Avvertimenti
e note dell'autrice:
-I nomi delle persone e delle case di
Hogwarts sono in inglese. Non mi chiedete il perché… forse
perché mi rifiutavo di utilizzare Lumacorno, invece di un semplice
Slughorn. Potrebbe essere un motivo.
-Linguaggio colorito. Mi sembrava più da Draco(a proposito di Draco: mi
sembra veramente azzeccato in questa storia, poi ditemi voi^^)
- E’ una one- shot con prologo. Soltanto,
è un po’ lunga quindi credo che la posterò divisa in
più parti. Comunque, troverete il seguito in
settimana…
-Lo so che faccio ancora un po’ schifo nella grafica, ma l’immagine
originale era in bianco e nero, della Kelvin Klein. Quando l’ho vista, mi
ha subito ricordato Draco e Ginny, così l’ho modificata^_^
Buona lettura, e mi raccomando: lasciate un commentino con le vostre considerazioni! Un baciotto.
- PROLOGUE -
C’era una cosa che
Draco Malfoy non poteva proprio soffrire.
Poteva sopportare che si parlasse spudoratamente male
di lui quando il sottoscritto era a due passi dal cicaleccio.
Poteva stringere i denti mentre qualcuno gli dimostrava una compassione degna
di Helga Hufflepuff, intenerito dalla sua degenere storia aggravata dalla sua
ancor più degenere famiglia.
Poteva finanche soffrire che si parlasse bene di lui tra le fila di quegli
spocchiosi ragazzini del primo anno Gryffindor.
Ma una cosa che non riusciva proprio a mandare giù era quando qualcuno
lo ignorava. Draco Lucius Malfoy, unico ed incontrastato erede delle due
famiglie di maghi più pure di sangue e più sporche di religione
di tutta l’Inghilterra, doveva per forza di cose essere notato.
Era una questione di logica, una conseguenza ovvia, una sicurezza che il
suddetto ostentava come un distintivo e avanzava così, tra la marmaglia
e il ciarpame di Hogwarts, che ormai più che una scuola pareva un
rifugio per poveri sanguesporco dilettanti e sudici marmocchi
babbanofili.
Campava, per così dire, con quella rassicurazione pensando che gli
sarebbe bastato mostrare la sua bella faccia per esigere un po’ di
rispetto e molti favoritismi.
Non per niente era rimasto a dir poco oltraggiato
quando il professor Slughorn lo aveva deliberatamente ignorato preferendo
accanto a sé gentaccia come la So- tutto- io Granger o finanche Blaise,
soltanto perché aveva una madre che era uno schianto. Per
inciso, anche sua madre era uno schianto, ma a quanto pareva la dubbia
reputazione in cui si era imbellettato il padre sembrava bastare per
allontanarlo dal club dei prediletti.
Per non parlare poi dell’altro splendido acquisto, che aveva decisamente
fatto luce sulla vera natura mollacciona di Horace Slughorn e che aveva, ancor
più decisamente, fatto incazzare Draco. E come poteva
mancare quell’odiosa, mocciosa, raccapricciante piattola della Weasley?
La regina degli idioti, l’eterna leccapiedi di Potter, giusto per
completare il club. Entrata nella cerchia, tra l’altro, per una
stupida Fattura Orcovolante. Certo, era maledettamente allenata a fare quella
fattura, visto che l’aveva sperimentata su di lui
quando era al suo quarto anno, e Draco solo sapeva quanto avrebbe voluto
fargliela pagare- ma per Salazar, era solo una fattura.
La sua spina nel fianco.
Una spina che, spinosamente parlando, ultimamente era diventata davvero
fastidiosa. Gli si era conficcata sempre più a fondo nella pelle,
impercettibile e dolorosa, come solo una spina poteva essere.
Già, perché Ginny Weasley era, guarda i
casi della vita, una di quelle persone che lo ignoravano. Completamente.
Harry Potter non poteva fare a meno di nominarlo almeno una volta al giorno, per scoprire quali insidiosi piani albergavano
nella sua mente, senza parlare di un anno prima quando lo aveva seguito persino
al cesso.
Ronald Weasley davanti a lui non riusciva a mantenere la benché minima
calma, e la cosa non era una così grande sorpresa, visto che ne possedeva
un deposito esiguo quasi più se possibile di quello
dell’intelligenza.
Hermione Granger ai suoi insulti se ne usciva con la sua preziosa aria di
superiorità, senza però riuscire a contenere un’espressione
mortalmente offesa.
Ma lei no. La Weasley lo nominava quel tanto che bastava perché un
discorso potesse andare avanti, e si limitava a passargli davanti senza neanche
degnarlo di uno sguardo. Gli insulti le scivolavano addosso,
la sua presenza non era neanche notata. Bellamente ignorato.
E mentre con le offese che rivolgeva ai suoi amichetti se ne tornava sui suoi
passi tutto tronfio, felice di aver colto nel segno, con la Weasley
l’unico pensiero che gli passava per la mente appena finito
d’insultarla era un insoddisfacente “ne sei uscito indenne”,
e non era certo una cosa di cui poteva vantarsi.
Anche in quel periodo, in cui erano costretti per giorni interi ad una
convivenza forzata, non incontrava mai i suoi occhi e se capitava per un caso
fortuito li distoglieva immediatamente.
Ed era già abbastanza umiliante per Draco accettare di essere accolto e
protetto da una massa di persone che disprezzava dalla radice dei capelli fino
alla punta dei piedi, con l’unica compagnia della madre e della dimora
dei Black- che perlomeno sembrava riconoscere la superiorità e la
purezza del loro sangue e si ribellava come meglio poteva agli intrusi- senza
che ci si mettesse anche
N
No, lui li ignorava. Perché ignorarli era
l’unico modo che aveva per contrastarli. Per non rimanere
influenzato dai loro assurdi ideali. Ma ciò non
implicava che loro potessero fare altrettanto.
Loro non avevano il diritto d’ignorarlo. Ginny Weasley non aveva il diritto d’ignorarlo.
[CONTINUA…]