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Autore: zaylaria    03/03/2013    3 recensioni
"ma con quel caratteraccio e la sua parlantina non me ne aveva dato il tempo , non mi ha nemmeno lasciato spiegare perché è accaduto, anche se non lo sapevo nemmeno io perché era accaduto."
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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1°CAPITOLO.
Ilaaaaaria,Ilariaaaaaaaaaa, Ilariaaaa svegliati è tardi!- Senti la voce di mio padre rimbombare nelle mie orecchie, è possibile che tutte le mattine la stessa storia?! Non poteva semplicemente chiamarmi con più delicatezza? Forse avrei preferito di più alzarmi dal letto.
Ilaria, ti vuoi alzare? Muoviti se no farai tardi! – continuò.
Mi alzai, mi infilai le pantofole, uscì dalla stanza e mi diressi in bagno. Naturalmente prima di fare qualsiasi cosa avevo il bisogno di liberare la mia vescica. Dopo di ché scesi per le scale e mi diressi in cucina. Naturalmente mio padre era già vestito, lavato e preparato “e con quel aria da tutto io” mi disse che non avrebbe potuto accompagnarmi perché era troppo tardi e lui doveva sbrigare degli affari con dei giapponesi perciò mi diede un bacio in fronte e uscì dalla porta della cucina. Rimanemmo io e Jade .
Jade era la domestica, come una mamma per me, mio padre mi raccontò che la assunse un paio di mesi prima della morte di mia madre. Mia madre morì giovane,in un incidente stradale, un camion le andò addosso facendola uscire fuori strada e cadde in un burrone, quando io avevo appena 4 anni e ora ne ho solo 15. Jade per colazione mi preparò un croissan e un bicchiere di the. Nel frattempo che io mangiavo mi chiese se volessi accompagnata da lei, ma le risposi che non importava e che sarei andata in motorino. Dopo aver finito di mangiare mi diressi di nuovo in camera mia, guardai l’orologio ed erano le 7:57 mi resi conto solo ora di quanto fossi in ritardo così presi subito un jeans blu chiaro e un maglietta semplice bianca con un cardigan rosso e le coverse. Preso ciò mi diressi in bagno mi lavai, mi vestii e mi misi un po’ di fondotinta per coprire quei due brufoli che avevo in fronte e infine mi spruzzai del profumo presi la borsa e andai. Uscì dalla porta principale salutando Jade urlando. Mentre mi dirigevo verso il garage sentì il cellulare vibrare, era Carly che mi diceva di muovermi, dopo nemmeno 3 secondi me ne arrivò un altro da Lily che mi diceva che era appena arrivata a scuola e che se non mi muovevo non mi avrebbe aspettata. Le risposi di salire perché mi ci voleva ancora. Carly e Lily erano,sono le mie migliori amiche non so cosa avrei fatto senza di loro. Mentre camminavo pensavo a quanto sono importanti, che non ce l’avrei mai fatta senza di loro e come fanno a sopportarmi tutti i giorni etc.. Salì sul motorino e partì. Mentre ero per strada ancora soprapensiero vidi un’auto nera che correva quasi “a tutta velocità” proprio di fronte me  mi fermai immediatamente ma volai sul cofano anteriore di quella vettura. L’impatto fu forte mi feci male un po’ alla testa e alla schiena, ma nonostante ciò stavo bene. Il ragazzo che guidava mi toccava e mi urlava in faccia se stavo bene e io lo guardai e le dissi:
-Ma sei impazzito? ma ti pare che di prima mattina ti metti e guidare così come un pazzo? Quando mio padre lo saprà ti ucciderà, ritieniti fortunato che non mi sia fatta niente, e smettila di urlare ,deficiente.
Quel ragazzo mi guardava sollevato e mi disse, -dove devi andare?
-Smettila di guardarmi in quel modo, sei solo fortunato che non mi sia fatta niente di grave e comunque devo andare a scuola, già sono in ritardo, e ora che mi hai scassato il motorino non arriverò mai, e oltre a tutto ciò dovrò subirmi anche un’altra predica del preside per questo ritardo.
Il ragazzo mi rispose:
-smettila di blaterare e sali in macchina,in che scuola vai?
-Tu sei pazzo!  io non salirò mai in macchina con te e non te ne frega in che scuola vado! Detto ciò presi la mia borsa da per terra e mi misi a camminare. Dopo due passi  mi resi conto che mi girava la testa e mi facevano male anche le gambe. Mi sedetti su un marciapiedi. Intravidi di nuovo quel ragazzo che veniva verso di me con aria da “like a boss” e mi disse :
-Non ce la fai ad andare a scuola a piedi sei ancora rimbambita per la botta, sali in macchina, ti giuro che sarò prudente.
-No. Non ci salgo in auto con te che mi hai investita e per lo più sei uno sconosciuto, mio padre ammazza prima me e poi te.
-Dai, ormai non sono così sconosciuto e poi non l’ho fatto apposta, ti pare che avrei voluto investirti?NO! E poi ora smettila di fare la preziosa e la testarda, così sprechi solo tempo e farai fare ritardo anche me.
Mi pesava, ma doveva andarci per forza perché era davvero tardi e stavo facendo fare ancora più tardi. Mi alzai e mi diressi per l’auto.
Lo sapevo!- Lo sentii sussurrare.
Guarda che non sto venendo solo perché me lo hai chiesto tu, ma perché farei ancora più tardi, quindi smettila di parlare e pensare e muoviti. –risposi.
Sissignor- disse.
Camminava disinvolto, indossava un giubbotto di pelle e si credeva dio sceso in terra.
Quando ci avviammo mi chiese di nuovo:
-Allora in che scuola dovrei portarti?
-Allo scientifico Patrizi.
-Mi prendi per il culo? Dimmi in che scuola vai e fai la seria.
-Ti ho detto allo scientifico Patrizi, non te lo ripeterò un'altra volta.
-Wow,anche io vado in quella scuola!
-Tu cosa?!
-Si bellezza, anche io vado in quella scuola! E non ti ho mai vista pensandoci..
-Io nemmeno e non chiamarmi bellezza, che dopo questo passaggio, sarà tutto come prima.
-Come sei scontrosa, manco fossimo fidanzati o amici.
Lo guardai e mi girai verso il finestrino. –Rise.
Lo riguardai, mi guardò. Era abbastanza alto, visto che il suo sedile era molto distante dal volante, era scuro, aveva i capelli neri/marrone scurissimo, occhi marroni/nocciola  erano bellissimi, delle labbra né troppo sottili e né troppo carnose, erano perfette. E poi era magro. Era strano che non l’avevo mai visto, o che non ci avevo mai fatto caso.
Distolsi subito lo sguardo da lui e dissi:
-Ma ci vuole molto?
-Vuoi che sia prudente?! Allora non pressarmi.
-Ma se ti ho fatto solo una domanda! E ricordati che devi pagarmi l’assicurazione del motorino e dovrai fare i conti con mio padre, gli rinfacciai.
-Smettila di parlare,che mi sconcentri.
-Tu dici a me di smettere di parlare? Sciallati che non sei nessuno, io parlo quando voglio. E cos’è ti da fastidio l’argomento? Prima mi investi che devi farti tanto il fighetto sulla strada e poi non vuoi pagarne le conseguenze?AHAHAH illuso.
-E smettila di fare la preziosina del cazzo. Ho capito che sei una figlia di papà, ma non puoi avere il controllo di tutto. Secondo te, se ti avessi visto ti avrei investita? Ma ci fai?. Mi disse.
-Io figlia di papà? Ma ti senti? Sei ridicolo, io non ho il controllo di niente che se l’avessi a quest’ora non sarei in macchina con te e parlarci addirittura. Non è un problema mio se mi hai vista o no, il problema l’hai fatto e ora devi risolverlo. Continuai.
-Tranquilla che il motorino te lo pago, non sono questi i problemi signorina. Mi disse con aria arrogante.
Giuro avrei voluto prenderlo a schiaffi, non so cosa mi trattenesse. Lo guardai schifiata.
 -Se ti faccio così schifo da guardarmi così sei libera di scendere sia dall’auto che dal tuo piedistallo. Rispose.
Lo guardai con aria stupefatta, ero incredula per ciò che mi stesse dicendo,nessuno mi aveva mai parlato in quel modo.
-Sei un maleducato. Dissi.
-Pft, stronzate. Rispose.
Lo guardai..
-Sei così impegnata a guardarmi che non ti sei nemmeno resa conto che siamo arrivati e l’auto è già chiusa. Disse con aria di superiorità .
-Secondo te stavo guardando te? AHAHAHHA mi fai ridere.
-E dimmi cosa stavi guardando così attentamente?!.Chiese.
-Osservavo il cervello che non ti ritrovi. Risposi.
Dopo di che aprì la portiera e uscì.”Grazie al cielo” sospirò. Prima di chiudere mi bloccò di nuovo dal braccio, mi girai e sbuffai –“che vuoi ancora? Non ti basta avermi investita senza nemmeno scusarti e di avermene dette di tutti i colori?”
Mi guardò cupo e come se avesse sensi di colpa e mi rispose: -“volevo solo sapere il tuo nome, ma se ti infastidisco così non fa niente.”
 .Risi. Sbuffando risposi: –“ Ilaria.” Dopo ciò tolsi la testa dall’auto e chiusi lo sportello. Sentii urlare: -“Io sono……” 
  
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