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Autore: Now Fearless    01/03/2013    2 recensioni
Elisa è una ragazza diciassettenne. Ha una famiglia, degli amici e una normale vita da...adolescente. Nonostante la sua continua voglia di libertà e di indipendenza, non riesce ad immaginarsi senza la sua migliore amica Daniela. Loro sono come il pane e la Nutella. Dove c'è una c'è anche l'altra. Ma cos'è quel battito che si solleva nel petto di Elisa quando sta con lei? Perché è così terribilmente gelosa? Elisa non lo sa. E per qualche assurdo motivo non vuole saperlo. Un giorno però, Daniela incontra il suo vero amore che la rapisce dal primo istante. Riuscirà Elisa a resistere nel vedere la sua "amica" fidanzata? Capirà cos'è quel sentimento che prova? O continuerà a nascondercisi dietro ancora?
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Driiiiin! “Finalmente!” pensò Elisa. Quella campanella sembrava non voler mai suonare. Era stata una lunga giornata. Le ore erano lente e ogni secondo pesava come un pesce in più nella rete di un pescatore. Erano le 2.00 del pomeriggio. Elisa mise velocemente nello zaino quel poco che le era rimasto sul banco e si incamminò velocemente verso l'uscita dell'aula. Percorse il corridoio che la separava dalla porta del primo piano e scese svelta le scale verso il piano inferiore. Quella scuola era piuttosto recente. Si era iscritta lì per studiare lingue. La materia la aveva sempre appassionata. Avrebbe voluto viaggiare per il mondo, visitare musei, teatri, chiese e camminare per le strade di città straniere essendo pienamente consapevole che qualsiasi cosa le avrebbero chiesto, lei sarebbe stata in grado di rispondere senza difficoltà alcuna. Ma per quello era ancora piuttosto presto. Adesso voleva impegnarsi a fondo nei suoi studi e cominciare a pensare cosa ne avrebbe fatto di quella vita che, fino ad allora, poteva essere considerata normale.

L'edificio era piuttosto mal andato, soprattutto nelle finiture e nei servizi che lasciavano un po' desiderare. In inverno spesso faceva freddo e in primavera sin troppo caldo. Nonostante le sue condizioni però, la maggior parte della città studiava lì. Infatti, sulla validità degli insegnamenti non si poteva discutere.

Elisa oltrepassò il grande cancello verde arruginito e si avviò verso la fermata dell'autobus. Si guardò intorno. Pochi studenti dietro di lei si perdevano tra chiacchiere e risate su cose avvenute poche ore prima. Un professore aspettava impaziente l'arrivo dell'autobus guardando ogni due minuti l'orologio, con la vana speranza di poter rallentare quelle maledette lancette che ogni giorno controllano la vita di ogni persona. Una coppia di signori anziani tentava invano di leggere un cartello degli orari, balbettando qualche parola in dialetto piemontese. Anche se disinteressato, l'orecchio di Elisa si tese ad ascoltare i loro discorsi. Tentò di capire qualche parola e alla fine ci riuscì. Sorrise. Anche se il senso di quelle lingue non lo era mai riuscita a comprendere, la loro musicalità le interessava alquanto. Spesso le capitava di soffermarsi su quelle strane affermazioni e di divertirsi a ripeterle, cercando di imitarle nel miglior modo possibile.

L'arrivo dell'autobus la distrasse dal vivace dialogo tra i due signori che intanto si erano seduti su una panchina aspettando che la loro linea arrivasse. Salì e si sedette vicino alla finestra. Si mise le cuffie nelle orecchie e attaccò World behind my wall dei Tokio Hotel. Adorava ascoltare quella canzone quando era fuori. Le dava un senso di spensierata libertà. Come se in quei 4 minuti il resto del mondo non esistesse più e lei correva libera a piedi nudi per una campo senza fine, senza stancarsi mai, sentendo i vestiti attaccarglisi addosso. Il mondo era lontano ormai, non contava più, non potava influire sulle sue sensazioni. Si era esternato dalla sua vita in pochi istanti. E lei, libera, Elisa, semplice ragazza in un mondo dove il semplice non esisteva.

Ma il suo scenario di libertà svanì tutto d'un tratto quando una signora le chiese gentilmente di cederle il posto. Elisa si alzò, ancora un po' estasiata dal quel momento di “out of world” e si mise vicino alla porta aspettando che si aprisse. Scese e si incamminò verso casa ancora con la musica nelle orecchie. A passo ritmato arrivò davanti alla porta di casa e prima di aprirla si fermò coi piedi sullo zerbino e prese il cellulare dalla tasca. Accese lo schermo. Un nuovo messaggio. Lo aprì: “arrivata? =)” Accennò ad un sorriso e, senza rispondere, entrò in casa.

Suo padre era seduto sul divano con le mani incrociate dietro la nuca. Il padre di Elisa si chiamava Giulio, era il classico uomo tutto “casa e lavoro”. Lavorava negli uffici di un azienda automobilistica e il più delle volte passava giorni o anche settimane all'estero per svolgere importanti incarichi lavorativi. Non aveva mai saputo fare il suo dovere di padre fino in fondo, molto probabilmente perché passava poco tempo con i figli. Era capace di promettere dieci cose e non farne nemmeno una, e Elisa lo sapeva bene. Col tempo aveva imparato infatti a non fidarsi mai troppo di suo padre, seppure gli volesse comunque molto bene. Nonostante non fosse molto presente in casa, era un uomo piuttosto esigente e non era facile contraddirlo quando affermava qualcosa. Sovente criticava gli atteggiamenti del figlio o le pulizie della moglie, che anche nel caso fossero state svolte perfettamente, avrebbero sempre avuto qualcosa che le contraddistingueva da quelle che faceva lui. Fortunatamente, la bontà e la pazienza della moglie erano di aiuto a queste sue «fissazioni».

Quando Giulio vide sua figlia entrare si alzò e la salutò con un bacio chiedendole: “Come è andata a scuola?”. “Bene” rispose Elisa. Avrebbe voluto raccontargli di quanto fossero state noiose e lunghe quelle ore, di quanto la professoressa di storia dell'arte fosse logorroica, ma soprattutto avrebbe voluto abbracciarlo forte e dirgli che le era mancato tanto. Quando però lo vide infilarsi la giacca in camoscio marroncino e le scarpe che lei e sua mamma gli avevano regalato per il compleanno, Elisa capì tutto. “Perdonami se non mi fermo a mangiare ma ho un lavoro da svolgere in ufficio. Torno stasera per cena ok? Dì a mamma quando torna di non dimenticarsi di portare tuo fratello a basket alle 5.00, non può permettersi di saltare altre lezioni. Ne ha già saltate troppe” detto questo uscì di casa sotto lo sguardo deluso ma poco sorpreso di Elisa che lo guardò scomparire pian piano dietro la porta dell'appartamento. Rimase qualche secondo a fissare quella maniglia e, forse speranzosa di un suo movimento, abbassò lo sguardo fino a che non sentì un lieve odore di bruciato provenire dalla cucina. Corse verso il fornello e tolse veloce la pentola dal fuoco. Mise quella porzione ormai non più così invitante di pasta al pesto in un piatto, si sedette e cominciò a mangiarla in fretta e furia, quasi strozzandosi, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.

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