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Supernatural
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La casa era completamente vuota. Fuori infuriava la tempesta e il signor Hinamori, che quella sera era uscito a cena con sua moglie e la figlia minore, aveva chiamato poco più di 30 minuti prima, avvisando che avrebbero fatto un po’ di ritardo a causa del tempo.
Il salotto era buio, solo il piccolo fascio di luce proveniente dalla tv accesa rischiarava l’ambiente.
Amu se ne stava lì, mezza avvolta nel plaid, con le gambe al petto e lo sguardo ansioso, mentre seguiva la puntata di un telefilm sul soprannaturale; alla sua sinistra, sedeva Ikuto, che a differenza della ragazza non sembrava particolarmente coinvolto: lo sguardo annoiato, la testa poggiata sul palmo della mano e il gomito sul bracciolo del mobile.
Erano passati un paio di giorni da quando Amu lo aveva soccorso portandolo a casa sua, di nascosto dai genitori, e in quei due giorni, il randagio ancora non aveva messo piede fuori dalla camera di lei, fin quando il Joker non era sceso in salotto a guardare la tv, dopo aver rifiutato l’invito dei suoi a uscire a cena fuori.
In realtà, Ikuto non era stato invitato sul divano, ma quando l’aveva raggiunta, la sua scusa era stata “Di là mi annoio”; così, dopo non poche discussioni, avevano raggiunto l’accordo che sarebbe potuto rimanere, a patto di fare silenzio; e ovviamente tornare in fretta di sopra nell’istante in cui gli adulti sarebbero tornati.

Ormai erano giunti al climax: uno dei protagonisti della serie aveva appena liberato le vittime dalla tana della creatura malvagia e ora tentava di portarle in salvo fuori di lì; suo fratello, nel frattempo, faceva da esca per attirare a sé il mostro e permettere agli altri di fuggire, quand’ecco che in lontananza si avvertono i ringhi gutturali dell’essere, il minore tra i due fratelli si volta spaventato e proprio nel momento del primo piano sul volto spaventoso della creatura... Amu lanciò un grido spaventato che si propagò per tutta la stanza: qualcosa dietro di lei l’aveva afferrata per la spalla e allo stesso tempo alitato sul suo collo.
La ragazza si voltò immediatamente indietro col cuore a mille e gli occhi sbarrati, ma l’unica creatura che vide fu Ikuto, intento a sturarsi l’orecchio, probabilmente indolenzito dalla potenza dell’urlo, con espressione indifferente: « Accidenti, ti spaventi proprio per tutto, tu, uh?! » disse, l’angolo del labbro arricciato appena in un sorrisetto furbo;
« Ikuto...!! » non le ci volle molto per capire com’erano andate le cose e chi era stato a giocarle quello scherzo di pessimo gusto « Che ti avevo detto? » incalzò.
In risposta, l’altro si strinse nelle spalle con fare innocente « Di non parlare... » aggiunse, ed era vero, Amu non gli aveva mai proibito di spaventarla a morte, quindi, fino a prova contraria, Ikuto era innocente.
Il Joker non rispose, si limitò a guardarlo in cagnesco, mentre lui sorrideva divertito, per poi dargli le spalle, indignata;
« Sei così prevedibile... » le disse, lui, tornando a sedercisi accanto, « ...eri concentrata talmente tanto sulla tv che neanche ti sei accorta dei miei spostamenti. »
Silenzio. Amu lo stava palesemente ignorando, così, Ikuto continuò; « Cos’avresti fatto se fosse entrato un ladro? O peggio, un maniaco? » allungò una mano verso la sua spalla e la tirò a sé, costringendola così ad adagiare la testa sulle sue ginocchia in modo che lo guardasse negli occhi; lei fece per alzarsi, ma la presa di Ikuto la teneva ben ferma, quindi si arrese.
« Inutile quando il ladro maniaco è già in casa a guardare la tv con te. » rispose, secca, la bambina; la sua unica risposta fu un sogghigno accentuato, poco raccomandabile. Lasciò andare la presa e le permise di rimettersi seduta.
« Sicura che io sia un vero maniaco? » le chiese, a voce bassa, quasi inquietante alle orecchie dell’altra, che però non riusciva a togliergli gli occhi di dosso «Un vero maniaco, adesso ne approfitterebbe per... » s’interruppe, per poi riprendere dopo qualche secondo « ...te lo spiego di sopra. » ammiccò e scomparve su per le scale.
« No, aspetta! » esclamò l’altra, fece per andargli dietro, ma appena messo piede sul primo scalino, ecco che la porta di casa si aprì e i suoi genitori, fradici di pioggia, rientrarono.
In un primo momento, Amu pensò che era stata una vera fortuna che Ikuto fosse salito giusto in tempo, poi realizzò che doveva averli sentiti arrivare; ripensò al discorso che stavano facendo poco prima, e avvampò all’idea che i suoi avrebbero potuta coglierla in flagrante, per di più a parlare di un argomento simile...
« Amu, sei tutta rossa, non è che hai la febbre? » chiese la madre, quando la vide, poggiandole una mano sulla fronte.
« N-N-No... s-sto benissimo! » balbettò, ridacchiando nervosamente, « C-Credo che andrò a farmi un bel bagno e poi andrò a dormire! Buonanotte, ciao!! » di corsa, salutò tutti e se la svignò su per le scale con un solo pensiero: doveva risolvere al più presto quella situazione. Non avrebbe retto alla tensione ancora per molto.

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~ Angolino dell'Autrice}
Mii, l'ispirazione già comincia a scemare çAç
Volevo scrivere qualcosa ogni giorno, in modo da tenermi in allenamento, ma questa... cosa che è uscita non mi convince per niente ;__;
Vabbè, la posto comunque, magari a qualcuno di voi piace... ad ogni modo, spero che la signora ispirazione torni a farmi visita, perché ne ho bisogno!!
Alla prossima :3

P.S. Sì, il titolo è Supernatural perché il telefilm che Amu stava guardando era Supernatural (?); ammetto che l'idea dello scherzo di Ikuto mi è venuta in mente guardando il telefilm con mio fratello X°D
Non uccidetemi XD