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Autore: Lilyth    03/03/2013    1 recensioni
Avere diciasette anni è difficile per tutti, gli ormoni danno alla testa e la vita sembra volerti solo prendere violentemente a calci.
Gipsy non è una comune adolescente; una nonna che sembra un generale, due gemelli tremendi, una madre svampita e un padre che sembra estraneo alla sua situazione familiare.
La vita di una strega non è facile, soprattutto se un giovane mago del 700 fa capolino nella confusione più totale.
è una storia che sta ancora prendendo forma, vediamo un po'.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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< insomma, me lo vuoi dire o no che ti è successo? >
Scossi la testa tirandomi ancora un po’ più su la sciarpa
< Gi, per favore, sono tre ore che hai una faccia da funerale e non mi vuoi raccontare nulla, mi fai preoccupare >
Quando Lella decideva di diventare assillante le riusciva fin troppo bene, non avevo fatto neanche in tempo ad arrivare quella mattina a scuola che erano partite le domande a tradimento sul perché avessi un muso lungo fino a terra.
Chicco manteneva le distanze ma sapevo che infondo anche lui era molto curioso di conoscere gli ultimi avvenimenti.
Non intendevo parlare.
< Gi >
< Lella ti prego, non oggi >
Cercai di concentrarmi sulla lezione di storia evitando di sembrare assorta in chissà quale pensiero depresso.
Odiavo sembrare depressa, anche perché non lo ero.
Alla tristezza del giorno precedente, alle lacrime e alla sonnolenza post- abbandono ora si contrapponevano rabbia, irritabilità e voglia di vendicarsi.
Alle prime due non potevo trovare soluzione, per la terza mi serviva solo un po’ di tempo e un’idea che mi sarebbe venuta molto presto.
Finalmente la campanella dell’intervallo mi liberò dallo sguardo inquisitore dei miei due migliori amici e dalla calata assillante del prof.
Uscii dall’aula e per poco non mi scontrai con Michele.
Mi tirai indietro rapidamente, il mio viso che probabilmente tradiva sorpresa e tensione.
Non gli diedi il tempo di fare nulla, anche se aveva un’espressione abbastanza emaciata.
Gli diedi le spalle e allungai il passo nel corridoio affollato
< Gi, Gi dai aspetta... >
Non mi sarei fermata neanche morta, quello che aveva fatto era troppo, troppo brutto per essere dimenticato da un giorno all’altro.
 
Mi prese per un braccio ad un passo dal bagno delle ragazze e mi tirò indietro costringendomi a guardarlo
< ora noi due parliamo >
Lo guardai negli occhi
< io non ho nulla da dirti >
D’improvviso sembrò più arrabbiato di me
< allora ascolta >
Rimasi in silenzio a guardarlo, se doveva dire qualcosa era la sua occasione, l’unica che gli sarebbe stata concessa
< io, ieri non volevo arrivare...sì, insomma, non volevo esagerare così >
< ma...c’è un ma vero >
Corrugò le sopracciglia tornando ad avere la sua solita espressione
< ma l’hai voluto tu >
Dal petto mi salì una risata smorzata, un riso amaro
< immaginavo, come potrebbe non essere colpa mia, è sempre colpa mia, giusto? >
< intendevo dire che hai provocato la mia reazione >
lo guardai, mi guardò.
Passarono quei secondi di silenzio tipici delle litigate, in cui nessuno sapeva cosa dire, se attaccare o lasciare spazio alla rabbia dell’altro.
La mia mente volava fervida sui possibili insulti da dedicargli quando lui mi prese per le spalle e mi scosse appena
< senti, mi dispiace. Vorrei rimediare, voglio rimediare. E tu me lo devi permettere! >
< Gi, finalmente ti abbiamo trovato >
 
Ci voltammo entrambi, Chicco e Lella si stavano avvicinando facendosi spazio tra la calca
< che fine avevi fatto? Ti cerchiamo da tutta la ricreazione! >
Lella guardò Michele e storse la bocca credendo di capire il mio malumore, ciò provoco una reazione a catena che spinse Michele a stringere la presa sulle mie spalle, me ad allontanarlo e Chicco ad esclamare
< no, no continuate, ce ne andiamo noi >
Li il tempo sembrò fermarsi.
La campanella suonò invitandoci a rientrare in classe
< mi dispiace Michele, devo andare >
< ci vediamo dopo... >
Abbassai lo sguardo con un buco nel petto
< non lo so >
Mi allontanai in direzione della classe, Chicca e Lello mi stavano aspettando qualche passo più in la, entrambi convinti che la love story tanto supposta tra me e Michele fosse appena finita.
Avevo ancora tre ore, tre lunghe ore ed ero sicura che non sarei mai riuscita a concentrarmi.
Non mi aspettavo di vederlo, non mi aspettavo che sarebbe venuto a parlarmi che ne avrebbe tentato di riappacificarsi con me.
Da un certo punto di vista quel tentativo mi faceva stare bene, dall’altro mi rendeva ancora più furiosa nei suoi confronti, pensava di poter risolvere tutto con uno “scusa, mi dispiace” e io non credevo affatto che l’accaduto del giorno precedente potesse essere dimenticato così.
Non pensavo di tenerci così tanto, non lo credevo fino a quel momento.
Poi mi aveva lasciato, aveva abbandonato il suo ruolo rifiutandosi di continuare a farmi da tutor, in un certo senso mi aveva tradita.
Mi sedetti in uno stato di shock che mi accompagnò fino alla fine della giornata scolastica.
 
   
 
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