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Autore: _Eterea_    04/03/2013    6 recensioni
Dalla storia: "«ORA BASTA! » Gridò Draco, quasi paonazzo in volto, con una mano sulla bocca dell'elfo e la bacchetta nell'altra. «Facciamo quello che dico io, cioè apriamo quella porta, ci smaterializziamo a Diagon Alley e lì decideremo cosa fare.» Poi, sotto gli sguardi perplessi di tutti, si rivolse all'elfo.
«E per quanto riguarda te, sei libero tutto il giorno. Non avremo bisogno dei tuoi servigi,» Lucius, di sottofondo, non riuscì a reprimere un verso ironico «fa quello che vuoi. Chiaro?!»
#QUARTA Classificata al contest "Be My Valentine" di WritersArenaRewind
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Astoria, Lucius/Narcissa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Titolo: Una lunga serata - in compagnia di gente poco arguta.
Autrice:_Eterea_
Fandom:Harry Potter
Rating:Verde
Personaggi/Pairing: Draco/Astoria, Lucius/Narcissa, mio OC (elfo Quicky)
Tipologia: One -shot
Lunghezza: 3.897 parole
Avvertimenti: Original Character
Genere: Commedia, Comico
Disclaimer:Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di J.K. Rowling che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Harry Potter, (l'elfo domestico Quicky, la locanda "Golden Puffskein") appartengono solo a me.
Credits: nessuno
Note dell'Autore: Non aspettatevi chissà che, penso sia la cosa più banale e meno divertente che io abbia mai scritto. E me ne vergogno, sì. Devo dire che questa è la prima volta che scrivo una OS in meno di dieci giorni (di solito impiego un mese per idearla e un altro mese per scriverla) ma almeno il fatto di essere riuscita in tempo a portarla a termine, mi da un po' di soddisfazione.
Segnalo subito una cosa, per il resto ci sono le note in fondo: Il prompt che ho scelto per la storia era "I piani di Draco e Astoria per San Valentino sono in pericolo, quando Malfoy senior propone un'uscita a quattro... Riusciranno i due giovani sposi a liberarsi senza offendere i genitori di lui, o dovrà piegarsi all'implacabile Lucius?" Io mi sono accorta di aver fatto una errore nella storia solo dopo averla scritta; praticamente invece di Lucius io ho fatto in modo che fosse Narcissa a volere questa uscita. Probabilmente la giudicia me lo segnalerà come errore, quindi io lo ammetto subito. Mi dispiace.
Una recensione, per farmi capire quanto effettivamente fa schifo, sarebbe graditissima!

 

 
 

Una lunga serata
In compagnia di gente poco arguta.

 

 

 





Quicky non era mai stato un elfo domestico molto arguto.
Certo, quando i padroni gli comandavano qualcosa si animava e correva a svolgere i suoi compiti, ma se quell'ordine consisteva in qualcosa al di là delle sue capacitò mentali, a quel punto il problema era bello grosso.
Per "bello grosso" si intende minuti preziosi persi dai coniugi Malfoy - la signora Astoria e il signor Draco, per essere precisi  - nelle spiegazioni all'elfo, e danni vari se queste spiegazioni non erano abbastanza dettagliate.
Draco Malfoy, in realtà, aveva già pensato da tempo immemore di licenziare quel - come lo definiva lui - inetto e inutile di un elfo, ma la moglie gli si era opposta fermamente. Il motivo era semplice: Quicky era un regalo della ormai defunta Elettra Greengrass alla figlia. L'elfo, insieme all'enorme e tetro orologio a pendolo che occupava un angolo, seminascosto dal mondo, del salotto nella modesta villa dei neosposi.
Altro regalo assolutamente indesiderato che aveva procurato vari litigi tra i due. Secondo Draco, l'elfo era la prova definitiva dell'indisponenza che la suocera provava nei suoi confronti, e nei confronti della sua famiglia in generale. Il problema, secondo la donna, era la brutta fama che i Malfoy si erano fatti alla fine della guerra, insieme all'ormai dichiarato legame con il Signore Oscuro e i Mangiamorte.
Peccato che la figlia la pensasse in modo molto simile, escludendo ovviamente Draco da quella visione negativa. Se c'erano due persone che Astoria non poteva sopportare erano Lucius e Narcissa Malfoy; evitava qualsiasi contatto con loro e ogni volta che suo marito si trovava in loro compagnia cercava scuse, anche poco credibili, pur di mancare all'incontro.
Comunque - tornando a Quicky - il poveretto ce la metteva proprio tutta, ma i risultati erano purtroppo sempre gli stessi: lettere spedite ad indirizzi sbagliati - con risultati buffi, a detta dell'elfo - e vari incidenti domestici riguardanti abiti ridicolmente ridotti, arrosti che cercavano di sbranare lo sbranabile ed incendi nei posti più impensabili.
Precisamente in quel momento, l'elfo si trovava in una di quelle tante occasioni. Astoria Malfoy si trovava di fronte a lui, leggermente piegata in avanti per guardarlo meglio negl'occhi, e con pezzo di carta stretto in mano.
Era vagamente ansiosa, non riusciva a smettere di sbattere il tacco contro il tappeto, sembrava in preda di un terribile tic nervoso; tutto fuori dalla norma.
Astoria era sempre stata famosa per la sua epica calma: non alzava la voce, non aveva mai pianto davanti al marito e non era neanche mai stata colta da eccessi di risate. Pacata, timida e sempre sulle sue, il massimo che riusciva a fare, quando litigava con qualcuno, erano dei piccoli sbuffi esasperati. Però c'era un motivo per il quale vinceva sempre lei, durante i litigi: lo sguardo. Nel complesso poteva sembrare la persona più tranquilla del mondo, ma con uno sguardo poteva far tremare le fondamenta di un palazzo. Infatti, era questo che accadeva con il caro Draco Malfoy; piccole discussioni che terminavano con uno sguardo agghiacciante e definitivo.
Tornando nuovamente a noi, Astoria mise una mano sulla spalla dell'elfo ed affilò gli occhi.
«Devi fare una cosa per me: oggi mio marito non deve ricevere nessuna - ripeto - nessuna lettera. Sono stata chiara?»
Quicky l'osservò perplesso, sbattendo più volte le palpebre; non voleva deludere la sua padrona, non di nuovo, così annuì più volte e le rivolse un inchino profondissimo. Doveva essere all'altezza, quella volta.
«Quicky farà come lei ordina, Signora.»
Così passò la giornata: la signora fuori a fare compere, sfruttando il pomeriggio libero, Draco a lavoro al Ministero e l'elfo a svolgere le sue mansioni quotidiane.
Quando alle diciotto in punto il padrone tornò a casa, Quicky era così preso nelle sue faccende che non si accorse nemmeno della busta che occupava una delle mani dell'uomo.
Quest'ultimo, in completa tranquillità, aveva lasciato il cappotto all'elfo, si era avvicinato alla poltrona - la sua preferita, vicino al camino - e aveva iniziato a strappare la busta.
Un lampo passò nella mente dell'elfo che, senza pensare precisamente cosa stesse facendo, si lanciò il cappotto alle spalle, corse inciampando verso la poltrona, strappò la lettera dalle mani del padrone e fece la cosa più stupida e insensata che avrebbe mai potuto fare. Essendo un elfo domestico gli sarebbe bastato farla sparire, o bruciarla con la magia; invece, sotto lo sguardo sconvolto di Draco Malfoy, Quicky si ficcò il pezzo di carta in bocca ed iniziò a masticare.
L'uomo era stravolto e senza parole: più volte l'elfo aveva commesso delle azioni assurde... ma quella le batteva tutte. Prima che questo potesse ribattere in alcun modo, fece il suo ingresso la Signora che, prima di rivolgere lo sguardo ai due, appoggiò le varie buste sul tavolino che si trovava vicino alla porta d'ingresso.
«Quicky, porta le buste di sopra. Dra- Ma che sta succedendo?»
Astoria si ritrovò ad assistere basita alla scena che le si parava davanti. Suo marito seduto sulla poltrona con le mani protese in avanti, intente ad afferrare  il nulla, mentre l'elfo si trovava accanto a lui impegnato a masticare qualcosa, con le braccia incrociate dietro la schiena e lo sguardo rivolto al soffitto.
«Tesoro,» Iniziò Draco, con una punta di ironia nella voce «potrei sapere perché l'elfo sta facendo merenda con la lettera del mio Capo ufficio?»
L'elfo sopracitato, sentendosi chiamare in causa, rivolse i grandi occhi viola verso la padrona.
«Quicky ha eseguito l'ordine, signora. Quicky è stato bravo, niente lettere per padron Draco!»
Recitò con una nota d'orgoglio, spostando lo sguardo tra i due.
«Astoria, potresti spiegarmi?!»
La donna sospirò profondamente e si sedette su una delle eleganti sedie da pranzo; infine tirò fuori dalla borsetta un pezzo di carta stropicciato.
«Stamattina ho ricevuto una lettera dai tuoi genitori. Tua madre pretende che domani passiamo la giornata insieme; non ti preoccupare, ho intenzione di risponderle ora dicendole che siamo già impegnati e- »
«In realtà, lo sapevo già.» Draco lanciò un'occhiata truce all'elfo, poi continuò «Mio padre me l'ha detto oggi al Ministero, l'ho incontrato per caso e... bé... In realtà ho accettato. ASPETTA, prima di dire qualsiasi cosa: come avrei potuto rifiutare, ci tenevano così tanto! Dopotutto, cosa avremmo fatto in ogni caso, domani?»
«Non ne ho idea! Magari qualcosa di romantico, magari qualcosa in intimità! Tutto avrei immaginato tranne che passare il giorno di San Valentino con i tuoi genitori!»
L'atmosfera iniziava a scaldarsi, Quicky - nonostante lo scarso quoziente intellettivo - capì che era arrivato il momento di sparire dalla circolazione e, grazie al semplice schioccare delle dita, lo fece.
Lo stesso identico pensiero travolse l'uomo di casa che però, per orgoglio, rimase fermo nella sua convinzione.
«Mi dispiace, ma non ho intenzione di discuterne ancora: domani passeremo la serata con i miei genitori, punto.»
"E sarà una lunga serata." Pensò la donna, disperata.
 


***

 

Narcissa Malfoy sistemò i lunghi capelli biondi in un'alta crocchia; risultava perfettamente ordinata - come al solito, d'altronde - ma comunque un paio di sottili capelli argentati erano riusciti a sfuggire dal suo controllo. Poteva vantare ancora una notevole bellezza, ma i segni dell'età iniziavano ad apparire sempre più insistenti, sia nel fisico, come nello spirito... E questo non andava bene, per niente.
Se c'era una cosa a cui la donna era scappata per molto tempo, utilizzando vari e piccoli trucchi, era il tempo; questo - terribile ed inesorabile - si rifletteva in lei, come in suo marito, e la terrorizzava più di quanto lo desse a vedere.
«Allora, sei pronta?» La voce di Lucius la distrasse dai suoi pensieri, era appena entrato nella stanza e sembrava litigare con il bottone del polso della sua raffinata camicia nera. Era nervoso e irritato, e come dargli torto: era stato costretto a passare l'intera giornata con una delle persone che meno sopportava nell'intero universo... Astoria, sua nuora.
«Ancora un momento, e vedi di far sparire all'istante quell'espressione! Non ho intenzioni di fare figuracce a causa tua.» Il tono imperioso della moglie lo fece irritare ancora di più, ma come al solito rimase zitto, con il gigantesco orgoglio ferito e lo sguardo di Narcissa che lo fulminava attraverso la nuca.
Infine la donna prese la borsa e si avviò spedita verso la porta, con a seguito Lucius.
Una volta che si furono smaterializzati fuori dal cancello della villetta a schiera, l'uomo sbottò di colpo.
«Ma si può sapere perché hai insistito tanto per quest'appuntamento?»
«Perché odio il rapporto che c'è tra te e Astoria ed io esigo vedere mio figlio più spesso.»
Narcissa mosse veloce la bacchetta, richiamando l'attenzione dell'elfo che si trovava in giardino, pronto ad accoglierli. Lucius notò che si trattava ancora di quel maldestro di un elfo che, l'ultima volta, quando gli aveva chiesto un bicchiere d'acqua fresca gli aveva servito l'orrida acqua della fontana che si trovava nella piazza cittadina, completa di pesce rosso e una sterlina arrugginita.
Un brutto ricordo, in poche parole.
Quicky si avvicinò, allegro, e aprì alla coppia, tenendo stretto tra le braccia un vaso dal dubbio - e vivo - contenuto, si avviò attraverso il giardino, scortandoli alla porta d'ingresso.
Ad aprire fu Draco. Narcissa osservò pensierosa suo figlio: il fisico asciutto e il viso a punta erano sempre lì, come i vividi occhi grigi e, purtroppo, la ormai incipiente calvizie, tipicamente inglese, che aveva iniziato a farsi strada tra i lucidi capelli biondi. Questo elemento sicuramente non l'aveva preso dalla famiglia Malfoy, piuttosto dalla sua: i Black non avevamo mai potuto vantare folti e resistenti capigliature, piuttosto un'anti-estetica calvizie precoce.
Quicky saltellò fino al pianerottolo e passò tra le gambe del suo padrone, per poi darsi ad una corsa folle fino al grande soggiorno. Lucius osservò la scena sbigottito, Draco alzò semplicemente le spalle.
«Mamma, papà, è un piacere vedervi... Per l'elfo non chiedete, vi prego.»
Poi si fece da parte lasciandoli passare, prese i loro mantelli e li fece accomodare sui comodi divanetti del salotto. Quando finalmente anche Astoria giunse e dopo che i saluti vari terminarono, i quattro iniziarono a discutere sul da farsi.
«Bene,» iniziò, con un sorriso, Narcissa «dove possiamo andare per festeggiare? Io proporrei un locale o ristorante, magari-»
«Se stai per dire da Madama Piediburro, scordatelo.» l'interruppe bruscamente suo marito «Sicuramente sarà pieno di coppiette adolescenziali, e poi non sopporto quel posto.»
«Ehm, magari qualcosa a Diagon Alley.» Propose Astoria, senza troppo entusiasmo; non era ancora convinta di voler passare l'intera giornata con i suoceri, infatti stava già progettando un piano per riuscire a mollarli al marito a metà giornata.
«Quicky potrebbe preparare delle cose buone per le felici coppie...» Si intromise l'elfo, apparso improvvisamente e dal nulla, con la solita aria stupida e trasognata. «e anche delle decorazioni! Quicky procurerà tutto quello che serve, come: cuori, stelle, cherubini, coriandoli...»
«Escludo di rimanere in casa, sarebbe peric- cioè, poco festivo» Provò Draco, osservando terrorizzato l'elfo che, ad occhi chiusi ed imperterrito, continuava con il suo elenco.
«... e Torte, dolci, pigne, arcobaleni, folletti, calderoni, acromantule, fiori...»
«Perché non al Paiolo Magico?»
«Io suggerirei di-»
«Oh, Astoria cara, sarà pieno fino a scoppiare, probabilmente non troveremmo mai un tavolo libero.»
«E se andassimo tutti a casa nostra? Comodo, poco affollato, senza quest'elfo.»
«Ehi? Mamma, papà, e se noi-»
«Lucius, il tuo entusiasmo mi commuove. Comunque, in fondo, non sarebbe neanche una cattiva idea.»
«... scorpioni, asticelli, orsetti gommosi giganti e-»
«ORA BASTA! » Gridò Draco, quasi paonazzo in volto, con una mano sulla bocca dell'elfo e la bacchetta nell'altra. «Facciamo quello che dico io, cioè apriamo quella porta, ci smaterializziamo a Diagon Alley e lì decideremo cosa fare.» Poi, sotto gli sguardi perplessi di tutti, si rivolse all'elfo.
«E per quanto riguarda te, sei libero tutto il giorno. Non avremo bisogno dei tuoi servigi,» Lucius, di sottofondo, non riuscì a reprimere un verso ironico «fa' quello che vuoi. Chiaro?!»
L'elfo lo guardò con gli occhi lucidi e gli abbracciò una gamba.
«Quicky ringrazia il padrone, troppo gentile e buono con Quicky. Quicky farà per tutto il giorno ciò che più gli piace e lo rende felice!» Detto questo, con uno schioccare di dita, sparì dalla vista di tutti.
«Grazie a Merlino, almeno ci siamo liberati di lui.» Disse Draco, sospirando e massaggiandosi una tempia con la mano. «Ora, vi prego, usciamo di qui.»
I quattro presero i mantelli - si ricomposero, tornando ad avere una dignità - ed uscirono nell'aria fredda di quella sera di Febbraio.
Si smaterializzarono senza tante cerimonie direttamente nella grande via affollata di Diagon Alley e, visto che il Paiolo Magico l'aveva già scartato, si incamminarono in silenziosa ricerca di un locale. La festività di quel giorno, a quanto pareva, aveva colpito quasi tutti i negozi della via magica; si potevano vedere luci rosa e rosse, complete di coriandoli e quant'altro, uscire dalla Gelateria di Fortebraccio, dal Ghirigoro e perfino dai vari negozi di articoli che c'entravano ben poco con San Valentino.
Tutto ciò risultava assolutamente assurdo e ridicolo agli occhi di Lucius, esaltante e delizioso secondo Narcissa e lievemente imbarazzante per i due neoconiugi. Entrambi non avevano mai amato particolarmente quella festa, né tanto meno tutto ciò che ne derivava, specialmente in età adolescenziale.
Dopo aver camminato per cinque minuti buoni, Narcissa si fermò di scatto davanti ad una locanda.
«Caspita, questo posto non sembra male. Il Golden Puffskein... Avanti, entriamo!»
«A me sembra solo la brutta copia di Madama Piediburro...»
«Oh, Lucius! Ma si può sapere perché ce l'hai tanto con quel posto? Questo non c'assomiglia per niente. Coraggio, andiamo.» Concluse la conversazione Narcissa, tirando da una manica il marito, seguita silenziosamente dal figlio e nuora, anche loro poco convinti della scelta.
Effettivamente, vista dall'interno, quella locanda sembrava veramente somigliare in modo preoccupante al locale nominato dal Malfoy senior: abbastanza grande e luminoso, con vari e preoccupanti tappeti appesi alle pareti, completi di immagini raffiguranti ogni tipologia di Puffskein - piccoli e docili animaletti, delle palle di pelo, in poche parole - e dai colori più bizzarri.
Infatti, Astoria era convinta che un Puffskein color verde acido non esistesse in natura, piuttosto sembrava un assurdo ed agghiacciante esperimento mal riuscito.
«Draco, non so, ma questo posto mi inquieta...» Disse la donna, abbassando notevolmente la voce per non farsi sentire dalla suocera. Quando si avvicinò loro la proprietaria, Astoria sarebbe volentieri scappata a gambe levate.
«Ma salve! Che belle coppiette di innamorati !» Lucius represse a fatica un brivido lungo la schiena nel sentire il tono lascivo, la voce profonda e l'accento tipicamente russo della donna. «Un tavolo per quattro, quindi?»
La donna in questione era alta almeno un metro e ottanta, in carne, e con dei polpacci grossi quanto un elfo; il tutto completo di capelli corti, rossi e cotonati, occhi neri profondissimi e una spruzzatina di peluria sopra il labbro superiore.
L'unica che non sembrava aver notato l'aspetto poco rassicurante della proprietaria, era Narcissa stessa che, con tono affabile, le aveva risposto tutta felice e arzilla. Lucius infatti faticava a riconoscere la moglie, un tempo austera e controllata, degna di una famiglia purosangue... temeva che la malaugurata crisi di mezz'età l'avesse colpita improvvisamente e con i più terribili risultati.
Quindi, Adelaida, così aveva detto di chiamarsi, li accompagnò ad uno dei tavolino vicino alla grande vetrata che si affacciava sulla strada. Lasciò loro le liste e si allontanò, lanciando dietro di sé, ovviamente grazie alla magia, manciate di coriandoli a forma di cuore e, ovviamente, Puffskein.
I quattro si sedettero sulle poltroncine di pelle rossa, iniziarono e conclusero una breve conversazione sull'originalità del posto, ed infine aprirono i menù.
«Sono quasi le sei, abbiamo fatto un po' tardi... Cosa ne dite di una buona tazza di tè per scaldarci?»
Tutti acconsentirono, almeno in quel modo si sarebbe potuto sciogliere un po' il ghiaccio tra i presenti. Chiamarono Adelaida e ordinarono, rimasero in silenzio finché quest'ultima non portò al tavolo un oggetto che attirò particolarmente la loro attenzione e una bottiglia scura. Si trattava di un contenitore metallico enorme, con un rubinetto per lato, e vari decorazioni in rilievo su tutta la superficie.
«Ecco qui, servitevi pure.»
«Signora, ehm, come funzionerebbe, precisamente?»
La donna  li guardò un attimo perplessa, poi scoppiò in una fragorosa ed inaspettata risata.
«E' la prima volta che venite qui, giusto? Questo è un Samovar, della tradizione russa, e viene usato per riscaldare l'acqua, in generale, ma anche per il the. Dovete solo aspettare un paio di minuti e poi aprite il rubinetto e vi versate l'acqua nella tazza.»
«E la bottiglia?»
«Questo è un piccolo regalino da parte mia, dato che siete dei nuovi clienti; è una bottiglia della migliore vodka russa che possiate mai assaggiare... Vi consiglio di berla prima del tè.»
Quando Adelaida se ne andò nuovamente, Narcissa prese la bottiglia e si versò una dose generosa del liquido denso in uno dei bicchieri, poi passò a riempire anche gli altri bicchieri. Al terzo bicchiere, Lucius decise di intervenire.
«Tesoro, è decisamente forte, non credo dovresti esagerare così... d'altronde non sei abituata all'alcol e-»
«Stai forse insinuando che sono troppo vecchia per bere?!»
«Assolutamente no! Cosa stai dicendo, sei già ubriaca?»
Astoria decise che era il momento di iniziare una vera conversazione, in grado di mettere fine all'astio tra i signori Malfoy, e magari di trovare una scusa per allontanarsi e concludere finalmente quello strazio di serata.
«Signor Malfoy, mi dica, come va il lavor-»
«Papà, forse ho capito perché odi tanto Madama Piediburro!» Esclamò Draco, senza lasciare il tempo alla moglie di finire la frase. Astoria lo guardò male, Narcissa rivolse uno sguardo interrogativo al marito.
«Non esiste nessun motivo.» Disse l'uomo, a denti stretti.
«Al mio quarto anno di scuola, durante un'uscita ad Hosgmeade» iniziò Draco, facendo finta di non aver sentito «la Parkinson mi aveva praticamente costretto a passare il pomeriggio con lei in quel posto. Non appena ero entrato la proprietaria mi era subito venuta incontro e mi aveva fatto una specie di elogio sulla mia bellezza, dicendomi infine quanto assomigliassi a mio padre.»
«Tu sei andato da Madama Piediburro con Pansy?» Astoria lo squadrò male.
«Ehi, era l'unica ragazza che frequentavo! O lei o Millicent Bulstrode, non avevo molta scelta.»
«Lucius, io non ci sono mai venuta con te in quel posto... Con chi ci saresti andato, di grazia?» La donna mandò giù il quarto bicchiere, mentre ne versava un altro alla nuora.
«Sicuramente si sarà sbagliata, non ho idea neanche di chi sia quella donna!»
«Draco, non è una giustificazione. Io non sono mai uscita con un ragazzo prima di te, non ti costringeva proprio nessuno!»
«Papà, aveva detto chiaramente "sei sicuramente il figlio di Lucius Malfoy" e poi aveva aggiunto qualcosa tipo "Era così adorabile quel ragazzo, Luccy mi portava sempre dei regalini quando veniva ad Hogsmeade"...»
«Lucius!?»
«D'accordo! Avevo perso una scommessa contro Goyle, avevo tredici anni e lui era il doppio di me... Non potevo tirarmi indietro! E' stata la cosa più imbarazzante ed umiliante che abbia mai fatto in vita mia. Contenti!?»
«Draco, non mi pare sia mai capitato prima che tu ti sia fatto comandare da una donna. Se te l'avessi chiesto io di portarmi lì mi avresti come minimo mandato al diavolo!»
«Astoria, avevo quattordici anni! Non sapevo quasi neanche cosa fosse una ragazza, non avevo scelta!»
«Quindi tu ha fatto la "corte" a Madama Piediburro per anni solo perché avevi paura che Goyle ti picchiasse?» Narcissa scoppiò a ridere, sotto gli sguardi confusi di Draco e Astoria che avevano perso gran parte del discorso. Era ormai arrivata al sesto bicchiere di vodka e la donna ci vedeva quasi doppio.
«Oddio, Lucius, e io che mi ero innamorata di te perché pensavo fossi un duro, amico dei più temuti ragazzi di Serpeverde dell'ultimo anno... Chi l'avrebbe mai immaginato!»
L'uomo, fuori di sé dalla rabbia, cercò di ingoiare a fatica la manciata di insulti che avrebbe voluto dire alla moglie, quindi, cercando di distrarsi, posizionò la tazza sotto il rubinetto.
Bastò mezzo secondo, un gesto sbagliato, e la risata di Narcissa diventò incontrollabile.
Malfoy senior, trascinato dall'irritazione, aveva usato eccessiva forza per aprire il rubinetto che, delicato com'era, si ruppe e lasciò defluire l'acqua bollente in un getto forte e in direzione dell'uomo. Astoria era senza parole: Lucius bagnato da testa ai piedi, con un'inquietante sfumatura verdognola in volto, Narcissa che per poco non rotolava giù dalla sedia e Draco con gli occhi spalancati e la bocca aperta, incapace di decidere quale dei suoi genitori
 avesse più bisogno di soccorso.
Accortasi del disastro provocato da uno dei suoi clienti, Adelaida si precipitò al loro tavolo, cercando di rimediare al danno gettandosi su Lucius, armata di un grande fazzoletto di seta colorato, ed usandolo per pulire come meglio poteva l'uomo. Quest'ultimo lanciò improperi vari sia alla moglie, che ancora rideva sguaiatamente, e sia alla donna che l'aveva assaltato.
In un attimo saltò su dalla sedia e, lasciando una manciata di monete sul tavolo, si avviò verso la porta, trascinando dietro di sé la moglie e chiedendo inviperito agli altri due di seguirlo. Adelaida li seguì fino all'esterno del locale gridando scuse e pregandoli di tornare ancora.
Una volta fuori dalla locanda, Narcissa gli crollò addosso.
«Dannazione, avevo detto che non dovevi esagerare con quella roba! Draco, aiutami a tenerla su!»
L'uomo si affrettò ad afferrare la madre per un braccio, portandoselo attorno alle spalle. Astoria, dal canto suo, sentiva la testa terribilmente leggera a causa del liquore che la suocera aveva continuato a versarle.
Dopo una breve discussione decisero di andare tutti a casa di Draco e Astoria e aspettare lì che la donna si riprendesse lentamente dalla sbornia.
Si smaterializzarono direttamente davanti alla porta di casa. Lucius e Draco che lottavano per portare di peso Narcissa su per scale e Astoria davanti a loro che barcollava e si teneva la testa dolorante con una mano.
Purtroppo per lei, il mal di testa non terminò ma venne alimentato dalla scena che le si parò davanti quando, dopo aver lottato con la maniglia, aprì la porta ed entrò in casa.
Rosso. Fu la parola che le venne in mente, quando diede la prima occhiata al soggiorno.
Nella stanza sembrava fosse esplosa una bomba colorata: i divani erano pieni di cuscini, petali e cioccolatini; dal grande tavolo di legno del soggiorno strabordava ogni tipo di pietanza, sia classica che strana e dai colori più improbabili. Sul soffitto erano stati incollati tantissimi palloncini e disegni di unicorni, acromantule e conigli a grandezza naturale; sulle lampade erano raggruppati vari gruppi di folletti della Cornovaglia con le ali dipinte di bianco e corone di alloro in testa. Il pezzo forte, però, riempiva tutta la stanza: enormi bolle di sapone galleggianti, contenenti qualcosa che sembravano vagamente la biancheria intima di entrambi i coniugi.
Mentre osservava esterrefatta e con le lacrime agli occhi la sua povera casa, passò davanti alla porta la bolla più grande, sopra di questa si trovava Quicky. Indossava delle ali finte, un arco dietro le spalle e uno dei reggiseni di Astoria in testa. Quando notò la presenza della padrona, spalancò gli occhi e, con un sorriso, si mise a rimbalzare sulla bolla lanciando urli deliziati e divertiti.
Astoria non disse nulla, si limitò a chiudersi la porta alle spalle e rivolgere uno sguardo vacuo ai due uomini che stavano ancora aspettando ignari.
"Tutto è più sopportabile di questo... perfino la suocera ex Mangiamorte ubriaca."
Pensò Astoria prima di rispondere al'espressione interrogativa del marito, ormai stravolto.
«Che ne dite, ceniamo fuori?»
 
 

Fine
 


 
 
Note Autrice:
Bene, ora potete pure procedere al lancio dei pomodori. Avanti.
Alcuni appunti:
- Non si sa niente sulla famiglia Greengrass, se non il fatto che Astoria e Draco dopo la guerra si sono sposati e il tutto fosse nato da un matrimonio combinato. Quindi mi sono presa la libertà di interpretare sia Astoria che la madre.
- Il nome di Quicky è un gioco di parole con "quick" che significa "rapido, veloce, lesto, ecc."
- Temo di essere miseramente sfociata nell'OOC per quanto riguarda Lucius, Narcissa e Draco... Io lo metto negli avvertimenti, poi nel caso, ditemi voi.
- Il Puffskein è, cito l'enciclopedia Potteriana: E' una creatura docile e mansueta diffusa in tutto il mondo, ha una caratteristica forma sferica ed è ricoperto di una morbida pelliccia color crema. Da generazioni i Puffskein sono fra gli animali domestici più diffusi e amati nel mondo magico.
- Il Golden Puffskein è una mia invenzione, come l'elfo Quicky.
Mi sembra di aver detto tutto, ora svanisco nell'eteree e faccio finta di non averla mai scritta, 'sta roba.
Addio.
   
 
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