“Il
ladro migliore
che puoi mai incontrare, è quello, che
fissandoti negli occhi ti ha già rubato il
cuore! ♥”
-Ok! Grazie al
tuo “metodo” siamo
entrati, ora non ci resta che cercare la sala dove è
nascosto il diadema...- fece
il punto Kayge.
Il ladro la guardò in silenzio.
L’edificio non era buio: grazie
ad un complicato gioco di specchi la luce veniva proiettata
dall’esterno
all’interno, illuminando l’ambiente.
–Wow...- mormorò estasiata
l’archeologa. Poi si riprese e si
concentrò sul loro obbiettivo: il tesoro.
Procedette
spedita per il lungo corridoio all’ingresso, ma si
fermò di fronte ad un
dipinto.
–Che c’è?- chiese lui, vedendo che si
era bloccata di colpo.
La
ragazza osservava la rappresentazione di un rito sacrificale: un
giovane uomo
veniva trascinato a forza verso un altare di pietra grezza, sul quale
risplendeva un fuoco.
Nella scena seguente due persone vestite di nero alzavano
le spade e le calavano sul suo capo, decapitandolo. Alla giovane
vennero i
brividi.
–Sapevo che questo popolo praticava sacrifici umani, ma
vederli
rappresentati è sempre raccapricciante...- disse
stringendosi nella felpa
leggera. Feitan fece spallucce: per un assassino qual era quel genere
di cose
erano totalmente normali.
–Va bene, lasciami perdere. Dai, andiamo- sorrise
Kayge riprendendo a camminare.
Dopo una dozzina di minuti, durante i quali
proseguirono in silenzio, lei si fermò nuovamente.
–Adesso cosa c’è? Ci sono
dei cadaveri?- ironizzò lui raggiungendola. Era una porta di
basalto spessa
mezzo metro, sigillata, ad averla bloccata.
Nella pietra erano incisi dei
simboli identici a quelli in cui era scritta l’ultima parte
del diario.
–Sai
tradurli?- domandò impaziente.
–Sì: è un indovinello.
C’è scritto... “Tra le
sei facce del dado, dovrai scegliere la Verità. La Morte
attende chi sbaglia”.-
lesse. Sotto alle incisioni erano riportati dei numeri, da uno a sei,
in fila.
–E che vuol dire?- chiese perplesso. Lei stette un istante a
ragionare, poi
sorrise.
–Ti spiego: l’interpretazione cabalistica dei
numeri fornisce un
significato ad ognuno: il numero 1 indica l’Unità
e lo Spirito, la Libertà; il
numero 2 Alternanza e Conflitto, Volontà; il numero 3 la
Trinità della
religione cristiana, il Dominio; il numero 4 la Rinascita,
l’Amore e la
Passione; il numero 5 l’Alba e la Primavera; ed infine il
numero 6 simboleggia
il Silenzio, la Promessa, i Segreti e la Verità.-
spiegò allungando la mano e
sfiorando l’incisione del 6. Superato l’istante di
esitazione fece pressione, e
si udì uno scricchiolio.
La porta cigolò e si aprì sui suoi cardini,
rivelando
un altro corridoio. Kayge si voltò verso il ragazzo e gli
sorrise radiosa.
–Visto?- disse entrando.
Il corridoio
sembrava non finire
mai, persino per la pazienza del ragazzo era troppo. Invece
l’archeologa pareva
instancabile, proseguiva decisa ed imboccava sicura ogni bivio.
Finalmente
giunsero alla fine: una grande sala si apriva dinanzi a loro,
totalmente in
pietra. Al centro del pavimento un’incisione rappresentava il
simbolo
misterioso, la chiave di tutto.
–Siamo arrivati- lo avvertì Kayge sorridente.
Corse
fino all’altare di basalto situato nella parete
più in fondo della sala, lo
stesso del dipinto, lo stesso su cui eseguivano i riti sacrificali, e
si
slacciò il ciondolo dal collo. Cercò con gli
occhi la giusta collocazione, fino
a che trovò una fessura proprio con la forma del simbolo. Si
udì chiaramente
uno schiocco, come se un meccanismo antico si mettesse in moto dopo
anni di
fermo. Una parte di parete a sinistra dell’altare si mosse
lentamente,
scoprendo una stanza buia.
Entrarono.
La ragazza era eccitatissima, mentre
Feitan aveva il volto contratto. Addossata al muro, in una teca di
cristallo
situata su un pilastro di pietra nera, faceva la sua bella figura un
diadema di
metallo prezioso. L’opale incastonato nel metallo prezioso
brillava come una piccola
stella.
–Che bello... L’abbiamo trovato!-
esclamò Kayge voltandosi verso il
compagno.
Ma si bloccò subito.
Perché lo sguardo del ragazzo era terribile,
indescrivibile. Un brivido gelido di paura la scosse, perché
non l’aveva mai
visto così, con quell’espressione. Lui
iniziò a camminare e ad avvicinarsi, e
lei indietreggiò, per poi sbattere contro la
parete.
–Che... Che ti prende?-
chiese incredula, fissandolo negli occhi e cercando di contenere il
disagio.
Feitan esitò un istante prima di risponderle.
–Gli ordini erano: eliminarti
appena non fossi più stata utile- disse atono continuando a
restringere la
distanza tra loro due.
–Ma... ma allora... tutti gli altri...- fece confusa e
terrorizzata, non riuscendo a finire la frase.
–Gli altri non sapevano nulla:
Kuroro l’aveva detto solo a me.- rispose. La ragazza si
appiattì, per quanto
possibile, ancor più contro la parete, e serrò
gli occhi. Si era trovata faccia
a faccia con la morte più volte, ed era sopravvissuta. Ma
ora, con Feitan che
la voleva uccidere, non riusciva proprio ad opporsi. Sentì
un tintinnio, come
di una lama che viene sguainata, poi un fruscio e uno spostamento
d’aria
accanto al volto.
Avvertì un bruciore alla guancia destra, poi qualcosa di
bagnato e caldo che scivolava lungo il mento e cadeva a terra. Feitan
rise, ma
non era la risata che, seppur raramente, aveva, era diversa. E
sbagliata,
tremendamente sbagliata.
–Che idiota che sono...- lo sentì mormorare.
Sollevò
le palpebre, sorpresa, incontrato i propri occhi blu nel riflesso della
lama, a
meno di un millimetro dal suo collo, piantata nella parete. Il ragazzo
teneva
la testa bassa, ed i capelli scuri gli coprivano il volto.
-È la prima volta
che disubbidisco ad un ordine del capo, che idiota...- disse con un
tono di
voce alterato. Alzò la testa, mostrando gli occhi che non
erano inespressivi
come al solito, ma turbinanti di emozioni. Sembrava stesse combattendo
una
guerra contro sé stesso, ed in effetti era proprio
così. Prese il diadema e lo
ripose in una tasca del cappotto, poi fece per andarsene, dato che per
lui la
cosa era finita lì.
Ma Kayge non era d’accordo.
–Perché?- chiese –Perché ti
comporti così?-
Feitan si fermò sulla porta, senza voltarsi. Un
attimo dopo si
era spostato, velocissimo, di fronte alla ragazza, che
sobbalzò nel
ritrovarselo improvvisamente davanti. Appoggiò la mano al
muro, accanto al suo
viso.
–Ah, maledizione...- mormorò scuotendo un poco la
testa. Si sporse in
avanti, poggiando le sue labbra su quelle di lei in un dolce, triste e
malinconico bacio. Quando si staccarono e Kayge sollevò gli
occhi lui le stava
già dando le spalle.
–Ti basta come motivo?- le chiese voltandosi appena.
–F-Feitan...-
sussurrò la ragazza, incredula. Il ladro non la
guardò.
–Ascoltami bene,
ragazzina. Ti sei innamorata della persona sbagliata. Non mi vedrai mai
più,
dimenticami. Torna a fare l’archeologa come facevi prima di
incontrarci. E,
soprattutto, non fidarti più degli assassini.-
La sua voce era forzatamente
dura, ma si capiva che era distrutto.
–Addio- disse sparendo dalla sua vista.
Kayge rimase immobile, pietrificata, ed iniziò a
piangere.
Cadde in ginocchio e
nascose il volto con i palmi.
Feitan tremò, scosse la testa con decisione e si premette
le mani sulle orecchie, per non sentire i suoi singhiozzi.
Poi corse via.
E
quindi, siamo giunti
alla fine.
È dal 27 settembre 2012 che questa cosa va avanti.
No, aspettate:
domani pubblicherò l’epilogo, ma non aspettatevi
nulla.
Lo so, il finale è
orribile. Ha fatto star male persino me, ma la storia era nata proprio
dalla
fine.
Mi scuserete se finisce così, ma sono tarata per i finali
tragici e senza
lieto fine.
L'immagine rappresenta Feitan mentre le rivolge le ultime parole prima
di sparire per sempre dalla sua vita.
Be’, allora a domani. Però potete insultarmi e
picchiarmi già da adesso.
E, vi prego, lasciate una recensione, anche per dire solo "sei una
cretina" o "fai schifo", grazie.
Keyla