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Autore: misflawless    03/03/2013    0 recensioni
Elphaba è una ragazza umile e che non vuole essere al centro dell'attenzione. Galinda si più definire il perfetto contrario. Cosa succederà dell'unione di caratteri tanto differenti? Profondo odio o una sincera amicizia? Gloq, Fiyeraba, Gelphie (friendship).
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boq, Elphaba, Fiyero, Glinda
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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A.N. Questa è la mia prima fanfiction dopo tanto tempo che non ne scrivevo una. Sono nuova nel fandom ma mi appassiona tanto che non vedevo l'ora di iniziare a scrivere questa storia, spero vi piaccia. Commentate in tanti, ho bisogno di complimenti e di critiche costruttive. Grazie, e buon divertimento. 
- misflawless




Galinda stava sistemando disordinatamente i suoi abiti nell’armadio, a furia di comprare nuovi vestiti era diventato praticamente pieno.
La ragazza bionda sbuffò stufa, non capiva come fosse possibile che una persona come lei, a breve, sarebbe stata costretta a condividere la sua preziosa stanza con un essere… inferiore. Dove avrebbe messo i suoi vestiti? E i suoi trucchi? E tutte quelle cose indispensabili per la sua esistenza?
Rammentò la lite che aveva avuto con Madame Morrible la sera precedente quando l’aveva avvisata che una studentessa sarebbe arrivata e che avrebbe condiviso la stanza con lei.
Un guizzo di rabbia balenò nei suoi occhi color smeraldo al solo pensiero di tutte le ‘sofferenze’ che avrebbe dovuto patire, quando ad un tratto qualcuno bussò alla porta.
Galinda si ricompose nella speranza che quella visita avrebbe potuto tirarle su il morale.
“Avanti” disse con la sua solita voce mielata incurvando le labbra in un dolce sorriso che si spense quando vide entrare dalla porta Boq. Emise l’ennesimo sospiro di rassegnazione.
“Oh, Biq… sei tu. Scusa, ma come vedi sono un po’ occupata.” disse mostrando i vestiti disposti in disordine sul letto.
Il ragazzo sfornando un sorriso a trentadue denti disse “Hem, il mio nome è Boq… comunque Galinda, hai bisogno di una mano? Sono venuto qui solo per te, voglio aiutarti.
So che sei arrabbiata per quello che è successo, insomma la nuova ragazza arriverà presto ma se vuoi qualcuno con cui parlarne… beh sono qui per questo.”
La bionda si morse il labbo inferiore, amava quando i ragazzi rivolgendosi a lei si sentivano impacciati tirando fuori solo parole senza senso.
Un piccolo sorrisetto compiaciuto le illuminò il viso.
“Sai per caso dov’è Fiyero?” chiese cercando di cambiare argomento.
Boq, stringendosi nelle spalle, rispose a malincuore “Hem, no, cioè, voglio dire… stamattina non l’ho visto. Forse ieri non è tornato in stanza dopo essere stato all’OzDust.”
“Oh, capisco.” mormorò delusa la ragazza.
“Ma, ma, ma... se vuoi ci sono io a farti compagnia qui!” disse il ragazzo con un briciolo di speranza nella voce.
La ragazza tossì mentre Boq si avvicinava sempre di più a lei con cautela, cercando di non farle notare quanto fosse emozionato per la sua presenza.
Tutto quello che diceva Galinda Upland per lui era come una Bibbia ovvero da prendere alla lettera.
C’era un po’ di tensione nella stanza, o almeno Galinda la percepiva.
“Hem, B-b-b…” iniziò Galinda.
“Boq” precisò il ragazzo
“Oh, si, Boq. Ho molto da fare e… sai com’è, preferirei sistemare da sola la roba visto che devo perfino pensare a dove potrei metterla! Quindi che ne dici se ci vediamo dopo a pranzo?” un sorriso incoraggiante comparve sul volto della biondina mentre si allontanava da lui a passo lento.
Con un lieve cenno della mano come saluto si allontanò ed uscì definitivamente dalla stanza.
Boq rimase da solo nella camera a guardare il letto ancora pieno di vestiti di ogni colore, dimensione e fantasia.
“Ti amo, Miss Galinda” sussurrò uscendo sovrappensiero dalla stanza sbattendosi la porta dietro per la rabbia di non avere avuto il coraggio di dirlo pochi secondi fa, quando lei era ancora accanto a lui.
Intanto Galinda era arrivata nell’ampio cortile della scuola dove si era fermata una carrozza.
La ragazza guardò con un po’ di terrore all’interno, che fosse questa fatidica Elphaba di cui si prediceva l’arrivo?
Appena vide il soggetto che usciva da quella porta non poté fare a meno di trattenere una risatina. Insomma, era vestita in modo… abominevole.
Una tunica scolorita le copriva più pelle possibile semplicemente perché era di colore verde, ma non quel verdastro che si vede in giro, di un verde acceso, quasi irreale; i suoi capelli erano corvini; non sorrideva  ma sembrava contenta di trovarsi lì. Appena scesa si guardò intorno confusa ma poi, alzando la mano in segno di saluto, andò proprio incontro a Galinda che, accerchiata dal suo gruppo di amiche intime, la squadrò dall’alto al basso. Intanto la sua mente stava lavorando intensamente cercando di ‘schedare’ Elphaba.
Con uno sguardo di sufficienza chiese “Hai bisogno di qualcosa?”
La ragazza verde intimorita da una domanda tanto diretta balbettò “Cercavo qualcuno che potesse aiutarmi, sono nuova qui a scuola. Oh, tu devi essere Galinda” disse cercando di essere amichevole (caratteristica che non rientrava nel suo modo di agire solitamente).
“Ho sentito parlare di te...”
Ma fu interrotta da un secco “Si, anche io ho sentito parlare di te. Tu dovresti essere… Elphaba, quella ragazza che viene dalla Munckinland, o mi sbaglio?
La ragazza con cui avrò il ‘piacere’ di condividere la stanza.”
Elphaba corrugò la fronte “Oh, suppongo che non ti vada molto a genio questa cosa.”
Galinda in tutta risposta le rivolse uno sguardo ricco di approvazione per le parole che aveva appena pronunciato.
Elphaba pensò che chiedere aiuto con le valige sarebbe stato azzardato e quindi, suo malgrado, dovette portarle fino alla stanza da sola.
Per poco non si scontrò con un ragazzo che si stava precipitando giù dalle scale, forse a cercare qualcuno.
“Oh, scusami sono desolato” disse Boq distrattamente aiutando la ragazza a prendere alcuni libri caduti a terra dalla sua valigia.
“Non preoccuparti” mormorò Elphaba raccogliendone buona parte. Sorrise al ragazzo e si presentò.
“Comunque io sono Elphaba, piacere.”
Gli occhi di Boq si illuminarono. “Elphaba? Quale piacere! La compagna di stanza di Galinda.”
‘Questa Galinda dovrà essere davvero popolare se tutti a scuola hanno il suo nome continuamente sulle labbra’ pensò la ragazza verde mentre con un cenno si allontanava cercando di aprire la porta della stanza, compito abbastanza arduo visto che le sue braccia erano occupate dalle valige.
Quando ci riuscì, con un sospiro, entrò nella camera con un’ espressione disgustata.
Galinda aveva lasciato tutti i suoi vestiti sul letto e la stanza non si poteva definire di certo ordinata. A terra erano sparsi alcuni lucidalabbra e un paio di tacchi (i più alti che Elphaba avesse mai visto) azzurri erano adagiati sulla morbida moquette.
Nonostante fosse appena arrivata si diede subito da fare. In più aveva una buona scusa per essersi presa il permesso di sistemare anche la roba di Galinda: ovvero che ora avrebbero dovuto condividere una stanza e non era accettabile vivere in due con un tale disordine.
Ci mise una buona mezz’ora solo per la roba della biondina, che non sembrava finire mai, poi si dedicò ai suoi pochi abiti ed ai numerosi libri che aveva portato con sé.
Non passò molto che sentì la porta della stanza aprirsi.
Galinda entrò con una faccia scioccata, dov’era la sua roba? La sua meravigliosa roba! Corse immediatamente, come previsto, da Elphaba che dovette sorbirsi una filippica di dieci minuti intensi su come fosse stata sfacciata quell’azione. Elphaba stava per perdere la calma quando, fortunatamente, qualcuno bussò alla porta.
Galinda si precipitò ad aprire con un’espressione da martire che corresse subito quando vide chi c’era alla porta.
Madame Morrible era venuta a controllare se tutto precedeva bene fra le due.
“Oh, mie care ragazze. Sono davvero contenta di annunciarvi che non avrete solo l’opportunità di passare insieme del tempo in stanza, ma anche al mio seminario.”
Le due ragazze si guardarono incredule, grande perplessità ed impotenza di fronte a questo evento lampeggiavano nei loro sguardi.
“Madame Morrible… credo ci sia un errore. Lei mi sta dicendo che non sarò costretta a sorbire la compagnia di questo essere solo nella mia stanza, ma ora anche al suo seminario? Sono indignata.” sentenziò Galinda visibilmente arrabbiata.
“Giusto, sono sempre io il problema qui evidentemente.” disse Elphaba stizzita.
“Hem, vorrei farti notare che è la prima cosa giusta che hai detto da quando sei arrivata qui.” rispose Galinda sarcastica trattenendo una risatina compiaciuta.
“Adesso mi sono stufata, la prego Madame Morrible visto che non voglio stare ai servigi di questa principessina preferisco che lei mi separi definitivamente da lei.” ribattè la ragazza verde.
Madame Morrible, infastidita da tali comportamenti puerili da parte di entrambe, mormorò con una voce da chioccia.
“Spero che voi riusciate, in qualche modo, ad eliminare queste… divergenze” e con questo uscì dalla stanza lasciando le due ragazze ai loro problemi.
  
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