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Autore: lady hawke    02/03/2013    4 recensioni
Ogni casa di Hogwarts ha un colore distintivo, così ogni Fondatore ha una sua particolare personalità. Godric, Priscilla, Tosca e Salazar hanno collaborato solo per un breve periodo della loro vita, ma sufficiente per creare qualcosa che dura da millenni, e per questo si meritano un po' di attenzione.
Questa è dunque una breve raccolta in quattro capitoli per dare un'idea, la mia idea, in effetti, delle quattro menti più brillanti del loro tempo e di cui nessuno sa nulla.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Godric, Priscilla, Corvonero, Salazar, Serpeverde, Tosca, Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Note: Bene, avevo detto che avrei aggiornato dopo una settimana, e in realtà lo faccio prima, ma non credo che la cosa vi dispiacerà XD
Questo capitolo è dedicato a Tosca, la seconda damigella di Hogwarts. Di lei si sa poco e per la descrizione fisica sono andata un po' a naso e a caso, per quella caratteriale pure. Il velato rapporto amoroso con Salazar è, as usual, preso da ferao, come vi scrissi nelle note del primo capitolo. Buona shot a voi ^^

Giallo

Occhi blu e capelli rossi, Tosca doveva essere stata una bellezza, in giovane età. Il tempo, nel suo caso abbastanza galantuomo, aveva ammorbidito i suoi contorni, arrotondandole il viso, i fianchi e le spalle, ma lasciando intatto il suo spirito gentile. Anonima come solo certe forti personalità sanno essere, era giunta alla conclusione che fondare una scuola per giovani maghi e streghe avrebbe unito una comunità che aveva sempre qualche difficoltà a gestirsi pacificamente coi Babbani.
Probabilmente nessuno si sarebbe aspettato che una donna come lei, nota soprattutto per la ricetta del succo di zucca e per l’abitudine a lunghe passeggiate nel verde dei campi, sarebbe diventata un elemento così indispensabile per Hogwarts, stimata e ammirata da tutti coloro che ebbero la fortuna di conoscerla.
La stima se l’era guadagnata con le maniche della veste rimboccate, l’aria corrucciata e un’espressione decisa. Donna dal forte senso pratico, volitiva e mai disposta ad arrendersi, era divenuta colei che veniva chiamata a risolvere i problemi apparentemente più banali delle questioni, ma i più pressanti.
Era lei che si preoccupava che i suoi colleghi non perdessero il filo del discorso, che ricordava che, oltre alle lezioni di magia e agli studi runici, i giovani avrebbero dovuto mangiare bene, sentirsi protetti e soprattutto accettati, perché per i Nati Babbani la vita vera iniziava mettendo piede a scuola.
Aveva sorpreso tutti, quando, inaspettatamente, aveva introdotto al castello un esercito di Elfi Domestici perché lavorassero per loro. Alla domanda di Salazar su come li aveva costretti a seguirla, aveva risposto con un semplice: - Gliel’ho chiesto.
Dai suoi colleghi, cercava di trarre il meglio. Cercava tenere a bada il fuoco che bruciava dentro a Godric, che lo faceva sentire un leone, che lo rendeva letale in duello, temibile nelle discussioni. Occorreva polso fermo e un po’ di astuzia, nel cercare la molla che avrebbe sistemato le cose e placato gli animi.
Ammirava l’algida bellezza di Priscilla, tutta nobiltà e controllo. La portava spesso con sé durante le sue lunghe passeggiate, nel tentativo di trasmetterle un calore che lei spesso sembrava non possedere.
Curiosamente, non temeva Salazar. Benché le sue ricerche, ben più ossessive e preoccupanti di quelle di Priscilla occupassero molto del suo tempo, capiva che era un uomo degno d’onore, dalla mente grande e uno spirito granitico. Era la forza di chi si sarebbe spezzato, pur di non piegarsi, e Tosca apprezzava la tenacia.
Lo stesso faceva con gli studenti. C’era chi storceva il naso, chi la definiva troppo buona, chi scuoteva la testa in silenzio, ma non era raro che lei accogliesse studenti che gli altri Fondatori avrebbero scartato a occhi chiusi; e tremenda era la gioia che provava, quando riusciva ad ottenere da loro grandi soddisfazioni.
Ottimista per natura, aveva cercato di chiudere gli occhi e le orecchie alle sempre più assurde pretese di Salazar Serpeverde, cercando con lo sguardo l’aiuto di Priscilla, ogni volta che Godric si metteva a tuonare contro quello che era stato un amico.
Poi, aveva tentato con le parole. Erano uscite a fiumi, dalla sua bocca; sicuramente non belle e calcolate come quelle della sua amica, ma ugualmente sincere, e sicuramente più sentite. Poi c’era stata una mano a trattenere la stoffa di una veste. Infine, c’era stato un addio che l’aveva ferita e tradita più di ogni altra cosa. Non aveva cercato consolazioni, perché era convinta di non averne bisogno, ma quando un altro Fondatore era crollato sotto il peso della sua ottusità, si era ricreduta; nessuno spirito solare avrebbe guarito Priscilla, riportato Salazar o aiutato lei.
Eppure, era stata di nuovo lei, anche in quell’occasione, a tenere tutto insieme, a ricordare a Godric che quello che avevano costruito doveva necessariamente andare oltre i loro schiocchi sentimentalismi.  Hogwarts non meritava di scomparire per colpa degli errori di quattro persone impreparate ad affrontare i loro limiti; era nata per vivere a lungo, e lei si era trovata ad essere la roccia su cui essa si ergeva.
A Tosca il tempo aveva donato spalle larghe, ma lei stessa non si sarebbe mai immaginata che le sarebbero servite per portare un peso tanto grande.

  
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