Ho provato ad immaginarmi un Hermione un po’ diversa, sopraffatta dalle opinioni altrui, soprattutto da quelle che la disprezzano. Fatemi sapere se ne è venuto qualcosa di nuovo o se il personaggio non è credibile. Grazie mille e buona lettura.
_Umi_
-Cosa
senti
Granger?-
Piove.
Dio se piove.
Mi sono
accovacciata qui fuori, in riva al lago.
Sono scappata via,
ho corso a perdifiato, ho lanciato quaderni e libri per i corridoi
fregandomene
per un attimo di quello che avevo intorno.
Odio Malfoy, odio
quell’oca della Parkison, odio tutti quei serpeverde che non
tacciono mai.
Ma più di
tutti,
odio me stessa.
Perché me
la
prendo tanto per le loro parole?
So di meritarmi
questo posto ad Hogwarts. So di non essere inferiore a nessuno, tanto
meno a loro.
Non sono certo meglio
di me, no, non lo sono.
Io so di essere
una strega in tutto e per tutto.
Eppure
perché le
loro parole bruciano più della lava? Perché la
mia anima si piega e contrae
davanti ai loro sguardi pieni di disprezzo?
Cosa ho fatto fino
ad ora, se non studiare ed impegnare tutti i miei sforzi per essere una
strega migliore.
Migliore di loro.
Ma se sento questo
bisogno… se sento il dovere di studiare per dimostrare
qualcosa, forse vuol
dire che io per prima mi sento inferiore di fronte a dei veri maghi.
Veri maghi?
Perché
li chiamo così?
Perché
continuo ad
ascoltare i loro aspri sibili piuttosto che le parole rincuoranti di
parenti,
amici e professori?
E perché
sono
scappata?
“Cosa senti
Granger?”
Alzai la testa
dalle ginocchia e vidi una figura altera e dritta di fianco a me.
Sembrava che la
pioggia su di lui scivolasse senza intaccarlo minimamente, mentre io ne
ero
zuppa. Pure l’acqua ora riconosce la superiorità?
Trovo il fiato per
rispondergli solo dopo qualche minuto, cerco di metterci tutto il
disprezzo che
ho nel cuore nella frase che sto per dire, ma riesco solo ad emettere
solo un
sussurro patetico.
“ E tu cosa
vuoi
da me?” rispondo spostando lo sguardo verso le acque grigie
del lago.
“ Una
risposta, su
Granger so che sei capace di parlare, rispondimi, cosa senti?”
Continua a non
guardarmi, ed io non capisco dove vuole andare a parare. Offendermi
ancora?
Provare a consolarmi per poi trattarmi peggio e ributtarmi nel fango
del
dolore?
“Sento la
pioggia.” Rispondo di nuovo sibilando, sento di non avere
forze per
affrontarlo, tanto vale piegarmi e rispondere senza farmi troppo male.
“
Parlamene.” La
sua voce è calma e calda, mi colpisce molto questa cosa
poiché non sono mai
stata veramente attenta al suo tono.
Rido tra me, ora
sto pure ad ascoltare uno ragazzo che conosco solo di vista, a
fantasticare
sulla sua voce e a dargli retta? Come cambiano le cose Hermione.
Tiro su con il
naso, allungo una mano verso il vuoto e apro il palmo, raccolgo gocce e
pensieri prima di rispondere.
“Sento che
la
pioggia cerca di affondarmi nell’erba, mi sento zuppa non
solo di acqua ma
anche di dolore e vergogna. Mi sento tradita da me stessa
perché ho paura delle
opinioni altrui.”
Annuso un
po’
l’aria, riempio i polmoni e con una voce un po’
più profonda dico:
“ Sento che
nessuno potrà mai capirmi, nemmeno io stessa riesco a capire
ciò che voglio. Mi
sento sbattuta da un opinione all’altra, sento che ho messo
il mio io di lato
per poter avere delle buone parole da tutti. Mi sono messa in secondo
piano per
gli altri e non per aiutarli o essere gentile, ma per poter ottenere il
loro
assenso. Mi vergogno, e mi sento inferiore.”
La parole cadono
copiose più della pioggia, sento che un po’ dello
sporco che ha incrostato la
mia anima è stato grattato via.
“Nessuno
può
vivere per te Granger. Non te ne sei accorta e gli altri hanno
già manipolato
la tua vita ed i tuoi pensieri. Quante volte ti sei trattenuta per non
dare
cattiva impressione? Nessuno può dire per te ciò
che pensi. Nessuno può farlo.
Se continui così le tue parole moriranno e verrai assorbita
semplicemente dai
desideri altrui.
Piantala di
piangere su te stessa se non è quello che desideri. Smettila
di far scrivere dagli
altri la tua trama, riprenditi la tua vita. Alzati ora, nessuno
può farlo per
te. Oggi devi rinascere Granger, rinasci dai tuoi errori e cerca di
capire che
nessuno può indurti a tacere ciò che vuoi. Libera
il tuo io e getta via le
inibizioni. È vero che ora sei inferiore agli altri, lo sei
perché vivi dietro
le loro ombre e ti dimostri debole davanti ai loro giudizi. Riprenditi
l’orgoglio, e vedrai che la vergogna e
l’inferiorità saranno solo dei brutti
ricordi.”
Ero rimasta a
bocca aperta nel sentire quelle parole, tutte dette per me.
Attonita ripensai
a tutte quelle volte che volevo gridare, che volevo mandare a fanculo
tutto e
tutti, che volevo lanciare tutto fuori dalla finestra e
vivere…ed invece di
farlo mi chiudevo nel silenzio e nello studio, pensando che un libro
non poteva
di certo insultarmi e ferirmi.
Mi girai, ma il
mio interlocutore era già sparito.
Che mi fossi
sognata tutto?
Alzai lo sguardo,
la pioggia cadeva ancora e si mescolava alle mie lacrime.
Era bello sentirla
scivolare sulla mia pelle, non mi spingeva più verso terra,
non cercava più di attaccarmi.
Stava lavando tutto via dalla mia pelle.
Mi alzai e di
nuovo corsi, ma sta volta non per scappare.
Correvo verso la
scuola, ed entratavi andai dritta verso i sotterranei.
Gli studenti si
giravano tutti a guardarmi, ero fradicia, rossa in volto e correvo come
una
disperata.
Arrivai nel
corridoio dove sapevo di trovare ciò che cercavo.
“Malfoy…”
Dissi
ansimando leggermente per la corsa appena fatta.
Il biondo si
girò
e mi guardò dall’alto al basso con schifo, mentre
altri due occhi mi
osservavano curiosi.
“Granger non
ti è
bastato quello che ti ho…”
SLAM.
Il rumore del mio
ceffone risuonò per il corridoio per qualche secondo, sul
volto di Malfoy un
segno rosso faceva bella mostra di se.
“Si Malfoy.
Sono
venuta a dirti proprio questo, mi è bastato tutto
ciò che hai detto su di me.
Ora basta.”
Per la prima volta
mi sentii bene, fiera di me stessa e di non essermi trattenuta.
Malfoy non
reagì,
credo sia rimasto troppo scioccato dal mio gesto.
Mi voltai e presi
la strada verso il mio dormitorio a testa alta, dopo qualche passo mi
fermai e
girai il mio sguardo, un ragazzo mi stava guardando sorridendo, bagnato
anche
lui, con le scarpe sporche di fango.
“Grazie
Zabini,
non me ne dimenticherò.” Dissi seria per far
intendere che non avevo più
intenzione di piegarmi davanti agli altri, che le sue parole avevano
colpito
nel segno.
Senza aspettare
una risposta alzai i tacchi e me ne andai.
Finalmente fiera e
orgogliosa.