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Autore: Hell96    04/03/2013    2 recensioni
Per Aidalya, la mia nuova diciannovenne preferita! ♥
Una sola promessa gli ricordava di essere ancora vivo, di avere ancora un cuore pulsante nel petto.
“Ritorneremo ad essere una famiglia, otouto”
ItaSasu ~ No Uchihacest ♥
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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The Promise.

Buon compleanno Aidi
e grazie per tutte le tue meravigliose storie
 ♥

 


Ognuno affronta il dolore in maniera diversa.

C'è chi si chiude in sé stesso, chi si autodistrugge, chi piange, chi beve. E poi c'è chi sente così tanto dolore da non riuscire neanche ad urlare. Gente che non riesce a chiedere aiuto perché la speranza l’hanno già persa, oppure non l’hanno mai avuta.
Persone che hanno già pianto tutte le loro lacrime, che hanno consumato già tutte le loro grida.
E adesso, gli sembrava strano vedere quel varco di luce, là dove da sempre c’era stata oscurità. Una luce inusuale, ma calda quanto un abbraccio e tanto dolce quanto un bacio a fior di labbra. Aveva vissuto troppo tempo nella violenza, nella paura e nell’angoscia. Si mangiava il fegato ogni santo giorno, continuando a tenersi per sé tutte quelle parole di repulsione, affrontando la voglia sputargliele addosso con tutta la rabbia del mondo.
Semplicemente non poteva. La paura gli era avversa; avrebbe potuto picchiarlo, gli avrebbe di nuovo incrinato qualche costola, forse. Avrebbe poi dovuto affrontare sé stesso allo specchio, e ripetersi tutte parole d’odio che premevano per uscire. Si ripeteva di essere un vigliacco, così tante volte da farsi venire il voltastomaco.
Anche qualche sera prima aveva dovuto fare i conti con la sua immagine, ancora una volta troppo grottesca, e con il suo viso, ancora una volta tumefatto e contratto per il dolore. Dolore ancor più lacerante era sicuramente quello al petto, stretto in una morsa di dolore da quando mamma e papà erano morti. Era stato un incidente dicevano, una pura fatalità affermavano, ma infondo erano consapevoli delle loro menzogne, pure frottole per dare un perché, tanto per dare una spiegazione a quei due bambini, fin troppo piccoli ma cresciuti fin troppo in fretta.
Quando gli strapparono anche l’ultimo brandello di felicità, il suo nii san, si sentì sconfitto per l’ennesima volta. La vita non aveva più un sapore così dolce come prima, persino l’ultimo abbraccio col suo fratellone non gli parve caloroso come gli altri.
Una sola promessa gli ricordava di essere ancora vivo, di avere ancora un cuore pulsante nel petto.

“Ritorneremo ad essere una famiglia, otouto”

E così lui aspettò, fra insulti e percosse, nella dimora di quell’uomo soprannominato Orochimaru. Era tanto ricco quanto spietato, come gli ricordava spesso Itachi prima che li dividessero per cinque anni, e Sasuke non poté che dargli ragione.
Ma adesso si ripeteva che era sul serio tutto finito, che forse avrebbe davvero ripreso a vivere.
Aveva aspettato ma non sperato. La speranza, quella che ti permette di tirare avanti, l’aveva persa circa cinque anni e mezzo fa, quando la sua famiglia morì.
L’aveva solo aspettato.
Fu l’avvocato a destarlo dai suoi pensieri. Era un uomo grassoccio e calvo, dall’aria di uno che la sapeva lunga.
-Uchiha Sasuke!- trillò l’avvocato –Deve mettere solamente una firma qui.- disse, indicando un punto preciso sul documento stampato su un foglio ingiallito. Sasuke lo guardò, credendo forse di star sognando, oppure di essersi solamente svegliato da un brutto incubo –E’ finita.- continuò ad incoraggiarlo –E’ davvero finita questa volta, Sasuke. Tuo fratello è maggiorenne, la tua tutela passerà finalmente a lui. Puoi dire addio ad Orochimaru.- Sasuke finalmente si decise a firmare. La mano era un po’ troppo tremolante ed il respiro era fin troppo irregolare. L’uomo in giacca e cravatta si alzò di scatto dalla poltrona. –E me lo fai un sorriso adesso, Sasuke?-
Sì, gli accennò un sorriso.


*



A vederlo, non gli sembrava lui. Era grande.
Si avvicinò con circospezione –forse pure troppa- guardandolo di sbieco, così come farebbe un ladro alla vista di un’opera preziosa. Lo stava aspettando anche lui, allo stesso modo di cinque anni prima. Adesso però era tutto cambiato, la situazione, i tempi, e sì, anche loro erano diversi. Così diversi eppure così uguali, forse pensarono all’unisono, dopo aver parlato con gli occhi. Restano a guardarsi per una certa manciata di minuti, proprio come si fa nei film, quando due persone si rincontravano dopo esser stati separati da forze maggiori. Ebbene, loro si amavano alla stessa maniera.
Fu Itachi ad avvicinarsi per primo. Gli sorrise, e Sasuke pensò che quell’increspatura delle labbra gli mancò più di quanto potesse immaginare. –Otouto- pronunciò –Ho mantenuto la mia promessa, ricordi?-
Annuì. –Ritorneremo ad essere una famiglia.- completò la frase.
–Per un certo periodo- rivelò improvvisamente il minore mentre erano in viaggio per raggiungere la loro nuova casa –Ho anche meditato la vendetta.- concluse la frase, non finendola per davvero. L’idea della vendetta era ancora ancorata nella sua mente -e sì, anche nel suo cuore- ma forse si disse che sarebbe semplicemente riuscito a dimenticare, a passare avanti.
–L’hai meditata.- rispose Itachi, sottolineando il verbo al passato –Hai fatto bene ad accantonare l’idea. Avresti mantenuto le tue ferite sempre sanguinanti.-
Il viaggio verso casa continuò in silenzio. Soli, nella quiete, e con i loro pensieri.
 
La casa non era molto grande, ma lo era abbastanza per entrambi. Nonostante il sole fosse tramontato da più di due ore, ogni stanza sembrava molto luminosa. Era una luminescenza già conosciuta e mai dimenticata; la luce di casa, il calore dell’affetto, il tepore di un abbraccio.
–Mi dispiace per tutti gli scatoloni- disse Itachi, scansandone uno, che gli intralciava la via –Non ho avuto ancora il tempo di mettere tutto apposto- si giustificò. Sasuke lo tranquillizzò, dicendogli che non gli importava del disordine, che voleva solamente stare lì, con il suo nii san, passando le giornate cercando di dimenticare il passato.
–Dove sei stato per questi cinque anni?- chiese Sasuke, lasciando sbalordito suo fratello. Stava davvero cercando di intavolare una discussione. –Sono stato in collegio. Non sono stato adottato…- disse, e il più piccolo degli Uchiha lo invidiò non poco. Avrebbe venduto volentieri l’anima al Diavolo pur di non esser stato preso in custodia da Orochimaru. –Capisco…- asserì –Sei stato fortunato… - concluse, maledicendosi subito dopo. Era sicuro che con quella sua brillantissima affermazione avrebbe risvegliato i sensi di colpa di suo. Cercò di correggersi subito dopo –Itachi non volevo dire quello… so che non è stata colpa tua, sono sicuro che hai fatto di tutto per portarmi via di lì…-
Itachi lo interruppe –No Sasuke. E’ tutta colpa mia.- proferì, portando una mano al mento di suo fratello e facendogli voltare il viso verso sinistra, in modo tale da poter vedere meglio gli evidenti segni di un ematoma passato –Non avrei dovuto permettere che questo ti accadesse-
Sasuke sbuffò sonoramente. –Sei davvero scocciante- disse –Ti ho detto che non è colpa tua, smettila di ripeterlo!- E Itachi sorrise. –Mi sei mancato otouto-
Non doveva lasciarsi morire per il dolore di tutte le cose perse; doveva continuare a vivere per tutto quello che ancora gli rimaneva.
–Mi sei mancato anche tu, nii-san-
E si abbracciarono.

 
                                                                                        
 
 


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Ho questa oneshot pronta da tantissimo tempo, adesso che sono andata a rileggerla mi sono resa conto che la ricordavo più carina >.< 
E niente, Aidalya si merita tutte le dediche di questo mondo perché è una persona meravigliosa ed una scrittrice bravissima. Passa un felice compleanno e ricordati che a diciannove anni non si è vecchi xD
Se vi va recensite, mi fa piacere sapere le vostre opinioni! :)
A presto!  ♥


 

   
 
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