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Autore: harley    17/09/2007    1 recensioni
Questa storia è nata, come alcuni di voi sanno, da un sogno, che feci durante la seconda media. Era mia abitudine raccontare alle mie amiche i miei sogni. Ma questa volta mi sembrava impossibile, perché il mio sogno non si era concluso in quella notte. Allora decisi di scriverlo. Lo iniziai durante una lezione di latino, o di poesia, o sui “Promessi Sposi”, o di storia, beh non mi ricorso: so solo che era una lezione della mia professoressa di lettere del biennio. Lo continuai fino alla fine dell’anno scolastico ma non riuscii comunque a finirlo. Ormai ero intenzionata a portarlo avanti e diventò da un piccolo sogno di una notte a una storia d’amore. La storia di due persone: Ilaria e Nicola. L’amicizia, la felicità, la tristezza, la solitudine, l’amore. I loro sogni, le loro paure, i loro dubbi, i loro sentimenti messi in gioco da qualcosa di grande, e alla prova da una frase. Tutto questo fa parte di un mondo, un mondo fatto di sogni, speranze, gioie e, qualche volta, dolori. Dedico questa storia a tutti coloro che guardano la siepe immaginandosi un paesaggio, delimitato solo dalle ali della fantasia. A coloro che troppo impauriti non si mettono in gioco, non immaginano al di là di ciò sanno per certo. A coloro che hanno smesso di rischiare per paura di rimanere delusi un’altra volta. Lo dedico a queste persone perché secondo me non c’è niente di più forte della forza dell’immaginazione e dell’amore. Spero che la mia storia vi piaccia e spero anche di riuscire a farvi almeno capire perché io credo così tanto in queste due cose all’apparenza inutili e dolorose.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci qui! Si era detto e si è fatto: io, la Sara, Lily e la Elena; oggi 25 maggio, siamo in Canniccia a festeggiare l'oramai sicura promozione in quarta.

- Ehi ragazze è l'una! Che ne dite se ce ne tornassimo a casa?- propongo, abbastanza stanca.

- Io dico che dovremmo restare qui finché non chiude e poi girare fino all'inizio della scuola- interviene la Sara, che è un po' alticcia.

- Sì e presentarci come zombi-

- Per di più senza la roba e vestite da discoteca- la contraddicono la Elena e Lily.

- Comunque per me il problema non si pone. Mia mamma mi ha mandato un messaggio; è qui fuori -

- Veniamo anche noi-

- Sì è ora di tornare a casa -

- Parlate per voi- dice la Sara    

-  Dove andresti te?- le chiedo

- Boh giro un altro po’-

- Allora ci si vede domani-

- Ciao-

Dopo esserci salutate, monto in macchina già persa nei miei, sempre uguali, pensieri: lui e quel giorno, quel meraviglioso giorno era il 17 luglio scorso e mia sorella aveva fatto la festa di compleanno; io, la Marielisa e Lorenzo, il mio fratellone, siamo andate con le bici al bagno Europa: dove lui lavora.

Mi vergognavo da morire, non avevo nemmeno il coraggio di avvicinarmi per vedere se c'era. Poi l'ho visto: stava sistemando le sdraio. Il cuore ha iniziato a battermi forte come il motore di una macchina da corsa prima di una gara; e avevo lo stomaco che si allenava a fare i fiocchi per i pacchi di natale. Sono rimasta lì a fissarlo da lontano finché a mio fratello non è venuta in mente la brillante idea di chiamarlo:

 

- Nicolaaa. ..c'è 1''Ilaria...- appena si è girato mi sono fiondata nella siepe mentre i interi ''cari" amici lo salutavano. A uri certo punto il mio fratellone mi ha trascinato via dal suo bagno e rni ha riportato a casa. Da. quel giorno sono tornata tutti i giorni al suo bagno senza mai avvicinarmi.

 

- Ila...siamo arrivate a casa...-

 

- Sì mamma ora scendo-

 

Ormai non ci posso far niente, quello che ho fatto, per quanto stupido, l'ho fatto. Vado in camera mi spoglio, mi metto il pigiama e vado a letto. Ho la testa che scoppia per i troppi dubbi e le troppe emozioni che premono per uscire fuori e urlare al mondo ciò che provo Dopo poche altre considerazioni mi addormento fissando sul soffitto la piccola luce filtrata dalla finestra.

  
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