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Autore: frency70    01/03/2013    13 recensioni
Christian riuscirà ad affrontare il suo passato? Possono i fantasmi volarti accanto e sfiorarti senza ferirti?
dal racconto: < Lascia stare. È fatica sprecata, tanto fra qualche mese sarà di nuovo così. È inutile. Certe cose non possono cambiare solo con una spolverata. >
*** questa storia racconta un viaggio, fisico e mentale, che Christian si ritrova ad affrontare, contro la sua volontà, alla ricerca di se stesso. Basterà per renderlo una persona migliore? ***
con la speranza di regalarvi un sorriso ed una piccola emozione.
un bacio
frency70
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anastasia Steele, Christian Grey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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profumo di biscotti

PROFUMO DI BISCOTTI

 

< Perché non vuoi ammetterlo? >

< Perché non è vero! >

< Certo che lo è! Credimi! Ogni bambino ama la sua mamma. Perdonala e perdona finalmente anche te stesso! È il primo passo per diventare un papà migliore. >

Christian guardò sua moglie con occhi nuovi.

Quante emozioni aveva provato negli ultimi dieci giorni!

Lui s’era comportato malissimo, eppure lei non l’aveva lasciato. Gli era stata accanto in ogni situazione.

Ripensò a quando, dopo la telefonata della banca, lei gli aveva detto che se ne sarebbe andata con il loro bambino. Gli si era spezzato il cuore. Tutto il suo mondo gli era crollato addosso.

Ed invece lei era lì, accanto a lui, piena di lividi, di fasciature e di ossa incrinate.

Aveva salvato la vita a sua sorella ed adesso si era messa in testa di salvare lui.  Continuava a combattere, come una moderna Don Chisciotte, contro quel mulino a vento di suo marito!

Seduto alla scrivania del suo ufficio, allestito in casa, dove si era stanziato per  poter stare accanto a sua moglie, ancora convalescente, guardò la fotografia che Welch gli aveva dato diversi giorni prima.

C’era lui, piccolo, sporco e malnutrito, c’era una famiglia, di cui non ricordava nulla, e c’era quel bastardo di Jack Hyde. Avevano convissuto per due mesi, eppure lui non se ne ricordava affatto.

Ricordava la disposizione dei mobili della casa in cui, per quattro anni, aveva abitato con sua madre. Ricordava l’odore di stantio del divano, dove dormiva, quello di muffa del muro dove cercava riparo, quando il bastardo lo voleva picchiare, quello di liquore scadente che trasudava dalla moquette. Ricordava il freddo che proveniva dalla finestra, quando restava appoggiato al vetro per ore, in attesa che sua madre rientrasse a casa. Ricordava tutto il dolore provato dentro quelle mura, ma non ricordava nulla della casa della famiglia affidataria.

< Christian, dammi retta. >

< A quanto pare non ho molta scelta. Quando ti metti in testa qualcosa non c’è modo di farti desistere! >

< È un sì? >

< Diciamo che è un “e sia come vuoi tu”, ma sia chiaro che non ne sono contento. >

< Lo sarai. Forse non subito, forse fra cinquant’anni, ma prima o poi lo sarai. >

Marito e moglie si sorrisero dolcemente, poi Anastasia si sedette sulle ginocchia di Christian per potergli parlare all’orecchio e, già che c’era, respirare il buon profumo che lo avvolgeva.

< So che a volte sono davvero esasperante, ma lo faccio solo perché ti amo e voglio vederti felice. >

< Ma io sono felice! Ho te. Non ho bisogno di altro. >

< Allora diciamo che andare là farà felice me! >

< …e cosa pensi di fare per rendere più felice me, nell’immediato? > chiese lui, sorridendo allusivo.

< Mmh…Devo pensarci. Ma sappi che, non appena avrò deciso, sarai il primo a saperlo! > rispose lei, impertinente.

< Mentre ci pensi, vieni qui che ti do un indizio utile per capire che cosa potresti fare per me! >

Anastasia non seppe mai che cosa le volesse dire il marito, perché la bocca di quest’ultimo era troppo impegnata …altrove!

 

*** Qualche settimana dopo ***

 

Taylor accostò lungo il marciapiede e scese per aprire la portiera dell’auto dal lato di Mrs Grey. Mr Grey, invece, rimase seduto ancora per qualche istante poi, dopo essersi passato un mano fra i capelli, tipico gesto di ansia, sospirò piano e scese di malavoglia dal grande suv nero.

Anastasia lo abbracciò teneramente.

< Facciamo questa cosa e andiamocene > disse lui, sbuffando ma ricambiando, comunque, l’abbraccio di sua moglie.

< Va bene >

Lui scosse il capo, poi la giovane coppia si incamminò lungo il sentiero di ghiaia, che si inoltrava verso una serie di prati ben curati, di piante secolari, di fiori freschi e lapidi bianche. Ogni tanto qualche statua, dal viso sofferente, li osservava da lontano, ma loro non ci fecero troppo caso.

La loro destinazione era una tomba interrata, ricoperta di erbacce, con un’incisione vecchia di ventiquattro anni. Il nome della madre naturale di Christian era scritto in stampatello, sotto c’erano l’anno di nascita e quello della morte. Nessuna frase di commiato, nessuna parola di conforto, nessuna preghiera di pace eterna.

Christian si fermò a pochi passi, mentre Anastasia arrivò ad inginocchiarsi sull’erba incolta, per depositare un mazzo di fiori, acquistato per l’occasione.

Con una mano cercò di togliere le radici più insistenti, per liberare quella ragnatela intrecciata di foglie e rami secchi, ma Christian la fermò.

< Lascia stare. È fatica sprecata, tanto fra qualche mese sarà di nuovo così. È inutile. Certe cose non possono cambiare solo con una spolverata. >

< Ma Christian… >

< Basta Ana. Siamo qui perché l’hai voluto tu. Ora andiamo via. >

Lo sguardo scuro di Christian fece desistere Anastasia.

Lei avrebbe voluto aiutarlo a superare quella sua ostica avversione verso la madre naturale, ma si rese conto che non poteva costringerlo ad accettare ciò che era stata per lui.

Si alzò, aiutata dal marito, ed insieme tornarono all’auto.

Taylor riavviò il motore quindi si diresse verso l’autostrada per tornare a Seattle. Poco prima d’arrivare al casello, Christian, dopo essere stato silenzioso ed assorto per tutto il tragitto, richiamò la sua attenzione.

< Jason, dovresti fare una deviazione. >

< Certo, Mr Grey > rispose solerte la sua fidata guardia del corpo.

< Dove andiamo? > chiese curiosa Anastasia.

Christian non rispose subito. Lo sguardo rimase fisso per alcuni momenti sul panorama esterno al finestrino, quindi disse: < Visto che avevamo in programma questo viaggio a Detroit, ho pensato d’andare a vedere la vecchia casa dei Collier. Ammesso e non concesso che sia ancora in piedi. >

< Oh, è un’idea splendida! >

Anastasia era genuinamente felice, di quel cambio di programma.

Rivedere la casa che per due mesi lo aveva ospitato poteva essere un importante tassello, per ricostruire i giorni dell’infanzia di Christian.

 

Una volta giunti sul posto, Christian ed Anastasia scesero, mano nella mano, e si avviarono verso l’ingresso.

L’uomo si guardò intorno, alla ricerca di un particolare o di un dettaglio che lo aiutasse a ritrovare se stesso, ma sembrava che nulla, in quel posto, gli fosse famigliare.

Anastasia suonò al campanello ed una serie di latrati e di guaiti rispose alla loro richiesta di ospitalità.

Poco dopo la voce di una donna, al di là della porta, prese a rimproverare bonariamente le bestiole.

< Smettetela di lamentarvi! Siete sempre i soliti brontoloni! Non sono certo dei ladri! Su, fate a modo! >

Dopo un attimo la porta si aprì ed una donna minuta, con più capelli grigi che biondi e dal sorriso dolce, li guardò con curiosità.

< Buongiorno, signori. Posso esservi d’aiuto? >

< Buongiorno, cercavamo Mrs Collier > disse l’uomo.

< Sono io. >

Christian la guardò senza aprire bocca e la signora Collier, cominciando a sentirsi a disagio, di fronte a quello sguardo grigio ed indagatore, si rivolese alla giovane donna di fronte a lei.

< Signora? Cosa posso fare per voi? >

< Ecco… > Anastasia si girò verso Christian che, ripresosi da quel primo momento di sorpresa, disse: < Sono Christian Grey e lei è mia moglie, Anastasia Grey. >

< Piacere. >

< Io…ho abitato qui, con lei e suo marito Bob, per un paio di mesi… Capisco che non se ne possa ricordare, è passato molto tempo… >

La donna osservò meglio il volto emozionato dell’uomo, che era di fronte a lei, ed improvvisamente riconobbe, in quegli occhi grigi e profondi, lo sguardo smarrito di un bimbo di quattro anni, denutrito ed impaurito, che aveva accolto con amore nella sua casa.

< Passerotto, sei proprio tu ?! >

Mrs Collier si portò la mano alla bocca, per soffocare la sorpresa.

< Sì, sono io. > rispose Christian, sollevato nell’essere stato riconosciuto. Qualcuno si ricordava di lui, di quando era bambino.

< Oh, piccolo mio! Vieni dentro, ti prego! Lasciati guardare! >

La donna li fece accomodare nella sua cucina, un ambiente modesto ma pulito e curato.

Anastasia e Christian occuparono due delle sei sedie raccolte intorno alla tavola, quindi si sorrisero.

< Come sta Mr Collier? > chiese Christian, tanto per fare conversazione.

< Oh, Bob sta benone. Ora è in città a comprare delle sementi. Non dovrebbe tardare molto. >

< Non vogliamo disturbare. Eravamo di passaggio a Detroit ed ho voluto rivedere alcuni posti della mia infanzia >

< Sono felice che tu sia passato. Mi sembra che tu stia bene, adesso. >

< Ad essere sincero, da ragazzo ho fatto disperare i miei genitori adottivi per molto tempo. Hanno davvero fatto di tutto per tenermi fuori dai guai! Poi però ho messo la testa a posto. Devo ammettere che il merito è di questa bella ragazza, qui accanto a me > disse Christian, sorridendo ad Anastasia e facendole una carezza sul braccio appoggiato sul suo grembo.

< La vita non sempre si presenta col biglietto da visita dei migliori, ma con il tempo le cose di solito migliorano. > disse Mrs Collier.

< Con le persone giuste vicino, sì, è così. > e lanciò uno sguardo pieno d’amore e di riconoscenza verso Anastasia.

< Che cosa fai adesso? >

< Ho una mia attività. Un cantiere navale, per la precisione. >

< Che cosa? Un cantiere navale? Incredibile! Sei stato davvero bravo! > disse compiaciuta Mrs Collier.

< Sono stato fortunato. >

< Sono felice per te. Te lo sei meritato! Eri così piccolo ed indifeso, quando sei arrivato a casa nostra. Ero sempre in pensiero per te… >

< Sono stato bene, qui. > disse l’uomo, sinceramente.

< Grazie, Christian. È bello sapere che i miei bambini smarriti hanno un buon ricordo di noi. >

< Ora non ne hai più, di bambini? >

< No. Sono troppo vecchia per l’affido, così adesso ho adottato dei cani. Li tengo qui e, se qualcuno ne vuole uno, io glielo regalo. >

Anastasia si lasciò avvicinare da un cucciolo, che cominciò a leccarle la mano.

Christian guardò la moglie e disse: < Non ci pensare neanche! Ci manca giusto un cane, in casa nostra! >

Mrs Collier sorrise, nel vedere il cipiglio del suo figlioccio. Evidentemente il suo scricciolo aveva tirato fuori unghie, carattere e grinta.

< Insieme al caffè posso offrirvi dei biscotti? >

< Sono quelli con le gocce di cioccolato? > chiese lui, con curiosità e voce sorpresa.

< Oh sì, sono la mia specialità! >

< Me li ricordo come una delle cose più buone del mondo! Insieme alla pasta al formaggio. >

< Prendine uno e dimmi se sono ancora come ricordi! >

Christian prese un biscotto, servito su un piattino scompagnato, rispetto al servizio da caffè, e se lo portò alla bocca, con un gesto lento e riverente.

Lo morse, facendo attenzione a non sprecarne nemmeno una briciola, ed il mugolio di soddisfazione, che seguì quel gesto, confermò alle due donne presenti che il sapore doveva essere davvero eccezionale.

< Ana, prendine uno anche tu e poi fatti dare la ricetta! Dovrai imparare a farli a nostro figlio! >

Anastasia sorrise, mentre Mrs Collier guardò stupita la giovane coppia davanti a lei.

< Avete un figlio? >

< Lo avremo presto! > rispose Anastasia, toccandosi la pancia ancora troppo piccola per essere riconoscibile.

La madre affidataria di Christian apprese con stupore quella notizia.

< Ne sono così lieta, mio caro passerotto! > e si asciugò una lacrima sfuggita alle sue ciglia struccate.

Per interrompere quel flusso di emozioni, Christian chiese:

< Possiamo fare un giro della casa? >

< Certo che sì. >

Il trio si aggirò per le varie stanze e Christian ritrovò alcuni ricordi, ed ogni volta era un tuffo al cuore.

< Qui è dove mi nascondevo, quando i gemelli cercavano di prendermi e qui è dove  segnavo con la matita la mia altezza. >

Piano piano, vennero a galla molti dettagli.

Saliti al piano di sopra, Christian si diresse con passo sicuro verso quella che era stata la sua cameretta.

< Qui c’era il mio letto. Mi piaceva. Sapeva di bucato e di pulito. Mi addormentavo guardando la luce che filtrava dalle imposte, che faceva dei bellissimi giochi d’ombre sul muro… >

L’uomo si guardò intorno, con occhi rivolti al passato, poi il suo sguardo si animò all’improvviso.

< Il mio tesoro! >

< Di che tesoro parli? > chiese Mrs Collier, curiosa.

< I gemelli cercavano sempre di rubarmi le mie cose e così io le nascondevo, per non farmele portare via. Dev’essere qui, sotto una di queste assi! >

Christian si buttò sulle ginocchia, incurante di rovinare il suo bel completo grigio ed elegante, e cominciò a toccare e graffiare i vari listelli di legno, che componevano il modesto parquet, finché trovò un’asse che si presentava più consumato degli altri.

Il tempo e l’umidità l’avevano gonfiato ma, facendo leva con le chiavi, che recuperò dalla tasca dei pantaloni, Christian riuscì a staccarlo, scheggiandolo in più punti, e finalmente rivelò una nicchia, dentro la quale ritrovò un vecchio fazzoletto appallottolato e sporco di polvere.

Lo tirò fuori con attenzione e ne riversò il contenuto sul pavimento.

C’erano alcuni sassolini, un paio di monetine ed una pietra levigata, bianca, probabilmente quarzite, che Christian raccolse subito.

< Oh mio Dio! Il mio tesoro! Da bambino credevo fosse una pietra preziosa. Era così bella e luccicante che di sicuro doveva valere un sacco di soldi…Volevo usarla per comprare una casa alla mia mamma… >

Christian chiuse gli occhi, per impedire ad un dolore antico di farsi strada nel suo cuore, ed Anastasia gli fu accanto, inginocchiata al suo fianco.

L’uomo appoggiò il volto sulla spalla della moglie, che lo abbracciò forte, accarezzandogli la schiena con amore.

Mrs Collier rimase sorpresa da quel gesto, così naturale per tanti ma così inusuale per quel bambino. Ricordava ancora che nessuno poteva toccarlo, i servizi sociali erano stati chiari fin da subito, ed invece quella giovane donna era riuscita a scalfire la corazza di quel bambino smarrito.

Uscì dalla stanza per lasciare che la giovane coppia potesse condividere quel momento d’intimità.

Quando i due si ripresero, Christian rimise il fazzoletto al suo posto, lasciò sul cassettone un assegno, compilato con una cifra a sei zeri, quindi scesero al piano di sotto.

< Grazie, Mrs Collier, e non solo per averci fatto entrare oggi. >

< È stato un vero piacere. Venite a trovarmi ogni volta che volete e fatemi sapere quando nascerà il piccolino! >

< Certamente. > disse Anastasia < e grazie per la ricetta dei biscotti! Spero di riuscire a rifarli come si deve! >

La donna più anziana allungò un sacchetto di carta, chiuso con una molletta da bucato, a quella più giovane.

< Qui ve ne ho messi un po’, per il viaggio, e c’è anche il mio numero di telefono, se hai bisogno di qualche consiglio di cucina. Per il resto mi sembra di capire che tu te la stia cavando egregiamente! >

Mrs Collier guardò con orgoglio Christian.

Era diventato un uomo estremamente bello ed, evidentemente, importante. Aveva una sua azienda che, osservando l’auto con autista che li attendeva fuori, doveva rendergli parecchi soldi ma, più di tutto, aveva accanto delle persone che lo amavano come meritava. Lo si percepiva dall’affetto che aveva dimostrato poco prima, quando aveva parlato dei coniugi Grey, ma ancor di più quando lo aveva visto abbracciato a sua moglie. Erano davvero una bella coppia e di certo si amavano con devozione.

Ne fu lieta ed orgogliosa. Il suo passerotto aveva finalmente preso il volo.

< Mrs Collier, sul mobile della camera di sopra ho lasciato qualcosa, per riparare il danno che ho fatto al parquet. >

< Oh, Christian, non è il caso. Quella stanza non viene mai usata. >

< Ti prego, accettalo per il pavimento e per tutto quello che hai fatto per me. >

< Non serve, ma se ti fa piacere, lo accetterò. Grazie. >

< Grazie a te. Mi ha fatto davvero piacere rivedere questa casa. >

< Auguri a voi ed al piccolo che nascerà. >

Si strinsero la mano, con un po’ di commozione, quindi si salutarono.

 

Una volta in macchina, Christian si chinò verso sua moglie.

< Questo viaggio ha avuto un risvolto che non avrei mai creduto. Grazie per avermi obbligato a farlo. >

< Sono felice che tu non te ne sia pentito. >

< Sei stanca? Vuoi tornare a casa subito o possiamo fare una piccola sosta? >

< Possiamo andare dove vuoi tu > disse lei con sincerità.

Taylor, debitamente istruito da Christian, ripercorse la strada fatta al mattino e, dopo una mezz’ora di macchina, parcheggiò nuovamente vicino all’ingresso del cimitero locale.

Christian ed Anastasia tornarono davanti alla tomba spoglia che avevano lasciato quella stessa mattina.

Christian rimase qualche istante ad osservarne la sagoma, poi fece un cenno al custode di quel sacro terreno e gli chiese:

< C’è qualcuno che possa curare questa tomba? >

L’uomo, più abituato a trattare coi morti che coi vivi, si tolse il cappello, facendo una piccola riverenza.

< Lo faccio io. Per cinque dollari a settimana tengo lontane le erbacce, annaffio le piante e tolgo i fiori secchi, signore. >

< Ottimo. Da oggi si occuperà anche di questa lapide. Dev’essere sempre pulita ed ogni giorno ci devono essere dei fiori freschi. >

< Certo signore. >

Christian mise una mano in tasca e ne tirò fuori il suo piccolo tesoro prezioso.

< Un’ultima cosa: faccia in modo che questa pietra venga incollata alla base della lapide. Non dev’essere smarrita. Può farlo? >

< Sicuro, signore! >

Christian staccò un assegno, che avrebbe coperto le spese per almeno una decina d’anni, e lo consegnò all’uomo stupito di fronte a lui.

< Questo è per lei. Faccia in modo che sia sempre tutto perfetto. >

< Certo signore. Grazie signore! >

< Arrivederci. >

 

I coniugi Grey risalirono in auto e finalmente ripresero la strada di casa.

Christian sospirò, come se si fosse tolto un peso dallo stomaco.

Guardò sua moglie, e disse:

< Sì. Hai ragione tu. Le volevo bene. Volevo comprarle una casa grande, magari sul mare, dove il suo magnaccia non ci potesse trovare, e dove saremmo stati felici. >

< È giusto così. Era la tua mamma, non potevi fare a meno d’amarla, nonostante tutto. >

< Sì. ...Anche nostro figlio ti amerà con tutto il cuore, ma non quanto ti amo io! > disse lui sicuro di sé.

< Ed amerà il suo papà, con lo stesso incondizionato amore! > disse Anastasia.

Si sorrisero con rinnovato affetto.

Quel viaggio nel tempo aveva permesso a Christian di chiudere una falla del suo passato e di poter guardare al futuro con cuore più leggero.

Non poteva cambiare ciò che era successo tanti anni prima, ma poteva far sì che la sua esperienza lo aiutasse a diventare una persona migliore.

Ed era quello che voleva fare.

Lo doveva a sua moglie, sempre schierata al suo fianco, lo doveva a quel suo bambino non ancora nato ma, soprattutto, lo doveva a se stesso. Era giunto il momento di perdonare e girare pagina.

Perché se è vero che il passato non si può cambiare, il futuro è ancora da scrivere e lui aveva a disposizione un libro intero di pagine bianche, su cui avrebbe raccontato la sua storia, intrecciata a quella di una ragazza dai lunghi capelli scuri, che gli aveva cambiato la vita.

 

∞∞∞∞∞

 

Happy end! :)

…ma come sono prevedibile!  

D’altro canto, una ff che si intitola “ Profumo di biscotti ” non poteva che essere sdolcinata!!! :D

Affido a voi il compito di giudicare il mio lavoro. Io ce l’ho messa tutta.

Un bacio

Ciao

Frency70

 

   
 
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