So che lo sai, sai che ti sto seguendo. Oh, sì.
E non mi capacito tu possa fingere non sia così... cosa cambia in te, cosa scatta quando esci dall'ufficio in cui lavoriamo?
Immaginavo ti saresti voltata, mi avresti puntato aggressiva ed intimato di non mettermi a fare giochetti con te. Eppure, lo posso quasi vedere, annusare standoti dietro a distanza di una decina di passi: non sei la stessa Kensi che ho salutato mezz'ora fa.
Ancheggi. Impercettibilmente.
Hai fatto un errore da principianti: hai dichiarato ad alta voce, rivolta a Callen, che intendevi cambiarti e tornare a casa a piedi, correndo. Risulterà chiaro a qualunque uomo di cuore che non mi hai dato scelta. E così ho rinunciato alla mia abituale sceneggiata per farti perdere tempo e guadagnarne giusto un po' a mio beneficio, per goderti mentre contrattacchi alle mie battute tanto sciocche, tanto efficaci, sbuffi decisa, mi fulmini con lo sguardo, quasi sibili che mi staccheresti le palle a morsi... Gesù, quasi mi verrebbe da sibilarti a mia volta all'orecchio: ci sto. Ci sto, cazzo, sì.
Ho rinunciato, sono stato zitto e buono, e ho cominciato a correre.
Ti sto dietro. Allunghi il passo. Poi rallenti. E io, diligente, mi adeguo.
Sai che lo so, so che mi hai osservato. Eh, sì.
Non è certo il surf che ti ha attratto a seguirmi sulla spiaggia, più volte, al termine di giornate in cui avremmo tutti voluto soltanto aggrapparci al calore di chiunque non appartenga alla nostra squadra – bruciare via le brutture, senza riguardo. Evidentemente è me che cercavi, volevi vicino. A distanza di sicurezza, certo: fingendo non sia così.
Eppure, ora no. Mi permetti di più. Potrei anche chiudere gli occhi e farmi guidare dal tuo odore, dalla tua carica nervosa. Potrei... e lo faccio. Faccio anche in modo che tu mi ascolti, inspiro in profondità e rilascio la cassa toracica con un sospiro lento e sonoro. Nella taschina sul retro dei pants aderenti che indossi c'è una piccola chiave, quella di casa tua: una sagoma appena accennata che preme sul tessuto. Sullo schermo scuro delle palpebre abbassate mi appare come una stella fissa. Oho. Oh, no.
Ti prego. Lasciami fuori. Non andare a casa; entra in un bar e costringimi a sfilarmi dalla tua scia: impediscimi di vederti usare quella chiave. Lasciami correre ancora, e ancora, un giorno dopo l'altro: la caccia è più eccitante della conquista!