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Autore: Scarlet_Dream    01/03/2013    0 recensioni
Odio tutto ciò che è fuori dal comune.
Odio le leggende e le favole impossibili.
Odio il sovrannaturale e le credenze popolari.
Sfortunatamente però, abito nella zona più ricca di racconti e di storie mostruose, che narrano di bestie notturne e sanguinarie, di patti malefici con creature demoniache e molteplici assurdità di cui non voglio minimamente descriverne le peculiarità.
Ovviamente il destino vuole che io debba farne parte in ogni caso...
vuole aprirmi gli occhi ad una realtà che ho sempre negato...
vuole tentarmi...
vuole sedurmi...
come quell'ombra che, ingenuamente...
ho invitato...a casa mia...
Genere: Dark, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Odio tutto ciò che è fuori dal comune.

Odio le leggende e le favole impossibili.

Odio il sovrannaturale e le credenze popolari. 

Sfortunatamente però, abito nella zona più ricca di racconti e di storie mostruose, che narrano di bestie notturne sanguinarie e di patti malefici con creature demoniache.

Ma queste, sono solo solamente un mucchio di sciocchezze; il fatto che i miei genitori fossero degli studiosi, ma soprattutto degli appassionati di queste assurde digerire non significa che abbiano trasmesso questa insana passione anche a me.

Io sono una persona realista, e non voglio certamente finire come i miei genitori sognatori...scomparsi la notte del’ undici Aprile 1960.

Secondo alcuni sarebbero scappati abbandonando la loro figlia all’età di 12 anni per inseguire le loro straordinarie avventure, secondo altri invece sarebbero stati portati via dalle creature notturne più temute in tutta la Transilvania...ovvero i vampiri.

Bestie feroci che si nutrono del sangue umano, dei non-viventi che si nascondono nel buio temendo la luce del giorno.

Sono più propensa a credere che i miei genitori, non sopportando l’inutile fardello di una figlia, abbiano deciso di abbandonarla dedicando la loro vita nella ricerca e nello studio di stupide leggende; non provo rabbia per questa versione dei fatti, preferisco la sincerità che un’inutile bugia sul fatto che dei vampiri abbiano portato via i miei genitori...

Ora ho ben sedici anni, ho imparato, grazie alle mie sole forze, a vivere da sola nella casa dove anni orsono vivevo con i miei. 

Da quel giorno ho smesso di credere nelle favole, nelle leggende e in ogni cosa che non può esistere. 

 

Era una mattina di fine Novembre, il gelo dell’inverno stava per posare il suo manto sui meravigliosi colori autunnali; uscita di casa, come sempre per andare a lavorare, mi accorsi del  vento freddo e pungente, così presi il mio morbido scialle e lo posai sulle spalle, nella speranza di trovarci maggior tepore.

Passai lungo il sentiero ricoperto dalle ultime foglie rossicce, chiusi gli occhi godendomi l’addio dell’autunno, poi gli riaprii e con un sussulto mi accorsi di una figura incappucciata che si ergeva a pochi metri da me. 

Continuai a camminare come se nulla fosse cercando di non lasciar trasparire la mia insicurezza; anche la figura continuò ad avanzare tranquillamente, non appena mi oltrepassò disse con estrema cortesia:

“Buona giornata!” 

Io sorpresa ma nello stesso tempo sollevata risposi con altrettanto garbo:

-”Grazie, anche a voi messere.” Dissi essendomi accorta che la profonda voce suadente apparteneva senza alcun dubbio ad un uomo.

Poi continuai senza problemi lungo il villaggio di Poltzuk

Per tutta la durata del viaggio mi interrogai su chi potesse mai essere quel uomo; non lo avevo mai notato, forse era uno straniero, perché se fosse stato un’abitante del villaggio mi sarei certo ricordata di una voce così graffiante ma nello stesso tempo sensuale...

Un velo di imbarazzo si creò sul mio volto, ma cosa andavo a pensare...non pensavo di essere così inopportuna.

Cercai di cancellare quelle supposizioni dalla mia mente e di dirigermi al più presto nella casa del signor Kaspar, oggi avrei dovuto dare una ripulita al porcile.

Quanto adoravo i maiali, creature così incomprese che nascondono un’eleganza propria.

Passavo quasi tutto il giorno in loro compagnia, mi dispiaceva molto veder loro fare la solita brutta fine, ovvero nella macelleria dei signori Hirez.

Arrivata, trovai la mia migliore amica Rebecca che mi aspettava, i suoi genitori sono originari del nord Europa, ma poi si sono trasferiti qui perché erano proprietari di coltivazioni di tabacco...sfortunatamente però una tempesta ha sradicato tutti i campi e loro si sono ritrovati senza nulla. Ecco perché Rebecca è costretta come me a lavorare per il signor Kaspar.

-”Eccoti qui cialtrona, come mai così in ritardo?” Disse con la solita allegria smisurata

Decisi di tralasciare i dettagli del misterioso straniero:

-”Beh ecco, mi sono fermata a guardare gli ultimi colori autunnali, tra qualche giorno probabilmente tutto questo sarà coperto dalla neve.” Dissi sospirando

-”Eh già, hai proprio ragione...” Disse annuendo senza aver capito una parola di quello che avevo detto.

-”...ecco...per caso sai se in questi giorni è arrivato qualcuno di nuovo al villaggio?” Dissi cercando di restare il più neutra possibile.

Lei, leggermente confusa, provò a pensarci un attimo, ma dopo qualche secondo rinunciò:

“...no, non mi sembra...se fosse arrivato qualcuno certamente lo saprei...perché mi chiedi questo?” Dissi incuriosita

Io, essendomi fregata da sola, cercai di camuffare il tutto cambiando discorso:

“Siamo in ritardo, altrimenti il signor Kaspar ci sgriderà!!” Dissi trascinandola per un braccio.

Lei, sempre più confusa mi seguii senza più dir nulla.

 

Non appena ebbi finito salutai Rebecca sperando che avesse dimenticato la discussione di poche ore fa; fortunatamente non mi chiese niente ma sorrise come sempre salutandomi.

Il crepuscolo era oramai sopraggiunto e camminai sempre più veloce per non farmi la strada al buio, so che Poltzuk era un villaggio tranquillo ma...non mi piaceva l’idea di passeggiare di notte. 

Mentre percorrevo il solito sentiero ebbi una strana sensazione...era come se qualcuno mi stesse seguendo, mi guardai intorno ma poi decisi che era meglio rincasare il più in fretta possibile. 

Quando scorsi finalmente la mia casa illuminata dalle due lanterne esterne mi sentii più rincuorata, solo una cosa c’era in più da quando ero partita.

Una strana figura incappucciata stava davanti alla porta come nella speranza di entrare, mi avvicinai e domandai:

-”Scusi sta' cercando qualcuno?” Dissi con freddezza

La figura si tolse lentamente il cappuccio rivelando un ragazzo dai capelli corvini, piuttosto ribelli e luminosi, aveva due occhi verdi ed estremamente maliziosi. La sua pelle era bianca e splendente come il pallore della luna, i suoi zigomi erano piuttosto marcati e sottolineavano le sue labbra leggermente socchiuse. 

-”Oh, mi scuso se la ho spaventata.” Disse con una voce troppo familiare...doveva essere lui, lo straniero di stamattina.

Mi avvicinai lentamente cercando di studiarne le intenzioni, ma il mio sguardo si soffermò troppo sui particolari...gli occhi, il fisico imponente ma sicuramente agile...i capelli, la pelle...

-”Avete bisogno di qualcosa?” Dissi con più delicatezza, essendomi fatta “leggermente” incantare

dal suo fascino, ma ugualmente superandolo aprendo la porta e posizionandomi sull’uscio.

Egli sembrava piuttosto seccato da questo mio gesto ma con un sorriso fiducioso cercò di camuffarlo:

-”Ecco, vengo dai paesi dell’ovest, sono in viaggio da più di due mesi oramai...il mio villaggio è stato invaso da degli usurpatori, che lo hanno raso al suolo ed infine bruciato...

se mi invitasti ad entrare per un po’, da riprendere le forze e da rifornirmi, ripartirei subito...non abuserei troppo del tuo tempo.” Disse con aria piuttosto convincente 

Io, squadrandolo da cima a fondo domandai:

-”Solo per qualche ora?” 

Lui con un altro sorriso rispose:

-”Ma certo...solo per qualche ora.” 

Io facendo segno di entrare andai a preparagli qualcosa da mangiare ma fui subito bloccata da un suo strano, bizzarro pretesto:

-”Ma come, non mi inviti formalmente ad entrare?” Disse piuttosto seccato

Io colpita dissi lui:

-”Non capisco...cosa intendi per formalmente?” Domandai sbigottita

Lui stizzito rispose:

“Magari potresti domandarmi, come tutte le signorine che si rispettino, “Puoi entrare in questa casa, oppure sei mio ospite, entra pure in casa....” non te lo hanno mai insegnato?

Io più infastidita che confusa mi avvicinai tanto da lui da sentirne il respiro, ma non così tanto da varcare l’uscio.

-”Allora se cerchi una signorina che si rispetti e che ti pulisca il sederino ti consiglio di cercarti un’altra casa caro il mio superstite eremita!” Detto questo gli chiusi la porta in faccia.

Non volevo arrivare a tanto, ma le sue parole mi avevano davvero fatto imbestialire...soprattutto alla frase “signorina per bene” e “non te lo ha insegnato nessuno?”

No, purtroppo non era mica colpa mia se i miei genitori perdevano il loro tempo invece che istruire la loro figlia alle buone maniere...comunque restava il fatto che quel tizio, pur essendo estremamente attraente, era un individuo sospetto.

Mi avviai su per le scale, magari un bel bagno caldo mi avrebbe calmata.

Tolsi il mio vestito semi logoro dopo un’intera giornata passata in un porcile, sfilai la morbida fascia che riscopriva il mio seno ed infine mi immersi nella piccola vasca.

Non avevo un corpo statuario come Rebecca, i miei seni erano la metà dei suoi...e i miei fianchi erano troppo fini, solo nei capelli la superavo, i miei erano lunghi e mossi di un tenue color nocciola, sempre morbidi anche dopo il lavoro, i suoi erano biondi ma secchi, come la paglia. Ciò nonostante continuavo a pensare se quello straniero non mi avesse considerata una signorina solo per il semplice fatto che mi considerasse brutta e sotto le sue aspettative....

Ma a me cosa diavolo doveva importare??? Tanto dubito che lo avrei rincontrato...era stato scortese, e detestabile.

Mi affondai nel letto matrimoniale dei miei genitori, di solito, andavo lì...quando mi sentivo insicura, era come se loro mi fossero vicino...so che era solo una stupida illusione, ma in certo senso mi confortava almeno un po’.

Quella notte ebbi un sonno irrequieto, più volte giuro di aver sentito le ante delle finestre sbattere violentemente, ma non ebbi il coraggio di andare a verificare.

La mattina seguente, uscita di casa, controllai che tutto fosse in ordine...e in effetti tutto era al suo posto, ad eccezione di una piccola rosa rossa posta proprio davanti alla porta, all’inizio pensai che forse me l’aveva lasciata quello straniero, ma datami una bella scrollatina di capo, convenni che fosse un ultimo regalo dell’autunno trascinato qui dal vento.

Passai tranquillamente lungo il sentiero, non vi era anima viva. 

Meglio così, prima mi sarei dimenticata di quel ragazzo meglio era.

Arrivata a casa del signor Kaspar vidi la mia amica Rebecca che,come sempre, cominciò a parlare del suo presunto fidanzato Johsè, un signorino dell’alta borghesia giunto fin qui dall’Inghilterra per coronare il suo sogno d’amore con lei...tutte fantasie ovviamente...il suo fidanzato era sì Johsè, ma era un comune contadino a sue isolati dalla sua casa, non capisco perché ancora adesso mette su tutta questa commedia per mascherare una realtà così genuina...in fondo che male c’era se Johsè era un comune ragazzo di campagna? Forse Rebecca se ne vergognava? Fatto sta' che ero io che dovevo subirmi ogni mattina queste messe in scena. Ma per non demoralizzarla la stavo sempre a sentire...pensando ovviamente a altro.

Per tutto il giorno il nostro compito era pelar patate, un incarico di buon auspicio se non sei come me...ovvero una frana con i coltelli.

Tornai infatti a casa con mille tagli sulle dita, che disdetta pensai, ora avrei sprecato tutta la serata per fasciarmi; continuai a lamentarmi per tutto il viaggio, non accorgendomi che ero già giunta a casa.

Con la più grande sorpresa vi ritrovai lui...lo straniero!!

Se ne stava appoggiato alla porta, con aria annoiata; non appena mi vide mi venne allegramente incontro, io allibita lo superai senza degnarlo di un solo sguardo, aprii la porta e vi entrai, ma prima di chiudere lui mi disse:

-”Ti chiedo perdono se ieri sono stato scortese con te!” Disse supplichevole

-”Tutto qui? No perché io avrei da fare...” Dissi stizzita però tenendo la porta aperta

-”No, sono veramente desolato...e te ne prego, sono stanco e non mangio da giorni...per cui fammi entrare...” Disse con due occhi impossibili da evitare

Io imbarazzata cercai di trovare un scusa per accusarlo di nuovo:

-”E perchè non c’eri questa mattina? Se davvero eri così affamato saresti stato qui, fuori tutta la notte...” Dissi vergognandomi

Lui, inarcando le sopracciglia rispose:

“Beh, dopo il tuo rifiuto di ieri sono stato al villaggio, nella speranza che qualcuno potesse darmi ospitalità..ma purtroppo molti me la hanno negata.

Per cui ho dormito in un vicolo qua vicino, ho aspettato la mattina inoltrata ma purtroppo quando sono venuto qua tu...eri già andata!” Disse appoggiandosi all’uscio...in quella posizione era così...così affascinante...

Cercai però di non dare a vedere il mio interessamento, e più ammorbidita gli dissi:

“Non credere che questa cosa diventi un’abitudine...mangi, riposi un po’ e dopo te ne vai...intesi?” Feci un profondo respiro e poi con tutta la grazia che avevo domandai

-”Sei invitato ufficialmente nella mia casa” Finì ironicamente

Lui, quasi sollevato, mi sorrise e poi entrò.

In un certo momento mi sentii strana, era come se avessi appena pronunciato una formula magica...ma poi mi dissi che era la stanchezza che mi faceva pensare a tali assurdità...

così, mi diressi verso la cucina.

-”Fai come fossi a casa tua, preparo qualcosa e poi...” Mi girai verso di lui, ma egli era sparito, dissolto nell’aria.

Mi avvicinai alla porta, guardai se fosse uscito, ma non c’erano tracce di lui.

Sentii improvvisamente un rumore frastornante al piano di sopra, impaurita urlai:

-”Che scherzi sono questi? Che diamine stai facendo?” Dissi tremando

Corsi sulle scale, raggiunto il piano superiore andai a controllare nella stanza dei miei genitori, aprii la porta e, sconvolta, posai la mano sulla bocca per contenermi; la stanza era completamente sottosopra, i cassetti erano stati trafugati, l’armadio era spaccato a metà, oggetti vari erano sparpagliati qua e là...

pian piano cominciai a riflettere sul fatto che quel ragazzo fosse veramente sospetto...forse era un ladro, o peggio...

Presi la prima cosa che mi capitò tra le mani, in questo caso si trattava di un pezzo di vetro, e camminai quatta quatta lungo il corridoio:

-”Chi sei? A che gioco stai giocando!” Dissi tremante

-”Un gioco molto, mooolto eccitante...” Disse una voce penetrante, nel buio

Non ebbi nemmeno il tempo per sussultare che mi ritrovai spalle al muro, il pezzo di vetro mi scivolò per terra perché delle mani possenti mi tenevano incatenata al muro.

-”Posso sapere che diavolo vuoi da me? Non ho oggetti di gran valore in casa...” Dissi cercando di mantenere l’autocontrollo.

-”Non mi interessano gli oggetti preziosi, perché la cosa più preziosa è qui davanti ai miei occhi.” E finalmente mostrò il suo vero volto dotato di occhi assassini e  di uno sguardo alquanto minaccioso.

-”Ma cosa stai blaterando? Vattene dalla mia casa!” Gli urlai

Ma lui sembrava sempre più divertito, si avvicinò talmente tanto che la sua bocca era ad un centimetro dalla mia.

-”Non avresti dovuto aprirmi Josefine, adesso ti perseguiterò finche non mi rivelerai informazioni che i tuoi genitori tenevano ben nascoste...” Disse divertito

-”I miei genitori? A-aspetta ma tu come conosci il mio nome? Chi sei? CHI DIAVOLO SEI?” Dissi delirando

Ma più mi dimenavo più lui stringeva la presa

-”Io so tutto di te, so che non credi alle leggende e ai racconti perché gli temi, temi di finire come i tuoi poveri genitori...ma se collaborerai ti prometto che non ti accadrà nulla. E se ci tieni proprio a sapere chi sono io te lo dirò senza troppi giri di parole...

io sono un vampiro.” Disse malignamente

Un silenzio tombale era sceso tra di noi, un brivido mi percorse la schiena...lo guardai sgranando gli occhi, per poi urlare nella collera più assoluta

-”Tu sei tutto matto, i vampiri non esistono, sono solo esseri inventati dalla mente umana...perché è talmente sciocca da crearsi ulteriori paure ed infine esserne perfino vittima.” Urlai cercando di allontanarlo

Ma lui mi guardò con occhi sanguinari, poi d’improvviso mi strappò il vestito all’altezza del collo e cominciò a leccarlo con impeto.

Non riuscii a trattenere i miei gemiti, mi stava facendo una cosa obbrobriosa ma nello stesso tempo ogni parte che toccava con la lingua diveniva bollente.

Continuava sempre più violentemente, non riuscivo a dimenarmi, il mio corpo era completamente paralizzato; poi ad un certo punto smise e si staccò.

Mi guardò con soddisfazione e si leccò le labbra:

-”...non provare, ma più, a paragonarmi a voi stupidi umani...

sai, sei un tipetto piuttosto combattivo e ribelle, ma non mi lascio intimorire, saprò domarti. Per questa sera ho finito, ma tornerò, ora che...

ho il tuo permesso per entrare...” 

E detto ciò, si incamminò verso le scale, fece pochi scalini e poi il rumore dei suoi passi svanì, come se si fosse volatilizzato. 

Rimasi attaccata a quel muro per non so quanto tempo, mi girava la testa e sentivo vampate ardenti sul collo, 

vampiro o meno quel ragazzo era pericoloso ed io, come una sciocca, ero caduta ingenuamente nella sua trappola. 

Mi avviai lentamente verso la camera semi distrutta dei miei genitori, presi la scopa e cominciai a rassettarla da cima a fondo; avrei voluto urlare, avrei voluto scappare, ma per quanto mi sforzavo non riuscivo a muovermi o a piangere...era come se quell’incontro mi avesse scombussolato ogni genere di sentimento ed emozione.

  
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