“ Io t'amo per cominciare ad amarti,
per ricominciare l'infinito,
per non cessare d'amarti mai:
per questo non t'amo ancora.”
( P. Neruda)
Lei era invisibile bianco.
Invisibile speranza.
Introvabile paradiso.
Non si trovava su alcun sperone.
Non volava da alcuna parte.
Non correva su alcun sentiero
La sua assenza straripava nella Solitudine. Svuotava persino il vile Vuoto.
Suikyo continuava a cercare Violate...
Dov’era finita? Dov’era atterrata?
Non poteva averlo abbandonato lì, tra quelle lande smussate e scolpite malevolmente.
L’Himalaya fissava cinico, celestiale, cruento nella sua nudità anziana e titanica.
Quella Fine doveva concludersi…
Il ragazzo si pentì amaramente di essersi lasciato avvolgere dai marosi del passato, dalla vita che aveva condiviso con la sua Venere.
Durante la Guerra Sacra non aveva avuto timore dell'avvenire: l’Armata Infernale sembrava invincibile. Gli specter avevano avuto dalla loro parte la resurrezione perpetua.
Si era immaginato che al termine del conflitto lui e Violate avrebbero trionfato.
Avrebbero riaggiustato le fortezze che avevano demolito tra loro, le trincee che li avevano separati…Si sarebbero scritti un nuovo destino.
Niente di tutto quello si era realizzato.
Asmita della Vergine aveva ribaltato le sorti della battaglia: sacrificando la propria persona , era stato in grado di liberare l’energia della Magnolia degli Inferi che aveva annichilito l’immortalità dei guerrieri di Ade.
Il rosario di Buddha aveva posto fine a qualunque rinascita.
Le cento otto stelle malefiche erano diventate periture.
Violate era irrimediabilmente deceduta.
Suikyo non riusciva a capacitarsene.
Ella si era battuta con Hasgard del Toro, avrebbe potuto distruggere la nave dei guerrieri di Atena…
Era stata, invece, sopraffatta. Regulus del Leone, quel guerriero di soli quindici anni, le aveva smantellato l’ avanzata, lo scorrimento del cuore.
Tutto era precipitato.
Tutto.
Non restavano che i detriti di una piena estinta.
L’ex generale degli Inferi era un castello diroccato, un eremita che agognava una tomba spoglia di affreschi, iscrizioni, epigrafi.
“ Violate “ rifletté “ sarebbe stato meglio se tu m’avessi ucciso…E’ stato incredibile…Ade aveva sfruttato il tuo cadavere per colpirmi e …tu…nell’incoscienza…tu…da morta…non hai ultimato un dovere divino…Hai fermato il tuo pugno fatale…Hai lacrimato…I tuoi occhi spenti sono stati capaci di amare ancora…Tra noi…tra noi…”
Voltarsi ad est o ad ovest non influenzava il ritmo di un tempo paraplegico, dolorante…
“ Tra noi c’era la verità…C’era un legame…Un legame che andava al di là della paura, della prigionia…C’era la verità più devastante e meravigliosa che io, da stupido, non ho mai voluto chiarire…”
Il giovane sarebbe restato col Vuoto. Col suo inutile nome mortale.
Si chiamava “ Suikyo” e poi?
Non gli sovveniva neanche un ricordo dal passato. Dopotutto si era disegnato un tappeto di nulla alle spalle. Aveva contribuito al proprio annientamento.
Racchiudeva , nella mente, volti di figure oniriche sciacquati dall’eccessiva angoscia di non voler sapere…
I raggi del sole forarono le nuvole sempre di più.
Lastre luminose scivolarono ,giù dal cielo, creando pilastri gialli, dilatati, incipriati di foschia.
Ad un tratto, il ragazzo scorse qualcosa sulla strada di massi che stava percorrendo…
Un insieme di riflessi balenanti…Una sagoma umana…
Strinse le palpebre…
Vi era una persona.
Una fanciulla: alta, maestosa, evanescente, profana.
Possedeva una lunghissima chioma nera lisciata di riflessi purpurei.
Non si capì se fosse nuda o vestita. Una leggera nebbiolina grigia le avvolgeva le membra.
Lui si infiammò.
La ragazza si girò mostrandogli il viso.
Due splendidi occhi, di rosso e viola, lo afferrarono.
Un sorriso d’eburnea gioia gli idratò il sangue rappreso.
“ Violate…”
Si scosse.
Impallidì di felicità.
Cominciò a correre.
“ Violate…ti prego…dimmi che ci sei ancora…”
Lei lo aspettava.
“ Dimmi che da qualche parte ricominceremo, senza dei, senza regole…Sono stato una bestia con te…Ti ho soltanto uccisa…”
Un incommensurabile candore fasciò il corpo dell'amata.
“ Ti libererò da qualunque incubo! Ti avrò come non sono mai riuscito a fare…”
Ella sfumò abbagliante.
Suikyo si fermò.
La via terminava.
Era giunto sull’orlo di un dirupo.
Sotto, un gregge di nuvole copriva l’oscurità di quella conca sterminata.
I granelli rilucenti di Violate sciavano come farfalle al di sopra della vacuità.
Il ragazzo sospirò.
Una pace ardente lo travolse.
Emanò un sorriso.
Guardò un attimo l’altura del cielo.
Le nubi lasciarono intravedere lagune d’azzurro.
“ La mia lealtà e il mio sangue ti appartengono, Violate. Ora potrai impossessarti di me, potrai nutrirti di me…”
Si gettò giù nel baratro.
Ad attenderlo né il Vuoto né la Fine.
Soltanto lei.
Sarebbero stati loro due e l’immensità senza stagioni, senza anni, senza regole.
Insieme avrebbero riscritto la loro storia: una nuova nascita, una nuova dimensione.
Avrebbero composto un poema d’eternità…
Un infinito di stelle che non avevano mai posseduto.
Un infinito di acque che non avevano mai bevuto.
Un infinito di terre che non avevano mai vissuto.
Si sarebbero ricreati.
Oltre qualunque fantasia.
Oltre qualunque vento di volo.
Note personali: ciao a tutti, miei cari lettori! ^^ e così termina questa fan fic u.u
Mi auguro di avervi saputo trasmettere l’emozione e la passione che ho provato nello scrivere questa tragica avventura breve ma intensa…avrei intenzione di considerare Venere dai tuoni di sangue un’eventuale spin-off de L’occhio dell'ariete visto che compariranno Eaco e Violate ^^ ci terrei molto a collegarmi alla loro vita precedente! Comunque questa storia può essere tranquillamente e assolutamente letta in modo indipendente! ^^ ( Molti elementi di tale trama li inserirò pure nell’altra opera se il piano narrativo che ho in testa rimarrà così u.u)
Un enorme grazie a tutti i lettori che mi hanno seguito, commentato e che avranno modo di immergersi nel buio e luminoso mondo di questa storia d’amore!
Che Garuda e Behemoth possano avervi fatto sognare anche nelle lande di Ade dove si può sempre scorgere un inaspettato raggio di azzurro!