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Autore: Hikari93    02/03/2013    4 recensioni
Si prese la confidenza necessaria – quella che lui non le consentiva, insistendo sul fatto che quello fosse solo un lavoro, e che il resto dovesse rimanere fuori – per abbracciarlo alle spalle, già sapendo che avrebbe ottenuto come risultato soltanto un mugugno di disappunto e una scrollata di spalle lieve, che mai avrebbe potuto davvero allontanarla.
«Sai bene ch-»
«Sì, lo so. E’ solo un lavoro.»
«Non mi pare che ti sia chiara la questione.»
«Mh, davvero?»
Sebbene Sakura stesse pressando il suo corpo contro la schiena di Sasuke, mentre le mani accarezzavano lentamente tutta la sua camicia, fino a giocherellare con qualche bottone, mostrando, così, un comportamento poco impacciato e a suo modo sicuro, in realtà si sentiva morire, dolorante in petto e con la testa gonfia di pensieri, alla ricerca di quello che sarebbe stato il momento giusto per parlargli, per dirgli quelle frasi che si era ripetuta tra sé e sé talmente tante volte che avevano perso il loro senso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Bodyguard
-Com’è finita tra loro-

 
 








Un ragazzo bellissimo, fisicamente più gracile delle guardie del corpo con occhialoni scuri a cui era stata abituata dalla televisione, con indosso un’aria seriosa – quasi imbronciata – e un atteggiamento fin troppo distaccato per un ragazzo della sua età. Sakura interpretò la rapidissima e semplice occhiata che le aveva scoccato come un modo alternativo per suggerirle di non cacciarsi nei guai e, possibilmente, di rimanersene immobile dove stava, tant’è che la mano di lei, in risposta, rimase allegramente a mezz’aria nel tentativo di salutarlo e di instaurare un rapporto, se non informale, almeno di cortesia, visti i mesi che sarebbero stati costretti a trascorrere insieme.
«Non ti interessa nemmeno sapere come mi chiamo?» gli chiese poi, quando l’atmosfera divenne eccessivamente cupa, e il fuoco scoppiettante nel camino della sua stanza cominciava a produrre un rumore di scintille insopportabile alle sue orecchie.
«Basta che non ti allontani da me, non serve altro.»
L’istinto di Sakura l’aveva portata a stringere gli occhi con stizza e ad arricciare un pochino le labbra; riuscì però a frenare la lingua, al pensiero che quel primo loro incontro si stava rivelando più duro – e lui anche meno galante – del previsto, ma che in ogni caso avrebbero potuto migliorare i loro rapporti in futuro. Forse fu l’unica a formulare quel pensiero, dato che Sasuke le diede subito le spalle e si accinse a serrare la porta con due giri di chiave, per poi rintanarsi nel mutismo più assorto, tuttavia Sakura si costrinse alla calma e all’ospitalità, almeno lei, ritenendo che, magari, questo Sasuke Uchiha espressamente consigliato dal suo amico Naruto dovesse solamente abituarsi sia a lei che all’ambiente in cui avrebbe dovuto vivere.
«In ogni caso» gracchiò, sorridendo forzatamente, «il mio nome è Sakura Haruno, se mai ti dovesse servire.»
E trovo che tu sia un brutto tizio antipatico, e che il posto – per ora – ti è garantito solamente perché Naruto – ringrazialo pure – è un mio carissimo amico, ma non sono sicura che questa condizione varrà per sempre, avrebbe voluto aggiungere, ma per il bene della pace lo tenne per sé.
 
 
 
Col tempo gli si era avvicinata – e parecchio, anche –, arrivando alla conclusione di provare nei suoi confronti qualcosa di speciale. Si era detta che fosse dovuto al rossore sulle gote quando si imbattevano in eventuali dibattiti che, anche se più rari rispetto all’inizio, a volte rinascevano per ricordare a entrambi da dove erano partiti; oppure dipendeva dall’ansia struggente e pesante all’idea che lui se ne sarebbe andato, prima o poi, e che il tempo fosse trascorso con così tanta velocità che Sakura si chiese come avesse riempito le sue giornate prima di arrivare al cospetto dell’ultima sera che li avrebbe visti come guardia e protetta.
Di nuovo l’assalì il batticuore sfrenato; in quei mesi Sasuke era stato un punto di riferimento intorno al quale era stato bello girare, tenendogli conto. Una sorta di diario segreto umanizzato, al quale, pian piano, aveva finito per raccontare parti di sé sempre più importanti, anche se lui, lo sguardo alla finestra, fingeva di non ascoltare mai. Le era difficile allontanarvisi, perciò, senza che nemmeno se ne accorgesse, era nata in lei l’idea – prima ridicola, poi sempre più fondata fino a diventare quasi asfissiante, tant’era indispensabile – di confessarsi e confessarle quel sentimento che la stava riempiendo di cose belle e gradevoli, quelle che le mancavano prima. Si sentiva quasi stupida, perché si era innamorata della sua guardia del corpo un po’ come succedeva nei film, e non lo avrebbe mai immaginato. Soprattutto, non avrebbe creduto possibile che un individuo che le era parso così antipatico, i primi tempi, come Sasuke, potesse nascondere in sé un mondo così meraviglioso nel quale voleva addentrarsi senza far troppo rumore, un po’ com’era stato dal suo punto di vista, con l’unica differenza che era stata lei stessa a tendere la mano a Sasuke e a condurlo al suo fianco.
Si prese la confidenza necessaria – quella che lui non le consentiva, insistendo sul fatto che quello fosse solo un lavoro, e che il resto dovesse rimanere fuori – per abbracciarlo alle spalle, già sapendo che avrebbe ottenuto come risultato soltanto un mugugno di disappunto e una scrollata di spalle lieve, che mai avrebbe potuto davvero allontanarla.
«Sai bene ch-»
«Sì, lo so. E’ solo un lavoro.»
«Non mi pare che ti sia chiara la questione.»
«Mh, davvero?»
Sebbene Sakura stesse pressando il suo corpo contro la schiena di Sasuke, mentre le mani accarezzavano lentamente tutta la sua camicia, fino a giocherellare con qualche bottone, mostrando, così, un comportamento poco impacciato e a suo modo sicuro, in realtà si sentiva morire, dolorante in petto e con la testa gonfia di pensieri, alla ricerca di quello che sarebbe stato il momento giusto per parlargli, per dirgli quelle frasi che si era ripetuta tra sé e sé talmente tante volte che avevano perso il loro senso.
Si bloccò e perse tutta la sua – apparente – sicurezza quando le vennero afferrate le dita, fermate proprio in prossimità del cuore che, a differenza del suo, batteva più regolarmente. Avrebbe voluto sapere cosa nascondesse Sasuke lì dentro; si era fatto conoscere come un ragazzo molto schivo, diffidente e poco propenso a formare un legame, perciò Sakura ne aveva paura. Sapeva che era inutile persino pensarlo, ma avrebbe voluto conoscere già la sua risposta prima di porgli la domanda, prima di aprirsi completamente a lui. Non era il rifiuto a spaventarla, quanto la possibilità che quel piccolissimo rapporto che si era potuto creare tra loro venisse sfracellato completamente dalla sua confessione.
Forse non era il caso, non ancora, forse avrebbe dovuto indugiare, sforzarsi per trovare il modo di far rimanere intatto quel po’ che c’era nel tempo, così che poi sarebbe potuto evolversi di sua spontanea volontà. Ma cosa sarebbe successo se Sasuke non l’avesse vista più così spesso? In fondo avevano condiviso molto, insieme, persino la casa, talvolta anche il letto.
Si accorse che Sasuke si era voltato e la stava guardando fissa in volto, probabilmente notando il suo disagio, nonché che gli stava nascondendo qualcosa che, invece, avrebbe voluto rivelargli nell’immediato.
«Va bene» tentò di rimediare, «ti lascio stare, scusami. Volevo darti fastidio solo stasera, visto che da domani non sarai più costretto a sopportarmi così. Era un modo per dirti arrivederci, mettiamola in questi termini» ridacchiò forzata, come il primo giorno che l’aveva visto, anche se il motivo era del tutto diverso.
«Non importa.»
Già, non importava.
Si risedette, stavolta rimase in silenzio a crogiolarsi nella schiacciante verità che Sasuke non le lasciava mai una strada accessibile per farla arrivare al suo cospetto. Mai. O non importava, o non era necessaria nemmeno una risposta. Sembrava che gli andasse sempre bene così come andava.
Però capì che a lei non andava bene, non senza provare. Che ne avrebbe avuto il rimorso per tutta la vita se non si fosse lanciata a capofitto quell’ultima sera. Tanto, ormai, tra poche ore – mezzanotte spaccata, era precisino il signore –, sarebbe finita; forse la vedeva più tragica di quel che era – anzi, sicuramente era così – e si chiese per l’ennesima volta perché dovesse sempre esagerare e preoccuparsi troppo, però non trovò eccessivo spazio per altre lamentele che non avessero a che vedere con Sasuke.
Al tre avrebbe parlato. Un respiro, due respiri, tre respiri.
«Senti Sasuke…»
«Hm?» la incalzò quando, una manciata di secondi dopo, era ancora il silenzio a comandare.
«Voglio… cioè, vorrei…»
Mi piace. Provo interesse per te. Vorrei conoscerti meglio.
Se ne era ripetute tante.
«Puoi… puoi chiudere gli occhi?»
«Vieni qui.»
Si mosse a comando, sbalordita. Tra tutte le risposte che avrebbe potuto darle, quella era la più inaspettata, e soprattutto, sebbene potesse considerarsi positiva, rappresentava anche quella che non avrebbe voluto sentirsi dire, perché – percepì – se avesse avanzato un altro passo, sarebbe svenuta dall’emozione, dal terrore, da tutto quello che stava percependo, immensamente grande e intenso per descriverlo con le parole.
«Che c’è?» gli domandò, titubante, incapace di tenere lo sguardo alto.
Le labbra di Sasuke sulla sua bocca furono una sensazione ancora più intensa del miscuglio di emozioni che aveva sentito in quella sera. Più volte aveva immaginato un loro ipotetico – e lontano, così le sembrava – bacio, però nella fantasia era sempre tutto così perfetto. Invece lei rimase a occhi spalancati per alcuni secondi prima di spingere il viso contro quello di un Sasuke che, per quanto volesse dimostrarsi pronto e perfetto in ogni occasione, non era più esperto di lei.
Sakura gli si avvinghiò alla camicia, stringendo la stoffa tra le dita a livello delle spalle. In uno slancio irruento si spinse con fin troppa forza verso il suo corpo, arrampicandoglisi addosso, un ginocchio poggiato sulla sua coscia e l’altro piede appena sollevato da terra – toccava a malapena la punta.
E, mentre Sasuke tentava di darsi un contegno – ben conscio di star perdendo l’equilibrio – e di allontanarla per non farsi vincere dai sentimenti, capitombolarono entrambi a terra. Lui, che aveva attutito la caduta dell’altra, gemette quando il ginocchio di Sakura gli schiacciò lo stomaco, tuttavia, per quanto il suo viso si fosse già deformato in quel ghigno di astio che spesso lo caratterizzava, la risata della ragazza gli impedì di perseverare nella sua espressione, che si rilassò quasi subito.
«Mi hai protetta anche stavolta» gli spiegò. «Se non ti fossi caduta addosso, avrei potuto farmi male.»
Sasuke scosse appena la testa, e per fortuna venne baciato di nuovo prima che la sua lingua, dimentica del sapore delle labbra di Sakura, si dedicasse alla nobile arte della parola, altrimenti non sarebbe riuscito a trattenersi dal mandarla al diavolo.

   
 
 


 



















 
 
 

Ecco la shot che avevo promesso nella raccolta! *_______*
Devo dire che la trovo quasi carina, soprattutto nel finale – inatteso, per me, non me lo aspettavo così. XD E’ stato divertente scriverla e, dato che il tema non mi dispiace, potrà essere anche che scriverò altro su loro due in queste vesti. Magari, quando avrò finito almeno Onegai potrò cominciare una long. Sennò, in futuro, anche un’altra shot di questo tipo non mi dispiacerebbe. ^___^
 
Grazie a tutti per aver letto. ♥

   
 
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