"Gold Roger?" i miei occhi si
spalancarono esageratamente e non potei mascherare la mia incredulità "Tu
sei stato sulla nave del Re dei Pirati?" ripetei con enfasi, sbattendo le
palpebre ad ogni parola.
"Sconvolta?" Shanks scoppiò a ridere,
attirandomi nuovamente tra le sue braccia e crogiolandosi nelle lenzuola
fresche del mio letto "Ci siamo incontrati in una piccola isola, ero stato
costretto a battermi con un tizio che mi aveva rubato il pane... sai, all'epoca
non avevo molti spiccioli..." si strinse nelle spalle, io persa ancora una
volta nell'inebriante profumo del suo petto nudo "Lui mi vide e mi disse 'Hey, ragazzo! Hai fegato!' e mi propose di entrare nella
sua ciurma" al ricordo, i suoi occhi brillarono "Ovviamente ero solo
un misero mozzo, ma essere sulla Oro Jackson, Makino... quella è una sensazione
che pochi uomini hanno potuto provare nella vita"
Vederlo così pieno d'interesse ed eccitazione non faceva altro che aumentare
notevolmente la mia attrazione nei suoi confronti "Certo, dev'essere stata un'esperienza unica" convenni,
sospirando piano tra i peli sulla sua pelle "Gold
Roger, Silvers Rayleigh...
accipicchia! Chissà se..."
"Ti sarebbero piaciuti da matti, erano un vero spasso!" m'interruppe
con trepidazione "Questo me l'ha regalato lui" afferrò il suo
cappello di paglia dal comodino e mi sfuggì un moto di sorpresa "Un
giorno, gli altri scesero dalla nave per sbrigare delle commissioni e
lasciarono solo me di guardia..." cominciò a raccontare e io lo ascoltavo
rapita, come se le mie orecchie non volessero sentire altro "Si avvicinò
un equipaggio di malviventi estremamente pericolosi e riuscii a batterli solo
con le mie forze... il loro capo si chiamava Marshall D. Teach
e attualmente è ancora in circolazione" s'indicò l'occhio sinistro
"Mi ha procurato questa"
"Che cosa orribile!" mi portai le mani alla bocca istintivamente,
provando indignazione e dispiacere per qualcosa che, in fondo, era accaduto
molto tempo prima che lo conoscessi.
"Beh, quando Roger fece ritorno si complimentò per ciò che avevo
fatto" continuò Shanks, reprimendo come me la
rabbia verso il perfido uomo che gli aveva causato la cicatrice "Mi regalò
il suo capello" se lo rigirò tra le mani, soddisfatto "Gli era
affezionatissimo e sapevo che non ci avrebbe rinunciato per nulla al mondo. Ora
sono io ad esserci affezionato"
"Certo, è un regalo di Gold Roger!"
concordai con fare ovvio.
La sorpresa, lo scintillio nelle sue vivaci pupille, quei ricordi che lo
facevano tornare indietro nel tempo in modo così spensierato e la felicità con
cui ne parlava... smetterà mai tutto questo di tenermi inchiodata a lui?
"Vieni via con me" mi disse improvvisamente, gli occhi insistenti
piantati nei miei e quell'aria supplichevole da bambino.
"La fai facile" mi ritrovai a sospirare, sfiorando quei capelli rossi
come il fuoco e sorridendo di fronte alle sue idee strampalate e
affettuosamente campate in aria "Ma la mia vita è qui e lo sai. Non posso
abbandonare né Rufy né Woopslap"
Storse il naso "Sì, perché senza di te sarebbero persi"
"...e soprattutto, non posso lasciare questa casa" aggiunsi
sovrappensiero.
"Già" strinse le labbra, il suo tono bruscamente mutato "Questa
casa..."
E non sai quanto vorrei che questo potesse durare in eterno: la tua testa
morbidamente adagiata sul mio petto, le mie mani svogliate nei tuoi capelli...
immagina, immagina cosa potrebbe essere svegliarsi così tutti i santi giorni,
la salsedine e le onde, il vento e il mare aperto, le avventure e TE.
Ma dovrai compiere questo viaggio senza di me, Mio Capitano: io ti aspetterò,
ascoltando una vecchia canzone che ormai è diventata nostra e sperando nel tuo
ritorno...
Mi asciugai il sudore dalla fronte e sospirai pesantemente: servire del sakè a
tutti quei pirati poteva diventare un arduo mestiere se avevi trascorso la
notte con Shanks il Rosso e dato che ormai non
facevamo altro che dormire insieme, anche quella mattina mi sentivo
terribilmente stanca.
Ma la mia stanchezza era nulla, niente, vuota, evaporata non appena il mio
sguardo incontrava di nuovo il suo nella locanda: sinonimo di un desiderio che
non si sarebbe mai placato e di una fame che, nei miei sogni più reconditi,
nemmeno un'intera vita insieme sarebbe riuscita a saziare; elettricità,
vibrazione, sottilissimo filo teso che minacciava di spezzarsi al più flebile
tocco... cosa mi fai e cosa ti faccio.
"Permettimi almeno di venire con te nel prossimo viaggio! Anch'io voglio
diventare un grande pirata!"
"Non lo sai che affondare come una palla di cannone è il colmo di ogni
pirata?"
Alzai gli occhi al cielo ma non potei fare a meno di sorridere: Shanks e Rufy stavano discutendo
per l'ennesima volta.
Quella mattina, infatti, il piccoletto aveva giocato la sua ultima carta per
convincere il capitano della Red Force a farlo unire
alla sua ciurma: si era infilato un coltello nella guancia, sperando di destare
l'interesse dell'equipaggio e di persuaderli con il suo coraggio.
"Un giorno o l'altro questa peste scalmanata ti farà finire nei guai, Makino, te l'ho sempre detto!" me l'aveva riportato al
locale Shanks, ed io gli avevo premurosamente curato
la piccola ferita intimandogli di non riprovarci mai più.
"Adesso capisci perché non posso abbandonarlo, vero?" avevo scoccato
un'occhiata di scuse al capitano, il quale aveva fatto spallucce e aveva
sbuffato.
"Non è giusto che le tue attenzioni siano tutte per lui!" si era
imbronciato con aria gelosa ma, in fondo, sapevo che era perfettamente in grado
di capire.
Scossi la testa e tornai al presente, preoccupandomi di andare a prelevare
dell'altro liquore dalla dispensa prima che Yasop e Lucky Lou dessero di matto:
quando si mettevano d'impegno, quei due riuscivano a scolare da soli interi
barili di birra; non che l'ausilio degli altri non contasse, ma tra tutti erano
senza dubbio loro due i più dediti ai fasti dell'alcool, le pecore nere dei
pirati del rosso.
"Dai, non te la prendere! Bevi il tuo succo di mirtillo" udii in
lontananza la voce di Shanks.
"Wow, grazie!" sentii la risposta di Rufy,
dopodiché una risata generale.
"Hey, ragazzi! Guardate come beve il
moccioso!" di nuovo la voce del mio bambinone, era incorreggibile: non
potei evitare di sorridere, mentre raccoglievo l'ultimo barile e pensavo a
quanto l'amassi nonostante le sue inclinazioni infantili.
Ma forse era proprio questo a renderlo speciale, a farmi scuotere la testa e
pensare a lui in modo così maledettamente dolce, a rievocare piacevoli immagini
della notte appena trascorsa e a sospirare con aria sognante...
Mi resi conto di dovermi dare una mossa e non appena tornai, mi accorsi che i
battibecchi tra il capitano e il bambino si erano fatti ancora più animati
"Te la stai spassando come al solito, eh, capitano?" presi in giro a
mia volta il rosso, il quale si dondolò ridendo sullo sgabello accanto al
bancone.
Era casa nostra, stralcio di vita e buonumore, tempo per ridere e scherzare,
confidenza, intimità, calore e affetto.
Ma, tutt'a un tratto, qualcuno spalancò la porta del Partys
bar rumorosamente "Permesso?" calò il silenzio e tutti ci voltammo
verso la voce, mentre un uomo di statura alta e dall'aspetto spregevole si
faceva strada all'interno dell'osteria e raggiungeva il bancone sotto lo
sguardo muto degli altri uomini "Oh, e così sarebbero questi i pirati: è
la prima volta che ne vedo... che facce da idioti" commentò sdegnoso,
seguito dalle risatine poco raccomandabili dei suoi seguaci.
Deglutii e feci involontariamente un passo indietro: percepii il veloce sguardo
che mi rivolse Shanks, serio, sicuro di sé e
rassicurante e ciò bastò a farmi rilassare impercettibilmente.
"Salve, noi siamo una banda di Masnadieri" si presentò l'uomo con un
ghigno che non me la contava giusta "Tuttavia, non siamo venuti qui per
depredare l'osteria, vogliamo solo della birra. Daccene subito dieci
barili" concluse sbrigativo.
L'aspettativa era palpabile nell'atmosfera, gli occhi dei pirati addosso
"Mi dispiace, signore" riuscii a dire dopo un attimo di esitazione
"Al momento siamo a corto di birra"
Ovviamente, la mia esclamazione non fece altro che irritarlo "A
corto?" domandò in modo retorico "Strano! A quanto vedo, i pirati
stanno bevendo tutti qualcosa... è per caso acqua?" si avvicinò di un
millimetro a Shanks e, anche se non ne avevo alcun
motivo, il cuore mi balzò ugualmente in gola.
"No" m'intromisi subito "Ma stanno bevendo quel poco di birra
che è rimasta" sperai di salvarli con la gentilezza e le buone maniere.
"Mi dispiace, amico" intervenne Shanks,
nell'ambiente ancora asfissiante silenzio "A quanto pare, ci siamo scolati
tutte le scorte dell'osteria! Scusaci tanto" afferrò una bottiglia e, con
mia grande sorpresa, gliela porse "Se vuoi, però, è rimasta una bottiglia:
non è stata ancora aperta"
Fu la goccia che fece traboccare il vaso: l'uomo spaccò la bottiglia nella mano
di Shanks, facendo finire i pezzi di vetro sonoramente
a terra e bagnando la camicia del capitano e il pavimento della locanda.
Mi portai le mani alla bocca, sconvolta, ma il tipo continuò "Brutto
imbecille, sai con chi stai parlando? Non arrivare a prendermi in giro! Una
sola bottiglia non serve neanche a bagnarmi il gargarozzo!"
Le mie dita presero a tremare convulsamente sulle labbra scioccate: rabbia,
dispiacere, mortificazione, impotenza e frustrazione. Come avevo potuto sperare
che i miei modi potessero risolvere la situazione?
"Accidenti, il pavimento è tutto bagnato" mormorò sconsolato il
rosso, osservando dispiaciuto il legno sotto di sé "Mi dispiace per la
confusione, Makino" si rivolse improvvisamente a
me, ignorando le parole che continuavano ad uscire dalla bocca del violento e
accovacciandosi a terra "Hai uno straccio?"
"Lascia, faccio io" cercai di stroncare subito la sua iniziativa, ma
nello stesso istante un altro grande rumore mi fece stringere gli occhi: l'uomo
aveva rotto anche i bicchieri che si trovavano sul bancone, facendo cadere il
vetro e il liquido addosso a Shanks.
"Visto che ti piace tanto fare le pulizie... adesso avrai di che
divertirti!" lo derise con presunzione "Vi saluto, codardi!" e
sparì assieme ai suoi scagnozzi.
Immediatamente, m'inginocchiai accanto al capitano e cominciai a tamponargli il
volto con un fazzoletto "Ti sei fatto male?" gli chiesi in preda
all'ansia.
"Non preoccuparti, è tutto a posto" mi tranquillizzò lui
compostamente, dopotutto eravamo circondati da un bel po' di persone.
"Capitano, sei tutto bagnato! Che vergogna!" proruppero le risate, a
cui tutti si unirono fragorosamente eccetto Rufy, che
per tutto il tempo se n'era stato muto e spaventato in un angolo.
"Sei un vigliacco!" urlò all'improvviso "Non sei un vero pirata!
Un vero uomo avrebbe dovuto combattere!" era arrabbiato, ostinato e
fermamente convinto delle sue posizioni.
Shanks lo guardò stranito, poi rispose "Capisco
cosa vuoi dire, ma in fin dei conti mi sono solo sporcato di birra" fece
un'alzata di spalle come se niente fosse.
"Non c'è nulla di divertente in quello che è appena successo!"
s'impuntò l'altro, sbattendo i piedi a terra "Me ne vado! Non voglio più
parlare con uno smidollato come te!"
"E dai, non fare così!" cercò di trattenerlo il suo amico, ma non ci
fu verso.
Mi passai una mano sulla fronte e decisi di andare a prendere scopa e paletta
per pulire il pavimento del locale: qualcosa, dentro me, mi diceva che la
faccenda non si sarebbe conclusa tanto presto e il piccolo Rufy
non sapeva dove tutta la sua ostinazione l'avrebbe portato... ©
Ebbene sì, ancora in corso! Per la vostra gioia ma anche per la mia ;)
Beh, mi sono resa conto che il missing moment
meritava un'attenzione particolare e quindi mi è sembrato più opportuno
dividerlo in due parti: qui l'incontro con Higuma e nel
prossimo la perdita del braccio di Shanks.
Quindi non temete se questo capitolo vi sembra troppo breve perché il prossimo
(e ultimo, ma SUL SERIO stavolta! xD) sarà bello
corposo.
Vi aspetto allora e grazie a tutti!