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Autore: Reveur de merveilluex    27/02/2013    10 recensioni
«Non sono le cose belle quelle che ricordo. Possono essere belle quanto vuoi, Daniel, ma non sono quelle che ti restano dentro. Sono le cose brutte, invece, quelle che ti segnano, quelle che non dimentichi.»
Guardò il suo demone negli occhi, che per qualche strana ragione sembravano essere meno piatti, freddi.
«Io valgo la pena di essere ricordato?»
Scar ci pensò un attimo prima di rispondere.
«Tu sei la cosa peggiore che mi sia mai capitata.»
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una fredda mattina di Settembre, gli alberi erano ormai quasi del tutto spogli. Una lieve pioggerellina sbatteva delicatamente sul finestrino dell'Audi di Mrs. Bradshaw, che si apprestava a lasciare il garage della piccola casa.
Scarlett Bradshaw cercava di riaddormentarsi, cosa praticamente impossibile ad una come lei, una volta sveglia. Si girò e rigirò tra le coperte pervinca del letto, arrotolate intorno alla sua figura. Poi si sporse goffamente, allungando un braccio verso il comodino per prendere il cellulare.
Erano solo le sei.
Sbuffò e si tirò le coperte fin sopra la testa, buttando la faccia sul cuscino e cercando di fare i primi piccoli movimenti. Era tutta indolenzita.
Dopo non si saprebbe dire quanto trovò la forza di alzarsi dal letto e mettersi a sedere.
La sveglia iniziò a suonare.
«Ho capito. Ho capito, dio santo!» Prese la sveglia che le aveva regalato sua zia Mad al quinto compleanno e la lanciò contro il muro. L'oggettino emise qualche lamento e poi si spense per sempre.
Scarlett si diresse in bagno strofinandosi gli occhi, si fermò quando il suo piede tastò qualcosa di freddo e poco confortevole sul pavimento.
La ragazza si chinò a prendere il vetro rotto che aveva pestato, poi si guardò intorno, e infine davanti a sé. «Ah».
Diede uno sguardo veloce alla sua mano, tra le nocche c'era del sangue asciutto. Aprì e chiuse la mano più volte. No, non le faceva poi tanto male.
Si diresse verso il bagno della camera di sua madre e senza perdere tempo andò sotto la doccia.
Mmhh devo aver colpito lo specchio ieri sera quando sono tornata.
Chiuse gli occhi, mentre lasciava che l'acqua calda le scivolasse addosso. Poi prese a districarsi i capelli, che come sempre trovò annodati.
Bene, devo andare a scuola, che palle. Quando mia madre tornerà dovrò spiegarle dello specchio rotto, sempre se non l'abbia già notato ieri sera.
La ragazza cercò di ricordarsi qualcosa della sera prima, ma doveva aver bevuto tanto da non ricordarsi nemmeno il suo nome. Probabilmente era tornata a casa arrabbiata per qualcosa, forse aveva dato un paio di pugni al punching ball in camera sua e poi lo aveva trovato meno divertente del solito, quindi era passata allo specchio.
Con un sospiro, uscì dalla doccia, tra il vapore.
Un rumore da fuori il bagno la risvegliò dai suoi pensieri. Si fermò.
«Mamma?»
Nessuna risposta. La madre doveva essere andata al lavoro alle sei.
Dev'essere la mia immaginazione.
Scarlett prese un'asciugamano e se la fissò attorno.
Un altro rumore.
«C'è nessuno?» Chiese stavolta più forte.
Le parve di sentire qualcuno ridere.
Ma cosa..?
Uscì dal bagno, spalancando la porta, cercando di vedere qualcosa tra il vapore che la seguiva.
Guardò a destra e a sinistra, lungo il corridoio. Non c'era nessuno, nessun rumore.
Fece per chiudere la porta dietro di lei.
Forse non era ancora del tutto sobr.. «AAH!»
La ragazza urlò.
Dietro la porta, un ragazzo la guardava ridendo. Un ragazzo che Scarlett non aveva mai visto.
Curvò la testa, guardandola con un ghigno divertito sulla faccia.
«Chi cazzo sei tu? Come hai fatto ad entrare?» La ragazza si fissò meglio l'asciugamano, guardandolo come se le potesse saltare addosso da un momento all'altro.
«Hey, calma fiamma. Sembra che tu stai andando a fuoco.»
Il ragazzo si voltò come se volesse che Scarlott lo seguisse, senza smettere di sorridere.
Ma era in casa SUA.
«Chiamo la polizia se non mi dici chi sei e cosa vuoi.»
Il ragazzo le si avvicinò, mettendogli le mani sulle spalle. «Hey hey hey hey, ti ho detto di stare calma fiamma. Ti spiegherò tutto a tempo debito, ora ho bisogno che ti metti qualcosa addosso mentre aspettiamo l'altro.»
Scarlett era allibita. Se non avesse dovuto reggersi l'asciugamano, gli avrebbe stampato un pugno sul naso. E non aveva abbandonato l'idea di chiamare la polizia, comunque. Non era la prima volta che un ragazzo si introduceva in casa sua. Alla prima occasione, avrebbe preso il cellulare e composto il numero.
«Scusami?» Alzò le sopracciglia, togliendosi le mani del tizio dalle spalle. «L'altro?»
Il ragazzo si rivoltò e gli fece segno di seguirlo, mentre iniziava a camminare. «Sì, quello effemminato. mi pare si chiami Henry, Menry, qualcosa così.»
Scarlett lo seguì a passo lento, cauto. «Cosa vuoi da me? Sei qua per rubare?»
Il ragazzo si voltò verso di lei e le prese il mento con naturalezza. «Ooh sei cocciuta, fiamma. Te l'ho detto..» Le si avvicinò, tanto vicino perché bastò un sussurro per farsi capire. «Tutto a tempo debito.»
Scarlett gli levò il mento dalle mani con un gesto brusco, cercando di esprimergli tutto il suo ribrezzo. Il ragazzo la condusse in camera sua, dove Scarlett, senza vapore attorno, poté finalmente squadrarlo da dietro.
Era alto e sembrava avere un fisico niente male, probabilmente era più forte di lei. Se avesse dovuto usare le mani, non era sicura che ne sarebbe uscita vincitrice. «Cosa stai facendo?»
Il ragazzo era di spalle, e aveva aperto il suo armadio. E ci stava frugando dentro.
«Te l'ho detto, ho bisogno che ti metti qualcosa addosso.»
«Perché?» Incrociò le braccia.
Lui si girò, con un sorriso malizioso ed un vestito beige leggero in mano. «Beh, non fraintendermi. A me non dispiace vederti con solo quello addosso.»
Le lanciò una veloce occhiata, squadrandola dalla testa ai piedi con aria compiaciuta. «Ma a quanto pare per questo genere di cose è meglio che tu sia quantomeno decente.» Le lanciò addosso il vestito, che lei prese con qualche difficoltà al volo.
«Che genere di cose?» Il cellulare era sul comodino, dall'altra parte del letto. Un salto e sarebbe riuscita a prenderlo.
«Oh piccola Scar, sta' tranquilla. Tutto a suo tempo.» Gli sussurrò lui, spostandosi al suo fianco, all'orecchio. Scarlett rabbrividì: sapeva il suo nome.
«Ora vestiti.» Gli disse poi con voce più dura, tanto che lei pensò fosse meglio assecondarlo.
«Il bagno è pieno di pezzi di vetro.»
Lui sbuffò teatralmente.«Ooh, la furia distruttrice della piccola Scar. Non importa, vestiti qui. Mi giro.»
«Stai scherzando?»
Sbuffò ancora. «Se stessi scherzando ora staremmo ridendo. Non stiamo ridendo, quindi evidentemente non sto scherzando. Vestiti.»
Scarlett rimase immobile un attimo, poi, con tutto il coraggio che trovò scattò verso il letto. Verso il cellulare.
In qualche modo, il ragazzo fu più veloce di lei. Le si parò davanti e le prese i polsi, guardandola con aria meno divertita. «Eh no, fiamma. Non si fa così. Se non mi ascolterai sarò costretto a vestirti io. Avanti, non sei una bambina.» Con un gesto brusco le liberò i polsi. Poi andò alla finestra, aprendola e sporgendosi, come se aspettasse qualcosa -o qualcuno.
«Come hai fatto?»
Nessuna risposta.
«Come hai fatto a prendermi? Io ero vicino al letto, tu eri accanto all'armadio. Come hai fatto a raggiungermi così in fretta?»
Di tutta risposta, lui girò la testa e fece un mezzo sorrisetto. Poi la sua espressione si indurì, e disse un'unica e ferma parola. «Vestiti.»


***

Ancora non riusciva a capacitarsi della situazione. Scar era seduta sul suo divano pervinca -la madre aveva una fissazione per quel colore- e il ragazzo che neanche una mezz'ora prima l'aveva costretta a vestirsi e si era introdotto a casa sua chissàcome camminava avanti indietro lungo il salotto, ma non in modo impaziente.. come se fosse annoiato, più che altro. Scarlett aveva avuto tempo di notare che lo sconosciuto aveva due grandi occhi azzurri. Ma non quel genere di occhi profondi. Erano come piatti, senza alcun movimento, quasi senza alcuna emozione o sensazione. Quasi senz'anima.
«Come conosci il mio nome?» Scar si strofinò i polsi, le pareva di sentire ancora la sua presa.
«Non entri in casa di qualcuno senza conoscerne il nome, Scar.» Si limitò a rispondere lui, continuando a camminare.
«Solo i miei amici mi chiamano così.»
Lui si fermò. «Scar?»
Il silenzio bastò come risposta.
«Chi tace acconsente, è così che si dice, vero? Ti conosco meglio di quanto credi, fiamma.» Il ragazzo si appoggiò allo schienale del divano, vicino a lei.
«Cosa sei? Una specie di stalker che si fissa con le ragazze e le perseguita? E smettila di chiamarmi fiamma.»
Lui scoppiò in una risata sonora. «No, non sono niente del genere. Perché dovrei smettere? E' divertente, l'aria intorno a te sembra andare a fuoco, sai, Scar?»
La ragazza non capì il significato di quest'ultima frase, ma prima che potesse chiedere qualunque chiarimento, qualcuno suonò al campanello. Il ragazzo sembrò sollevato, andò ad aprire come se quella fosse casa sua. «Era ora! Quanto ci mettete voi canarini a pettinarvi le penne? E' da un po' che aspettiamo.»
Un ragazzo dai capelli biondo cenere e gli occhi azzurro cielo entrò in casa, guardando dritto verso Scarlett. «Mi dispiace.. Non abbiamo più tempo da perdere. Quando cominciamo?»
«Subito!» Rispose l'altro facendogli segno di entrare.
«Cominciamo cosa?»
Il ragazzo dagli occhi freddi le fece segno di stare zitta, spazientito.
L'altro si sedette semplicemente sul divano di fronte a lei. «Ci sono un paio di cose che dovremmo spiegarti, Scarlett.»
Le sembrò di essere in uno di quei film di rapimenti, tutti azione e passione. Rimase in attesa.
«Hai mai sentito parlare di angeli?»
Prima che Scarlett potesse rispondere con qualcosa di poco educato a una domanda tanto stupida, Daniel intervenne, avvicinandosi ai due. «Oh, voi pennuti con le vostre manie di protagonismo. Perché il discorso deve iniziare sempre così? Prima c'era dio e blabla.. Cambiamo un po' le cose.»
Scarlett non era sicura di dove stesse andando a parare, si limitò a guardarlo.
«Hai mai sentito parlare di demoni?»
Quei due le sembravano troppo strani, troppo sicuri. C'era qualcosa di davvero davvero strano. Non sapeva cosa dire, era uno scherzo? Cosa? Eppure erano così seri.
«Demoni? Vuoi dire quelli che posseggono le persone e le perseguitano?»
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo. «Ma io dico, cos'è che insegnano a questi ragazzi nelle scuole? No, per l'amor di tutti i demoni, no! Porc..»
L'altro tossì, spazientito. «Scarlett. Hai presente tutte quelle storie di angeli che proteggono gli uomini, e demoni che li tentano?»
Ci pensò un attimo su prima di rispondere. «Sì.. Ovviamente.. Cosa c'entra?»
«Ecco.. Vedi, noi ..»
Scarlett scoppiò a ridere prima che finisse la frase, forse iniziava a capirci qualcosa. Era una risata senza divertimento, vuota. «Aspetta, stai per dirmi che voi siete angeli?» Guardò l'altro ragazzo. «No, forse demoni.» Lui alzò le sopracciglia, quasi sorpreso dallintuizione. Ma nessuno rideva.
Scarlett assunse un'espressione molto meno divertita, senza spiegarsi il perché. «O forse.. Entrambi?»
Nessuno rispose.


Ma chi tace acconsente.


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BEEEENEEEEE, salve ragazzi. Mi è venuta l'ispirazione e ho deciso di iniziare una storia, spero che il primo capitolo vi piaccia. Ne vedremo delle belle! Recensite:3

  
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