Videogiochi > Deus Ex
Ricorda la storia  |      
Autore: Fluxx    28/02/2013    3 recensioni
[Deus Ex]
[Deus Ex: Human Revolution - PG: Adam Jensen, Malik Faridah, David Sarif, Frank Pritchard, Megan Reed.]
E' finita. La minaccia della fine del mondo è stata sventata... Ma Jensen avrà fatto la giusta scelta?
Proprio quando i suoi compagni pensavano che per lui fosse finita, che fosse spacciato, Adam - insieme a David Sarif - fa ritorno alla Sarif Industries.
“Vai a casa, riposati... Ne hai bisogno e te lo meriti. Non appena ti sentirai meglio torna qui e vieni nel mio ufficio. Abbiamo molte cose di cui parlare.”
Solo a quel punto il cyborg si voltò.
“Ed io ho tante domande alle quali deve darmi risposta. Penso che.. Me lo deva.” Rispose guardandolo negli occhi, da dietro le lenti scure.
Sarif non fece nemmeno in tempo a rispondere che Malik, vedendo Jensen, gli corse incontro.
“Spione!!!” Gridò, felice, prima di raggiungerlo ed abbracciarlo.
Adam dovette ammettere che non si aspettava minimamente una simile reazione... Tuttavia quando le braccia della ragazza gli cinsero la vita, dovette ammettere che finalmente sentì un calore diverso e familiare che lo fece sentire a casa.
“Ehi, Malik..” Mormorò, portandole una mano sulla schiena, vedendo in lontananza Pritchard uscire e percorrere la passerella che portava all'eliscalo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Change never comes without pain



Malik aveva fatto ritorno alla Sarif Industries assieme agli scienziati, dopo essersi assicurata che fossero sani e salvi non se n'era curata più e si era affrettata a raggiungere Pritchard. L'uomo, purtroppo, le disse che ormai era più di due ore che non aveva contatti con Adam, era sparito nel nulla così come anche i GPS di Sarif e degli altri.
Tuttavia Adam e Sarif non erano morti, ma bensì stavano tornando proprio a Detroit. Avevano preso uno dei velivoli con i quali erano venuti, uno di quelli ancora intatti.
Per quanto Sarif avesse cercato di portare Adam dalla sua parte tentando di fargli diffondere il suo messaggio, l'uomo di fronte alla scelta aveva esitato. Era rimasto a lungo a pensare a quale fosse la cosa migliore. Svelare la realtà? Inseguire il sogno di Sarif? Oppure farsì che tutto rimanesse all'oscuro di tutti e che quell'incidente non fosse mai esistito? Una cosa era certa: non avrebbe mai seguito il pensiero di Taggart, che per alcuni versi poteva sembrare anche giusto... Ma alla fine, quell'uomo, era solo un arrampicatore ed un arrivista, curava prima i propri interessi e poi quelli degli altri.
Lungo tutto il viaggio nessuno spiccicò una parola. Sarif ed i suoi uomini erano ancora provati dall'accaduto mentre Jensen era stremato, confuso, e forse anche un po' spaventato.
Quando ormai si trovarono alle porte di Detroit e da lontano poterono vedere il palazzo delle Sarif Induestries, David si sporse in avanti, appoggiando una mano sulla spalla del Cyborg.
“Adam... Grazie.” Disse a bassa voce, con sincerità. Per una volta sembrava quasi che il capo si fosse inginocchiato davanti al soldato dimostrandogli tutta la sua gratitudine.
Eppure... Eppure quelle parole non erano abbastanza per rischiarar l'animo di Jensen il quale, tuttavia, fece un cenno col capo.
“Dovere. Si prepari all'atterraggio.” Rispose con voce piatta. “Pritchard, mi ricevi?”
“Jensen! Grazie a Dio! Pensavamo fossi morto! Ma che diavolo è successo? Dov'è Sarif? E quel messaggio?”
“E' una storia lunga Francis. Devo chiederti un favore, puoi dire a Malik di liberare l'eliscalo? Abbiamo bisogno di atterrare.”
“Siete qui?” Domandò. Si era allontanato dal suo ufficio e non aveva avuto modo di constatare che da un po' di tempo a quella parte i loro segnali GPS avevano ripreso a funzionare.
“Sì, per favore Francis, sbrigati. Jensen, chiudo.”
Pritchard rimase interdetto. Per un attimo tutti avevano creduto – realmente – che fossero morti
Dopo che Faridah liberò l'eliscalo, Adam, Sarif ed i suoi collaboratori atterrarono sani e salvi: sembrava essere finalmente finita.
“Adam.” Lo richiamò Sarif, una volta aver messo i piedi a terra.
L'uomo si fermò, senza voltarsi.
“Vai a casa, riposati... Ne hai bisogno e te lo meriti. Non appena ti sentirai meglio torna qui e vieni nel mio ufficio. Abbiamo molte cose di cui parlare.”
Solo a quel punto il cyborg si voltò, lievemente. “Ed io ho tante domande alle quali deve darmi risposta. Penso che.. Me lo deva.” Rispose guardandolo negli occhi, da dietro le lenti scure.
Sarif non fece nemmeno in tempo a rispondere che Malik, vedendo Jensen, gli corse incontro.
“Spione!!!” Gridò, felice, prima di raggiungerlo ed abbracciarlo.
Adam dovette ammettere che non si aspettava minimamente una simile reazione... Tuttavia quando le braccia della ragazza gli cinsero la vita, dovette ammettere che finalmente sentì un calore diverso e familiare che lo fece sentire a casa.
“Ehi, Malik..” Mormorò, portandole una mano sulla schiena, vedendo in lontananza Pritchard uscire dalla struttura e percorrere la passerella che portava all'eliscalo.
“Pensavamo che non ti avremmo più rivisto!” Disse a quel punto la ragazza, scostandosi e guardandolo. Non sarebbe mai riuscita ad esprimere ciò che provava nel rivederlo: una gioia immensa. Sentiva lo stomaco fare le capriole per l'emozione.
“Pensavate?” Chiese allora lui.
“Sì: io, Pritchard e gli altri.”
“Pritchard..? Ne sarà stato entusiasta.” Asserì sarcastico.
Malik sorrise. “Macché! Scherzi? Non lo ammetterà mai ma era preoccupato!”
“Jensen! Signor Sarif!” Esclamò l'uomo tirato in questione, una volta arrivato.
“Pritchard, è un piacere rivederti.” Lo salutò Sarif. “Ora perdonami, ma abbiamo tante cose di cui occuparci, non appena puoi raggiungimi nel mio ufficio.” Ordinò l'uomo prima di dileguarsi.
“Certo, sicuramente.” Rispose l'altro, osservandolo allontanarsi, dopodiché si voltò verso i due compagni. “Jensen! Non avremmo scommesso un soldo bucato che ce l'avresti fatta... Stai bene?”
“Attento Francis, sembra quasi che tu ti stia preoccupando per me.” Disse sarcastico, con voce bassa ed un lieve sorriso.
Malik sorrise mentre Pritchard arricciò appena il naso in una smorfia contrariata. “Ma che stai dicendo?” Rispose irritato, incrociando le braccia al petto.
La ragazza rise ma ben presto fu proprio Adam a farla tacere, con la sua domanda.
“Dov'è Megan?” Domandò a quel punto con voce piatta, tornando serio.
Era ovvio... Era normale. Ora che aveva scoperto che Megan non era morta sul serio tutta la sua attenzione sarebbe tornata su di lei. Non c'era posto nel suo cuore per un'altra donna, pensò a malincuore Malik, ritirando il braccio che gli teneva intorno alla vita.
“L'ultima volta che l'ho vista era nella mensa assieme agli altri scienziati.” Rispose noncurante l'informatico.
“Bene, vogliate scusarmi.” Disse l'altro congedandosi. Ritirò il braccio che teneva sulla schiena della ragazza e si diresse verso l'entrata.
Malik sospirò, osservandolo allontanarsi mentre Pritchard la guardò – ancora a braccia conserte – alzando le sopracciglia.
“E' un cyborg, che cosa ti aspetti?” Cercò di consolarla lui, anche se non nel migliore dei modi.
“Ma che stai dicendo?!” Rispose lei accigliata, guardando il collega. “Adam è più di un cyborg! Non avrebbe fatto tutto questo se fosse un semplice 'pezzo di latta' come tutti quanti chiamano quelli come lui! E ci ha salvato il culo Frank, che tu lo voglia oppure no! Probabilmente gli devi la vita perché se le cose fossero andate in modo diverso non oso immaginare il caos che si sarebbe potuto diffondere e che fine avremmo potuto fare noi! Dovresti smetterla di trattarlo in questo modo e mostrargli un po' di riconoscenza!” Lo canzonò, non rendendosi conto che in realtà lui avrebbe solo voluto tirarla su di morale, vedendola così abbattuta.
“Ahhh, sì! Vabbè!” Rispose l'altro con voce quasi gracchiante, stringendosi nelle spalle.
La ragazza lo guardò male. Scosse il capo e si diresse verso l'entrata.
“... Ahh, donne!” Disse tra sé e sé a quel punto Pritchard.


Jensen raggiunse la mensa e – come si aspettava – trovò seduti ad un tavolo la dottoressa Nia Colvin, il dottor Eric Koss e Declan Faherty... Ma Megan? Dov'era?
“Jensen! Sei vivo!” Esclamò Nia Colvin, vedendolo avvicinarsi.
“Già.” Rispose fermandosi accanto al loro tavolo.
“Sai dirci quando il Signor Sarif ci riceverà? Aveva detto di avere delle questioni urgenti da risolvere e poi ci avrebbe fatto chiamare ma si è dileguato nel nulla poco dopo.” Disse Koss.
“Non ne ho idea. Dov'è Megan?” Passò subito al punto.
“Non lo sappiamo.” Rispose ancora la donna. “Se n'è andata da un pezzo.”
“Andata dove?!” Adam sembrava cominciare ad agitarsi.
“Non lo sappiamo, ha detto che aveva delle cose molto urgente da controllare e che sarebbe tornata subito... In effetti è passato un po'.”
“E non l'avete fermata?” Domandò con la voce di un tono più alto.
“N-no..? Avremmo dovuto?”
“Certo che avreste dovuto!” Rispose Jensen, visibilmente alterato, prima di voltarsi ed allontanarsi a grandi passi.
Gli scienziati si lanciarono uno sguardo, perplessi.


Adam aveva passato tutto il tempo in giro. Aveva cercato Megan in ogni angolo di Detroit: a casa sua, a casa di lei, nei locali, nelle stazioni... Eppure non ce n'era nemmeno l'ombra. Aveva cercato di contattarla ma niente: sembrava essere svanita nel nulla. Aveva pensato persino di cercare la madre e chiederle se avesse avuto alcuna notizia, ma poi si disse che non era la cosa migliore: magari ancora non aveva saputo che Megan era viva... E forse non era la cosa migliore saperlo da lui soprattutto se la figlia, una volta tornata in città, non aveva avuto la creanza di andare da sua madre prima di scomparire nel nulla.
Era terribile. Neppure lui sapeva che cosa si era aspettato o cosa si sarebbe aspettato una volta trovata – se fosse accaduto. Era confuso e voleva delle spiegazioni da quella donna, la donna che una volta aveva amato e che quando aveva appreso della sua – finta – morte, gli aveva spezzato il cuore in tanti piccoli pezzi... Quel cuore che ormai tutti credevano che non avesse più.
Era tarda notte quando fece il suo ingresso alla Sarif Industries. Non sapeva bene cosa ci facesse lì, forse sperava che fosse tornata. Passò da Pritchard ma trovò la porta chiusa, dopodiché passò al suo ufficio, alla mensa e da Sarif... Il quale c'era, ma era impegnato.
L'uomo aveva quasi gettato la spugna così decise che forse era meglio tornarsene a casa e pensarci l'indomani. Era stanco e provato da tutto quello che era successo e forse era il momento di riposare un po'.
Non appena uscì dall'ascensore e si diresse alle scale per raggiungere l'atrio – e così l'uscita – passando davanti l'ufficio di Pritchard vide che la porta era ora aperta. Si avvicinò piano, fino ad arrivare all'entrata e ad appoggiare una mano allo stipite della porta.
L'informatico aveva lo sguardo fisso sullo schermo, assorto tra le migliaia di codici ma, non appena vide con la coda dell'occhio qualcuno avvicinarsi, si fermò ed alzò lo sguardo rivolgendolo verso l'entrata. Era Adam.
Pritchard inspirò e dovette ammettere a sé stesso che gli era mancato quel rompiscatole sempre in mezzo ai piedi, fare di tanto in tanto capolino alla porta del suo ufficio. Detestava crederlo ed ammetterlo ma probabilmente stava cominciando ad affezionarglisi... E si era davvero preoccupato quando avevano perso il segnale e non riuscivano più a mettersi in contatto con lui. Alla fin fine, quell'ultimo periodo, anche Adam sembrava esser diventato più mansueto nei suoi confronti.
“Jensen.” Lo salutò.
“Francis, ero passato prima ma era tutto chiuso.”
“Ero andato a prendermi un caffè.”
“Come mai ancora qui?” Chiese il cyborg, ancora sulla porta.
“Sarif mi ha chiesto il favore di rimanere un po' di più per sbrigare alcune faccende.”
“In realtà, Francis... Anch'io avrei un favore da chiederti.”
“Ohh, avanti Jensen!” Cominciò lui in tono fintamente polemico, quasi di scherno. “Non starai esagerando? Non sono mica il tuo migliore amico!” Tuttavia, Adam, poté scorgere nel suo tono più ironia che sarcasmo, ma rimase comunque serio.
Pritchard alzò le sopracciglia, osservandolo in silenzio. “Beh? Di che si tratta?”
Fu solo a quel punto che Jensen avanzò, superando l'arco della porta e fermandosi di fronte la scrivania. Le lenti scure erano ritratte e Frank poteva ben vedere gli occhi – poco naturali – di lui. Aveva lo sguardo stanco, forse anche un po' triste.
“Perché sei ancora qui, Adam?” Chiese ancora l'uomo, chiamandolo per nome, prima che l'altro potesse dire qualcosa.
“E' per Megan. Non sono riuscito a trovarla... Sembra come sparita nel nulla.”
Pritchard continuò ad osservarlo accigliato. “Ah, capisco.. Ed è questo il favore che vuoi chiedermi, di rintracciarla.”
“Sì, per favore.” Rispose guardandolo dritto negli occhi a sua volta.
“E va bene.. E va bene.” Ripeté l'altro, appoggiando le mani sui braccioli rigidi della sedia e tirandosi più su. Inarcò la schiena appena indietro e la sentì scricchiolare, dopodiché si portò una mano sulla nuca, sotto la coda, massaggiandola appena.
“Anche tu sei qui da parecchio, avresti bisogno di riposare.” Commentò Adam, notando i vari bicchierini di caffè vuoti sparsi lungo tutta la scrivania.
Pritchard trattenne uno sbadigliò. “A quanto pare il signor Sarif non è della stessa idea.” Disse ironico prima di digitare alcune cose sulla tastiera.
Il cyborg si limitò ad annuire, dopodiché aggirò la scrivania e cominciò a dare un'occhiata in giro, nell'ufficio. Frank ultimamente sembrava essersi calmato a sua volta e la 'convivenza' tra i due, così, era molto più semplice e quasi piacevole.
“Allooora...” Riprese l'informatico dopo un paio di minuti di silenzio. “Sembra essere volata via.”
“Mh?” Adam, alle sue spalle, si voltò verso di lui e lo affiancò quasi, poggiando una mano sulla scrivania e l'altra sullo schienale della sedia del collega.
“Ho rilevato il suo segnale poco più di mezz'ora fa e... Credo abbia preso un volo per..” Con lo sguardo scorse lungo le righe. “Per Tokyo, sembrerebbe, visto che è lì che si trova ora.. O almeno mezz'ora fa.”
“Cos..?!” Non ci poteva credere. “Puoi.. Puoi mettermi in contatto con lei?”
“Jensen..” Sembrò volerlo dissuadere.
“Francis. Fallo. Per favore.”
Lui sospirò, dopodiché fece quanto detto. “Vai, è tutta tua.”
“Megan, che diavolo stai facendo?!” Partì subito spedito lui.
“Adam? Cosa..?” Si sentì la voce della donna, lievemente disturbata.
“Che succede? Perché sei fuggita così??”
“Adam, è più complicato di quanto tu possa pensare.. Lascia perdere, ok? Per quanto mi dispiaccia dirlo ma tra di noi è finita.”
“Non si tratta di noi Megan!” Alzò la voce. “Si tratta di te! Di ciò che hai fatto! Di ciò che hai nascosto! Merito delle spiegazioni! Tutti le meritiamo!”
Pritchard volse il capo dall'altra parte, poggiando un gomito sulla scrivania e la fronte sulla mano, eclissandosi quanto più possibile dalla discussione e dalla situazione.
“Adam... Mi dispiace, per tutto, anche se non è come pensi tu. Più di questo non posso dirti. Addio.”
“Megan? Megan?!!” Adam, furioso e ferito, sbatté la mano contro la scrivania.
Pritchard, il quale aveva cercato di estraniarsi, sussultò, tornando attento.
“Jensen basta, basta..!” Lo guardò. “E' inutile.. Calmati, mh?”
Il cyborg aveva appoggiato entrambe le mani sulla scrivania, lievemente ricurvo in avanti, la testa bassa. Aveva rischiato la vita per salvare quella donna, ben due volte, in cui una stava per morire e nell'altra aveva girato mezzo mondo. Era una missione affidatagli da Sarif ma lui stesso voleva ritrovarla non appena era venuto a conoscenza del fatto che lei era ancora viva. Non aveva esitato un attimo... Cominciava a credere che tutta la loro precedente relazione si fosse basata solo sulle sue potenzialità e sul suo DNA. Era stata tutta finzione..? Eppure i sentimenti che aveva provato lui erano reali. Probabilmente non sarebbe più stato in grado di provare cose simili, non dopo ciò che era successo. Non dopo essere diventato ciò che era.
Pritchard poté sentire la stanza piena della negatività, dell'abbandono e della demoralizzazione che stava provando il compagno, così si alzò.
“Adam..” Mormorò a voce bassa, poggiandogli una mano sulla spalla, inizialmente titubante.
L'altro volse il capo dal lato opposto. Strinse le mani sulla scrivania liscia e lucida, serrando i denti.
Frank pensò alle parole di Malik. Era vero, probabilmente gli doveva la vita, ed almeno un minimo di riconoscenza... E tuttavia non poteva fingere, si era affezionato a lui e gli dispiaceva – in fondo – vederlo così.
“Adam.. E' normale che tu ti senta così.” Ruppe il silenzio. “Ma.. Lascia perdere, non ne vale la pena. Davvero.” Mormorò mentre la sua mano scese lungo la schiena in una sottospecie di carezza. Non era propriamente pratico in quelle cose.
“Non... Ne vale la pena? Pritchard! Per colpa sua ho perso mesi, anni, tempo, forze, energie! Ho perso me stesso, lo capisci questo?!” Domandò a quel punto tirandosi su e guardandolo.
Frank schiuse le labbra, incrociando i suoi occhi. Il suo sguardo... Era terribile, poteva vedere la sua anima lacerata riflessa nei suoi occhi. Non aveva fatto i conti con questo: era vero, Jensen aveva perso sé stesso per lei, seppur non direttamente a causa sua.
“Adam io...” Non seppe cosa dire. “Mi dispiace.”
“Maledizione!” Imprecò l'altro in uno scatto d'ira, colpendo nuovamente la scrivania, poggiandovi entrambe le mani.
Il monitor tremò, così come anche i fogli sul piano liscio furono mossi dalle forti vibrazioni e dal lieve spostamento d'aria.
Ci furono lunghi istanti di silenzio in cui a Frank mancarono davvero le parole. Tutto quello di cui aveva bisogno in quel momento Jensen era qualcuno che gli stesse vicino, ma lui non ne era in grado... Poi, solo qualche istante dopo, vide una lacrima cadere sul tavolino, frammentandosi in tante piccole goccioline dopo l'impatto.
Fu solo in quel momento che – senza pensarci – allungò una mano fino alla parte opposta del torace, avvicinandosi e tirandolo a sé. Chinò il busto lievemente accanto a lui, stringendolo.
“Vedrai che si sistemerà tutto, con il tempo.. Hai chi ti starà vicino e hai anche chi ti ama per quello che sei.” Ovviamente si riferiva a Malik.
L'uomo volse il capo verso di lui, guardandolo negli occhi. Avrebbe voluto ringraziarlo... Ma si limitò a tirarsi su e ad abbracciarlo, come lui già – più o meno – stava facendo. Un po' per dimostrargli la sua gratitudine, un po' perché ne aveva bisogno.
Forse era vero che non tutti i mali venivano per nuocere. Forse aveva trovato finalmente un amico, un vero amico... Colui che seppur lo aveva detestato, non gli aveva voltato le spalle, non gli aveva mentito e non lo aveva soggiogato. Per quello gli sarebbe sempre stato riconoscente, proprio così come Pritchard lo era verso di lui: in un certo senso si poteva dire che aveva salvato l'umanità, e lui ne faceva parte.
Tuttavia il dolore che Jensen provava dentro di sé era enorme, e non solo per Megan.. Ma per ciò che aveva passato, per ciò che aveva visto, per ciò che aveva vissuto. Per quanto quell'abbraccio fosse consolatorio, oltre ad attenuare quella terribile sensazione, non riusciva a farla scomparire del tutto.


And I've lost who I am,
And I can't understand
Why my heart is so broken,
Rejecting your love, without,
Love gone wrong; lifeless words carry on
But I know, all I know's that the end's beginning
Who I am from the start,
Take me home to my heart,
Let me go and I will run,
I will not be silent, all this time
Spent in vain; wasted years wasted gain,
All is lost but hope remains and this war's not over.
There's a light, there's a sun,
Taking all these shattered ones
To the place we belong
And his love will conquer all.

Yesterday I died; tomorrow's bleeding...”

____________________________________
Angolo Autrice:

Ciao a tutti!
Questa è la prima fiction che scrivo su Deus Ex (e a quanto vedo anche l'unica FF su Deus Ex del sito :°D)
Spero che qualcuno lo abbia giocato perché è davvero un gioco ben fatto è bellissimo. A mio parere uno di quei giochi da giocar per forza!
Eeee... Quindi nulla, spero che la fic sia di vostro gradimento, visto che non si sa nulla di che cosa succede dopo i finali, mi sono sbizzarrita un po'!
In teoria inizialmente doveva essere una SOFT yaoi tra Jensen e Pritchard ma poi ci ho ripensato ed è uscito questo!
Eeee... Poi in futuro voglio scrivere anche qualcosa su Jensen e Malik, son così carini! u.u
Beh, spero che qualcuno conosca il gioco, sennò mi sentirò forever alone x°D e spero apprezziate!
Se avete voglia di farmi sapere cosa ne pensate  fa sempre piacere! :)
Ahh eee.. Di regola: quale finale avete scelto?! :D
Alla prossima!

Evelyn

   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Deus Ex / Vai alla pagina dell'autore: Fluxx