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Autore: LovingHimWasRed    04/03/2013    0 recensioni
Songfic ispirata a 'do or die' di peter cinotti.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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 Ciao;)
Questa songfic è totalmente ispirata a ‘Do or Die’ di Peter Cincotti.
Sentitela, è davvero carina!
È una os semplice, ma spero vi piaccia!;)
Recensite!!;) 
 

 
 Lunedì mattina, otto e tredici. Sono  in un maledetto ritardo.
Non che se un insignificante impiegato che si occupa di corrispondenze arriva tardi, qualcuno se ne accorga.. Solo il mio capo. Quel bastardo. Lo odio,lo odio. E odio quel lavoro. Non è quello che volevo, non è quello per cui ho studiato, non è quello per cui i miei genitori hanno speso i loro risparmi per farmi frequentate i corsi migliori. È solo un ripiego per un fallito.
 Tin.
Il pungente campanello dell’ascensore che si ferma al terzo piano mi distoglie bruscamente dai miei pensieri.
Le porte si aprono e io sento come un vuoto allo stomaco.
Grazie a Dio non ho preso le scale, oggi mi sa che sono fortunato.
Eccola lì, bella come il sole.
Entra nell’ascensore. Capelli biondo cenere raccolti perfettamente in un.. uno.. come si chiamano quei cosi che si fanno le donne in testa? Sembra una palla e viene voglia di tirarlo.. ma ovviamente non lo faccio.
Tailleur grigio elegante, ma.. quanto è sexy.
Eccola, entra e mi sorride. Il mondo si ferma, il mio cuore si ferma, l’ascensore si ferma,il canto degli uccelli si ferma,l’odioso rumore dei lavoratori che stanno rifacendo l’asfalto qui sotto si ferma.
Ok,calma. Ho ben.. quindici secondi, tre piani.
Devo parlarle. Oggi devo parlarle, per forza.
 Devo fare la mia mossa. Non posso lasciarmela scappare senza provarci. Senza sapere se possiamo stare insieme.
Non so come ci riesca, ma con quegli occhi castani e con quel sorriso sempre composto e mai sguaiato, ma allo stesso tempo caloroso, riesce a farmi battere il cuore. E a farmelo battere così dannatamente veloce.
Ok,pensa a qualcosa da dirle.
Qualcosa di meglio di ‘buongiorno,come va? A che piano vai? Oh,allora scendi prima tu..caldo oggi,eh? Uu..’
Forza,forza inventati qualcosa! Sennò va a finire come tutte le mattine. Che alla fine non dici niente. E poi lei va a lavoro, incontra l’uomo della sua vita e si sposa. E se tu le avessi parlato, magari saresti stato tu l’uomo della sua vita..
No,no non posso vivere con questo rimpianto addosso.
 È che io non sono uno di molte parole. Ma sto già pensando alla nostra luna di miele, a Parigi.. già ci vedo sulla Tour Eiffel e a Notre Dame, a Disneyland..
Cavolo,quanto sono scemo. Fra un po’ chiamo mio zia e le dico di cucirmi l’abito, e mia moglie ancora non sa che ci sposiamo.
Parla,dannazione, parla!!
‘Ciao. Senti, ti sembrerò pazzo,ma sono tipo due mesi che ti guardo ogni giorno per questi quindici secondi in ascensore (sì,li ho contati..) e non ho mai il coraggio di dirti niente. Però mi piaci. Mi piaci proprio. E se ti va, potremmo provare a stare un po’ insieme. Eh,che ne dici?’
 Ecco. Parole a vuoto. Che rimangono a nuotarmi in tondo nella testa, come un pesce rosso rincoglionito in un acquario troppo piccolo.
Anche se dovesse andare male, voglio poter dire di averci provato.
Sono stufo di domandarmi ‘e se..’
Sono stufo di sperare che magicamente l’ascensore si blocchi, lei abbia un attacco di panico io chiami i soccorsi e la salvi, facendo sì che lei mi veda come un eroe e venga a cena con me.
Sono stufo di mordermi la lingua, di non dire quello che mi passa per la testa e mi viene da dire.
 Tin.
L’ascensore è arrivato al piano terra e le porte si aprono.
Ecco. Complimenti,come tutti i giorni.
Si sistema dietro l’orecchio una ciocca uscita dalla perfetta palletta che ha sulla testa ed esce dall’ascensore così magicamente come ci era entrata.
 “Ciao! Ti va di prendere un caffè?” urlo all’improvviso, inseguendola fuori dal portone.
Lei si gira, sorride “Però,ci hai messo tanto.”
La guardo, stupito. “Sono tre mesi che aspetto che tu ti decida a parlare!” ride.
 Oddio,quant’è bella.
Sorrido anch’io. “Beh,finalmente l’ho fatto.”
“Gìà. Finalmente.”
Le sorrido, mi avvicino, la prendo sotto braccio e ci avviamo insieme per il viale.
 
 
  
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