello, a casa mia.
   Non avrei mai dovuto affidarmi alle voci che dicevano quelle assurdità, non avrei mai dovuto lasciare alla mia mente di permettere al cuore di battere più forte ogni qualvolta che HimChan mi si avvicinava. Non avrei dovuto permettere a me stesso di innamorarmene. Avrei trascorso la settimana di vacanza rinchiuso in casa, a riflettere, a placare i bollenti spiriti, ad impormi che, mi sarebbe piaciuto o meno, HimChan era anche il mio collega di lavoro e che quindi, terminata la settimana, lo avrei rivisto 24h su 24, 7 giorni su 7. Dovevo quindi dimenticarlo come ragazzo. Resettare il mio insulso e stupido cervello e ricominciare tutto dall'inizio. Avrei dovuto tornare in dormitorio, fare un ampio sorriso, inchinarmi leggermente per poi dare il pugno e dire “sono Bang YongGuk, piacere di conoscerti”  e attendere che il moretto davanti a me rispondesse con il suo solito sorriso idiota “Felice di fare la tua conoscenza, sono Kim HimChan e non mi va di portarti rispetto solo perché sei un mese più grande di me”  per poi ridere e cominciare a parlare di noi, di tutto ciò che ci fosse passato per la mente e ricreare quella splendida amicizia.
   Sì, avrei dovuto agire così. Lo avrei dovuto fare per salvare il salvabile di ciò che restava di noi. Saremmo tornati amici, e avrei piazzato un sigillo in quel punto, nel momento in cui nuovamente mi sarei reso conto di starmi innamorando una seconda volta di lui. Sta volta mi sarei fermato, lacerandomi il cuore, annientandomi l’anima. Sapevo che l’amore non poteva essere fermato, ma se era questo che dovevo fare per noi, allora sarei stato pronto. L’indomani però, per quel giorno, mi sarei lasciato morire in pace. Avrei lasciato consumare in me l’ultimo granello di amore per lui. 



Non sense: Halo categoria bellissima. Come ho scritto nella premessa, passatemela come uno sfogo di Bang. 
Avete capito bene, Bang si è sfogato poiché -in un universo parallelo- soffre d'amore. Scherzi a parte, ho poco da fare la scema... come avrete ben capito, questa non è una delle mie migliori giornate. Ma non sono proprio messa malissimo per fortuna... Questa one shot -e subito parto a cantare la canzone...- nasce poche ore fa. Ero morta ammazzata nel mio letto in una valle di lacrime per cose che non sto qui a dirvi, quando decido di sfogarmi scrivendo. Mi viene in mente YongGuk, e lo scelgo come protagonista della storia. Credo di aver scelto lui poiché è grinta, spirito combattivo ed un tripudio di sentimenti fatti persona. Non credo che ci sarebbe stato qualcuno migliore di lui per questa scena, per immedesimarsi in me, ora come ora.
E so che vi farà strano vedere il bollino VERDE vicino al mio nick, leggere un qualcosa che non sia del sesso o un nuovo capitolo di Marginalized... ma proprio come dice Bang, per oggi lasciatemi morire in pace. 
Spero che comunque vi piaccia... commentate se volete ^^ un bacio...
Grace

   
 
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