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Autore: Niym    27/02/2013    3 recensioni
Piccola one shot sulla Konoha degli inizi, in particolare su un personaggio che mi è particolarmente caro, Mito Uzumaki (che avrebbe bisogno di più seguito da parte dei fan, a mio avviso). La storia si svolge dopo la battaglia tra Madara e Hashirama alla Valle dell'Epilogo.
L' ho scritta ispirata dagli ultimi capitoli del manga (621 e 622) per cui attenzione: SPOILER per chi segue solo l'anime e per chi non segue le scan. Possibile OOC
(dal testo)
- Non trovi che Konoha sia bellissima la notte?- commentò, appoggiando la testa sulla sua spalla. Per un momento l’Hokage aggrottò le sopracciglia ancora più perplesso, poi sorrise, facendo passare un braccio attorno alle spalle della moglie.
In effetti, nonostante ancora alcuni edifici fossero in costruzione, sotto quella luce soffusa Konoha sembrava avere un aspetto quasi magico.
-Sì- Le rispose appoggiando la testa alla sua:- è bellissima la nostra Konoha-.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Hashirama Senju, Madara Uchiha, Mito Uzumaki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Non si poteva dire che facesse esattamente caldo lì fuori sulla terrazza, quella sera, ma non era riuscita a rimanere chiusa nella stanza.

Uno strano senso d’inquietudine aveva preso ad opprimerle il petto, come se lì intorno ci fosse qualcosa di sbagliato, ma che cosa fosse, non riusciva a capirlo. Sapeva solo che all’improvviso l’aria nella sua stanza da letto le era parsa opprimente e tetra e che un senso di panico, un impulso irrazionale l’aveva spinta ad aprire la finestra e correre fuori.
 
Si strinse nella veste da notte, osservando il cielo: la sera si faceva ormai tarda e lasciava il posto alla notte, mentre a poco a poco la luce sbiadita del  crepuscolo sprofondava nella tenebra, rischiarata appena da uno spicchio di luna.

Era in quei momenti che sentiva la paura afferrarla.

Mentre era lì fuori a osservare il cielo nero trapuntato qua e là di stelle, non poteva fare a meno di pensare che la sua oscurità fosse fin troppo simile a quella sigillata dentro di lei, la stessa che aveva visto nei suoi occhi quella notte.

Rabbrividì, ma non per il freddo della serata quasi invernale, ne era ben consapevole.

Era quel chakra oscuro che ribolliva pieno d’odio e di rabbia ai margini della sua coscienza, in attesa costante, quasi non aspettasse altro che un suo momento di distrazione per sopraffarla, a far rabbrividire persino lei, Mito, la grande kunoichi del Vortice.

Non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato così, ma ormai era tardi per tornare indietro. Aveva ripensato molte volte all’accaduto di quella notte ed era sempre più convinta che quella fosse stata la scelta migliore in quel momento.

Normalmente non approvava chi sigillava il chakra dei Bijuu brutalmente, ignorando del tutto la loro volontà. Trovava che fosse crudele ed egoista, eppure, era esattamente quello che aveva fatto anche lei, non che avesse avuto molta scelta, ma in fondo non c’era poi tanta differenza. Per questo non biasimava affatto la rabbia e l’odio della volpe, al suo posto probabilmente, avrebbe reagito allo stesso modo. Non doveva essere piacevole venire considerati solo come una fonte di potere, un ammasso di chakra da utilizzare come arma e per di più, venir imprigionati per la stessa ragione.

Sospirò, sfiorando con una mano il sigillo sullo stomaco, celato dalla veste da notte.

Quando c’era lui era diverso.

Era sempre così solare, sorridente, allegro… non poteva che dimenticare quei brutti pensieri e sorridere a sua volta insieme a lui. La sua presenza le faceva bene e scacciava via tutte quelle ombre oscure che popolavano di recente i suoi incubi.

Lo avrebbe voluto accanto a sé anche in quel momento, a rassicurarla a stringerla forte tra le sue braccia e in quell’abbraccio avrebbe voluto raccontargli tutti i suoi dubbi e le sue paure per il futuro del villaggio, per il loro.

Avrebbe voluto parlagli soprattutto del Kyuubi, ma non ci riusciva.

Sapeva quanto la sua decisione di diventare jinchuuriki lo avesse fatto soffrire, questo Hashirama non era riuscito a nasconderglielo, e non sopportava di vedere tutta quell’angoscia nei suoi occhi, celata dietro il solito sorriso.

Avrebbe tanto voluto riuscire a trovare le parole giuste per rassicurarlo, riuscire a guardarlo negli occhi come lui faceva con lei e dirgli che andava tutto bene, che era forte abbastanza per non farsi sopraffare dal Kyuubi… Ma la verità era che da quella notte, il buio a volte le metteva inquietudine, e per di più, spesso aveva l’impressione di avvertire strane presenze attorno  intorno a lei.

Si disse che forse questo era uno degli altri motivi per cui non riusciva a parlarne con Hashirama, perché trovava sciocco e infantile aver ancora paura del buio o credere ai fantasmi alla sua età, anche se non era sicura che quelle presenze potessero essere chiamate così.

Fece vagare per qualche istante lo sguardo sul villaggio, scrutando il piccolo insieme di case che era Konoha, poi, le venne da sorridere.

Era una sciocca e si stava facendo problemi inutili! Hashirama non era certo il tipo da prendere in giro qualcuno, figuriamoci poi per una sciocchezza simile! E poi, quando si trattava di essere infantili, lui era certo l’ultimo a poter parlare.

Ridacchiò pensando ai suoi capricci ogni volta che lei gli sequestrava le sue carte da gioco, o il suo portafoglio, dopo essere venuta a sapere che era di nuovo stato alla sala da gioco. Poteva anche essere l’Hokage, ma la sua sfortuna nera non era certo un bene per le loro finanze!

Inspirò ancora un po’ della fresca brezza che soffiava dalla foresta, assaporando gli odori umidi del bosco.

Ora finalmente si sentiva più tranquilla: il turbamento di prima era ormai del tutto svanito, così velocemente com’era apparso.

Sbadigliò assonnata e si stiracchiò.

Cominciava a sentire la fatica della lunga giornata scivolarle addosso, ora che l’inquietudine era passata.

Sbadigliò di nuovo e decise che per quella sera era arrivata l’ora di riposare.

Si diresse con passo leggero verso la porta a finestra rimasta socchiusa, e rientrò nella sua stanza, assaporandone il tepore sulla pelle.

Dopo il freddo di quella serata era proprio quello che ci voleva. Mentre scioglieva i suoi soliti chignon, lasciando liberi i lunghi capelli rossi, si domandò come quella stessa stanza, ora così accogliente, avesse potuto sembrarle, solo un momento prima, così soffocante e inospitale.

Forse era solo troppo stanca. In fondo aveva dormito poco in quel periodo, colpa di quegli stupidi incubi, e poi al villaggio c’era stato così tanto da fare… Sì, si disse, doveva essere così.

Terminata l’operazione, si stese sul letto, con l’intenzione leggere un po’ per tenersi sveglia, fin tanto che suo marito non fosse tornato dalla riunione in corso al villaggio, ma appena dopo poche righe cominciò a dubitare che ci sarebbe riuscita. Infatti, gli occhi comiciaronoa farglisi pensanti e ben presto il sonno aveva avuto la meglio.



Dopo quello che le era sembrato un attimo, sentì qualcuno accarezzarle dolcemente i capelli e stendersi di fianco a lei, cingendole la vita in un abbraccio.

-Hashi-san… sei già tornato?- Chiese, ormai sveglia.

Quel contatto le aveva dato una strana sensazione, una sensazione simile a quella provata la sera prima.

Ma non era tutto: quando quelle braccia l’avevano sfiorata, aveva avvertito chiaramente il Kyuubi ringhiare all’interno del suo subconscio, strattonando le catene che lo tenevano legato a lei, pronto a fare a brandelli la sua prigione.  

Si agitò a disagio, cercando di voltarsi per vedere in viso l’uomo accanto a lei, ma questi glielo impedì stringendola con più forza.

Lo sentì  sogghignare, e avvicinare il viso al suo orecchio.

Un brivido le corse lungo la schiena all’udire quella risata soffocata, una risata che aveva udito identica non molto tempo prima.

- Spiacente, ma sembra che gli spiriti siano piuttosto infiammati laggiù alla riunione, quindi credo che il caro Hashi-san non sarà tanto presto a casa…- disse l’uomo,  scostandole una ciocca di capelli dalla nuca

Mito s’irrigidì, avrebbe riconosciuto quella voce ovunque, sebbene ogni fibra del suo essere le urlasse che era impossibile.

-Lasciami- Ordinò in tono freddo –Subito- aggiunse quando l’uomo non diede segno di allentare la stretta.
 
-Lasciami!- Ripeté, questa volta più forte, afferrando il braccio che la teneva bloccata e cominciando a richiamare il chakra. Avrebbe fatto meglio a lasciarla andare, e subito anche, o poteva tranquillamente dire addio al suo braccio. Kunoichi sì, ma debole no e su queste cose Mito Uzumaki non scherzava.

-E va bene, e va bene, non c’è bisogno che diventiamo violente Mimi-chan!- disse l’uomo, intuendo le sue intenzioni e allentando la presa.

C’era nella sua voce una strana nota canzonatoria, ma più di questo fu quel nomignolo a colpirla come un secchio di acqua gelida, lo stesso che quella persona aveva sempre usato quando voleva farla arrabbiare o prenderla in giro.

Balzò di scatto a sedere sul letto, fissando con occhi sbarrati l’uomo comodamente sdraiato sul letto al suo fianco.

-N-non è possibile… tu sei… io ti ho visto…- mormorò in un soffio di voce, senza riuscire a terminare la frase.

L’uomo la guardò con un sorrisetto ironico stampato in viso, godendosi la sua reazione sconvolta:- Che cosa, Mimi-chan? Morto? È questa la parola?-

Mito continuava a fissarlo con occhi sbarrati. Doveva essere un incubo, non era possibile che lui fosse lì, che fosse ancora vivo.

-Ma come…?- chiese, senza riuscire a formulare una domanda di senso compiuto, tanta era la confusione che quella vista le provocava.

L’altro sbuffò, passandosi una mano tra i lunghi capelli perennemente spettinati:- Non so se ho voglia di dirtelo e comunque è poco importante…- Fece una breve pausa e senza staccarle gli occhi di dosso, si alzò a sedere, portando il viso alla stessa altezza di quello di Mito prima di continuare sornione:- Delusa Uzumaki?-

Mito non rispose alla provocazione, in quel momento si sentiva troppo confusa per farlo.

Distolse lo sguardo dall’uomo comiciando a scuotere la testa:- Non ha senso... deve essere un sogno… sì, io mi sono addormentata e tu non sei realmente qui, è sicuramente così-  concluse, alzandosi in piedi e cercando la brocca dell’acqua e il bicchiere che teneva vicino al mobile da toeletta.

L’uomo scoppio in una risata fragorosa e si alzò a sua volta per seguirla:- Oh Kami! Ti fa  così tanto dispiacere che io sia qui con te a chiacchierare come ai vecchi tempi, da pensare che io sia frutto della tua immaginazione?- disse, strappandole la brocca d’acqua dalle mani e versandole da bere, per poi portarsela
alle labbra.

Mito lo guardò storto.

Evidentemente sogno o no, morto o no, aveva mantenuto le sue brutte abitudini, prima fra tutte quella di non rispettare gli spazi personali e il modo in cui si era presentato lì, ne era un chiaro esempio.

-Che c’è!?- Fece in risposta al suo sguardo –Anch’io ho sete!-

-Perché sei qui Madara?- Gli domandò, appena questi ebbe posato la brocca –C’è ancora qualcosa di cui senti il bisogno di vendicarti, oppure hai semplicemente deciso di infestare questa casa come fantasma? Perché nell’ultimo caso, ti avverto che conosco dei sigilli perfetti per l’occasione…-

Madara alzò le mani in segno di resa con un sorrisetto malizioso stampato in viso:- Non lo metto in dubbio Mito cara! Comunque mi ha fatto  molto piacere sapere che, a quanto pare, faccio spesso parte dei tuoi sogni, d’altra parte con un marito ritardato come Hashirama, non posso certo biasimarti… Tuttavia, constato con piacere che la vicinanza del sempreverde non sembra aver nuociuto più di tanto alle tue capacità di giudizio- Fece una breve pausa, sistemandosi un ciuffo di capelli neri che gli era ricaduto davanti agli occhi, poi riprese:- Perché mi chiedi eh? Acuta come sempre dolce Uzumaki!-

Mito sbuffò accigliata.

Aveva dimenticato che quell’uomo sapesse essere così tanto seccante. Possibile che i suoi sogni dovessero essere così realistici?

-E tu sempre molto modesto, a quanto vedo… persino da morto!-  Gli rispose a tono.

Lui sorrise e si strinse nelle spalle.

-Ora però se non ti dispiace, vorrei tanto tornare a fare un sogno normale, uno senza gente morta, possibilmente, quindi se non hai intenzione di dirmi perché sei qui, io me ne tornerei a dormire!-

Disse voltandogli le spalle e tirando indietro le lenzuola, pronta per infilarcisi sotto, senza però riuscirci, perché Madara le afferò il polso, allontanandola dalle coperte.

-Aspetta, parliamo un po’ della storia del “morto” e del “sogno”, chi ti dice che sia davvero così? – Le chiese, attirandola a sé.

Mito cercò di divincolarsi, ma per tutta risposta lui aumentò la stretta, impedendole di muoversi e costringendola a guardarlo negli occhi, che ora, con lo sharingan attivato, rilucevano di un rosso cupo nella penombra della stanza.

- Chi ti dice che quella che tu chiami “realtà” non sia soltanto un’illusione, e che il fatto che io sia morto non sia soltanto una tua supposizione?- Continuò a un soffio dal suo viso.

Mito s’irrigidì, accorgendosi di non riuscire a distogliere lo sguardo dagli occhi dell’Uchiha, come ipnotizzata.Una terribile consapevolezza cominciò a farsi strada nella sua mente.
Genjustu.

Madara sorrise davanti al suo disagio crescente:- Mito-chan, prima mi hai chiesto perché sono qui… ebbene… tu hai qualcosa che mi appartiene- sussurrò, posandole una mano sullo stomaco, proprio dove si trovava il sigillo a cinque elementi.

A quel contatto il Kyuubi, che aveva continuato a ringhiare sommessamente nel profondo della sua coscienza fino a quel momento, urlò tutta la sua furia, strattonando le catene che lo legavano, artigliando le sbarre della sua prigione nel disperato tentativo di liberarsi, nel cuore un solo pensiero: dilaniare con le sue fauci l’uomo che l’aveva umiliato.

*

Madara si ritrovò a fissare due iridi rosso acceso, feroci e assetate di sangue, presumibilmente il suo.

Non si scompose, si limitò solo a una semplice costatazione, un leggero sorriso a incurvargli le labbra:- Vedo che non sei la sola che ho svegliato stanotte, Mito, pazienza… porta i miei saluti anche alla volpe-

Strinse ancora di più a se quella donna, che, lo sapeva, non sarebbe mai stata sua. In fondo non lo aveva scelto allora, perché avrebbe dovuto farlo adesso, che lo credeva anche morto?

Trattenne un sospiro, riempiendosi i polmoni del profumo buono di quei capelli fiammanti, così morbidi sulla sua guancia, e di quella pelle  così delicata sotto le sue dita.

Non avrebbe lasciato che una sciocchezza del genere facesse cadere la maschera di cinismo e sarcasmo che si era così abilmente costruito negli anni.

-Abbi cura del mio odio Mito! Anch’io ho contribuito alla fondazione di questo villaggio ed esso, che lo accettiate o meno, rimane parte delle sue radici- le sussurrò all’orecchio, sfiorando ancora una volta il sigillo sul suo stomaco, e portando poi la mano sulla sua guancia -Una volta dissi ad Hashirama che ovunque ci sia una luce, c’è anche l’ombra, che l’odio nasce dal desiderio di proteggere ciò che si ama e ne sono ancora fermamente convinto. So che sarà lui a passare alla storia come l’eroe del villaggio, come luce… non che mi lamenti, d’altronde io questo posto ho cercato di distruggerlo, ma non ho rimorsi, anzi lo rifarei e sai perché? Perché il mio destino era essere l’ombra che premette alla luce di esistere. Dopo di me, ne verranno altri Mito, non dimenticarlo. Questa volta avete sconfitto, l’ombra, l’odio e v’illudete già che la vostra pace durerà, che i vostri ideali vi sopravvivranno… lasciamelo dire, sono tutte stronzate, favole della buona notte per mocciosi! La verità è che una notte senza luna e senza stelle attende questo mondo, ricordalo, perché quando calerà la tenebra, saprete che sarà opera del mio odio!- Soffiò, scostando dolcemente una ciocca di capelli dalla fronte della donna.

Indugiò ancora qualche istante sul sigillo a forma di diamante sulla sua fronte prima di decidere di richiamare il chackra e addormentarla.

Probabilmente l'indomani mattina avrebbe pensato che si fosse trattato solo di un sogno... Pazienza, si disse, in fondo che cos'era lui se non il fantasma di un passato che tutti volevano dimenticare?

-M-madara...- Sentì Mito sussurrare, prima di crollare vinta dal justu tra sue braccia. Un sorriso amaro incurvò le sue labbra mentre la sollevava con delicatezza, posandola dolemente sul letto e rimboccandole le coperte.

-Sì, Mito- Disse posando un leggero bacio sulla sua fronte, prima di sparire nuovamente nelle tenebre della notte dalle quali era emerso.

*

Si sentiva svuotato, l’involucro dell’uomo che quella mattina si era alzato allegro e pieno di vita dal letto, pronto a trarre il meglio da quella giornata. Era come se quella riunione con il consiglio degli anziani avesse prosciugato ogni fibra del suo essere.

Prosciugato, sì, ecco, come si sentiva, prosciugato da quelle vecchie sanguisughe che sembravano volere la sua anima.

Ok, forse stava un po’ esagerando, ma quella sera avevano davvero messo a dura prova la sua proverbiale pazienza!

Finalmente a casa, si richiuse la porta alle spalle, facendo attenzione a non fare il minimo rumore.

Svegliare un’Uzumaki che dorme, non era mai una buona idea, lo aveva imparato a sue spese.

Dopo aver posato con delicatezza i rotoli che aveva con sé e il suo copricapo sulla scrivania, si diresse verso la stanza da letto, iniziando a slacciarsi la pesante toga da Hokage.

Vagò a tentoni per un po’, alla ricerca del suo pigiama o almeno di una lanterna che gli permettesse di trovarlo. Finalmente la sua mano ne agguantò una nell’oscurità, ma quando la accese il suo cuore mancò un battito: Mito non c’era.

Sua moglie provava sempre ad aspettarlo sveglia, ma non ci riusciva mai.

Si era aspettato di trovarla come al solito lì, mezza addormentata su qualche pergamena che lui puntualmente cercava di rimuovere con delicatezza, osservando intenerito l’espressione imbronciata che sua moglie assumeva nel sonno, ma quella notte di lei sembrava non esserci traccia.

Fece vagare rapido lo sguardo per la stanza, aveva uno strano presentimento: il letto era sfatto e la finestra aperta.

Si diresse verso quest’ultima, il cuore che batteva forte, anche se non sapeva spiegarsi quell’angoscia immotivata.

Un sospirò di sollievo, gli sfuggì dalle labbra, quando la vide sul terrazzo a fissare il pallido spicchio di luna.

Le si avvicinò con passo leggero e le posò una mano sulla spalla. La donna sussultò a quel contatto, girandosi di scattò e fissandolo con gli occhi sbarrati.

-Oh… Hashirama sei…sei tu, scusami- disse riconoscendolo.

Hashirama aggrottò la fronte, notando che la donna davanti a lui tremava, ma dal suo sguardo non sembrava che fosse per il freddo.

- Mito, che ci fai a quest’ora della notte sulla terrazza per di più con questo freddo?-  Le chiese, posandole l’haori da Hokage sulle spalle e cingendole la vita in un abbraccio che la donna ricambiò, stringendosi forte a lui.

- Ho avuto un brutto sogno e… e ho sentito il bisogno di uscire a prendere un po’ d’aria… tutto qui-

-Sì, però se continui a rimanere qui fuori, diventerai un ghiacciolo!- le fece notare.

Mito sorrise:- Forse non hai tutti i torti, ma adesso ho il tuo haori che mi scalda, quindi quello a rischio congelamento sei tu ora, non io… anche se non credo che faccia poi così freddo-

Malgrado il suo tono scherzoso non gli sfuggì la strana nota di turbamento nella sua voce. Si chiese quale sogno aveva potuto spaventarla tanto.

- Mito… era così brutto il sogno che hai fatto?- le chiese, accarezzandole i morbidi capelli scarlatti.

La donna non rispose, ma Hashirama poté percepire chiaramente il suo corpo irrigidirsi leggermente.

-Hashi…posso farti una domanda?- chiese dopo un po’ Mito.

Annuì.

- Pensi che ci sia una soluzione a tutto quest’odio, questa sofferenza che affligge il modo degli shinobi?-

Hashirama sussultò:-Perché questa domanda Mito?-

-Non lo so… è un po’ di tempo che mi tormenta, ma non riesco a venirne a capo- rispose la donna, lo sguardo perso tra le case ormai buie della giovane Konoha.

-Quando mi hai detto di voler fondare questo villaggio, il tuo progetto mi ha colpita… dicevi di voler creare una comunità di shinobi, dove i clan di appartenenza non fossero importanti, dove tutti potevano vivere insieme in pace… un villaggio fondato sull’amore. Eppure anche qui l’odio ha messo radici… a volte ho l’impressione che sia come la graminia, che germoglia anche tra i sassi- continuò la kunoichi, distogliendo lo sguardo dal villaggio e fissandolo sul marito, che la osservava serio.


Hashirama sospirò, anche lui pensava le stesse cose di sua moglie, ci rifletteva sopra da molto tempo, ma ancora non era riuscito a trovare una vera e propria risposta. Si strinse nelle spalle, sciogliendosi dall’abbraccio per poter parlare meglio con lei.

- Non saprei cosa risponderti, Mito, io…- cominciò, faticando a trovare le parole per esprimere quello che si portava nel cuore da una vita- io sono ben consapevole di quello che dici, così come sono consapevole del fatto che trovare una risposta non sia facile. Se devo dire la verità, non so cosa si debba fare esattamente… so bene che il mondo degli shinobi è malato e sbagliato, ne ho fatto l’esperienza sulla mia stessa pelle più volte, e dopo questo tempo sono arrivato a pensare che l’unica soluzione possibile, sia il dialogo tra le persone. Forse un giorno se le persone arriveranno a capirsi e ad ascoltarsi a vicenda, allora non ci sarà più bisogno di justu o di kunai-

Mito annuì:- È la stessa conclusione a cui sono arrivata anche io, Hashi… ma credi davvero che tutto questo un giorno sarà possibile?- chiese, aggrottando la fronte pensierosa.

Hashirama sorrise, di fronte a quell’espressione.

Si avvicinò a Mito e le prese il viso tra le mani:- Forse lo è, forse no… ma anche se fosse solo un’utopia, non m’importa. Se nessuno crede in un’idea questa muore, indipendentemente dal fatto che sia buona o cattiva, per questo io voglio credere che sia possibile.- s’interruppe un attimo, poi indicò il villaggio alle sue spalle:- Anche nella fondazione di questo villaggio hanno creduto molte persone. Essi hanno avuto fede in quest’idea, dando a Konoha la possibilità di crescere e di avere un futuro, capisci cosa voglio dire Mito?-

La donna annuì ricambiando il suo sorriso:- Sì, ora mi è chiaro… grazie Hashirama, non sai il bene che mi ha fatto parlare con te questa sera!-.

Hashirama la guardò perplesso e aprì la bocca per domandarle il motivo di quell’affermazione ma prima che potesse parlare, Mito si voltò dall’altra parte, contemplando il villaggio che si estendeva sotto di loro:- Non trovi che Konoha sia bellissima la notte?- commentò, appoggiando la testa sulla sua spalla. Per un momento l’Hokage aggrottò le sopracciglia ancora più perplesso, poi sorrise, facendo passare un braccio attorno alle spalle della moglie.

In effetti, nonostante ancora alcuni edifici fossero in costruzione, sotto quella luce soffusa Konoha sembrava avere un aspetto quasi magico.
-Sì- Le rispose appoggiando la testa alla sua:- è bellissima la nostra Konoha-.

*

Stretta nell’abbraccio Hashirama Mito si sentiva sicura adesso e il sogno tremendamente reale che l’aveva tanto turbata, era tornato a essere quello che era: solo un sogno.


Non notò il grosso rapace nero appollaiato su un albero poco lontano, che li fissava con i suoi ardenti occhi rosso cupo, gli occhi di un clan che aveva scelto l’oscurita.










Note:

Spero che questa piccola one shot sia piaciuta! non sono sicura di essere riuscita a rendere davvero i personaggi come volevo... ma il "malvagio" Kishimoto ci ha detto ancora così poco su di loro! Io personalmente mi sono subito innamorata di questi tre. Li trovo fantastici, e mi dispiace che ci siano cos' poche ff su di loro sui fandom italiani.
    Va bhe.. vorrà dire che dovrò mettermi sotto e scrivere! ( sì io che sono più pigra di Shikamaru!)
     In conclusione fatemi sapere cosa ne pensate!
Voi quale coppia preferite? HashiMito, MadaMito o HashiMada? ;)
    P.S. Questa è anche la prima storia che pubblico su questo sito... spero di non aver fatto disastri!!!!
 

  
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