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Autore: cattivamela    04/03/2013    4 recensioni
Avete presente il filo rosso del destino?
Si narra, che ogni persona abbia legato al proprio mignolo un filo rosso, e che questo filo, sia legato al mignolo della persona della tua vita.
In poche parole, l’uomo della mia vita potrebbe vivere anche in Alaska, ma non importerebbe, perché in pratica “dovremo essere legati” da questo filo immaginario. E se, in teoria questo filo esistesse veramente? E che solo la sottoscritta riesce a vederlo?
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Blaze osservò i miei occhi, preoccupato. Non riuscii a capire se lo era per aver appena immagazzinato tutti i pensieri, o se lo era per la mia reazione.
Anche lui avrà visto tutta la mia vita…
Non ricevendo nessuna risposta, continuò. Incitato dal mio silenzio.
“Nella mia vita passata ero… un uomo d’affari” spostò lo sguardo in un punto preciso dietro le mie spalle, ma ciò che vedeva non era la porta della mia camera, ma i suoi ricordi.
“mi piaceva la vita, la mia vita. Donne, macchine, serate eleganti, donne, soldi. E ancora soldi. Ricordo ancora di quanto ero impaziente nel ricevere la mia paga mensile. Non mi importava di lasciarmi dietro donne incinte, o cuori spezzati, quella era la mia vita e non permettevo a nessuno di rovinarla. Ero egoista, approfittatore.” Ricontrollò il mio viso, spostando nuovamente lo sguardo. Ad ogni singola parola la sua fronte si corrugava, ed un leggero luccichio gli illuminava gli occhi. Mi si formò un piccolo nodo alla base della gola, che mi costrinse a respirare con la bocca. Temevo che continuasse. Anche solo il pensiero di lui, steso su una barella… Strinsi i pugni.
“Ne avevo baciate, toccate, corteggiate di donne. Finché un giorno, incontrai Marie. Proveniva dalla Svezia, e lavorava nella mia stessa agenzia. Mi infatuai così tanto di lei, che per un attimo abbandonai tutti i miei beni materiali, cercando in tutti i modi di conquistarla. Ci riuscii.” Sussurrò ad occhi chiusi, preso nell’uragano di pensieri e immagini che lo stava investendo, quasi vidi Marie, le sue labbra a cuoricino e i capelli biondo cenere corti e pieni di boccoli. Socchiusi gli occhi, lasciandomi invadere dalle sue sensazioni. “Ma la lussuria e i soldi mi richiamarono, e come uno sciocco, ripresi la mia vita di sempre con l’aggiunta di Marie. Finché non mi scoprì. Mi trovò a letto con una donna, scoppiò a piangere immediatamente. Gli occhi le si riempirono di lacrime e scappò via. Cercai di inseguirla, sotto la pioggia battente ma era buio e non mi accorsi di essere finito proprio al centro della strada.”
“Una macchina ti prese e…” non finii la frase, mentre lentamente Blaze apriva gli occhi.
“E in un secondo fui al cospetto di Eros. C’era una luce abbagliante, riuscii a vedere solo dei boccoli neri e un sorriso triste, ero troppo confuso per capire. Mi risvegliai nel corpo di Bobby, con la consapevolezza di essere stato punito, con il rimpianto di non aver capito che Marie era la donna della mia vita”
“Blaze.. mi dispiace” balbettai, allungando la mano verso la sua guancia. Lui non si ritirò, poggiando maggiormente la guancia ruvida sul mio palmo.
Stupido Cameron.
“Scusa per l’imbarazzo..” borbottò.
Mi scappò un sorriso “Non ho visto molto, tranquillo”
Le sue labbra si distesero pure in un sorriso – minuscolo, ma sempre un sorriso –
“Non hai avuto molti ragazzi, vero?” ridacchiò, malizioso.
Arrossii di botto. Ritirando la mano, come scottata. Rizzai la schiena.
“Non sono affari che ti riguardano” sbottai, a bassa voce.
 
Le vacanze di Natale erano iniziate da solo una settimana, eppure io già ne ero stanca. Sotto l’albero i regali impacchettati venivano aperti, i parenti si riunivano a tavola, mangiando fino a scoppiare. Non provo più quell’atmosfera natalizia che prova mio fratello, la gioia nel sapere che Babbo Natale aveva mangiato i biscotti e bevuto il latte. La consapevolezza di non essere più una bambina si fece ancora più intensa, quando mio padre per far una sorpresa a Tomas bussò alla porta vestito di Babbo Natale. Perfino Blaze aveva ricevuto qualche regalo, croccantini provenienti da chissà quali paesi, collari colorati, palline e coperte in lana. Risi sotto i baffi quando mia zia Charlotte cercò di infilargli il collare rosso con i lustrini e lui scappò, con la coda tra le gambe.
“Non me lo metto nemmeno se mi paghi!”
Risi di gusto, rotolandomi nelle coperte.
Illuminata da un piccolo lumino nell’angolo più estremo della mia camera, vidi la testolina di Bobby alzarsi, le orecchie tendersi.
“Che ridi?” sentii chiaramente la sua voce nella mia testa, curiosa.
“Penso al tuo meraviglioso collare natalizio” risposi automaticamente, senza aprire bocca.
Mi sembra ancora strano parlare con lui in questo modo.
Bobby emise un piccolo sbuffo, abbassando la testolina chiara. “Divertente.” Borbottò.
Ridacchiai, poggiando le mani sulla mia pancia.
Che gonfia!
“Ho mangiato come un maiale” mi lamentai, a bassa voce.
La risposta fu immediata “Tu sei un maiale” sentii il suo tono di voce divertito.
Sbuffai “Divertente.” Lo imitai. “Ha parlato il cane con i brillantini sul collare”
“Non ho deciso io di mettermi sto coso!” sbottò infastidito, sentii le sue zampette tamburellare sul tappeto.
Sospirai “Sai.. ancora mi sembra impossibile.” Sussurrai, spostando lo sguardo sul soffitto scuro.
“Cosa?”
“Che riesco a vedere il filo, che ho un cane-protettore-guardiano, e che ho un nemico”
“Be’.. non dovrebbe essere proprio tuo nemico..”
“Lo so, lo so” mormorai veloce “solo che lui mi considera così” sospirai, ancora.
“Ti piace?” non sentii nulla, oltre alla sua domanda, nemmeno il mio cuore battere.
“No.”
“I tuoi pensieri non dicono lo stesso” disse, tranquillo.
“Una cosa sono i miei pensieri, un’altra è ciò che dico” borbottai, indispettita.
“Appunto!”
Mi misi seduta con uno scatto, sbattendo le mani sul materasso “Non mi piace. Ho una strana sensazione quando sto con lui, credo sia collegata al fatto che abbiamo lo stesso dono. Non avrò avuto tanti ragazzi, ma lo capisco quando mi piace una persona” incrociai le braccia al petto, aspettando la sua risposta.
“Io invece credo che lui stia usando i suoi poteri su di te”
“Cioè?” domandai, esasperata.
“Non te l’ho detto? Il discendente di Eros può fare innamorare due persone o farle innamorare di te stessa a suo piacimento, non importa il legame del filo che tiene unita quella persona con un’altra, il potere di Eros è più forte”
Spalancai la bocca. “Quanto dolore avrei potuto evitarmi!” quasi urlai.
“Già! Ad esempio con quel Paul…”
Arrossii “Stai zitto!” pigolai, mettendomi in ginocchio, indicai il buio “se fossi venuto prima!”
Sentii il suo collare suonare piano, e vidi a sua testolina alzarsi totalmente “Ma se mi avevi detto che-“
Lo scatto della portafinestra lo interruppe. Mi pietrificai, spostando lo sguardo sulla tenda che svolazzava grazie al vento gelido. Un brivido mi percorse la schiena, forse di freddo.
O di paura. E’ venuto ad ucciderti!
Bobby si avvicinò, cauto, annusando l’aria. Lentamente una figura enorme – di un uomo – iniziò ad avvicinarsi spostandosi sul balcone, scattai in piedi, a contatto con il pavimento freddo gelai ancora di più. Bobby ringhiò, allontanandosi. Feci due passi verso la porta, la figura continua ad avvicinarsi. Un altro, altri due. Mi voltai completamente cercando nel buio la maniglia ma una mano ghiacciata mi bloccò il polso e mi tappò la bocca.
Mugolai, dibattendomi. “Sssh.. Non vogliamo farci scoprire, giusto?”
Sbarrai gli occhi, riconoscendo la voce. Occhi di ghiaccio mi annusò l’incavo del collo, prima di togliere la mano sulla mia bocca.
“Cosa fai qui?!” sbottai, voltandomi. I suoi occhi azzurri sembravano illuminare la mia stanza.
Un altro brivido. Un sorriso leggero gli increspò le labbra
“Sono venuto a vedere cosa fa l’altra discendente” mormorò, con voce roca.
“Di notte? Ma tu non eri quello che volevi starmi lontano?!” puntai un dito contro il suo petto ricoperto da una felpa, rendendomi conto solo adesso di essere nella tuta enorme di mio padre. Arrossii, ringraziando l’oscurità.
“Non l’ho mai detto.” Sussurrò, e sentii il suo respiro caldo sulla mia bocca.
Rimasi in silenzio, senza parole.
“Cosa vuoi?” la voce irata di Blaze interruppe il silenzio, Cameron si voltò.
“L’ho appena detto.”
“Hai una buona immaginazione, ma come scusa non basta. Ti ha mandato Silver?”
Cameron ridacchiò, infilandosi le mani dentro la felpa, completamente a suo agio.
Questo qui è pazzo!
“Sono io quello che da ordini a Silver, non lei a me.”
“Ordini? Cos’è un animaletto domestico?!” sbottai, senza riflettere sulle parole. Mi schiaffeggiai mentalmente.
Vidi nell’ombra della mia camera Occhi di Ghiaccio alzare le sopracciglia, sorridendo leggermente.
“In poche parole…” non finì la frase.
Sentii le guance andarmi a fuoco, sbattei un piede sul tappeto, stizzita. “Anche loro sono persone, non sono animali. Questo ti è chiaro? Oppure la tua arroganza è così forte da bruciare ogni singolo neurone che ti rimane in quella testolina?” sibilai.
Spalancò gli occhi, per poi ridere tenendosi la pancia. “Sei divertente”
Mi abbassai allungando la mano sotto il letto, afferrando la mia arma segreta. Misi tutta la forza che avevo e un colpo di pantofola arrestò le sue risate. Mi guardò, più scioccato che divertito.
“Esci. Da. Casa. Mia.” Sillabai, dura. In sottofondo la risatina allegra di Blaze.
“Vorresti cacciarmi via con una ciabatta?” indicò con il mento, terribilmente serio.
Fa paura..
Alzai l’oggetto incriminato “Problemi?”
Non rispose, si limitò solamente a guardarmi con quei occhi così freddi, e magnetici.. basta!
Fece un passo in avanti, e prima che potessi dire o compiere qualche movimento mi ritrovai in una bolla nera, dove potevo chiaramente percepirne i contorni. Davanti a me Cameron continuava a fissarmi, molto più vicino.
“Tu non hai capito contro chi ti sei messa.” Sussurrò, senza smettere di fissarmi.
Deglutii, incapace di muovermi. “Io non mi sono messa contro ness-“
“Solo io sono il discendente di Eros.” Sbottò, cupo. “tu sei solo un fenomeno da baraccone, un esperimento di mio padre andato a male. Tu sei nulla in confronto a me.” Continuò avvicinandosi sempre di più finché la sua fronte non toccò la mia.
“Non ti lascerò in pace finché non rinuncerai, e credimi, non sarà per niente facile per te.”
Fu in un secondo, le mie palpebre iniziarono a farsi troppo pesanti, la mia bocca si schiuse automaticamente e le sue labbra furono sulle mie. Sentii il sapore del fumo sulla lingua, il sapore di qualcosa di fresco. Lo stomacò iniziò a contorcersi, le gambe iniziarono a tremare e prima che riuscissi a toccare terra con le ginocchia lui era scomparso, insieme alla bolla nera.
Ansimai, lasciando cadere la ciabatta.
“Rain?”
“Credo che tu abbia ragione.” Mi toccai le labbra, confusa. “sta usando i suoi poteri su di me.”
Scodinzolò, accucciandosi al mio fianco. “Stai bene?”
“Non hai visto la bolla? Perché non hai fatto nulla?” mi voltai come una furia verso i suoi occhietti neri, con le guance a fuoco.
“Te lo ripeto: non posso proteggerti da un discendente. E’ troppo forte.”
Mi toccai le guance, strizzando gli occhi.
“Che bastardo!” imprecai. “Vuole la guerra? E che la guerra sia!”
“Che vuoi fare?” domandò, uscendo fuori la lingua.
“Insegnami ad usare i poteri” 



Salve ragazze! Chiedo scusa per il ritardo.. ma questo per me è stato ed è ancora veramente un brutto brutto periodo! (mi scuso anche per la cosa oscena che ho scritto)
Spero che nonostante tutto il capitolo vi piaccia, e mi scuso ancora :)
Alla prossima, baci! :*
 
   
 
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