PROFUMO
DI BISCOTTI
<
Perché non vuoi ammetterlo? >
<
Perché non è vero! >
<
Certo che lo è! Credimi! Ogni bambino ama la sua mamma. Perdonala e perdona
finalmente anche te stesso! È il primo passo per diventare un papà migliore.
>
Christian
guardò sua moglie con occhi nuovi.
Quante
emozioni aveva provato negli ultimi dieci giorni!
Lui
s’era comportato malissimo, eppure lei non l’aveva lasciato. Gli era stata
accanto in ogni situazione.
Ripensò
a quando, dopo la telefonata della banca, lei gli aveva detto che se ne sarebbe
andata con il loro bambino. Gli si era spezzato il cuore. Tutto il suo mondo
gli era crollato addosso.
Ed
invece lei era lì, accanto a lui, piena di lividi, di fasciature e di ossa
incrinate.
Aveva
salvato la vita a sua sorella ed adesso si era messa in testa di salvare lui. Continuava a combattere, come una moderna Don
Chisciotte, contro quel mulino a vento di suo marito!
Seduto
alla scrivania del suo ufficio, allestito in casa, dove si era stanziato per poter stare accanto a sua moglie, ancora
convalescente, guardò la fotografia che Welch gli aveva dato diversi giorni
prima.
C’era
lui, piccolo, sporco e malnutrito, c’era una famiglia, di cui non ricordava
nulla, e c’era quel bastardo di Jack Hyde. Avevano convissuto per due mesi, eppure
lui non se ne ricordava affatto.
Ricordava
la disposizione dei mobili della casa in cui, per quattro anni, aveva abitato
con sua madre. Ricordava l’odore di stantio del divano, dove dormiva, quello di
muffa del muro dove cercava riparo, quando il bastardo lo voleva picchiare,
quello di liquore scadente che trasudava dalla moquette. Ricordava il freddo
che proveniva dalla finestra, quando restava appoggiato al vetro per ore, in
attesa che sua madre rientrasse a casa. Ricordava tutto il dolore provato dentro
quelle mura, ma non ricordava nulla della casa della famiglia affidataria.
<
Christian, dammi retta. >
<
A quanto pare non ho molta scelta. Quando ti metti in testa qualcosa non c’è
modo di farti desistere! >
<
È un sì? >
<
Diciamo che è un “e sia come vuoi tu”, ma sia chiaro che non ne sono contento.
>
<
Lo sarai. Forse non subito, forse fra cinquant’anni, ma prima o poi lo sarai.
>
Marito
e moglie si sorrisero dolcemente, poi Anastasia si sedette sulle ginocchia di
Christian per potergli parlare all’orecchio e, già che c’era, respirare il buon
profumo che lo avvolgeva.
<
So che a volte sono davvero esasperante, ma lo faccio solo perché ti amo e
voglio vederti felice. >
<
Ma io sono felice! Ho te. Non ho bisogno di altro. >
<
Allora diciamo che andare là farà felice me! >
<
…e cosa pensi di fare per rendere più felice me, nell’immediato? > chiese
lui, sorridendo allusivo.
<
Mmh…Devo pensarci. Ma sappi che, non appena avrò deciso, sarai il primo a
saperlo! > rispose lei, impertinente.
<
Mentre ci pensi, vieni qui che ti do un indizio utile per capire che cosa
potresti fare per me! >
Anastasia
non seppe mai che cosa le volesse dire il marito, perché la bocca di
quest’ultimo era troppo impegnata …altrove!
*** Qualche settimana dopo ***
Taylor
accostò lungo il marciapiede e scese per aprire la portiera dell’auto dal lato
di Mrs Grey. Mr Grey, invece, rimase seduto ancora per qualche istante poi,
dopo essersi passato un mano fra i capelli, tipico gesto di ansia, sospirò
piano e scese di malavoglia dal grande suv nero.
Anastasia
lo abbracciò teneramente.
<
Facciamo questa cosa e andiamocene > disse lui, sbuffando ma ricambiando, comunque,
l’abbraccio di sua moglie.
<
Va bene >
Lui
scosse il capo, poi la giovane coppia si incamminò lungo il sentiero di ghiaia,
che si inoltrava verso una serie di prati ben curati, di piante secolari, di fiori
freschi e lapidi bianche. Ogni tanto qualche statua, dal viso sofferente, li
osservava da lontano, ma loro non ci fecero troppo caso.
La
loro destinazione era una tomba interrata, ricoperta di erbacce, con
un’incisione vecchia di ventiquattro anni. Il nome della madre naturale di
Christian era scritto in stampatello, sotto c’erano l’anno di nascita e quello
della morte. Nessuna frase di commiato, nessuna parola di conforto, nessuna
preghiera di pace eterna.
Christian
si fermò a pochi passi, mentre Anastasia arrivò ad inginocchiarsi sull’erba
incolta, per depositare un mazzo di fiori, acquistato per l’occasione.
Con
una mano cercò di togliere le radici più insistenti, per liberare quella
ragnatela intrecciata di foglie e rami secchi, ma Christian la fermò.
<
Lascia stare. È fatica sprecata, tanto fra qualche mese sarà di nuovo così. È
inutile. Certe cose non possono cambiare solo con una spolverata. >
<
Ma Christian… >
<
Basta Ana. Siamo qui perché l’hai voluto tu. Ora andiamo via. >
Lo
sguardo scuro di Christian fece desistere Anastasia.
Lei
avrebbe voluto aiutarlo a superare quella sua ostica avversione verso la madre
naturale, ma si rese conto che non poteva costringerlo ad accettare ciò che era
stata per lui.
Si
alzò, aiutata dal marito, ed insieme tornarono all’auto.
Taylor
riavviò il motore quindi si diresse verso l’autostrada per tornare a Seattle.
Poco prima d’arrivare al casello, Christian, dopo essere stato silenzioso ed
assorto per tutto il tragitto, richiamò la sua attenzione.
<
Jason, dovresti fare una deviazione. >
<
Certo, Mr Grey > rispose solerte la sua fidata guardia del corpo.
<
Dove andiamo? > chiese curiosa Anastasia.
Christian
non rispose subito. Lo sguardo rimase fisso per alcuni momenti sul panorama
esterno al finestrino, quindi disse: < Visto che avevamo in programma questo
viaggio a Detroit, ho pensato d’andare a vedere la vecchia casa dei Collier.
Ammesso e non concesso che sia ancora in piedi. >
<
Oh, è un’idea splendida! >
Anastasia
era genuinamente felice, di quel cambio di programma.
Rivedere
la casa che per due mesi lo aveva ospitato poteva essere un importante
tassello, per ricostruire i giorni dell’infanzia di Christian.
Una
volta giunti sul posto, Christian ed Anastasia scesero, mano nella mano, e si
avviarono verso l’ingresso.
L’uomo
si guardò intorno, alla ricerca di un particolare o di un dettaglio che lo
aiutasse a ritrovare se stesso, ma sembrava che nulla, in quel posto, gli fosse
famigliare.
Anastasia
suonò al campanello ed una serie di latrati e di guaiti rispose alla loro
richiesta di ospitalità.
Poco
dopo la voce di una donna, al di là della porta, prese a rimproverare
bonariamente le bestiole.
<
Smettetela di lamentarvi! Siete sempre i soliti brontoloni! Non sono certo dei
ladri! Su, fate a modo! >
Dopo
un attimo la porta si aprì ed una donna minuta, con più capelli grigi che
biondi e dal sorriso dolce, li guardò con curiosità.
<
Buongiorno, signori. Posso esservi d’aiuto? >
<
Buongiorno, cercavamo Mrs Collier > disse l’uomo.
<
Sono io. >
Christian
la guardò senza aprire bocca e la signora Collier, cominciando a sentirsi a
disagio, di fronte a quello sguardo grigio ed indagatore, si rivolese alla
giovane donna di fronte a lei.
<
Signora? Cosa posso fare per voi? >
<
Ecco… > Anastasia si girò verso Christian che, ripresosi da quel primo
momento di sorpresa, disse: < Sono Christian Grey e lei è mia moglie,
Anastasia Grey. >
<
Piacere. >
<
Io…ho abitato qui, con lei e suo marito Bob, per un paio di mesi… Capisco che
non se ne possa ricordare, è passato molto tempo… >
La
donna osservò meglio il volto emozionato dell’uomo, che era di fronte a lei, ed
improvvisamente riconobbe, in quegli occhi grigi e profondi, lo sguardo
smarrito di un bimbo di quattro anni, denutrito ed impaurito, che aveva accolto
con amore nella sua casa.
<
Passerotto, sei proprio tu ?! >
Mrs
Collier si portò la mano alla bocca, per soffocare la sorpresa.
<
Sì, sono io. > rispose Christian, sollevato nell’essere stato riconosciuto. Qualcuno
si ricordava di lui, di quando era bambino.
<
Oh, piccolo mio! Vieni dentro, ti prego! Lasciati guardare! >
La
donna li fece accomodare nella sua cucina, un ambiente modesto ma pulito e
curato.
Anastasia
e Christian occuparono due delle sei sedie raccolte intorno alla tavola, quindi
si sorrisero.
<
Come sta Mr Collier? > chiese Christian, tanto per fare conversazione.
<
Oh, Bob sta benone. Ora è in città a comprare delle sementi. Non dovrebbe
tardare molto. >
<
Non vogliamo disturbare. Eravamo di passaggio a Detroit ed ho voluto rivedere
alcuni posti della mia infanzia >
<
Sono felice che tu sia passato. Mi sembra che tu stia bene, adesso. >
<
Ad essere sincero, da ragazzo ho fatto disperare i miei genitori adottivi per
molto tempo. Hanno davvero fatto di tutto per tenermi fuori dai guai! Poi però
ho messo la testa a posto. Devo ammettere che il merito è di questa bella
ragazza, qui accanto a me > disse Christian, sorridendo ad Anastasia e
facendole una carezza sul braccio appoggiato sul suo grembo.
<
La vita non sempre si presenta col biglietto da visita dei migliori, ma con il
tempo le cose di solito migliorano. > disse Mrs Collier.
<
Con le persone giuste vicino, sì, è così. > e lanciò uno sguardo pieno
d’amore e di riconoscenza verso Anastasia.
<
Che cosa fai adesso? >
<
Ho una mia attività. Un cantiere navale, per la precisione. >
<
Che cosa? Un cantiere navale? Incredibile! Sei stato davvero bravo! > disse
compiaciuta Mrs Collier.
<
Sono stato fortunato. >
<
Sono felice per te. Te lo sei meritato! Eri così piccolo ed indifeso, quando
sei arrivato a casa nostra. Ero sempre in pensiero per te… >
<
Sono stato bene, qui. > disse l’uomo, sinceramente.
<
Grazie, Christian. È bello sapere che i miei bambini smarriti hanno un buon
ricordo di noi. >
<
Ora non ne hai più, di bambini? >
<
No. Sono troppo vecchia per l’affido, così adesso ho adottato dei cani. Li
tengo qui e, se qualcuno ne vuole uno, io glielo regalo. >
Anastasia
si lasciò avvicinare da un cucciolo, che cominciò a leccarle la mano.
Christian
guardò la moglie e disse: < Non ci pensare neanche! Ci manca giusto un cane,
in casa nostra! >
Mrs
Collier sorrise, nel vedere il cipiglio del suo figlioccio. Evidentemente il
suo scricciolo aveva tirato fuori unghie, carattere e grinta.
<
Insieme al caffè posso offrirvi dei biscotti? >
<
Sono quelli con le gocce di cioccolato? > chiese lui, con curiosità e voce
sorpresa.
<
Oh sì, sono la mia specialità! >
<
Me li ricordo come una delle cose più buone del mondo! Insieme alla pasta al
formaggio. >
<
Prendine uno e dimmi se sono ancora come ricordi! >
Christian
prese un biscotto, servito su un piattino scompagnato, rispetto al servizio da
caffè, e se lo portò alla bocca, con un gesto lento e riverente.
Lo
morse, facendo attenzione a non sprecarne nemmeno una briciola, ed il mugolio
di soddisfazione, che seguì quel gesto, confermò alle due donne presenti che il
sapore doveva essere davvero eccezionale.
<
Ana, prendine uno anche tu e poi fatti dare la ricetta! Dovrai imparare a farli
a nostro figlio! >
Anastasia
sorrise, mentre Mrs Collier guardò stupita la giovane coppia davanti a lei.
<
Avete un figlio? >
<
Lo avremo presto! > rispose Anastasia, toccandosi la pancia ancora troppo
piccola per essere riconoscibile.
La
madre affidataria di Christian apprese con stupore quella notizia.
<
Ne sono così lieta, mio caro passerotto! > e si asciugò una lacrima sfuggita
alle sue ciglia struccate.
Per
interrompere quel flusso di emozioni, Christian chiese:
<
Possiamo fare un giro della casa? >
<
Certo che sì. >
Il
trio si aggirò per le varie stanze e Christian ritrovò alcuni ricordi, ed ogni
volta era un tuffo al cuore.
<
Qui è dove mi nascondevo, quando i gemelli cercavano di prendermi e qui è dove segnavo con la matita la mia altezza. >
Piano
piano, vennero a galla molti dettagli.
Saliti
al piano di sopra, Christian si diresse con passo sicuro verso quella che era
stata la sua cameretta.
<
Qui c’era il mio letto. Mi piaceva. Sapeva di bucato e di pulito. Mi
addormentavo guardando la luce che filtrava dalle imposte, che faceva dei
bellissimi giochi d’ombre sul muro… >
L’uomo
si guardò intorno, con occhi rivolti al passato, poi il suo sguardo si animò
all’improvviso.
<
Il mio tesoro! >
<
Di che tesoro parli? > chiese Mrs Collier, curiosa.
<
I gemelli cercavano sempre di rubarmi le mie cose e così io le nascondevo, per
non farmele portare via. Dev’essere qui, sotto una di queste assi! >
Christian
si buttò sulle ginocchia, incurante di rovinare il suo bel completo grigio ed
elegante, e cominciò a toccare e graffiare i vari listelli di legno, che componevano
il modesto parquet, finché trovò un’asse che si presentava più consumato degli
altri.
Il
tempo e l’umidità l’avevano gonfiato ma, facendo leva con le chiavi, che
recuperò dalla tasca dei pantaloni, Christian riuscì a staccarlo, scheggiandolo
in più punti, e finalmente rivelò una nicchia, dentro la quale ritrovò un
vecchio fazzoletto appallottolato e sporco di polvere.
Lo
tirò fuori con attenzione e ne riversò il contenuto sul pavimento.
C’erano
alcuni sassolini, un paio di monetine ed una pietra levigata, bianca,
probabilmente quarzite, che Christian raccolse subito.
<
Oh mio Dio! Il mio tesoro! Da bambino credevo fosse una pietra preziosa. Era
così bella e luccicante che di sicuro doveva valere un sacco di soldi…Volevo
usarla per comprare una casa alla mia mamma… >
Christian
chiuse gli occhi, per impedire ad un dolore antico di farsi strada nel suo
cuore, ed Anastasia gli fu accanto, inginocchiata al suo fianco.
L’uomo
appoggiò il volto sulla spalla della moglie, che lo abbracciò forte, accarezzandogli
la schiena con amore.
Mrs
Collier rimase sorpresa da quel gesto, così naturale per tanti ma così inusuale
per quel bambino. Ricordava ancora che nessuno poteva toccarlo, i servizi
sociali erano stati chiari fin da subito, ed invece quella giovane donna era
riuscita a scalfire la corazza di quel bambino smarrito.
Uscì
dalla stanza per lasciare che la giovane coppia potesse condividere quel
momento d’intimità.
Quando
i due si ripresero, Christian rimise il fazzoletto al suo posto, lasciò sul cassettone
un assegno, compilato con una cifra a sei zeri, quindi scesero al piano di
sotto.
<
Grazie, Mrs Collier, e non solo per averci fatto entrare oggi. >
<
È stato un vero piacere. Venite a trovarmi ogni volta che volete e fatemi
sapere quando nascerà il piccolino! >
<
Certamente. > disse Anastasia < e grazie per la ricetta dei biscotti!
Spero di riuscire a rifarli come si deve! >
La
donna più anziana allungò un sacchetto di carta, chiuso con una molletta da
bucato, a quella più giovane.
<
Qui ve ne ho messi un po’, per il viaggio, e c’è anche il mio numero di
telefono, se hai bisogno di qualche consiglio di cucina. Per il resto mi sembra
di capire che tu te la stia cavando egregiamente! >
Mrs
Collier guardò con orgoglio Christian.
Era
diventato un uomo estremamente bello ed, evidentemente, importante. Aveva una
sua azienda che, osservando l’auto con autista che li attendeva fuori, doveva
rendergli parecchi soldi ma, più di tutto, aveva accanto delle persone che lo
amavano come meritava. Lo si percepiva dall’affetto che aveva dimostrato poco
prima, quando aveva parlato dei coniugi Grey, ma ancor di più quando lo aveva
visto abbracciato a sua moglie. Erano davvero una bella coppia e di certo si
amavano con devozione.
Ne
fu lieta ed orgogliosa. Il suo passerotto aveva finalmente preso il volo.
<
Mrs Collier, sul mobile della camera di sopra ho lasciato qualcosa, per
riparare il danno che ho fatto al parquet. >
<
Oh, Christian, non è il caso. Quella stanza non viene mai usata. >
<
Ti prego, accettalo per il pavimento e per tutto quello che hai fatto per me.
>
<
Non serve, ma se ti fa piacere, lo accetterò. Grazie. >
<
Grazie a te. Mi ha fatto davvero piacere rivedere questa casa. >
<
Auguri a voi ed al piccolo che nascerà. >
Si
strinsero la mano, con un po’ di commozione, quindi si salutarono.
Una
volta in macchina, Christian si chinò verso sua moglie.
<
Questo viaggio ha avuto un risvolto che non avrei mai creduto. Grazie per
avermi obbligato a farlo. >
<
Sono felice che tu non te ne sia pentito. >
<
Sei stanca? Vuoi tornare a casa subito o possiamo fare una piccola sosta? >
<
Possiamo andare dove vuoi tu > disse lei con sincerità.
Taylor,
debitamente istruito da Christian, ripercorse la strada fatta al mattino e,
dopo una mezz’ora di macchina, parcheggiò nuovamente vicino all’ingresso del
cimitero locale.
Christian
ed Anastasia tornarono davanti alla tomba spoglia che avevano lasciato quella
stessa mattina.
Christian
rimase qualche istante ad osservarne la sagoma, poi fece un cenno al custode di
quel sacro terreno e gli chiese:
<
C’è qualcuno che possa curare questa tomba? >
L’uomo,
più abituato a trattare coi morti che coi vivi, si tolse il cappello, facendo
una piccola riverenza.
<
Lo faccio io. Per cinque dollari a settimana tengo lontane le erbacce, annaffio
le piante e tolgo i fiori secchi, signore. >
<
Ottimo. Da oggi si occuperà anche di questa lapide. Dev’essere sempre pulita ed
ogni giorno ci devono essere dei fiori freschi. >
<
Certo signore. >
Christian
mise una mano in tasca e ne tirò fuori il suo piccolo tesoro prezioso.
<
Un’ultima cosa: faccia in modo che questa pietra venga incollata alla base
della lapide. Non dev’essere smarrita. Può farlo? >
<
Sicuro, signore! >
Christian
staccò un assegno, che avrebbe coperto le spese per almeno una decina d’anni, e
lo consegnò all’uomo stupito di fronte a lui.
<
Questo è per lei. Faccia in modo che sia sempre tutto perfetto. >
<
Certo signore. Grazie signore! >
<
Arrivederci. >
I
coniugi Grey risalirono in auto e finalmente ripresero la strada di casa.
Christian
sospirò, come se si fosse tolto un peso dallo stomaco.
Guardò
sua moglie, e disse:
<
Sì. Hai ragione tu. Le volevo bene. Volevo comprarle una casa grande, magari sul
mare, dove il suo magnaccia non ci potesse trovare, e dove saremmo stati
felici. >
<
È giusto così. Era la tua mamma, non potevi fare a meno d’amarla, nonostante
tutto. >
<
Sì. ...Anche nostro figlio ti amerà con tutto il cuore, ma non quanto ti amo
io! > disse lui sicuro di sé.
<
Ed amerà il suo papà, con lo stesso incondizionato amore! > disse Anastasia.
Si
sorrisero con rinnovato affetto.
Quel
viaggio nel tempo aveva permesso a Christian di chiudere una falla del suo
passato e di poter guardare al futuro con cuore più leggero.
Non
poteva cambiare ciò che era successo tanti anni prima, ma poteva far sì che la
sua esperienza lo aiutasse a diventare una persona migliore.
Ed
era quello che voleva fare.
Lo
doveva a sua moglie, sempre schierata al suo fianco, lo doveva a quel suo
bambino non ancora nato ma, soprattutto, lo doveva a se stesso. Era giunto il
momento di perdonare e girare pagina.
Perché
se è vero che il passato non si può cambiare, il futuro è ancora da scrivere e
lui aveva a disposizione un libro intero di pagine bianche, su cui avrebbe
raccontato la sua storia, intrecciata a quella di una ragazza dai lunghi
capelli scuri, che gli aveva cambiato la vita.
∞∞∞∞∞
Happy
end! :)
…ma
come sono prevedibile!
D’altro
canto, una ff che si intitola “ Profumo di biscotti ” non poteva che essere
sdolcinata!!! :D
Affido
a voi il compito di giudicare il mio lavoro. Io ce l’ho messa tutta.
Un
bacio
Ciao
Frency70