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Autore: redRon    17/09/2007    20 recensioni
CAPITOLO 46
“Lily, sii magnanima”, le dico con occhi lacrimosi, “Fra un mese usciremo da questa scuola, avresti potuto anche evitare di mandarmi in punizione”.
“So che per te è degradante, ma mi ci hai costretto”.
“Ma non ho fatto niente!”.
“Ti sembra niente scrivere alla lavagna: La McGranitt ha le gambe pelose?”.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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M.a.d.

Maybe a day

Capitolo 1

Can I kiss you?

Osservo il paesaggio scorrermi velocemente davanti agli occhi, come gli anni che sono passati.

Ripenso ancora alla prima volta in cui salii su questo treno, ignaro di quello che la vita mi avrebbe riservato in futuro. Adoravo poggiare la guancia sul vetro del finestrino, come sto facendo adesso. Il mio respiro appannava il vetro e mi divertivo a disegnare strane forme che, in seguito, vennero sostituite da due lettere: L.E.

Stavo nello scompartimento insieme ai miei inseparabili compagni di scorribande, conosciuti anch’essi su questo treno. Risulterà inutile aggiungere che ho conosciuto anche lei qui.

Beh, oddio…conosciuto è una parola grossa, perché io in realtà non l’ho proprio conosciuta; l’ho solo vista per caso quando è passata davanti allo scompartimento mio e dei Malandrini, con la divisa impeccabile, i capelli rossi sulle spalle, il visino da bambina tempestato di lentiggini.

“Ehi…ehi, Sirius, chi è?”, avevo chiesto al mio migliore amico, indicando un punto al di là dello scompartimento.

“Chi è chi?”, aveva detto lui, cercando di capire a chi mi stessi riferendo.

Ma io non gli risposi. Forse le parole erano andate perse ancor prima di essere state pronunciate…lei si era già dileguata dalla mia vista.

Ogni tanto distoglievo lo sguardo dal paesaggio fuori per rivolgerlo alla porta dello scompartimento, in attesa che passasse di nuovo. L’ho fatto al primo anno, al secondo, al terzo e al quarto. E lei non passava.

L’ho fatto al quinto e al sesto, ma lei stava nel vagone dei Prefetti.

E non la vidi più passare.

Mi consolavo, però, perché avrei avuto la possibilità di vederla a scuola. Ma gli sguardi che mi rivolgeva erano tutt’altro che cortesi e amichevoli.

Sarà che le dava – e le dà tutt’ora – fastidio che a me e ai miei amici piace sfatturare a destra e a manca, sarà perché io prediligo sfatturare su Mocciosus…

Di motivi ce ne saranno milioni, ma che dico, miliardi! Non varrebbe la pena elencarli tutti, anche se sarebbe un bel passatempo, dato che per la prima volta da sei lunghi anni mi ritrovo solo come un cane nello scompartimento.

Non ho idea di dove siano Sirius, Remus e Peter.

Qui è così desolato…credo che la mia guancia sia diventata un tutt’uno col vetro. Anche adesso mi giro verso la porta, con la speranza che lei passi da un momento all’altro.

Beata illusione.

So che lei non passerà.

Mi tocca stare solo in questo squallido scompartimento, con la faccia spiaccicata contro il finestrino, lo sguardo fuori, una mano poggiata sopra il ginocchio che tamburella e il mio respiro che appanna il vetro senza che io ci disegni sopra niente.

Oggi è l’1 Settembre del 1977 e credo sia appena diventato il giorno più malinconico della mia vita.

Forse perché questa è l’ultima volta che intraprendo la strada d’andata verso Hogwarts, forse perché i miei Malandrini non sono con me a ridere e scherzare, forse perché non ho ancora visto lei dopo due mesi…

Sbuffo pesantemente e il vetro si appanna.

Decido di spiccicare la faccia dal finestrino e stiracchiarmi, allungando le gambe per poggiarle sul sedile di fronte.

Poi mi volto a guardare la porta dello scompartimento e subito dopo la porzione di finestrino appannata.

Ok, lo faccio.

Col dito indice della mano sinistra traccio le due lettere, come per inaugurare l’inizio del settimo anno.

Che cosa stupida.

La L e la E sono sghembe, non si capiscono…dopotutto sono destrimano, non riesco a scrivere con la mano sinistra. Un piccolo difettuccio, questo, perché se avessi potuto sarei diventato ambidestro.

Esiste qualcosa al mondo che io non sia in grado di fare?

“Il bravo ragazzo”, mi rispose lei quella volta in cui cosparsi il pavimento di olio e Mocciosus fece uno scivolone degno di essere scritto negli annali. Ed io mi giustificai dicendo che l’olio non l’avevo messo io ma era stato prodotto dai capelli di Mocciosus.

Indubbiamente, ne ho combinate più io in un anno che il più grande casinaro in tutta la sua storia. Figuratevi in sette anni!

Credo che il giorno della mia nascita, Merlino abbia deciso di rendermi la vita più movimentata possibile. In senso positivo per il 75%.

Quando quel lontano primo Settembre di sei anni fa salii sull’Hogwarts Express, sapevo già che mi sarei distinto dal resto della massa.

Riuscivo a fare qualsiasi cosa mi passasse per la testa.

Mi sono messo in testa di creare i Malandrini.

E ci sono riuscito.

Mi sono messo in testa di ottenere una ‘E’ in Storia della Magia.

E ci sono riuscito.

Mi sono messo in testa di concludere una partita di Quidditch in meno di cinque minuti.

E ci sono riuscito.

Mi sono messo in testa che, se ero riuscito a concludere una partita di Quidditch in cinque minuti, avrei potuto acchiappare il Boccino in cinque secondi, avvicinandomi al record mondiale stabilito da Roderick Plumpton, il Cercatore più grande di tutta la storia del Quidditch, che riuscì ad acchiappare il Boccino in tre secondi e mezzo.

E ci sono riuscito.

Mi sono messo in testa di diventare un Animagus per il mio amico Remus.

E ci sono riuscito.

Mi sono messo in testa di fare tante cose.

E sono riuscito a farle tutte.

Infine, mi sono messo in testa di conquistarla.

Ma, ahimè, non ci sono riuscito.

Non ancora.

Questo credo sia il mio unico fallimento. Forse Merlino non mi ha dato il dono di farmi amare da lei. Sono secoli che le corro dietro, e adesso sono giunto al mio settimo ed ultimo anno a Hogwarts, senza accorgermi del tempo che scorre inesorabile.

Mi stravacco ancora di più sul sedile in attesa che Morfeo magari si impossessi di me e mi faccia dormire, anziché stare ad annoiarmi qui dentro.

Chiudo gli occhi e inizio a contare i cervi che saltano lo steccato.

Un cervo.

Due cervi.

Tre cervi.

Le mie orecchie percepiscono il rumore della porta che si apre.

Quattro cervi.

Cinque cervi.

Credo sia entrato qualcuno.

Interrompo la conta dei cervi e apro un occhio in direzione della figura che ha irrotto nello scompartimento in cui il divino James Potter stava beatamente cercando di dormire.

Vedo una ragazza in piedi davanti all’entrata, con un’espressione sgomenta, immobile e incapace di parlare.

Inutile dire che si tratta di Lily Evans.

“Cosa accidenti ci fai tu qui???”, mi chiede con sgarbo, incrociando le braccia al petto, improvvisamente riappropriatasi dell’uso della parola.

Io mi sistemo più compostamente e tolgo i piedi dal sedile di fronte, controllando con la coda dell’occhio che le lettere L.E. sul finestrino si siano cancellate.

“Stavo cercando di schiacciare un pisolino, prima di venire interrotto bruscamente da te, mia cara”, le rispondo tranquillamente.

Lo so che quando faccio così la mando su di giri.

“Io, infatti, mi stavo chiedendo della tua presenza in questo scompartimento, non di quello che facevi prima che venissi interrotto bruscamente da me, mio caro!”, infatti è parecchio alterata.

“Non credo che la risposta sia tanto difficile da ricercare, intelligente come sei”.

Lei si siede sul sedile di fronte a me, quello su cui avevo poggiato i piedi, e mi guarda con cipiglio severo.

Un classico.

“Dove sono i tuoi scagnozzi? Dov’è Remus?”, mi chiede.

Remus?

Perché mi chiede dov’è Remus?

Beh, in effetti lo trovo alquanto strano anch’io che al mio posto non ci sia Remus.

“Saranno da qualche parte sul treno…”, rispondo vago.

Lei non mi sembra del tutto convinta della mia risposta.

Crede che io la stia prendendo in giro?

Non è nel mio stile.

La Evans mi sta guardando con un’espressione sconvolta.

No, precisiamo.

Non sta guardando proprio me, ma l’oggettino che brilla sul mio petto.

I suoi occhi si allargano e si alzano fino ad incontrare i miei, per poi tornare sull’oggettino.

Boccheggia, sicuramente non riesce a dirmi qualcosa.

“Non…non ci posso credere…”, mormora.

La mia bocca si allarga in un sorriso malandrinesco.

“Credici, tesoro mio”, le dico con fierezza, “Questo è un segno del buon Merlino”.

Le indico la spilla appuntata sul mio petto e lei si sconvolge ancora di più.

“Ma, dico…”, biascica, “…tu sei…”.

“…il più affascinante, attraente e sexy Caposcuola che Hogwarts abbia mai avuto!”, concludo per lei, atteggiandomi e passandomi una mano fra i capelli.

“Non è possibile! E Remus? Ammettilo, hai corrotto Silente con chissà quale sotterfugio per convincerlo a nominarti Caposcuola!!!”, sbotta lei, battendo i pugni sul sedile.

“Nessun sotterfugio. Mi è arrivata la lettera a casa che mi informava della mia nomina a Caposcuola, com’è successo a te, del resto”, le rispondo con franchezza.

“Ma non sei stato nominato Prefetto al quinto anno! Come mai sei Caposcuola???”.

Uffa, ma perché le risulta così strano?

“Perché ho la sfacciata fortuna di essere nato James Potter, colui che può riuscire in tutto. Vuoi che ti faccia qualche esempio?”.

Ammetto che non basterebbero tutti i secoli del mondo per decantare le mie sublimi gesta.

“Risparmiati la fatica, Potter”, mi dice acida, “Il solo pensiero di dover fare la ronda con te mi disgusta!”.

“Io ne sarei lusingato”.

Mi avvicino pericolosamente a lei e porto le labbra al suo orecchio.

“Quante ragazze vorrebbero essere al tuo posto…”, le sussurro.

“Potter…”, sussurra al mio orecchio di rimando, “Quante non vorrebbero essere al mio posto se fossero a conoscenza del fatto che ti ho reso impotente con un bel calcio nel…”.

“Evans, Evans…i colpi bassi sono sleali”, la interrompo, prima che abbia la sfacciataggine di proseguire.

“Proprio tu parli di lealtà?”.

Preferirei stare in questa posizione per tutta la vita, ma il mio cervello mi dice che farei meglio ad allontanarmi prima che la Evans metta in atto il suo folle piano.

Ritorno a sedermi al mio posto, le braccia conserte.

Ho la felice idea di allungare le gambe e poggiarle accanto alla Evans, che guarda le mie scarpe con ribrezzo, poi me con ancora più ribrezzo.

“Non sei educato”, mi dice.

“Ti risulta che lo sia mai stato?”, faccio schioccare la lingua.

“Togli immediatamente i tuoi piedi da qui, altrimenti ti spezzo le gambe!!!”.

“Sei molto sadica, lo sai?”.

“Solo quando si tratta di te!”.

“Sarebbe bello morire per mano tua”.

“Ma che razza di discorsi fai???”.

Mi alzo di nuovo e vado verso di lei. Mi stendo sulla fila di sedili e poggio la testa sulle sue gambe chiudendo gli occhi.

Se ho proprio deciso di morire per mano sua…

“Potter…vuoi vederti morto e sepolto al cimitero?”, mi chiede, irrigidendosi.

Io annuisco con la testa. Credo di essere uscito di senno.

“Potrei strapparti gli occhi e farne dei cimeli, ci guadagnerei!”, ironizza sadicamente, “Oppure potrei tagliarti la mano ed esporla ad una mostra come la magica mano che riuscì ad acchiappare il Boccino in un tempo incalcolabile…o potrei portare dal parrucchiere la tua chioma e farne una parrucca…”.

“Si, si…fammi pure tutto quello che vuoi…”.

In realtà non sto ascoltando bene quello che la Evans sta dicendo…

E non riesco a capire chi cavolo sia questo fantomatico parrucchione, però quando l’ha nominato mi ha passato una mano fra i capelli.

Un evento miracoloso da segnare nella storia!

Farei bene a non muovere un muscolo, altrimenti lei potrebbe infuriarsi come al solito.

Strano vederla così tranquilla.

La sento poggiare una mano appena sotto il mio collo, l’altra invece non so dove sia, anche se desideravo ardentemente che rimanesse fra i miei capelli.

James, non correre!

È già tanto che la Evans non mi abbia scaraventato fuori dal finestrino col treno in corsa godendo del mio sfracellamento sotto le rotaie, solo per aver poggiato la testa sulle sue gambe!

Situazione alquanto surreale, direi.

Che stia sognando?

Apro leggermente gli occhi e la vedo dirigere il suo sguardo fuori dalla finestra.

Cosa darei per sapere quello che sta pensando in questo momento.

Le sue labbra sono un po’ schiuse, e ogni tanto la vedo mordersi il labbro inferiore.

Lo fa sempre quando è nervosa, un gesto che mi manda in orbita.

Io mi incanto a guardare le sue labbra, rosse e inviolate – almeno spero, perché se scopro che qualcuno ha osato toccarla, io…!

Poi, non so quale strana forza mi spinge a porgerle una domanda.

“Posso baciarti, Evans?”.

To be continued…

Et voila!

Ecco il primo capitolo di questa nuova James/Lily che mi è venuta in mente da non so dove [è scioccante il fatto che il titolo, se acronimato, ha anche un significato: M.a.d. XDXD O.o ]. Spero vi sia piaciuto anche solo un pochino, anche perché ho già scritto i prossimi nove capitoli e sarà lavoro inutile se la storia non è di vostro gradimento:P

Per scriverla ho estrapolato qualche informazione dal sito internet HP Lexicon, in cui si trovano le risposte ad ogni tipo di dubbio. Ho trovato lì che James è stato Caposcuola al settimo anno, oppure che lui era davvero un portento in Trasfigurazione in quanto la sua bacchetta era costituita da materiali che la rendevano ottima in questo tipo di magia.

Beh, dopo questa piccola noticina, vi lascio giudicare questo capitolo.

Baciottoli^^

  
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