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Autore: Exium96    03/03/2013    2 recensioni
Mi chiamo Veronica, sono la mamma di un bambino di 5 anni, Riccardo.
Mi chiamo Veronica, ERO la mamma di un bambino di 5 anni, Riccardo.
''Mentre mangiava un panino notai una strana macchia sotto il suo collo gli chiesi se avesse sbattuto – Non me lo ricordo, mamma- mi rispose, aveva dimenticato molte cose.''
Genere: Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Addio, così mi disse prima che smettesse per sempre di dire anche una sola parola… era lontano ma io lo vedevo la sera, mi sedevo sulla sedia, e lui appariva aveva lo stesso pigiama dell’ultima volta che mi parlò, lo stesso numero di denti, gli stessi capelli … solo che ora non poteva parlare, aveva segreti enormi scritti nei suoi occhi eppure non poteva dirli gli era proibito.
Aveva cinque anni, stava tornando da scuola, era mio figlio, è mio figlio;
si chiama Riccardo, mi teneva la mano quel giorno avevo lo zaino dei Gormiti sulle spalle e  mi raccontava che aveva fatto un disegno a scuola, ero fiera di lui. Poi qualcuno me lo porta via – non sapete fare la madre- mi dissero, ma loro che ne sapevano?? – E’ un ragazzo difficile- loro continuavano – i ragazzi come lui non vanno tenuti in una casa normale e poi non ha fratelli non può socializzare- ma loro cosa ne sapevano realmente della malattia di mio figlio? Loro che ne sapevano? Riccardo non era un bambino difficile, lui rideva e amava, non era un bimbo difficile lo è diventato dopo, l’hanno costretto.
 –Avete due giorni di tempo- continuavano a parlare e mentre loro parlavano Riccardo rimaneva seduto con il suo Ax, un coniglio nano che poi tanto nano non è.
Era tutto pronto i suoi pigiamini erano nella valigia blu i pantaloni e le maglie estive nella rossa quelli invernali nella verde la biancheria nella sacca di Harry Potter, i suoi colori e giocattoli nello zainetto dei Gormiti. Riccardo, Ax e le meravigliose valigie colorate entrarono il giorno dopo in un furgone che d’allegro non aveva niente. Ci eravamo salutati la sera prima mi ero seduta accanto a lui prima di raccontargli per l’ennesima volta la storia dei tre porcellini, volevo spiegargli che per un po’ non mi avrebbe visto, prima che aprissi bocca mi disse – So che non ci vedremo più, addio mamma- mi sorprese volevo correre da quelli e spaccargli la faccia ‘’ bambino difficile’’ lo definivano; il bambino difficile di cui parlavano era il mio bambino e capiva tutto e non lo avrei più rivisto.
Quella mattina si vestì da solo, indossò un jeans corto, una maglietta a mezze maniche rossa, un paio di converse, diede da mangiare ad Ax, chiuse la sua gabbietta prese le valigie le portò una alla volta fuori, si sedette sullo scalino; quando arrivò il furgoncino salì, non mi guardò non si voltò, dimenticò Ax.. volevo dirglielo ma non potevo parlagli lui non c’era già più.
Era una domenica di fine Agosto avevo il diritto di vederlo, gli comprai un costume nuovo e  lo portai a mare, era di nuovo il mio Riccardo, si era fatto alto ed era dimagrito molto i capelli gli erano cresciuti, lui correva sulla spiaggia e rideva mi abbracciava  creava e distruggeva castelli di sabbia, mentre mangiava un panino notai una strana macchia sotto il suo collo gli chiesi se avesse sbattuto – Non me lo ricordo, mamma- mi rispose, aveva dimenticato molte cose, gli dissi che l’altro giorno Luca era venuto a cercarlo – Chi è Luca, mamma?- mi rispose.
Mio figlio era come se non fosse più lui,  quel bambino aveva gli stessi occhi di Riccardo, lo stesso sorriso, le stesse mani e gli stessi piedi, la stessa tonalità di biondo dei capelli, lo stesso numero di ricci e di lentiggini, aveva la stessa taglia di pantaloni e maglie, era Riccardo e al tempo stesso non era Riccardo. Lo riportai al centro il giorno stesso, mi diede un bacio sulla guancia e andò via. Due anni dopo il centro venne chiuso, i bambini tornarono dalle loro famiglie, tranne il mio. Riccardo ora ha 17 anni, dorme nella cameretta dove dormiva mio figlio, ma lui non è mio figlio. Viaggiai il mondo alla ricerca di Riccardo non trovai nessuno, mi dicevano che mio figlio era a casa con me e se non la smettevo me l’avrebbero portato via. Ma una mamma riconosce il proprio bambini, quello non era mio figlio,  iniziai a pensare che fossi pazza. Riccardo non è mio figlio e avevo ragione ma  all’epoca non sapevo che quello non era il mio bambino, sapevo che era diverso che non era lui, ma mai avrei pensato, o forse volevo pensare, che l’avevano sostituito con un bambino uguale, preso chissà dove, mai avrei pensato che quello che si definiva ‘’ centro per bambini difficili’’ era invece un ‘’ centro di ricerche scientifiche sui bambini’’. Riccardo non era un  bambino difficile, era autistico  ma con il mondo, con me era solo il mio bambino.               
  
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