-Aleee!!! Faremo tardi!-
Sodfa
sbuffò, dopo aver gridato a
squarciagola il nome dell’amica che ancora non si decideva a scendere;
quella
benedetta ragazza aveva il vizio di guardarsi tremila volte allo
specchio e,
puntualmente, trovava qualcosa che era fuori posto, tipo anche uno dei
suoi
lunghi riccioli biondo scuro che, di solito, lasciava ricadere
morbidamente
sulle spalle. Quella sera, invece, aveva avuto la brillante idea di
alzarli con
le forcine da un lato e lasciarli scendere a cascata sull’altro,
un’acconciatura davvero stramba e, soprattutto, davvero scomoda, visto
che
sarebbero state costrette a correre per raggiungere la metro, a causa
dell’enorme
ritardo in cui erano.
La
bella tunisina si ritrovò a
sbuffare per l’ennesima volta, pensando a quanto tempo avevano perso
per
riuscire a trovare quei biglietti introvabili, gli stessi biglietti che
finivano nemmeno il tempo di aprire i botteghini, a causa di quelle
miriadi di
fan urlanti che c’erano nel mondo, fan innamorate di cinque ragazzi dai
capelli
strambi e dagli stili stravaganti. Ricordava ancora quando aveva
conosciuto la
bella ischitana e aveva condiviso con lei la sua passione per questi
cantanti,
l’amore per i loro testi e la loro musica ma, soprattutto, la sua
adorazione per
il leader, G-Dragon, nonostante molte volte si fosse ritrovata a
prenderlo in
giro per i suoi strani vestiti e la sua capigliatura, decisamente più
multicolore dell’arcobaleno.
I
BigBang li aveva scoperti per
caso ed era stato un vero colpo di fulmine; anche per Ale era stato
così e
insieme, dopo anni che ne avevano parlato e fantasticato insieme,
finalmente
erano riuscite a realizzare il loro sogno di vederli esibirsi dal vivo.
Quel
viaggio in Spagna le era
costato un bel po’ ma non le importava; inseguire i sogni era la cosa
più bella
del mondo e, per quanto questi fossero folli, la rendevano felice ed
era questo
l’importante. Non era questo ciò che davvero contava?
Tamburellò
il piede sul
pavimento, ancora cinque minuti e sarebbe salita di sopra, l’avrebbe
presa per
i capelli e trascinata giù per le scale, il tutto imprecando in arabo.
Era
un’ora che era chiusa in bagno e davvero era arrivata all’esasperazione.
Fortuna
volle però che la figura
dell’amica comparisse, proprio in quel momento, sulla soglia del piano
di
sopra; la vide scendere velocemente, a momenti cadeva e si rompeva la
testa per
quanto andava di fretta.
-Non
trovo il cellulare, non
ricordo dove l’ho messo!- trillò disperata, mettendo a soqquadro il
piccolo
divano del loro appartamento, fittato per quel mese di vacanza.
Sodfa
alzò gli occhi al cielo,
quella ragazza era davvero fortunata ad avere la testa attaccata sul
collo,
altrimenti avrebbe rischiato di perdere anche quella. –E’ qui, mi hai
chiesto
di prenderlo prima no?- le fece notare, facendo ciondolare il piccolo
lg tribe
rosa davanti agli occhi spalancati dell’altra che, con una mano sulla
fronte,
esalò un sospiro di sollievo.
-Menomale
che ci sei tu tesoro!
Sono un caso perso, lo so!- esclamò, abbracciando la bella moretta che,
ripresasi
dallo stupore iniziale perché presa alla sprovvista, ricambiò
teneramente l’abbraccio,
stringendo l’amica forte forte. Le voleva un gran bene e adorava questo
lato un
po’ infantile di lei ma così maledettamente spontaneo che la lasciava
sempre
senza parole.
Quando
sciolse l’abbraccio le
fece segno di uscire e, prese le chiavi, finalmente si avviarono a
prendere la
metro, per arrivare a destinazione. Si ritrovarono a correre, facendo
lo slalom
tra i passanti che lanciavano loro occhiate perplesse; Ale più volte
rischiò di
buttare all’aria qualcuno e, scusandosi in fretta, sbracciandosi come
una
matta, si guadagnò l’appellativo di chica
tornado da un gruppo di anziani signori che furono travolti dal suo
passaggio.
Sodfa
rise, seguendo la corsa
matta dell’amica che non apprestava a fermarsi, la borsa ciondolante e
i
capelli al vento; sarebbe stato un miracolo se quell’acconciatura fosse
arrivata integra a destinazione, senza nemmeno un capello fuori posto.
Si ritrovarono
a scendere di corsa le scale della stazione e, in un batter d’occhio,
furono
dentro, le porte della metro che si chiudevano poco dopo che erano
entrate.
-Ce
l’abbiamo fatta!- esultò la
riccia, iniziando un balletto buffo sempre sotto gli sguardi
interrogativi
delle persone; Sodfa la imitò, contagiata da quell’allegria che
aleggiava sul
volto dell’altra, senza risparmiarsi anche lei. E pensare che la loro
amicizia
era nata su internet..!
-Hai
tu i biglietti vero?-
domandò ad un certo punto la chica
tornado , speranzosa.
-Credevi
davvero che avrei
lasciato una cosa così preziosa nelle tue mani, con la testa che ti
ritrovi?-
rispose con un’altra domanda la tunisina, stavolta retorica. Per quanto
le
volesse bene, quei biglietti erano custoditi sacramente nella sua
borsa, al
sicuro.
-Antipatica-
borbottò quella,
facendo un’espressione imbronciata.
Sodfa
rise di nuovo, dandole un
buffetto sulla guancia; era adorabile ed era contenta di poter
trascorrere con
lei quella vacanza, nonostante fosse così lontana dalla sua famiglia.
Con
lei e con i BigBang… cosa
poteva chiedere di meglio?
****
Molte
fermate più tardi, le due
ragazze erano davanti al palco, enorme e immenso, le luci accese e gli
addetti
allo staff che provavano i microfoni, per evitare imminenti incidenti
durante
il live.
La
piazza era gremita di gente,
ragazze urlanti che rischiavano seriamente di rompere i timpani se ne
stavano
li a saltellare come matte, eccitate che, di li a poco, avrebbero
potuto godere
della vista dei loro idoli, magari mezzi nudi come nei migliaia di
video live
su youtube, e farne le peggiori fantasie del mondo.
Sodfa
buttò un’occhiataccia ad
una ragazzina pimpante che continuava ad urlare come una pazza,
sbracciandosi e
urtando continuamente contro il suo braccio; seriamente, ancora un po’
e l’avrebbe
mandata a farsi una gita in bel posto.
Ale,
intuita la situazione e
sapendo il bel caratterino che aveva la mora, la prese sottobraccio e
iniziò ad
avanzare, facendosi largo a fatica tra tutto quel mare di fans,
infischiandosene
di rispettare il suo posto; per i BigBang era anche pronta ad arrivare
sotto al
palco, senza paura.
-Cerchiamo
di arrivare più sotto
possibile, magari riesco ad afferrare un lembo della canottiera di
Taeyang!-
trillò, perdendosi anche lei in varie fantasie sul suo bias e
commentando non
molto castamente il suo fisico scolpito.
-E
io magari riesco ad urlare al
leader di denunciare la sua parrucchiera- aggiunse l’altra,
guadagnandosi una
risatina divertita della riccia.
Arrivarono
il più vicino
possibile al palco e, tra una chiacchiera e l’altra, finalmente si
spensero le
luci e il palco cadde nel buio; si sentì una voce riecheggiare nel
microfono e
Sodfa perse un battito. Poteva riconoscerla tra mille, quella voce che
la faceva
sognare ad occhi aperti, quella stessa voce che aveva sperato fino
all’ultimo di poter sentire dal vivo,
sogno che, in quel
momento, si stava realizzando.
G-Dragon
fece il suo ingresso e
urlò alle sue fan un ringraziamento caloroso, alzando il braccio
sinistro; il
tatuaggio era visibile, ora, sotto la luce gialla che lo illuminava, la
sua
esile figura che si ergeva solinga ma tanto sorridente.
-Ciao
Spagna! Siamo i BigBang!-
urlò in inglese, facendo poi segno dietro le quinte; gli altri quattro
membri
fecero il loro ingresso e, anche loro, ringraziarono il pubblico, che
li
accolse urlante ed estasiato. Quei cinque sembravano brillare di luce
propria,
una luce così scintillante da abbagliare persino quella della luna e
del sole.
Le
due ragazze si emozionarono e
Ale non potè fare a meno di urlare un “Taeyang, quanto sei gnocco!”
iniziando a
sbracciarsi come una matta, facendo ridere Sodfa che, dal canto suo,
urlò a GD
un “Ma che ti sei messo in testa? Una puzzola?”, scatenando altre
risate.
Li
videro esibirsi e si
emozionarono come due bambine; i loro idoli erano a pochi centimetri da
loro,
potevano quasi sfiorarli e i loro cuori erano impazziti, le loro anime
cantavano insieme a quei cinque e le lacrime di gioia erano li, a fare
capolino
agli angoli degli occhi. Non si poteva descrivere una sensazione del
genere,
non si poteva dare un nome a quella gioia che stavano provando; era
semplicemente un’emozione unica ed irripetibile, l’emozione di
assistere, per
la prima volta, alla performance dei loro beniamini, quelli che avevano
amato
per più di tre anni.
Una
sensazione che sarebbe
rimasta lì, per sempre.
****
Il
concerto finì, forse troppo
presto, e i BigBang si ritirarono nelle loro stanze; il palco adesso
era vuoto
e la piazza si stava spopolando, i cori delle fan che, a poco a poco,
si
spensero del tutto. Era tutto finito ed era durato così poco!
-Sento
il cuore battere forte
forte-
Ale
sorrise sognante, portando la
mano sul cuore, e chiuse gli occhi; si perse nel suo mondo, immaginando
di
poter stringere, almeno per una volta, la mano a Taeyang, il suo idolo
in
assoluto dalla dolcezza infinita.
-Ehi,
non lo sognare troppo, magari
ti legge nel pensiero- commentò Sodfa ridacchiando e la ragazza aprì
gli occhi.
-Magari
lo facesse davvero!-
rispose quella sognante mentre la tunisina alzava per l’ennesima volta
gli
occhi al cielo.
-Chissà
se i camerini sono da
queste parti- si domandò improvvisamente Ale e Sodfa fece spallucce.
-Non
credo… sicuramente se ne
saranno già andati, magari anche a festeggiare- sentenziò, iniziando a
camminare per ritornare alla metro. Si sentiva un po’ vuota e triste,
avrebbe
voluto ripetere l’esperienza di quella notte per altre mille ancora ma
sapeva
che ciò non era possibile, almeno per il momento.
L’altra
la raggiunse e, insieme,
si incamminarono, quando la piazza ormai era completamente vuota.
-Sodfa…
perché ho l’impressione
che ci siamo perse?- gemette la riccia, stringendosi ancora di più al
braccio
dell’amica che si guardava intorno spaesata. Non era quello il bivio
che
avevano passato due minuti prima?
-Non
lo so… forse si- rispose,
facendo strabuzzare gli occhi all’altra che trattenne un gridolino.
-O
mamma… e adesso? Come faremo a
tornare a casa?- squittì quella, impaurita e preoccupata.
-Non
preoccuparti, sono sicura
che troveremo un modo- la tranquillizzò Sodfa, continuando a camminare
e
guardandosi ancora intorno per cercare di memorizzare qualche edificio che potesse fungere da punto di
riferimento; ma, dopo quelle che parvero ore, furono di nuovo punto e
daccapo,
ritrovandosi, per l’ennesima volta, davanti a quel maledetto palazzo
rosso.
-Sodfa,
ci siamo perse!- trillò
di nuovo Ale, stavolta colta da una crisi di panico. Purtroppo aveva
ragione;
con il giorno era stato più facile orientarsi ma, con la notte, era
diventato
impossibile.
Sospirò
e cercò di
tranquillizzarla quando, ad un certo punto, udì dei fischi di
apprezzamento
dietro di loro; una banda di ragazzi le stava guardando e aveva preso a
seguirle, continuando a dire chissà cosa in spagnolo.
Le
ragazze si guardarono e, prese
dallo spavento, iniziarono a correre, sempre rimanendo vicine per non
perdersi
anche tra di loro; si infilarono in un vicolo buio e corsero, corsero,
fino a
quando non sbucarono in una stradina deserta, con una serie di bar sul
lato.
Solinga, videro parcheggiato sotto al muro un furgoncino scuro,
difficile da
notare ma, in quella situazione, l’istinto di sopravvivenza era
talmente tanto
da far affinare loro tutti i sensi, alla ricerca di un possibile
nascondiglio e
una possibile via d’uscita.
-Laggiù!-
trillò Ale e, presa con
forza la mano di Sodfa, pregò che il furgoncino non fosse chiuso a
chiave. Aprì
la porta di scatto e si fiondò dentro, trascinando con se l’amica e
tirandosela
in braccio; chiuse forte la porta e sospirò, contenta che, chiunque
fosse il
padrone di quel mezzo, avesse avuto la fortunata dimenticanza di
chiuderlo a
chiave.
-Ce
l’abbiamo fatta!- esultò la
riccia, ballando sotto al corpo di Sodfa che esalò un respiro di
sollievo.
-Non
muoverti o quelli ci
sentono!- la rimproverò, buttandole un’occhiataccia. Poi si accorse di
essere
osservata e, lentamente, alzò lo sguardo; quattro paia di occhi a
mandorla le
stavano fissando perplessi e, in parte, interrogativi.
-Che
c’è?- domandò Ale, notando l’espressione
di Sodfa che, improvvisamente si era fatta seria e il suo viso color
peperone.
Quindi seguì il suo sguardo e per poco non svenne, spalancando anche
lei la
bocca.
Erano
finite nel furgoncino dei
BigBang!
-O
mio… Sodfa… sono…- Ale non
riusciva a parlare, aveva le parole bloccate in gola ed era andata in
iperventilazione; Sodfa, dal canto suo, se ne stava ancora immobile,
ancora
scioccata.
Dei
rumori e delle chiacchiere le
fecero riprendere però dallo shock momentaneo; la tunisina buttò uno
sguardo
fuori e, attraverso il finestrino, grazie alla fioca luce di uno dei
lampioni,
riconobbe quei maniaci che le stavano inseguendo e li indicò alla
compagna,
tremando.
Ale
guardò e, appena la porta del
sedile del passeggero si aprì, lasciando entrare un tipo incappucciato,
molto
probabilmente Taeyang, le due ragazze urlarono insieme un “Parti!” in
inglese,
con una potenza inaudita; il ragazzo le fissò anche lui perplesso ma,
notando
che quelle continuavano ad agitarsi come delle disperate, partì,
lasciando
quella stradina poco illuminata.
Quando
furono lontane dal
pericolo, le due si rilassarono ma poi ricordarono dov’erano e
fissarono di
nuovo i loro compagni di auto; vederli così da vicino le stava facendo
uscire
matte e poco ci mancava che si mettessero ad urlare, se non fosse stato
per il
loro buon senso che consigliò loro di non farlo.
Ora
dovevano spiegare cosa ci
facevano li o quelli avrebbero pensato che davvero fossero delle pazze
sclerate.
-Ehm…
mi dispiace…- iniziò a
scusarsi Sodfa, quella che delle due sapeva parlare meglio l’inglese;
fece un
lieve cenno del capo, seguita dall’amica. –So che forse no ci
crederete, ma
qualcuno ci stava inseguendo e ci siamo infilate qui senza pensarci due
volte…
non sapevamo che fosse il vostro furgone…- spiegò nervosamente,
imprecando
mentalmente perché non riusciva formulare una frase di senso compiuto.
Cavolo..
erano i BigBang! Nella
sua stessa macchina!
-Ci
dispiace… quei maniaci
facevano davvero paura!- esordì la riccia, facendo delle facce paurose
che,
alla fine, fecero scoppiare tutti a ridere; TOP ridacchiava sotto i
baffi, la
voce profonda e baritonale riecheggiava in quell’auto molto
intensamente,
Daesung mostrò il suo sorriso perfetto da angelo, SeungRi rise di
gusto, senza
risparmiarsi, Taeyang sorrise, fissandoci dallo specchietto retrovisore
e,
infine, G-Dragon seguì SeungRi, aggiungendo qualche commento in coreano.
-Ah
bene, ci prendono anche in
giro! Mi sento depressa adesso!- si disperò Ale, nascondendo il viso
nella
schiena di Sodfa, mimando un pianto disperato; ovviamente, ci furono
altre
risate e anche la compagna rise, non potendone proprio fare a meno.
-Semmai,
ti prendono in giro cara… continui a fare quelle facce
buffe!-
sentenziò la tunisina, guadagnandosi un’occhiata imbronciata dalla sua
amica.
-Chi
vi stava inseguendo?- chiese
ad un certo punto Daesung premuroso, rompendo il silenzio; la sua voce
cristallina era intrisa di curiosità e, per fortuna, aveva capito che
erano
straniere e che doveva rivolgersi a loro in inglese.
Le
ragazze lo fisarono, ammutolite
da quel sorriso così maledettamente bello e abbagliante.
-Oppa..
se mi sorridi a quel
modo, rendi vano ogni mio tentativo di recuperare la ragione- rispose
Ale in
italiano, guadagnandosi una risata divertita da parte di Sodfa.
-Dei
ragazzi. Ci siamo perse e,
all’improvviso, hanno iniziato a seguirci… ci siamo impaurite e abbiamo
corso,
intrufolandoci nella prima auto che abbiamo visto- spiegò la ragazza,
che aveva
riacquistato un po’ di lucidità dopo aver respirato profondamente.
-Vi
siete perse?- si interessò
SeungRi, avvicinandosi. Fece poi segno a Sodfa di scendere da dosso
alla
compagna e di sedersi nel posto libero accanto.
Ale
annuì. –Abbiamo avuto paura!-
specificò, riservandogli uno sguardo impaurito, ripensando alla
sensazione di
smarrimento di quel momento.
-Ma
come avete fatto a perdervi
se siete del posto? Non conoscete nemmeno la vostra città?- domandò a
quel
punto il leader, con fare critico. Sembrava il saputello della
situazione e,
quell’atteggiamento, infastidì Sodfa che, cacciando fuori il suo
caratterino,
lo rispose in modo brusco.
-Non
siamo spagnole, ma italiane!
I-T-A-L-I-A-N-E!!!! Capito, leader dei miei stivali?- rispose,
scandendo bene
la parola italiane. Non solo avevano fatto tutta quella strada per
vederli, ora
quell’idiota si permetteva pure di fare del sarcasmo? Pensò davvero di
massacrarlo,
in quel momento.
-Ha
il caratterino la ragazza! Ji
Yong, se fossi in te, starei attento a quello che dico- lo avvisò TOP,
mentre
il leader fissava Sodfa a bocca aperta, evidentemente colpito da quel
tono che
nessuno glia aveva mai riservato.
Si
fissarono in cagnesco, con gli
sguardi accigliati.
-Dove
abitate? Abbiamo il
navigatore, quindi possiamo accompagnarvi a casa- intervenne gentile
Taeyang,
lanciando un’occhiata ad Ale dallo specchietto retrovisore.
-Dall’altra
parte della città…
per arrivare qui, abbiamo dovuto prendere due metro- rispose sospirando
la
ragazza, pensando a quanto fosse realmente lontano l’appartamento.
-Ma
hyung, io ho fame! Non posso
aspettare così tanto!- si lamentò il maknae, facendo i capricci così
tanto che,
alla fine, decretò di andare a cenare, trascinando con se le due
ragazze.
-Mangiamo
qualcosa e vi
riaccompagniamo, promesso!- promise e le due ragazze si guardarono
sognanti,
chiedendosi se quello davvero non fosse un sogno.
Taeyang
guidò per una quindicina
di minuti e parcheggiò davanti ad un ristorante lussuosissimo;
entrarono e il
cameriere li scortò in una sala privata, lontano da occhi indiscreti.
Le
ragazze si guardarono intorno meravigliate da tanto lusso; non erano
mai
entrate in un posto del genere!
-Ehm,
io non ho molta fame…-
disse Ale, fissando i prezzi delle pietanze; non aveva nemmeno i soldi
per
comprare l’acqua a momenti!
-Prendete
ciò che volete, è colpa
nostra se siete qui no? Paghiamo noi- la tranquillizzò Taeyang con uno
dei suoi
sorrisi dolci, che riuscì a mandare in tilt la ragazza; era così
maledettamente
bello da vicino che si sentiva morire!
Ordinarono
con cura tutti e si
persero in quella ricca cena, presentandosi
e chiacchierando del più e del
meno; i ragazzi si mostrarono interessati all’Italia e vollero sapere
delle
tradizioni e dei posti più belli. Fecero mille domande e le ragazze
risposero a
tutte, cercando di mantenere il controllo e, soprattutto, la lucidità,
per
evitare figuracce.
-Quindi
siete venute qui apposta
per vederci?- domandò interessato SeungRi.
-Si…
visto che voi non vi siete
ancora degnati di venire in Italia!- rispose la riccia, facendo il
labbruccio.
Sodfa
fissò G-Dragon, sapeva che
era lui a decidere le tappe ed era principalmente con lui che era
infuriata.
Il
leader parve accorgersi di
quelle occhiate e, sospirando, alzò gli occhi al cielo. –E va bene,
vorrà dire
che inserirò l’Italia come una delle tappe del prossimo tour- decretò,
dandola
vinta a quelle due pazze fan che si abbracciarono tra di loro e poi
corsero ad
abbracciare lui, che non se lo aspettava. Ale lasciò subito la presa e
si
diresse dagli altri, il suo entusiasmo aveva preso il sopravvento sulla
timidezza iniziale e sull’emozione di averli li vicino, contagiando
tutti i membri
del gruppo che la fissavano felici.
Sodfa
continuò a stringere GD,
felice che finalmente si fosse deciso a prendere quella decisione.
–Quando dici
così, ti adoro!- disse, lasciandogli un bacio sui capelli multicolore;
al che,
il ragazzo arrossì, sotto le risate dei compagni.
-Tesoro,
auguri!!! E’ mezzanotte
ed è ufficialmente il 2 marzo!- trillò ad un certo punto Ale, correndo
ad
abbracciare a baciare l’amica, intonando una bellissima canzone di
“Tanti
auguri” con il cuore, trascinando con se i ragazzi, che cantarono in
inglese.
-Auguri
sinceri da parte dei
BigBang Sodfa- le augurò il leader sorridendo; Sodfa si emozionò e
pianse di
gioia, aveva dimenticato che era il suo compleanno!
-Grazie…
non dimenticherò mai
questo giorno!- esclamò felice, continuando a ridere per tutto il resto
della
serata.
Fissò l’amica e,
prendendola per
mano, continuò a perdersi in quella bellissima nottata di chiacchiere e
sorrisi; se c’era una cosa certa era che, quello, sarebbe per sempre
stato il
giorno più bello della sua vita.
NOTE DELL'AUTRICE
Tanti auguri a te, tanti auguri a te! Tanti auguri a Sodfa, tanti auguri a te!!!
Buonasera a tutte! E' mezzanotte ed è ufficialmente il 2 marzo, il giorno in cui è nata una persona speciale, tanto dolce e alla quale voglio un gran bene! Questa stessa persona l'ho conosciuta qui, è una grandissima scrittrice e per me è un gran piacere poter parlare con lei, ricevere le sue recensioni e discutere di tante altre cose; è davvero molto dolce e merita davvero tutta la felicità di questo mondo!
Ho voluto farle un piccolo regalo, un piccolo regalo sperando che possa farla sorridere almeno un pò, per quei dieci minuti che ci vogliono per leggere questa one shot; mi scuso se è piena di errori ma l'ho scritta di getto, seguendo l'impulso di un mio desiderio =)
Tesoro, ti faccio ancora tanti auguri e spero che quello che ho scritto possa davvero avverarsi un giorno! Ti voglio tantissimo bene, passa una giornata felice e dimentica la tristezza, rifugiati nei sogni, ma sorridi, sorridi sempre!!!!
Ti auguro una magnifica giornata tesoro, ancora auguri!!! <3 <3 Saranghae! <3
LeLe_Sun