Pianse.
Era una cosa che si era ripromessa di non fare più dopo la morte dei suoi genitori durante la guerra. Yahiko le aveva detto che piangendo non avrebbe risolto nulla e lei ci aveva creduto. Se era arrabbiata o triste stringeva i pugni:questo le evitava di piangere.

Ora invece pianse sotto le prime gocce di pioggia, la disperazione e il dolore erano troppo forti. Sapeva che così facendo non avrebbe risolto nulla ma sentiva che se non avesse fatto qualcosa sarebbe impazzita. Alzò il volto e le sue lacrime si mischiarono a quelle del cielo sempre più nero.

Non era arrabbiata ma sentiva dentro di se una tristezza infinita: le persone che amava erano entrambe morte e lei era sola.

Sola davanti a un mondo crudele e sanguinante. Era stato proprio quel mondo a infrangere i sogni che Yahiko e Nagato avevano duramente costruito, loro volevano trovare la pace ma quel mondo non aveva voluto. Avevano lottato duramente tutti e tre: i ragazzi coltivavano un sogno e lei gli andava dietro, influenzata dalla loro voglia di fare. Forse era stato proprio questo il problema, Konan non aveva un sogno s'accontentava semplicemente di stare con i suoi amici. Non pensava che quel mondo potesse essere salvato, aveva perso la speranza da tempo; però ammirava la solerzia dei suoi amici. Questo le faceva venir voglia di aiutarli; voleva che loro raggiungessero i sogni che avevano costruito voleva che non cambiassero e che mantenessero questa speranza innocente per sempre.

E questo era stato il risultato. . . Loro, la loro purezza, erano morti e con loro i sogni che avevano. Lei, l'unica che avrebbe potuto essere sacrificabile era ancora lì, a piangere sulle loro tombe.

Ebbe un improvviso accesso d'ira.

<< Perchè sono dovuti morire loro? >> Gridò contro il mondo. << Loro erano puri! Volevano salvarti! Per quale motivo ti sei accanito così su di loro? >>. Abbassò lo sguardo sulle due tombe e nuove lacrime sgorgarono dai suoi occhi.

Smise improvvisamente di piovere e la bellezza del paesaggio la fece stare ancora più male. La pianura in cui si trovava era completamente immaccolata: non un solo combattimento aveva violato quel prato, nessuna goccia di sangue aveva sporcato i fiori e l'erba. Quella purezza era così dolorosamente simile all'innocenza di Yahiko e Nagato da stare male. Odiava proprio quel mondo; fino ad un attimo prima anche il cielo era in lutto e ora, nonostante il suo dolore, il mondo mostrava il suo lato migliore.

Sembrava che avesse già dimenticato la morte dei due ragazzi, come se fossero solo pedine sacrificabili in una partita che lei ignorava. . . .....