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Autore: AlberoDiBanane    01/03/2013    1 recensioni
Volevo una vacanza, solo una semplice vacanza.
Tra l’uscita del nuovo album, l’inizio del nuovo tour, le pressioni familiari, non ero riuscito a trovare un solo momento per me.
Quindi, un bel giorno, mi ero seduto davanti al computer, avevo girato un paio di siti, e avevo prenotato una stanza nell’hotel più lussuoso, più costoso e più confortevole delle Hawaii.
Ciò che non sapevo, era che dentro l'albergo ci sarebbe stato anche ciò che avrei odiato.
O meglio, colei che avrei odiato.
Genere: Comico, Demenziale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Joe Jonas
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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17 agosto 2013
 
–Signor Jonas! Che piacere averla qua! Siamo onorati che lei abbia scelto proprio il nostro hotel per il suo soggiorno alle Hawaii–
Sorrisi cortese al direttore che, a quanto mia avevano riferito, era partito dal suo hotel in Spagna solo per accogliermi.
Che poi, a me non avrebbe fatto la minima differenza.
Volevo una vacanza, solo una semplice vacanza.
Tra l’uscita del nuovo album, l’inizio del nuovo tour, le pressioni familiari, non ero riuscito a trovare un solo momento per me.
Non mi ero rilassato nemmeno al mio compleanno!
Insomma, io amo le feste a sorpresa!
Ma quelle feste in cui entri in casa e ti urlano “Sorpresa!”.
Quelle che festeggi con i tuoi amici più intimi.
Quelle in cui tutti si ammazzano per poter stare vicino a te quando spegni le candeline.
Magari avessi spento le candeline!
Sono riuscito a malapena a trovare la torta...
Anzi, la torta non l’ho proprio trovata. Ho trovato solo un piatto con una misera fetta.
Che tristezza.
Non sono riuscito a riconoscere neanche uno dei miei amici.
Quindi, un bel giorno, mi ero seduto davanti al computer, avevo girato un paio di siti, e avevo prenotato una stanza nell’hotel più lussuoso, più costoso e più confortevole delle Hawaii.
E non ci sarebbe stato nessun problema per le fans.
Non avevo la benché minima intenzione di uscire dall’hotel.
Tutto quello di cui avevo bisogno era dentro l’albergo.
Ciò che non sapevo, era che dentro ci sarebbe stato anche ciò che avrei odiato.
O meglio, colei che avrei odiato.
 
–...e questo è il bar. Bene, il breve tour dell’albergo è finito!–
“Eh? Cosa? Breve tour? Bar? Ho camminato per tutto questo tempo?!”
–Ecco la chiave. Mi permetta di accompagnarla alla sua stanza!–
“E magari vuoi anche entrare...”
–E’ una delle camere più grandi dell’hotel. Di solito appartengono ai proprietari, ma per lei possiamo fare un eccezione!–
–Grazie mille– dissi sarcastico, cose che il direttore non afferrò.
–Io, purtroppo, devo urgentemente tornare al mio albergo in Spagna. Stiamo facendo dei piccoli lavori dei restauro, e c’è bisogno del direttore che supervisioni!–
“E a me che me frega?!”
–Ma non si preoccupi! Nella stanza qui accanto alloggiano le mie figlie. Sono esperte quasi quanto me, quindi, per qualunque cosa chieda a loro–
“Speriamo che siano belle, almeno...”
–Le auguro una buona permanenza al nostro hotel. Grazie per averci scelto e buona giornata!–
Per un attimo mi sembrò di ascoltare una di quelle voci alla televisione.
Quelle che alla fine di una pubblicità dicono “Leggereattentamenteilfoglioillustrativo”.
Alla fine non capisci un cazzo e finisci per buttare il foglietto nel cesso.
 
Mi rivolse un sorriso smagliante e sparì, chiudendo la porta dietro di sé.
Lasciai cadere la borsa a tracolla e mi sbottonai la leggera camicia.
Le valigie sarebbero arrivate a momenti.
A quel punto, l’unica mia preoccupazione era trovare un costume adatto a far impazzire tutte le ragazze presenti in piscina.
Sentii un leggero bussare alla porta.
“Indossai” il mio sorriso migliore e aprii.
Questo scomparve non appena i miei occhi incontrarono la parete del corridoio.
Abbassai lo sguardo.
Una ragazzina paffutella se ne stava di fronte a me con gli occhi sbarrati.
Aveva i capelli color grano raccolti in due trecce, una canotta bianca e dei pantaloncini a pinocchietto rosa.
Doveva avere all’incirca dodici anni, ma ciò che attirò il mio sguardo fu la dog tag che le pendeva al collo, il marchio dei Jonas in bella mostra.
“Oh Gesù, Giuseppe, Maria! Una fan no!”
Cercai di apparire il più cortese possibile, piegandomi sulle ginocchia in modo da arrivare alla sua altezza.
–Bisogno di qualcosa, piccola?– chiesi dolcemente.
L’urlo che cacciò fu talmente forte che caddi all’indietro, spaventato.
–Oh, mio Dio. Oh, mio Dio! Tu sei Joe Jonas! Dei Jonas Brothers! Sei tutta la mia vita! E sei qui!– squittì saltellando.
Mi lascia scappare un verso di terrore.
–Ehm... sì, sono proprio io! E tu sei...?–
–Oh, che scema! Non mi sono neanche presentata. Io sono Jennifer, la figlia del proprietario dell’hotel!–
“Madonnasantoddio!”
Sbarrai gli occhi.
Se quella era una delle due famigerate figliolette del proprietario, chissà l’altra!
Proprio in quel momento vidi un angelo camminare verso di noi.
Una bellissima ragazza.
I capelli ramati, lunghi fino al sedere, le incorniciavano il viso chiaro, reso luminoso dai profondi occhi verdi.
Gli shorts di jeans mettevano in mostra le gambe lunghe e snelle, mentre la canotta aderente color salmone mostrava le curve dei fianchi perfetti e del seno prosperoso.
Una vera leccornia per i miei occhi.
Quella magica atmosfera si spezzò non appena aprì bocca.
–Porca minchia Jenny! Te lo devo dire in aramaico di non uscire dalla camera senza il mio permesso?! E che cazzo!– disse.
Mi guardò, facendo una smorfia.
Cercai di recuperare la mia dignità e il mio charm, sfoggiando un sorriso ammaliante accompagnato da uno sguardo che avrebbe fatto svenire qualsiasi ragazza nel giro di un miglio.
–E tu cosa saresti? Un gambero?!– disse, riferendosi probabilmente alla mia posizione.
Ammutolii, rialzandomi in piedi.
–Ciao, sono Joe!– dissi, tendendole una mano.
–Non mi pare di avertelo chiesto–
Lentamente lasciai ricadere la mano accanto al fianco.
–Joey? Che stai facendo?!– le sussurrò infuriata la bambina.
–Zitta sorella– la liquidò lei.
“Cristo Santo! Sarebbe questa l’altra?! Una fan dotata di buoni polmoni e una pazza maleducata, andiamo bene!”
Mi schiarii la voce, non sapendo che altro fare.
Joey mi guardò schifata.
–Per caso sei un barbone?– disse.
Sbarrai gli occhi.
Ok, forse ero un po’ sciupato, ma non mi sembrava il caso di esagerare!
–Senti ragazzina– dissi arrabbiato –Hai idea di con chi stai parlando?!–
–Già, hai idea di con chi stai parlando?!– mi fece eco la sorellina.
Lei in risposta alzò un sopracciglio.
–Io sono Joe Jonas, dei Jonas Brothers!– esclamai indignato.
–Già, lui è Joe Jonas, dei Jonas Brothers!– ripeté Jenny.
Sia io che la sorella più grande la fulminammo con lo sguardo.
–Senti– disse Joey, puntandomi un dito al petto –Primo: non chiamarmi ragazzina, perché ho vent’anni e un cervello molto più sviluppato del tuo. Secondo: non me ne frega niente di chi tu sia; potresti essere anche il presidente del mondo, ma il mio rispetto lo do solo a chi lo merita. Terzo: questo, se non ti è chiaro, è l’albergo di mio padre, il mio albergo, e tu ci stai dentro. Quarto: le nostre stanze sono vicine, ed entrambi stiamo trascorrendo una rilassante vacanza; quindi, se vuoi che tutto vada per il verso giusto, vedi di abbassare la cresta, di tenere i piedi ben piantati a terra e di rispettare le regole di questo hotel. Spero di essere stata chiara– disse.
Rimasi a guardarla con la bocca leggermente socchiusa mentre si allontanava, tenendo stretta la sorellina.
Quest’ultima si girò per mimarmi uno “Scusa” con la bocca.
 
Poteva essere qualunque cosa, ma quella di certo non sarebbe stata una vacanza rilassante.
 
 
 
 

Suki Zuki!
E poi boh...
Arrivo io con questa raccolta di One Shot dedicata a uno dei ragazzi più belli di questo universo, altresì detto Joseph Adam Jonas.
Siccome non avevo niente da fare - e quest’idea mi ronzava in testa da un bel po’ - ho deciso di mettere per iscritto questa schifezza.
Premetto che tutte queste cazzate mi vengono in mente a scuola, quindi non aspettatevi una cosa seria e piena di romanticismo.
Ecco... come posso descrivere questa “storia”?
Avete presente la serie J.O.N.A.S.?
Ecco, è una cosa un po’ così.
I capitoli racconteranno le “avventure” di Joe, Joey e Jenny.
O, come li chiamo io, le 3J.
E vi giuro che quando ho scelto i nomi non ho assolutamente fatto caso al fatto che iniziassero tutti per J.
I capitoli saranno indipendenti l’uno dall’altro, come le puntate di una qualsiasi serie tv.
E’ più divertente, e non devo sforzarmi di ricordare in che giorno siamo, cosa è successo nello scorso capitolo ecc.
Be’, spero che vi piaccia, e, se non vi dà fastidio, lasciatemi anche qualche piccola recensione J
Fate le brave, su...

Io vi lascio.
Ciao belle ragazzeeeeeeeeeee!

P.s.: per quel Suki Zuki... non incolpate me, incolpate M.I.A., lei l’ha inventato!

  
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