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Autore: EmmaStarr    28/02/2013    9 recensioni
Il Sospetto si fece strada nella sua mente come un tarlo, e più cercava di scacciarlo più quello si avvicinava.
Perché non si trattava di un sospetto normale, no.
Si trattava del Sospetto con la S maiuscola, quel tragico sospetto che significava Morte Certa.
Il Sospetto aveva anche un nome.
E dei capelli, e degli occhiali, e una specie di corpo, addirittura. Anche se forse chiamarlo corpo era esagerato.
Aveva anche una voce.
E quella voce, petulante e lagnosa, cominciò a parlare. “Ehi, ma tu sei Weasley!”
Proprio in quel bagno doveva cacciarsi?
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Ok, non guardatemi così. Rispondete solo a questo: credevate DAVVERO di averle già viste tutte? Ebbene, allora preparatevi psicologicamente alla prima Ron*Mirtilla della vostra vita.
Ecco, io ve l'ho detto.
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SECONDA CLASSIFICATA AL CONTEST "OSSESSIONE PER IL CRACK! (LA SFIDA NELLA SFIDA: RISA VS MITSUKI"
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Mirtilla Malcontenta, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Ron stava correndo.

Ma non stava correndo come quando, ad esempio, ti alleni per una gara di corsa.

In quel caso, Ron avrebbe indossato una strana tutina colorata e una fascia per capelli, perché no?

E la ragazza che gli stava correndo dietro sarebbe stata lì per incoraggiarlo, portargli l'acqua e fare tutte quelle cose che le brave supporter fanno.

Invece la ragazza in questione lo stava inseguendo con una luce talmente omicida negli occhi, che chiunque avrebbe potuto immaginare il motivo per cui Ron stava correndo così in fretta per tutto il castello: istinto di sopravvivenza.

Puro e semplice istinto di sopravvivenza.

“Hermione, dai, parliamone...” tentò, col filo di voce che gli era rimasto.

“Non ci provare nemmeno, Ronald! Te la farò pagare molto cara!” gridò di rimando la ragazza.

Ron si chiese con profonda disperazione da dove le venisse tutto quel fiato.

Era una ragazza, miseriaccia! Le ragazze sono sempre state universalmente riconosciute come delle schiappe in qualunque sport!

Cercò disperatamente di non pensare a quello che avrebbe detto Ginny se gli avesse potuto leggere nel pensiero – ci teneva a dormire la notte, grazie – e si concentrò su quello che davvero importava: sfuggire ad Hermione.

Ma dai, si chiese con risentimento, si meritava davvero tutto questo?

In fondo tutto quello che aveva fatto era stato rovesciare un po' di succo di zucca su un preziosissimo libro di Hermione... Come diavolo avrebbe potuto sapere che quel libro fosse il suo preferito?

Andiamo, tutti i libri erano i preferiti di Hermione, questo lo sapevano anche i muri!

La loro corsa sfrenata continuava, e i ragazzi si voltavano ghignando a guardarli passare.

Dovevano essere proprio divertenti, pensò Ron, amareggiato.

Lui che scappava, Hermione che lo ricorreva con un'espressione assassina e Harry che arrancava dietro a tutti e due, probabilmente maledicendo la propria stupidità e incapacità di starsene buono a guardare.

Ron si ritrovò a sperare che Harry facesse qualcosa, qualunque cosa.

Riaggiustare quel libro, calmare Hermione, tirarle in testa una mazza di un Troll... Davvero, qualunque cosa.

E alla fine, grazie al Cielo, qualcosa successe.

Ron non avrebbe ringraziato il Cielo con tanto entusiasmo se avesse saputo cosa lo aspettava, davvero no.

Ma non poteva saperlo, e quando Harry, stufo di quella situazione, lanciò il suddetto libro in testa ad Hermione gridando qualcosa che somigliava molto a “Ma perché non riuscite mai a stare tranquilli, che diamine! Sembra di stare in una gabbia di matti, qui!”, Ron si dovette trattenere a stento dall'abbracciarlo.

Perché questo avrebbe incrementato la storia della gabbia di matti, in effetti.

Quindi si limitò a ringraziare dal profondo del cuore l'amico, che l'aveva salvato da un destino crudele.

Certo, non sapeva che presto sarebbe incappato in un destino ben più malvagio e terribile.

Ron avrebbe davvero voluto tornare nella Sala Comune, ma forse era più prudente nascondersi da qualche parte, nel caso Hermione affatturasse Harry prima che potessero parlare civilmente.

Certo, non era molto plausibile...

Forse un pochino.

Diciamo che era una cosa... probabile.

Forse, piuttosto probabile.

Ok, molto probabile.

Più ci pensava, più si chiedeva cosa diavolo ci facesse ancora fermo lì.

Era ormai deciso a nascondersi per bene, quando una voce spaventosamente simile a quella di Harry sbottò qualcosa come: “Oh, fa' come credi, io me ne vado!”.

Ron, in preda al panico, spalancò una porta e la chiuse con forza dietro di sé.

Ansimando, si lasciò cadere a terra, e fu in quel momento che cominciò ad accorgersi di qualcosa.

Il pavimento era bagnato.

Il Sospetto si fece strada nella sua mente come un tarlo, e più cercava di scacciarlo più quello si avvicinava.

Perché non si trattava di un sospetto normale, no.

Si trattava del Sospetto con la S maiuscola, quel tragico sospetto che significava Morte Certa.

Il Sospetto aveva anche un nome.

E dei capelli, e degli occhiali, e una specie di corpo, addirittura. Anche se forse chiamarlo corpo era esagerato.

Aveva anche una voce.

E quella voce, petulante e lagnosa, cominciò a parlare. “Ehi, ma tu sei Weasley!”

Proprio in quel bagno doveva cacciarsi?

“Ehi, dico a te! Pronto? Non sei Ronald Weasley? Quello indelicato?”

Quello indelicato.

Oh, ottimo. Sì, sarebbe stato un ottimo biglietto da visita, doveva tenerlo a mente.

Ciao, dolcezza, come ti chiami? Io? Io sono Ron, quello indelicato. Ora, ce lo facciamo un drink?

Sì, avrebbe funzionato di sicuro.

“Sì, sono Ron. È un po' che non ci si vede, eh?” la salutò lui, con un sorriso sforzato.

Quello indelicato, eh? Oh, gliela avrebbe fatta vedere lui, altroché!

“Non vedo più nemmeno Harry, da quel giorno dell'Uovo d'Oro. Pensavo di interessargli un po'... Eravamo anche intimi.” spiegò Mirtilla, reclinando la testa e parlando con quel suo tono a metà tra il macabro e il piagnucoloso.

“Ah, davvero?” rispose Ron, scettico. Stava per dire che c'erano più probabilità che Harry fosse intimo con la Signora Grassa che con lei, ma poi si ricordò. No, lui non era indelicato! Assolutamente no, nemmeno i fantasmi dovevano pensarlo. “Cioè... Davvero? Lui non me l'aveva detto, ma se lo dici tu ci credo.” fece, cercando di suonare gentile e affabile.

In fondo, era sempre meglio che farsi rincorrere da Hermione.

Lei e il suo libro rotto... Accidenti! Se soltanto Hermione non portasse i libri ovunque, persino a cena!

“Sì... Una volta l'ho visto nudo.” si vantò Mirtilla.

Ron si sentì ribollire il sangue nelle vene. Possibile? Come diavolo era possibile che Harry...

Avevano solo quindici anni, era troppo presto! E poi, Mirtilla...

“Faceva il bagno.” precisò Mirtilla.

Questo avrebbe dovuto rassicurare Ron. Ovvio. Harry stava facendo il bagno, e Mirtilla si era intrufolata nel condotto come faceva sempre.

Ma allora, perché si sentiva ancora così strano?

“Senti, tu... Tu pensi davvero che io sia indelicato?” chiese Ron, esitante.

E quella, da dove gli era uscita?

Mirtilla storse il naso. “Tipico.” sbottò, e fece per gettarsi nei gabinetti.

Ron era davvero confuso. Cos'aveva detto, adesso? “Ehi, no, aspetta! Cioè, scusa se ti ho offeso, non volevo... Ma la prima cosa che hai detto di me è stata... E io ho pensato... Oh, miseriaccia! Perché le ragazze sono così complicate?” sbottò alla fine.

E tanti saluti alla gentilezza e alla delicatezza, grazie.

Ne aveva abbastanza di ragazze, ormoni, libri, gabinetti e quant'altro.

Ora se ne sarebbe andato a giocare a Quidditch con Harry, e al diavolo tutto.

Ma fu interrotto da una voce tremula. “Hai detto... ragazze?” chiese Mirtilla, nascosta dietro la porta del gabinetto.

“Sì, ragazze. Sai, quelle incomprensibili. Quelle che o ti rincorrono spietate per la scuola o si tuffano nei gabinetti. Oppure giocano a Quidditch, ma quella è Ginny, e comunque lei non vale come ragazza perché è sempre tra i maschi e comunque è mia sorella. Intendevo Ragazze: queste sconosciute. Dovevo leggerlo, quel libro, ma credevo che Fred e George mi volessero prendere in giro, quindi l'ho buttato. Che scemo! Ma che lo sto a dire a te...” bofonchiò Ron, facendo per andarsene.

“Nessuno, nessuno mi considera una ragazza da tanto di quel tempo... Nemmeno ai miei tempi mi consideravano una ragazza. Andavo male in tutto, detestavo anche i libri...”

Un punto per te, dolcezza!, pensò Ron, colpito.

“Ti credevo un po' più... Secchiona?” azzardò Ron, prima di constatare mestamente che quello indelicato era e sarebbe stato sempre il suo marchio di fabbrica.

“Oh, no, io detestavo quelli che stavano troppo attaccati ai libri... Per questo quella volta che mi hanno tirato quel quadernino addosso mi sono arrabbiata tanto. E poi tu hai detto che tanto non importava, mi passava attraverso e quindi non faceva niente...”

Quello indelicato, Ron, quello indelicato. Te lo sei meritato, sì o no?

“Bé, scusa, io non intendevo... Mirtilla, mi spiace, ok? Importa se ti trapassano, è stato un gesto orribile.” decretò, indeciso se batterle o meno una mano sulla spalla.

Poi ricordò quella faccenda del trapassare, e si disse che sarebbe stato indelicato.

Ehi, però, faceva progressi!

“Sei gentile a dirlo.” mormorò tremula lei. “Prima hai detto che mi consideravi una ragazza? Lo intendevi?”

“Sì, perché ti eri comportata da ragazza. Io non avevo fatto niente di male, e tu ti sei nascosta come se ti avessi insultata. Fate tutte così, è assurdo! Mi ci spaccherò la testa, lo so.” borbottò Ron, pensando ad Hermione.

Tutto per un libro!

Almeno con Mirtilla queste cose non succedevano...

Bloccò quel pensiero ancora prima di formularlo. Non l'aveva formulato. Quale pensiero? Ron non lo sapeva.

“Mi avevi chiesto se per me tu eri indelicato. È logico che vuol dire che ti piace una ragazza e non vuoi sembrarle indelicato. Bé, Ronald Weasley, non è a me che devi chiederlo, ma alla ragazza che ti piace! Quindi vai! Avevate dodici anni e già si vedeva lontano un chilometro che ti piaceva. Ora vai e comportati in maniera delicata. E questo è tutto quello che posso dirti, perché io sono morta e nessuno parla con me e quindi non so proprio niente della vita là fuori!” e scoppiò a piangere.

“Oh, non piangere, ti prego! Non so gestire le persone che piangono!” si lamentò Ron.

“Vattene, allora: è così semplice! Devi solo andartene, non devi gestirmi! Nessuno deve gestirmi, nessuno vuole nemmeno vedermi! Sai quanta gente mi ha parlato da quando voi venivate qui? Nessuno! Non viene mai nessuno qui, vivo da sola da cinquant'anni! È un miracolo che io sappia ancora parlare! Perché sono qui? Cosa ci faccio io qui?”

Ora, la porta era molto, molto vicina a dove si trovava Ron.

Ed era anche molto, molto invitante.

Rooon... Rooon... Vieni, esci, scappa...

Ma il ragazzo deglutì coraggiosamente, e voltò le spalle alla porta.

Non avrebbe lasciato una ragazza (perché questo era Mirtilla, checché ne dicesse lei) in lacrime lì da sola.

Non dopo aver sentito quella storia.

“Io... Io non so cosa ci fai qui, Mirtilla. Hai scelto di tornare indietro per tormentare quella tua amichetta rompiscatole che ti dava sempre fastidio, no? Ora lei è cresciuta, è vecchia, forse è morta. E tu sei ancora qua. Nessuno mai si ricorderà di quelli che ti hanno tormentata cinquant'anni fa, ma tu... Miseriaccia, Mirtilla, tu sei immortale! Chiunque si ricorderà di te, il tuo nome apparirà su ogni libro di Hogwarts! Devi andarne fiera...”

“Che senso ha essere immortali... Se non ho nessuno? Posso vivere anche altri mille anni, ma saranno tutti uguali a oggi, e ieri, e l'altro ieri. Vorrei solo tornare indietro... Cioè, andare avanti.” singhiozzò la ragazza.

Ron era rimasto sconvolto.

Fino a quel momento, Mirtilla per lui era sempre stata solo una perdita di tempo, una scocciatura, un fastidio.

Anzi, peggio. Non le aveva mai dato la minima attenzione.

Era semplicemente il fantasma più piagnucolone e noioso della galassia, a chi importava?

Non immaginava, non avrebbe mai potuto immaginare una tale sofferenza, una tale solitudine, un tale dolore.

Decise immediatamente che non sarebbe potuto restare a guardare, no.

“Non devi stare per forza da sola, Mirtilla. Guardati... Piangi, piangi, ti lamenti e sbuchi fuori dai gabinetti. È ovvio che così non ti guarderà mai nessuno, andiamo! Cambia aria, non sei mica ancorata a questo bagno. Non piangere, abbellisciti. Cioè, non so se ti puoi truccare o mettere le lenti a contatto, ma per l'amor di Dio, sciogliti i capelli. E sorridi, ogni tanto. Non compatirti, fatti avanti! Miseriaccia, ma te lo devo dire io? Fatti piacere, vai in giro. In che Casa eri?”

Mirtilla strinse gli occhi. “Io... Io non ricordo...” ammise poi.

Quando Ron si fu riattaccato per bene la mascella, si ripeté qualche decina di volte che lui non era quello indelicato, e si strinse nelle spalle.

“Non importa, comincerai con Grifondoro. Puoi stare con noi. Vieni fuori, da brava.” E istintivamente le afferrò la mano.

Quella mano pallida e argentea però gli scivolò tra le mani, come fosse fatta d'aria.

Bé, era fatta d'aria.

Ma quel tocco, che, sottolineiamolo, non c'era stato, ebbe un effetto disarmante su entrambi.

Ron arrossì immediatamente, e ritrasse subito la mano.

Mirtilla emise un suono gutturale che somigliava ad un lamento e un grido di gioia mischiati insieme, poi scoppiò a piangere.

Perché piangi, adesso?” chiese Ron, disperato. Lacrime, lacrime, lacrime... Non avevano detto basta?

Lui queste cose non sapeva gestirle!

“Per favore, piantala! Scusa se ho infranto la legge del non ti tocco perché sei trasparente, non mi ricordavo, e comunque non è il caso di piangere, avevamo detto che avresti smesso di...”

Ma fu interrotto. Mirtilla si era voltata di scatto, gli occhi umidi, e gli aveva posato un dito sulle labbra.

Ron si stupì di quel tocco: era fresco, leggero, etereo.

Anche Mirtilla, vista così, sembrava eterea. Non più un fantasma spento e smunto.

Era quasi... trasfigurata, nuova.

Bella.

Oh, no, non l'aveva pensato, non...

Ma poi, notò qualcosa che gli fece bloccare ogni pensiero.

Non riuscì più a pensare, perché Mirtilla stava sorridendo. Stava sorridendo apertamente, spontaneamente, con le lacrime agli occhi. Sorrideva di gioia, di felicità, e i suoi occhi scuri risplendevano.

“Nessuno... Nessuno mi aveva mai presa per mano, prima. Nessuno.” sussurrò la ragazza con voce tremula, sempre sorridendo.

“C'è sempre una prima volta.” commentò Ron, allargando le braccia.

“Forse... Anche se sono già morta, posso ancora sperimentare qualcosa per la prima volta, allora... Chissà che effetto farà...” mormorò Mirtilla, e si slanciò verso di Ron, appoggiando brevemente le sue labbra fresche e risplendenti su quelle calde e morbide del ragazzo.

Subito dopo, volò via dentro un gabinetto, troppo intimidita da quello che aveva fatto.

Ron invece rimase perfettamente immobile al centro della stanza.

Un bacio.

Il bacio.

Il suo primo bacio.

Il suo primo bacio, lui l'aveva dato ad una ragazza morta.

Miseriaccia, pensò con un sospiro. Avrei fatto meglio a non toccare quel maledetto libro di Hermione, altroché!

Ma nemmeno lui ne era così convinto.





ANGOLO DELLA... OH, E CHI HA IL CORAGGIO DI CHIAMARSI AUTRICE DOPO AVER SCRITTO UNA RON*MIRTILLA?

Va bene, sono calma.
Grazie infinite se siete arrivati fin qui, vi meritereste una medaglia!
Non credo ci sia niente di chè la storia parla da sola e lo fa anche male quindi...
Spero davvero che mi lasciate un commento, anche un semplice datti all'ippica!
Copio qui il giudizio della giudicia!
 

2^ posto [mirtilla-ron]
EMMA STARR
Originalità della coppia (mitsuki) 5/5
Wow. Questa non me l’aspettavo proprio. Beh… Non so come tu l’abbia resa possibile, ma complimenti! Ti meriti il massimo.
 
Grammatica, lessico, sintassi 16/20
“La loro corsa sfrenata continuava, e i ragazzi si voltavano ghignando a guardarli passare.”
In questo caso, la virgola prima della ‘e’ è inutile.
“Ma non poteva saperlo, e quando Harry, stufo di quella situazione, lanciò il suddetto libro…”
Hai sbagliato a mettere le virgole. Dovrebbe essere: “Ma non poteva saperlo - no virgola - e - virgola - quando Harry, stufo di quella situazione, lanciò il suddetto libro…”
“Harry stava facendo il bagno, e Mirtilla si era intrufolata nel condotto come faceva sempre.”
In questo caso, la virgola prima della ‘e’ è inutile.
“Poi ricordò quella faccenda del trapassare, e si disse che sarebbe stato indelicato.”
Come sopra.
“Io non avevo fatto niente di male, e tu ti sei nascosta come se ti avessi insultata.”
Come sopra.
“Ma il ragazzo deglutì coraggiosamente, e voltò le spalle alla porta.”
Come sopra.
“Quando Ron si fu riattaccato per bene la mascella, si ripeté qualche decina di volte che lui non era quello indelicato, e si strinse nelle spalle.”
Come sopra.
“Ron arrossì immediatamente, e ritrasse subito la mano.”
Come sopra.
 
Caratterizzazione dei personaggi 10/10
Ron perfetto. Mirtilla perfetta. E pure i due personaggi secondari - ma decisamente importanti - sono perfetti. Iniziamo da Ron. La situazione iniziale ci inserisce in un momento particolare, ma in linea con quella che è la sua caratterizzazione (“Era una ragazza, miseriaccia! Le ragazze sono sempre state universalmente riconosciute come delle schiappe in qualunque sport!”). Lui sa essere maldestro e, guarda caso, va a rovinare proprio il libro di Hermione che, amante di qualsiasi cosa si possa leggere, se la prende e lo rincorre (“Invece la ragazza in questione lo stava inseguendo con una luce talmente omicida negli occhi, che chiunque avrebbe potuto immaginare il motivo per cui Ron stava correndo così in fretta per tutto il castello: istinto di sopravvivenza” - Il collegamento agli uccellini è venuto naturale). Situazione più che plausibile, direi. E poi Harry, che non si intromette direttamente, ma che cerca di calmare gli animi (“Harry che arrancava dietro a tutti e due, probabilmente maledicendo la propria stupidità e incapacità di starsene buono a guardare”). Anche lui è in linea con ciò che conosciamo dai libri della Rowling. E poi, abbiamo Mirtilla e Ron. Tutti i pensieri, ogni singola parola potrebbe essere detta proprio da loro. Dalla storia del pianto, agli ormoni, alle capacità emozionali di Ron. Complimenti.
 
Originalità e senso della storia 10/10
Ecco un altro punto in cui, se potessi, ti darei anche di più. Avevi a che fare con un pairing che più crack di così, non si può, eppure sei stata capace di mantenere i personaggi decisamente IC (vedi spiegazione nel punto precedente) e, soprattutto, scrivere una one shot che ha un senso compiuto. Tutta la parte introduttiva serve per inserire i lettori nel contesto, ma non solo. Seguendo i pensieri di Ron, già introduci quello che il titolo solo suggerisce, ovvero il suo essere ‘indelicato’, la sua - ormai famosa - gamma emozionale limitata ad un cucchiaino. Il ritmo poi diventa incalzante, fino a quando non finisce nel bagno di Mirtilla e tutto si blocca, fino al punto di rottura o meglio, fino ai due punti di rottura: il definire Ron come ‘quello indelicato’ e le lacrime.
Il bacio finale è il culmine, la ciliegina sulla torta. E non si baciano giusto per baciarsi, non si ritrovano labbra contro labbra senza motivo. Nell’assurdità della situazione, della coppia e, ahimè, anche dell’immagine iniziale di Ron in tutina aderente (non dormirò stanotte, ma sorriderò come un ebete tutto il tempo), quel bacio ha un senso e un significato.
La tua storia non è originale. E’ molto di più!
 
Gradimento personale 3/3
Votazione massima. Non potrebbe essere altrimenti. Hai scritto una storia che mi ha colpito sia per l’originalità del pairing, sia per la tua comicità che traspare praticamente ovunque con questo pseudo monologo di Ron (uno dei miei personaggi preferiti). Brava!
 
Stile 2/2
Votazione massima anche qui. Hai scelto di raccontarci una storia ‘leggera’, ironica, esilarante. Partendo da questo presupposto, la scelta di narrare puntando tutto su Ron è stata la scelta azzeccata, perché lui è così. Hai parlato attraverso di lui, usando frasi semplici e dirette, con un linguaggio semplice e in linea con quello di Ron stesso.
 
Totale 46/50
 
Le parole sono 2287. Il limite è 1200. I punti malus sono 2.
 
Totale 44/50
  
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