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Autore: CinderNella    02/03/2013    1 recensioni
[coppia Jamie Dornan/Keira Knightley]
Era a casa di Sienna proprio per tirarsi su di morale, abbracciare la sua adorabile nipotina acquisita ed evitare di piangere da sola in un angolo di casa sua. L’avrebbe volentieri evitato, e l’unico modo per farlo era cambiare aria.
[Accenni di Knightley/Dornan, sono presenti Eddie Redmayne, Sienna Miller e Tom Sturridge]
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Duuunque, ora direte "ed ecco che se ne esce con un'altra Keimie!" Ed è così!... Più o meno. Qui c'è un lieto fine ma non è quello che vi aspettereste, ed è abbastanza Keiracentrica come storia. In più, c'è anche un personaggio che come attore mi ossessiona da un mese ormai: Eddie Redmayne. Vedrete come son riuscita a ficcarlo nella mia combriccola di personaggi che uso spesso (Conosce davvero nella realtà Tom e Sienna, a dirla tutta. E anche Carey, stavano insieme l'anno scorso) e non dovrei segnalare altro. La canzone di riferimento è -> http://www.youtube.com/watch?v=KRAMNWzfjcg E... Buona lettura!!!

 
 One day 

«Dov’è il mio bel tesoro dai nomi terribili ma il faccino amorevole?» Era a casa di Sienna proprio per tirarsi su di morale, abbracciare la sua adorabile nipotina acquisita ed evitare di piangere da sola in un angolo di casa sua. L’avrebbe volentieri evitato, e l’unico modo per farlo era cambiare aria.
«Ehi lascia stare la mia bambina! Ha dei nomi fantastici!»
«Tesoro, sai che ti voglio bene, ma l’unico che reggo tra i tre è Marlowe. Ottoline e Layng… che nomi sono?!»
«Come stai?» chiese dal nulla la bionda, abbracciando forte l’esile brunetta di fronte a lei.
«Ci son stati momenti migliori.» rispose all’abbraccio, liberando poi Marlowe dalla stretta della madre e dondolandosela sulla spalla.
«Oh… Keira non siamo sole. Tom ha voluto invitare anche un suo amico e la ragazza…» Era una brutta notizia, avrebbe preferito stare con loro due e basta. Voleva viziare la nipotina e parlare liberamente con la migliore amica, non voleva avere delle conversazioni finte con gente semi-sconosciuta.
«Oh.» sì limitò ad emettere la ragazza con la bambina in mano, fermandosi dal dondolarla non appena ebbe udito voci tremendamente inglesi sempre più vicine: «…E quindi non ci abbiamo pensato due volte e abbiamo anche comprato casa a Londra. Manca sempre, la terra natia…»
«Mio dio, non avrei mai creduto che dopo otto anni saremmo stati qui a parlare di case e figli. Tuoi, per inciso.»
«Keira!» non appena vide l’amica della futura moglie con in braccio la figlia, corse ad abbracciarla: non l’aveva proprio sentita arrivare «Ti sei già appropriata di mia figlia?!»
«Ovvio! La mia nipotina amorevole ciccipucciosa!» dichiarò guardandola negli occhi e strofinando il naso contro il suo.
«Ahem… ti presento Eddie e la ragazza Hannah. Una vecchia conoscenza, amicizia… particolare.» strinse le mani di entrambi i ragazzi, riconoscendo nel primo il Marius degli ultimi Les Misérables. Non solo, doveva aver visto anche qualche miniserie della BBC con lui…
«Piacere!» strinse cordialmente le mani di entrambi, tornando a coccolare la nipotina. Non aveva nulla contro di loro, ma voleva andare a piangere in un angolo beandosi delle coccole della nipote: era questo il suo piano della serata. Non di certo fare nuove conoscenze.
Anche perché parlare di gente accasata e con figli le faceva tornare in mente il suo problema principale, quindi si limitò a camminare per la camera giocherellando con la nipotina.
«Qual è il suo problema?» Eddie si avvicinò a Tom con fare incuriosito, indicando la giovane donna che cullava Marlowe.
«Uhm… penso che stia passando un periodo difficile. Da quel che ne so, avrebbe preferito stare da sola con Sienna e Marlowe… diciamo, in parole spicciole, che l’amore della sua vita sta per sposare un’altra, e rendersi conto di quanto le facesse male l’ha portata a rompere il suo fidanzamento. È una cosa un po’ contorta…»
«E allora perché diavolo hai invitato me ed Hannah pur conoscendo la sua situazione?» il rosso sgranò gli occhi, continuando a guardare Keira, che sembrava più esser da un’altra parte che non lì con loro.
«Bé… volevo rivederti.»
«Una dichiarazione del genere potrebbe portarmi a baciarti davanti a tutti, tesoro.» lo prese in giro il ragazzo, tirandogli una spallata amichevole.
«Sta’ zitto!»
«Non cercare di sedurre il mio futuro marito, Edward!»
«Ogni volta che mi chiami così mi sento sbrilluccicare.»
«Allora chiedi per un altro nome. Magari te lo cambiano» ribatté Sienna, versandosi un altro po’ di sherry, prima di lanciare uno sguardo alla migliore amica, che pareva avesse l’intenzione fino alla fine di far addormentare Marlowe.
«Ci sono altri due nomi disponibili in realtà…»
«Naaah son troppo banali.» concluse l’altra, alzandosi per raggiungere finalmente Keira: «Vuoi il cambio? Così magari vai a sedert—
«Shh. S’è quasi addormentata» mormorò quella, guardando assorta la nipote chiudere gli occhietti e rallentare il respiro «La porto io nella culla»
«D’accordo. Ti verso un po’ di sherry per dopo?»
«Perché no?» ribatté Keira, dirigendosi al piano di sopra, non degnando nessuno di un saluto.
«Ma che diavolo ha?!» chiese Hannah non appena Sienna si riavvicinò a loro, versando dello sherry in un bicchierino pulito.
«Sta avendo alcuni problemi, non è di molta compagnia, mi dispiace.» fece spallucce, non volendo raccontare ad una perfetta estranea tutti i pensieri della migliore amica. Non sarebbe stato giusto e men che meno avrebbe voluto.
«Mah… okay. Stavi dicendo?»
«Ah già, hai ragione! Aspetta, ti accompagno in cucina…» con la coda dell’occhio notò che Eddie stava prendendo il bicchierino di sherry che aveva versato per l’amica, lo guardò stranita, ma lui annuì: alzò le sopracciglia e si diresse nell’altra stanza come previsto.
«Tom scusami un attimo, il bagno?»
«Sali le scale e poi a sinistra. È un po’ incasinato, ma…»
«Non preoccuparti.» gli sorrise e si diresse subito al piano di sopra, ancora curioso. Identificò il bagno non appena arrivò, ma fu preso alla sprovvista da Keira seduta sulla finestra a bovindo, con le gambe lungo il divanetto e il braccio fuori da quella: «Marlowe è…?»
«L’ho messa nella culla, imbacuccata per bene tra le coperte e chiuso la porta. Non le arriva il freddo con la finestra spalancata.» rispose quella, espirando il fumo della sigaretta, spegnendola poi su un portacenere e gettandola giù dalla finestra. Ne tirò fuori un’altra e la posò sulle labbra, alla ricerca di un accendino in borsa, che arrivò prontamente dalle mani del rosso: ispirò il fumo e gliela porse «Vuoi un tiro?»
«…D’accordo. È da un po’ che non ne tocco una, ma non potrà fare così male, no?» Keira gliela passò e gli fece spazio sul divanetto, continuando a guardare fuori dalla finestra: «Be’ se stai cercando di smettere o hai smesso e non vuoi ricadere nel vizio sì, fa così male. È proprio per questo che sto in un angolo della casa della mia migliore amica a fumare, ho ricominciato come una turca.»
«Oh, allora questo può aiutarti.» le passò il bicchierino di sherry, che l’altra iniziò a sorseggiare: «Grazie.»
«Sai… Carey mi ha parlato di te… di voi.» da come aveva pronunciato in maniera cauta quel “voi” aveva capito a chi si riferisse. Gli occhi erano velati di lacrime da un po’, ma solo in quel momento si era voltata a guardarlo: «E cosa diceva?»
«Lei si ricordava… di come eravate. Eravate una sorta di coppia che teneva a mente sempre, per come eravate innamorati, diceva. Si percepiva ovunque, nell’aria, era come se tutti potessero capirlo… diceva che quando pensava all’amore vero immaginava voi.» anche per lui era difficile parlare di Carey, a dirla tutta: ci aveva tenuto parecchio, solo l’anno prima.
«Be’ si dovrà ricredere, perché “l’amore vero” sta sposando un’altra.»
«Sì, fa schifo. Tutti si accasano e si sposano con le persone sbagliate.»
Keira alzò il bicchierino in alto: «Brindiamo a questo!»
Il rosso ridacchiò, intercettando il suo sguardo ancora colmo di lacrime non versate: «Fa schifo.»
«Da morire.» concordò la ragazza, riappropriandosi della sigaretta.
«E come… come te ne sei…?»
«Accorta? Ripensavo ogni giorno a lui. Ogni ora, a tutto quello che avevamo passato. Non era possibile, non è sopportabile… ma non lo era soprattutto sapendo che io stessa mi sarei dovuta sposare con qualcun altro. Quindi gli ho detto tutto e l’ho lasciato. Più propriamente cacciato di casa… be’, dopotutto non era nemmeno sua.»
Eddie ridacchiò, togliendole di mano la sigaretta per fare un tiro lui: «E ora?»
«E ora divido le mie giornate tra la mia nipotina prediletta e i pianti a casa. Di mezzo c’è anche qualche intervista… ma non è più come prima.»
«Niente è mai come prima.» convenne lui, guardando fuori dalla finestra.
«Mai.» concluse l’altra, finendo lo sherry e lasciando scorrere una lacrima dall’occhio destro.
«Quando si sposa?»
«Non lo so. Potrebbe essere domani, dopodomani, tra un mese… potrebbe già essere accaduto e non lo so.» rispose quella, asciugandosi la lacrima con il dorso della mano. Di tutta risposta, Eddie posò la sua lentigginosa sulla spalla della ragazza, sorridendo mesto: «Devo portarti in un posto.»
«Cosa?» rispose quella, sconvolta, spegnendo l’ultima sigaretta.
«Prendi la giacca e andiamo.»
«Che cosa?! Ma Hannah…»
«È con la sua auto, su’, andiamo…»
«Dove?!»
«Sorpresa!» la trascinò giù per le scale per un polso, spingendola verso il corridoio ed evitando salotto e cucina: prese i cappotti e la spinse in auto.
«Che stiamo combinando?!»
«Shhhh! Lo scoprirai.» la spinse sul sedile del passeggero ed andò a occupare l’altro, imbacuccato nel suo cappotto.
«Niente male la BMW decappottabile.» commentò quella, accoccolandosi sul sedile ormai rassegnata.
«Grazie, è uno dei motivi per i quali non lascerò mai Londra.»
«La tua auto?!»
«La mia auto con guida a destra tremendamente britannica anche se è una BMW.»
«Molto affezionato alla tua auto, comprendo.» Dove aveva intenzione di portarla? Neanche lo sapeva, e lo conosceva da meno di dieci minuti.
«Sicuro che Hannah non si arrabbierà?»
«Nah, non sto facendo nulla di male.»
Però se andava veloce! La sfruttava non poco quell’auto. Ma quando avevano lasciato la città?! S’era persa quel passaggio?
Aveva anche abbassato la capote. Che fine dovevano fare?
«Ci ammazzeremo, se non per la velocità per il freddo. Lo sai vero?» lo rimbeccò lei, a braccia incrociate.
«Non è la prima volta che lo faccio… è la prima che guido, in realtà.»
«È la prima volta che guidi?!» urlò la ragazza, reggendosi alla portella.
«Facendo questa cosa. È la prima volta che guido facendo questa cosa.» non la lasciò parlare e accese la radio, scegliendo una tracklist precisa.
«Che diavolo?!—
«Fidati di me. E alzati.»
«Alzarmi a questa velocità in auto?! Mi vuoi per caso morta?»
«Macché, ti tiene la cintura di sicurezza attaccata al sedile! Mettiti in ginocchio, quello che vuoi, ma alzati. Almeno di qualche centimetro.»
La ragazza ispirò profondamente, liberandosi delle scarpe e mettendosi in ginocchio sul sedile. Aveva ancora la cintura e aveva chiuso gli occhi.
«Se devo fare questa cosa, però devi rallentare. A duecento all’ora come minimo ci finisco volando sul guardrail.»
«Oh, d’accordo!» Eddie alzò gli occhi al cielo, premette il piede sul freno per rallentare e alzò il volume.

One day baby, we'll be old
Oh baby, we'll be old
And think of all the stories that we could have told


Quella canzone risuonava nell’aria tutt’intorno a lei, riusciva a sentire solo quella e la velocità. Di tutta risposta si alzò un po’ di più e portò le braccia un po’ più in alto, perpendicolari alla strada che scorreva veloce sotto i piedi.

No more tears, my heart is dry
I don't laugh and I don't cry
I don't think about you all the time
But when I do – I wonder why


Sentiva tutto scivolare via, ed era una sensazione bellissima. La canzone era un lamento, un lamento profondo, che partiva da lei, perché la ascoltava con le orecchie ma la sentiva dentro, sentiva che era parte di lei, e la velocità la faceva scivolare e la lasciava indietro, insieme al suo dolore, alla sua pena… tutto scivolava miracolosamente indietro. La lasciava libera, in balia del vento che le arrivava di fronte e le scompigliava i capelli, e buttava tutto all’indietro.
Jamie le mancava, le mancava tanto, avrebbe tanto rivoluto essere con lui… e soffriva, sì, soffriva perché si sarebbe sposato… ma il lato positivo era che avrebbe evitato l’errore del secolo sposandosi. Perché quel dolore le aveva fatto capire che lei non poteva sposarsi col primo incontrato, non poteva davvero. Soprattutto se non era una tipa da matrimonio, se non, ovviamente… per Jamie. Ma Jamie era ora il suo dolore, e scivolava via con l’aria e la canzone. Era indietro, e scivolava via.
Sentì le lacrime scorrerle sul viso e finire immediatamente dietro, sulla strada che si lasciava dietro, non appena raggiungevano le estremità delle gote: era una sensazione bellissima, liberatoria. Il suo stesso urlo liberatorio si confuse con la fine della canzone non appena decise che ne aveva avuto abbastanza, che l’aveva tranquillizzata: l’aveva fatta sentire viva, euforica, in realtà. Era tutto fuorché triste e depressa. Scivolò seduta sul sedile, espirando profondamente e spegnendo la radio: alzò la testa contro il poggiatesta ed espirò nuovamente profondamente, incrociando poi lo sguardo di Eddie «Grazie. Per… questa cosa. Ha un nome?»
«No. È “questa cosa”. La cosa. Non ha un nome, ma esiste, si capisce quando c’è bisogno di lei.»
«Vuoi che ti dia il cambio al volante. Vuoi… anche tu questa cosa?» indicò l’abitacolo, rendendosi conto che stava rallentando.
«Perché no?» le rispose, fermandosi sulla corsia d’emergenza per prendere il posto della ragazza accanto a lui, che prese a guidare scalza «Le tue scarpe sono qui.»
«Lo so. Non importa.»
Si sistemò sul sedile del passeggero e le sorrise automaticamente: si era liberata dei suoi scheletri. Magari nel profondo c’erano ancora, ma ora era più spensierata…ed era proprio a quello che serviva la cosa. «Puoi partire…»
«Lo so.» mise in moto e s’immise in corsia sfrecciando, sulla strada quasi vuota lungo il Tamigi: tornavano verso la città.
«Uooooh!» urlò il ragazzo con entrambe le braccia in aria: c’era una canzone più felice di quella precedente, più adatta a lui che voleva solo svagarsi un po’. Non aveva dei seri motivi per esser triste, anzi. La sua carriera stava decollando – ma tanto sarebbe sempre rimasto nella madrepatria.
«Ti sta piacendo?» Eddie indicò con un cenno il volante, scivolando contro il sedile per inspirare profondamente.
«Sì, è una bella auto.» rispose lei, aumentando la velocità. Non aveva fretta, ma le piaceva spingere sull’acceleratore. Tutta attenta alla strada, nemmeno s’era accorta che Eddie manometteva la sua “plancia” per alzare la capote: a dirla tutta non si era nemmeno accorta del freddo, tanto era concentrata a guidare.
«Stai prendendo la strada di casa?» chiese il rosso, sistemandosi comodo sul sedile del passeggero: come mai si fidava così tanto di qualcun altro – soprattutto una donna! – che guidava la sua cara auto?
Lei annuì, non distogliendo lo sguardo dalla strada: avrebbe dovuto rallentare… ma lo avrebbe fatto a breve. La serata aveva preso una piega inaspettata ma che le era piaciuta, a dirla tutta. Era inusuale, completamente imprevista… ma le era piaciuta.
E quei pensieri e la concentrazione sulla strada l’avevano portata senza nemmeno rendersene conto sul vialetto della sua casa milleottocentesca.
«Però, una casetta non male… in stile con i tuoi stili.»
«I miei stili?!» chiese la ragazza, alzando entrambe le sopracciglia, riappropriandosi delle sue scarpe dall’altra parte dell’auto.
«Di film. Principalmente ottocenteschi…»
«Parla l’uomo che vive nel passato!» ribatté quella, sbarazzina.
«Touché!» Eddie andò ad aprirle la portiera dell’auto non appena si rese conto che aveva finito di sistemarsi ed era pronta ad entrare in casa. «Buonanotte, Keira.»
«Buonanotte… Edward
«Hai sentito della mia lamentela!»
«E ora ti chiamerò sempre Edward per darti fastidio!» rise di risposta lei, ormai arrivata alla porta, cercando la chiave nella borsa.
«Data la tua promessa… alla prossima.» rispose il giovane uomo, pronto a rientrare in auto.
«Sì, alla prossima.» dichiarò l’altra, sorridendogli fermamente, pronta a chiudersi dietro la porta.
«Aspetta!» esclamò il rosso, correndole dietro con qualcosa in mano «Eccoti. L’Arbre Magic. Per ricordarti… della cosa.» lo posò su una mano, pronto a guardarla poi negli occhi.
«Grazie, ma molto probabilmente non dimenticherò la cosa
«Oh, lo so.» si limitò a convenire lui, abbracciandola all’improvviso e ritornando sui suoi passi: era stata una serata decisamente particolare.
 
  
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