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Autore: lupacchiotta_mannara    01/03/2013    0 recensioni
Complice uno scenario del passato, il futuro di una storia finita.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Orbitando

 

Non era poi tanto insolito che ci trovassimo nello stesso posto, dopotutto ci siamo conosciuti proprio in questo campeggio.

Li osservo da lontano, nella penombra del campo, con un bicchiere di vino in una mano e una sigaretta nell'altra. Diversa da allora.

Sono impacciati nei movimenti, come due adolescenti alle prime armi. Si urtano per sbaglio, non hanno ancora capito chi è il sole e chi è il pianeta. Non c'è armonia in loro.

Inspiro una boccata dalla sigaretta e osservo il fumo salire in intricati arabeschi.

Lo vedo gettarmi un'occhiata nervosa, ha paura di una piazzata. Non ricorda che il contegno e la riservatezza che mi hanno sempre contraddistinto mi portano ad essere riflessiva e calma.

Lei mi nota, probabilmente mi riconosce dai racconti degli amici di lui, dei loro amici, lui prova ad afferrarla per un braccio ma lei si divincola e marcia verso di me con fiero cipiglio. Il topolino nella tana del leone.

Assottiglio lo sguardo mentre lei si avvicina e, complice il cono di luce del lampione, la studio.

È diversa da me, non completamente, forse per il colore dei capelli, ma eppure è così diversa.

È formosa, il viso rotondo circondato da un caschetto corto e dritto come spaghetti. Anonima

Poso il bicchiere di vino e gioco distratta con un boccolo, continuando la mia analisi.

Il viso privo di trucco è paffuto, le labbra contratte in una smorfia di irritazione.

«Cosa vuoi?» non si presenta, tanto so già chi è I suoi amici si sono premurati di farmi sapere di lei. Lo sguardo di sfida e i pugni stretti sui fianchi.

«Cosa ti fa pensare che io voglia qualcosa da te?» non sa come rispondere, spiazzata forse dalla mia voce che credeva più...petulante.

Vedo dietro di lei i loro amici che ci scrutano ansiosi.

«Non sei ben accetta, qui» la osservo tediata mentre sottolinea il concetto con un ampio gesto. In uno sbuffo spengo la sigaretta e riprendo il bicchiere di vino. Si agita nervosa sotto il mio sguardo e assottiglia le labbra con stizza.

Rimetto il bicchiere sul tavolo dopo aver bevuto l'ultimo sorso e mi stiracchio come un grosso gatto al sole mentre sulle labbra mi si dipinge un sorriso di scherno. Il leone osserva il topolino.

«Non ho paura di te, lui ha scelto me esclama con soddisfazione e trionfo.

«Au contraire, mia cara, sono io che ho scelto me stessasorrido mentre lei inarca il sopracciglio scettica io ho scelto di diventare qualcuno, ho scelto il mio lavoro, quelle come me non sono fatte per stare a casa a fare la calza in attesa del maritino» l'espressione incerta mi fa capire che per tutti lui ha lasciato me.

Si riprende e con stizza batte il piede a terra, si volta e così come è venuta se ne torna alla loro tenda. Il topolino batte in ritirata.

Sibila qualcosa a lui e i suoi amici le si fanno intorno protettivi. Lui mi getta uno sguardo di rimprovero.

Allungo le gambe sotto il tavolo mentre un fruscio alle mie spalle attira la mia attenzione.

«Che maleducata! Non si è nemmeno presentata!» il suo ventre dietro la mia nuca, le mani forti a sciogliere i nervi delle spalle.

«Se fosse stata più paziente, avrebbe saputo che quelle come me sono fatte per quelli come te» abbandono il capo all'indietro «Lei non sarà mai un sole».

  
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