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Autore: Klaineinlove    04/03/2013    17 recensioni
Seguito di “The difference between you and me”
Blaine è un medico, lavorando a Lima ha conosciuto Kurt(ancora liceale) e tra di loro è nata una forte relazione. Blaine ora è partito per New York e quando Kurt lo raggiunge, Blaine dovrà dargli la forza di iniziare a progettare la sua vita dopo l'esclusione dalla Nyada.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Manhattan, agli occhi di chi ci metteva piede per la prima volta, era perfetta.

La gente che camminava di fretta per andare a lavoro, ma che sembrava avere sempre un sorriso sul volto, il cielo limpido e il sole caldo e poi Central Park, l'Upper West Side e i teatri di Broadway che illuminavano con i loro cartelloni le strade, a volte bagnate dalla pioggia, dove Blaine amava passeggiare la sera gustandosi dei pop corn e un buon caffè caldo per riscaldarsi dopo una lunga giornata di lavoro.

Erano ormai cinque mesi che Blaine si era trasferito. Si trovava molto bene e il Lenon Hill Hospital lo pagava e lo trattava adeguatamente.

L'appartamento di Blaine aveva una bella vista su tutta la città, uno schermo piatto e divani soffici governavano nel grande salone, aveva un ufficio con una lunga libreria e una lampada un po' troppo moderna per quell'ufficio ma a cui Blaine non aveva saputo resistere.

I quadri erano appesi un po' ovunque e la cucina ospitava un lungo tavolo e un'isola al centro. Il frigo era sempre pieno e la casa sempre in ordine.

Blaine era cambiato molto. Stare cinque mesi da solo senza amici gli aveva dato la possibilità di buttarsi solo sul lavoro e di migliorare sempre di più, così da ottenere sempre ottimi riconoscimenti. La sua sessualità non era stata un problema e nessun collega aveva mai mostrato di essere a disagio. Tranne per sua nonna.

Lei era una donna di 'alta classe', così piaceva prenderla in giro a Blaine. Era una di quelle donne anziane che andavano ai classici party pieni di ricconi e champagne. Non aveva problemi con la sessualità del nipote, anche se avrebbe preferito vedergli una donna accanto, ma il punto è che ogni volta cercava di presentargli un uomo di bell'aspetto e con un bel portafoglio straripante.

A Blaine non interessavano, né prima di conoscere Kurt, né dopo. Quindi si limitava a chiacchierare con questi ragazzi per poi trovare una scusa per scappare via e il giorno seguente, come al solito, avrebbe ricevuto una ramanzina dalla nonna.

Ma era un uomo adulto, non gli importava, fingeva di ascoltarla mettendo il viva-voce al telefono per poi dedicarsi al suo lavoro o lavare Samir.

 

 

 

**

 

 

Blaine entrò nel suo appartamento togliendo il guinzaglio a Samir, un Beagle che aveva trovato abbandonato quando era un cucciolo proprio vicino al portone di casa sua. Il cane corse verso l'acqua, assetato dalla lunga passeggiata che avevano fatto.

Blaine entrò nella camera da letto togliendosi la t-shirt e facendola cadere sul letto. Con i piedi si sfilò le scarpe e poi si liberò dei pantaloni. Entrò nel bagno più piccolo e si gettò sotto la doccia. Passò circa venti minuti rilassandosi sotto il getto d'acqua, poi tornò in camera infilandosi solo i pantaloni della tuta senza asciugarsi i capelli. Guardò il tapis roulant. Erano due giorni che non faceva palestra ma era troppo stanco solo per pensarci; così prese il suo portatile e si mise sul divano. Samir gli corse incontro saltando accanto a lui e poggiando il muso su una sua gamba.

Blaine gli accarezzò distrattamente la testa mentre aspettava che il suo pc caricasse.

Entrò nella sua posta elettronica per mandare un messaggio a Kurt.

“Ti amo. Mi manchi.”

Ormai per Blaine era una routine. Ogni mattina appena sveglio mandava un sms a Kurt e la sera una mail. Sempre con le stesse parole ma che ogni volta trasmettevano qualcosa di diverso.

Mancanza, tristezza, bisogno...

Kurt dopo il diploma aveva deciso di non seguire Blaine a New York. Non esser stato preso alla NYADA era stato un grande colpo e nonostante Blaine gli avesse proposto di andare a vivere con lui nell'appartamento di Manhattan, Kurt aveva rifiutato, troppo distrutto dalla delusione di sè stesso.

Era stato un brutto colpo per Blaine. Avevano fatto l'amore, e Kurt inizialmente gli aveva fatto credere che l'avrebbe seguito, ma non era stato così.

Blaine ci pensava ogni sera e i suoi occhi brillavano quando raramente Kurt gli mandava quei messaggi con scritto “mi manchi tanto”.

Blaine sospirò e prese il cellulare. Telefonò a Sebastian per organizzarsi dopo il lavoro. Sebastian sarebbe arrivato a Manhattan la mattina, così i due si sarebbero rivisti il pomeriggio.

Dal momento che il cellulare dell'amico era irraggiungibile, Blaine gli mandò un messaggio e poi si diresse nella camera da letto. Si infilò sotto le coperte e si tolse gli occhiali. Sentì uno strattone laterale e vide Samir stendersi accanto a lui. Blaine scrollò le spalle – il letto era abbastanza grande per entrambi, anzi forse fin troppo grande.

 

 

 

La giornata al lavoro non fu faticosa come Blaine pensava. Non aveva dovuto operare così era andato a fare controlli su controlli. Stava facendo il secondo anno di specializzazione e poi sarebbe stato un chirurgo. Ma essendo già un medico, riusciva ad occuparsi dei pazienti del pronto soccorso e quelli ricoverati.

Uscì dall'ospedale e si diresse alla gelateria dove aveva appuntamento con Sebastian. Era bello rivedere un volto di vecchia data, e poi sentiva la mancanza della piccola Arielle.

Ordinò uno yogurt ma poi si sentì chiamare da Sebastian.

I due si strinsero in un abbraccio e Blaine fece sedere sulle sue gambe Arielle.

“Kurt come sta?” domandò Sebastian dopo le classiche domande che si erano fatti appena visti.

“Non lo sento spesso. A volte lo chiamo per sentire la sua voce e lui risponde ma non mi parla.”

“Quindi vi siete lasciati?”

“No. Cioè, credo di no. Mi manda messaggi dicendomi che sente la mia mancanza. Gli ho scritto milioni di email. Ho chiamato suo padre e ho contattato su facebook alcune sue amiche. C'è quella Berry a cui Kurt ha detto di farsi gli affari suoi, ma lei mi ha detto che Kurt sta male. Non posso allontanarmi da Manhattan o sarei corso da lui.” Blaine sospirò. Aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno che conoscesse la situazione e soprattutto uno che non avevesse paura di dire quello che pensava.

“Ti sei fatto una scopata in questi ultimi tempi?”

E ti pareva.

“Sebastian, non potrei farlo. Io sto con Kurt.”

Sebastian si agitò sistemandosi sulla sedia e tirò il fazzoletto dalla bocca della figlia.

“Quindi tu stai con un ragazzo che chiami e non ti parla, ti manda messaggi sporadicamente e non risponde alle email? Blaine, dimmi: quanto forte l'hai battuta la testa?”

Blaine si ammutolì accarezzando i capelli di Arielle. “Lo so, può sembrare strano.”

Sembrare?” ripeté contrariato Sebastian.

“Senti, io-” Blaine dovette fermarsi per prendere il cellulare che squillava. Spalancò gli occhi per la sorpresa.

“P-Pronto?”

“Blaine, sono Burt.”

Blaine deglutì impaurito. “Come sta? È successo qualcosa? Kurt sta bene?”

“Ragazzo, stai calmo. Kurt sta bene, è proprio di lui che devo parlarti.”

Blaine prese per un braccio Arielle e la passò al padre.

“È stato male tutto questo tempo ed io non riuscivo più a vederlo in quelle condizioni.” Burt fece una pausa. “Sta venendo da te. Se non ho sbagliato i calcoli sarà da te tra un'ora circa. Gli ho preso io il biglietto e l'ho accompagnato all'aeroporto.”

Blaine scosse la testa frastornato e a corto di parole. Kurt stava per andare da lui, a Manhattan.

“Ha abbastanza soldi per pagarsi un albergo.”

“Starà da me!” Urlò Blaine, poi si calmò. “Voglio dire, se per lei va bene.”

“Ne parlerete quanto vi incontrerete. Blaine, abbi un po' di pazienza con lui.”

Le parole suonarono disperate alle orecchie del ragazzo e la cosa lo fece preoccupare ancora di più.

“Sto andando da lui.” Blaine chiuse la chiamata e guardò Sebastian.

“Che succede? Tua nonna ha trovato un nuovo uomo dal portafoglio grande e il pene piccolo?”

“Sebastian, Kurt sta venendo qui!”

 

 

Blaine continuava a guardarsi intorno all'aeroporto. Secondo l'orario dei voli dall'Ohio, Kurt sarebbe dovuto arrivare già da una ventina di minuti, eppure lui non lo trovava.

L'ansia e il panico gli stavano facendo un brutto effetto. Così come le mani sudate che continuavano a scivolare. Guardava negli occhi di ogni persona per cercare di riconoscere quelli azzurri e meravigliosi di Kurt.

Il suo Kurt.

Diamine, quanto gli era mancato! Il cuore batteva sempre più forte e fortuna che era un medico, perché si sarebbe curato da solo in caso di attacco di cuore.

Doveva vedere come stava realmente, sapere perché si era comportato in modo distaccato in questi lunghi mesi e soprattutto sapere che lo amava ancora.

Blaine continuava a vagare intorno, controllando anche i bagni. Stava per andare al centro informazioni quando un ragazzo seduto da solo con una valigia accanto attirò la sua attenzione.

 

Kurt guardava il pavimento lucido sotto ai suoi piedi, le mani erano unite sulle sue gambe e il corpo tremava appena.

Blaine si avvicinò con cautela prima di chiamarlo. “K-Kurt?”

Il ragazzo alzò la testa e fissò Blaine. I suoi occhi si inumidirono di lacrime che non aspettarono molto ad uscire.

Non si dissero nulla, ma si aggrapparono uno al corpo dell'altro stringendosi così forte da farsi male.

Non appena Blaine lo strinse tra le sue braccia, si sentì completo.

Kurt si stava aggrappando a Blaine con più forza di quanto si aspettasse. Aveva paura di aprire gli occhi e di riprendere fiato, come se aprire gli occhi gli avrebbe portato via Blaine.

Blaine si spostò per guardarlo in volto. Voleva baciarlo ma Kurt sembrava così spento e spaventato. Le sue guance erano rosse per le lacrime ma più pallide del suo colore naturale. Solo in quel momento Blaine lo osservò meglio. I capelli non erano ordinati come li portava un tempo Kurt. Forse era stato il viaggio o forse era veramente cambiato. Lo trovò più alto e questa cosa lo fece imbarazzare un pochino.

Finalmente Kurt riprese fiato e sorrise.

Oh quel sorriso. Era luce per gli occhi di Blaine.

“Kurt, io-” Blaine non riuscì a completare la frase perché finalmente le labbra di Kurt si erano incontrate con le sue.

Il bacio fu confuso, quasi affamato. Blaine strinse ancora di più Kurt a sé e avrebbe potuto passare anche tutto il giorno all'aeroporto ora che Kurt lo aveva raggiunto.

Purtroppo dovettero staccarsi per riprendere fiato e Kurt continuava ad accarezzargli il volto come se tastasse la sua esistenza.

“Sono qui, Kurt” lo rassicurò Blaine. “Mi sei mancato.”

“Anche tu. Dobbiamo parlare e io devo dirti tante cose” si affrettò a parlare il più piccolo.

“Andiamo a casa, vieni” Blaine tirò la valigia e prese per mano il suo ragazzo, che si strinse a lui poggiando la testa sulla spalla.

Il viaggio a casa fu silenzioso ma Blaine si divertì a spiegare a Kurt che finalmente nel suo condominio aveva un ascensore e che non avrebbero dovuto trascinarsi i bagagli su per le scale.

Arrivarono al quinto piano e camminarono lungo il corridoio.

“Hey, ciao Blaine!” Un ragazzo biondo con una tuta e delle cuffiette nelle orecchie salutò Blaine con la mano.

“Ciao Michael. Buona passeggiata!” sorrise Blaine, tirando le chiavi dalla tasca, e notò come Kurt guardava il tipo con uno sguardo omicida.

“Quello è Michael” spiegò Blaine senza che gli venisse posta la domanda.

Ma Kurt non si scompose, continuò ad osservarlo mentre il tipo canticchiava aspettando l'ascensore.

“Sai com'è, abbiamo fatto sesso un paio di volte.” Finalmente Blaine ebbe l'attenzione che cercava, perché Kurt si voltò verso di lui con uno sguardo che lo fulminò.

“Scherzo, entra.”

Blaine fece entrare prima Kurt e poi si trascinò il suo trolley dietro. Appena chiusa la porta si sentirono dei piccoli passi che correvano veloci, poi un rumore.

“Cosa è stato?” domandò Kurt, guardandosi intorno.

“È Samir. Ho lucidato il pavimento, quindi presumo che per correre sia scivolato andando a sbattere contro qualche mobile. È una normale routine. Samir?”

Il cucciolo di cane arrivò tutto intero per salutare il suo padrone e poi cominciò ad odorare i piedi di Kurt.

“Hai veramente preso un cane?!” domandò incredulo nonostante l'animale fosse proprio accanto a lui.

Blaine prese il cucciolo tra le sue braccia e lo coccolò. “Te l'avevo detto.”

“E come mai Samir?”

“È un nome arabo. Significa compagno di una chiacchierata notturna. È un buon amico.”

Kurt sorrise, facendo una carezza al piccolo animale. “Hai una bella casa” disse poi, tornando a guardarsi intorno.

“Non posso dire di averla pagata oro e di essermi ammazzato di lavoro dal momento che è un regalo di mia nonna, ma l'affitto lo pago io.”

Kurt fece un giro, perlustrando un po' il tutto. Entrò in camera da letto e vide il letto matrimoniale, proprio come aveva promesso Blaine poco prima di lasciare l'Ohio:

 

Ti aspetterò lì, insieme al mio appartamento, prenderò un letto matrimoniale e se ti sentirai pronto, allora lo condividerai con me. Forse mi prenderò un cane per compagnia, ti piacciono i cani?”

 

Kurt scosse la testa, sorridendo a quel vecchio ricordo, e si intrufolò nel bagno. La cosa che lo colpì furono due spazzolini sistemati sopra al mobiletto.

Kurt li sfiorò con la punta delle dita. Uno era umido, probabilmente Blaine l'aveva usato prima di uscire. L'altro completamente intatto.

“È stata la forza dell'abitudine” disse Blaine, facendo sobbalzare Kurt.

“Sono andato nel centro commerciale a fare compere e ne ho presi due.”

Il più grande si avvicinò e gli strinse i fianchi poggiando una testa sulla spalla di Kurt. Quest'ultimo non disse nulla sul commento degli spazzolini ma si limitò a stringersi con Blaine. Poi si voltò per guardarlo bene in faccia. “Mi sei mancato così tanto, Blaine.”

“Mi sei mancato anche tu.”

 

E c'era così tanto da raccontare, cose da spiegare, vite da definire, ma in quel momento Kurt e Blaine avevano bisogno di ritrovarsi.

Blaine lo trascinò fino in camera senza staccarsi dalle sue labbra e non appena caddero sul letto, Kurt si aggrappò a lui cercando di togliergli i vestiti, e lo stesso fece Blaine.

Dopo essersi fermati per riprendere fiato, Blaine poggiò la sua fronte su quella del più piccolo.

“Vuoi andare fino in fondo?”

Kurt allungò le labbra per dargli un altro bacio.

“Ti voglio Blaine, mi sei mancato così-” le labbra del più grande interruppero il suo discorso.

“Bentornato, amore mio.”

 

 

 

Note: Salve! Sono felice di essere tornata per pubblicare il seguito. Sono stata fedele e come vedete Kurt e Blaine si sono ritrovati già da subito.

Oggi con l'uscita di Come What May avevo anche io voglia di farvi un piccolo pensiero. Questo lo dico perché sono e sarò sempre fedele alla Klaine, ho fiducia in questa coppia e la conferma mi arriva dopo aver ascoltato il loro amore sulle note del Moulin Rouge.

Con i capitoli ci vediamo una volta a settimana così non rischiamo di fare ritardi che è una cosa che odio fare. Non so ancora di quanti capitoli sarà la storia perché è ancora in corso.

Ci sentiamo sulla mia pagina facebook!

Baci Hanna Klainelove

 

 

   
 
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