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Autore: Casta    01/03/2013    1 recensioni
...mai questa frase mi è sembrata più azzeccata di sta sera, questa sera, questa comunissima sera in cui ho deciso di riprendere la tastiera, di aprire word e di marchiare con l'inchiostro quello che la mia mente non riesce a descrivere, e ti ritrovi a sbattere le dita furiosamente contro i tasti pensando di poter fermare meglio i concetti che scivolosi come anguille cercano di sfuggire dalla nostra mente...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arriva sempre quel momento della giornata in cui si mette una parola fine a ciò che è stato fino ad allora. Io di solito metto questo immaginario punto quando dopo un giorno spossante lontano da casa riesco a prendere quel maledettissimo treno che mi fa sempre correre come un dannato; così, entrando di striscio tra le porte già semi chiuse, alzando il volume del lettore MP3 per coprire tutto il resto e sedendomi al primo sedile libero che trovo penso: ”Ecco, se n’è andata un’altra giornata… Per oggi abbiamo finito, vediamo cosa ci riserva il domani”.
È questo il momento in cui penso, forse più della sera, tra le membra distrutte dai cento metri piani corsi per raggiungere il maledettissimo trasporto pubblico, il cervello strizzato e la mente invasa da melodiosi sospiri armonici e acide vomitate di sintetizzatore che sgorgano a fiumi dal congegno collegato alle mie. Pensare per me significa riorganizzare, elaborare, cucire, collegare, assaporare, insomma far di ciò che è stato parte del mio futuro, marcando a fuoco la mia mente in modo che nulla se ne vada; come un vecchio avaro tento di trattenere tanto più che posso.

È dal mio passato che getto le basi per il mio futuro, non ci esisterà nessun “sarò” senza un “fui” più che certo.
Sia chiaro, pensare non è sempre bene, anzi, il più delle volte fa male, molto male. Certe cose vorremmo cancellarle dalla nostra vita, strapparle con le unghie, bruciarle, disintegrarle, vaporizzarle.
Tutto ciò è impossibile. Poche storie, non possiamo dire: “Questo episodio è stato proprio brutto, non voglio più ricordarlo”. No, non si può proprio. Presto o tardi quel pensiero allontanato, spostato, accantonato tornerà, farà più male e ci dovremo soffrire di nuovo.

“Quel che è andato è passato e non se ne va più” canta Bianco nella sua bellissima “Agosto”. È vero, non c’è nulla di più vero. Non mi stancherò mai di dirlo: indietro non si torna… MAI! Neanche per prendere la rincorsa.
Il passato non si cambia, non si cancella e non lo si dimentica. Il passato siamo noi, il passato siamo stati, il passato saremo noi.
E invece il nostro lo passiamo a rimpiangere ciò che è stato, non pensiamo a futuro, e stiamo tutto il tempo a rimuginare su quello che avremmo potuto fare, quello che avremmo potuto dire, quello che avremmo dovuto essere…
Stronzate, stronzate, solo stronzate! Cosa possiamo ancora fare con quello che fu? Imparare è l’unica risposta possibile, fare in modo che il passato che ora stiamo vivendo come presente sia sempre il meglio possibile, non accontentarsi, vivere più intensamente che mai, assaporare ogni istante, ogni secondo ed ogni sua frazione.

“La vita fugge e non s’arresta un’ora” diceva Petrarca. Noi sbagliamo, la inseguiamo, la rincorriamo cercando con tutte le nostre forse di appenderci a qualcosa di immortale, di troppo grande è perfetto per noi. Noi siamo destinati a tornare atomi sparsi; non siamo altro che atomi ed energia in prestito, la nostra immortalità risiede nella capacità nella nostra piccolezza di essere ricordati, di essere un’importante nota nella complessa melodia del mondo.
Il tempo cancella quello che di materiale siamo stati, la mente no però… Nella mente viviamo ancora e non viviamo né nel presente né nel futuro, ma nel passato; dalla nascita siamo destinati a essere passato, mai futuro!
Ma nella mente viviamo, per quello bisogna pensare, utilizzare quella maledettissima quantità di fantastiche cellule che rendono possibile ciò che altrimenti sarebbe assolutamente impossibile: L’immortalità.
Per questo penso, vorrei poter portare tutto e tutti, nessuno escluso! Tutti meritano l’immortalità, tutto va ricordato, nulla va dimenticato; dimentichiamo e verremo dimenticati.
Pensiamo gente, pensiamo!
 
   
 
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