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Autore: behappyandsmile xx    04/03/2013    2 recensioni
Un amore impossibile. Riusciranno due anime separate per troppo tempo reincontrarsi?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Shoot-Sparo
 
 
 
 
Uno sparo.
E' questo quello che mi e' rimasto impesso in mente. 
Uno sparo che ha portato via la mia vita.
Uno sparo che mi ha portato via dalle persone che amo di piu'.
Uno sparo che ha portato via me.
Non so cosa sono. Alcune persone mi definirebbero un fantasma visto che tecnicamente dovrei essere morta.
Io sono morta, per modo di dire , ma c'e' ancora qualcosa che mi tiene in vita. Anzi direi un qualcuno, e quel qualcuno ha un nome troppo conosciuto per me:Lucas.
Vedo Lucas seduto in una sedia accanto il letto dell'ospedale,con le braccia appoggiate ai ginocchi e le mani che gli coprono il viso. Direi che sta dormendo, se non fosse per i lievi tremori che gli attraversano il corpo a causa dei singhiozzi. Ad un certo punto alza gli occhi e li punta verso di me. Per un attimo ho la convinzione che mi abbia visto. Ma subito dopo lo vedo distogliere lo sguardo e posarlo sul mio corpo in coma disteso sul letto.
Ci sono  tubi che fuori escono dal mio corpo in tutte le direzioni.Ho la pella bianchissima, con lo sguardo rilassato, come quella di un bambino che sta dormendo. Sembro gia' morta.
Eppure ancora non lo sono. Dovrei esserlo visto che lo sparo ricevuto ha lacerato gran parte dei polmoni. Ma c'e lui, che mi tiene ancora in vita. E' come se ci fosse una linea invisibile tra di noi, e lui sta trasferendo la sua energia a me. Magari lui non se ne rende conto, non si accorge di quello che sta facendo, ma io invece si. Mi sento forte potente,ma sembra che questo non basti per farmi risvegliare e farlo smettere di piangere. Sono quasi tre mesi  che sono in coma, e sono tre mesi  che lui e' seduto in quella sedia, di fianco a me, con lo sguardo perso e gli occhi arrossati e gonfi per le troppe lacrime. Io non voglio  vederlo cosi'. Io non voglio che lui stia cosi'. Vorrei morire perche' quello che sto vivendo ora e'  anche peggio della morte.Ma a questo pensiero, mi do' dell'egoista. Non voglio immaginare come si sentirebbe dopo Lucas.
Questo orrendo incubo ha inizio una serata di quasi tre mesi fa.
Avevo appena litigato con Lucas. Una lite abbastanza forte, io gli avevo appena dato dell'egoista e insensibile perche' troppo geloso. Lui invece mi aveva definito una facile. Sono parole che diciamo dalla rabbia, nessuno dei due pensava veramente quello che stava dicendo. Ma eravamo entrambi tanto furiosi che non ci siamo accorti del veleno che sputavamo l'uno verso l'altra. Non ci accorgevamo che ci stavamo ferendo.
Comunque io ero troppo arrabbiata, e quindi me ne vado via da casa sua sbattendo la porta.
Era tardi, troppo  tardi, e una ragazza non dovrebbe aggirarsi da sola per le strade di New York  a quell'ora. Ma la razioinalita' era andata a farsi fottere dopo la discussione con Lucas.
Mi avvio verso la stazione per prendere la metropolitana e tornare a casa. Altro passo falso.
Mai andare da sola in stazione a quell'ora della notte.
Mi stavo avvicinando verso la corsia per prendere la metro che mi avrebbe portato a casa , quando sento due persone litigare animatamente. Mi ricordo di stracci di conversazione sul fatto che l'altro non avesse pagato la sua parte di soldi e anche qualcosa su un carico di eroina. 
La metro si stava avvicinando, ma quando sta per aprire le porte sento partire tre colpi di pistola . All'ultimo colpo ci sono io che cado per terra.
A volte quando Lucas e' qui lo sento dire cose orribili su se' stesso. Ad esempio qualche giorno fa', si incolpava di tutto. Diceva che se non mi avesse lasciato andare via non sarebbe accaduto tutto questo. Che se almeno avesse insistito ad accompagnarmi a casa con la macchina ora  sarei ancora li accanto a lui. Che per un litigo stupido mi aveva persa.
A volte vorrei urlargli di smettersela di incolparsi. Che non e' affatto colpa sua, ma di quei farabutti che non avevano niente da fare, che sparare  ad una donna sola e disarmata. Ma ache se glielo urlassi, lui non sarebbe in grado di sentirmi. Ed e' questo quello che fa piu' male. Che vorrei cercare di consolarlo ma non posso. Che vorrei abbracciarlo e fargli capire che sono qui, ma non posso. Che io lo amo ancora con tutta me stessa, ma non posso. Quando finira' questa tortura? Perche' tenerci cosi' vicini, ma non permetterci neppure di comunicare? Perche'?
Il rumore di una porta che sbatte mi risveglia dai miei pensieri. E' l'infermiera che controlla la flebo.
"Puo' anche andare a casa, ci siamo noi a controllarla" dice l'infermiera cercando di essere cordiale verso Lucas.
Lucas sembra quasi non averla sentita, ma dopo qualche secondo risponde con voce flebile che sarebbe rimasto qui. L'infermiera esita un attimo ma dopo un po' se ne va.
E siamo i nuovo da soli. 
Oh Lucas, quanto vorrei che avessi dato ascolto all'infermiera. 
E' inutile per lui restare qui, dovrebbe dormire e anche mangiare un po'. Si e' fin troppo trascurato da quando sono stata ricoverata in ospedale. 
Ma questa e' un'altra delle cose che mi sarei dovuta tenere per me stessa.  La stanza era cosi' vuota e silenziosa. Le pareti erano cosi' bianche e spoglie e che quasi mi accecavano, e l'unico rumore che sentivo era il lieve respirare di Lucas e il tic metallico dell'apparaecchio  che  segnava il mio battito cardiaco.
 
 
 
 

 
***
 
 
 
POV. LUCAS
 
 
Che senso ha vivere senza lei? Che senso ha andare avanti se non ce la persona che illumina il mio mondo e mi fa vivere giorno dopo giorno come fosse l'ultimo?
Io non riesco nemmeno ad immaginarmi una vita senza di lei. La persona con cui ho condiviso tutta la mia vita, la mia infanzia, adolescenza ed eta' adulta.
Io e Rochelle ci conosciamo da quando eravamo bambini. Le nostre madri erano amiche e non ci e' voluto molto perche' trasmettessero questa amicizia anche a noi due. Crescendo la nostra amicizia si e' rafforzata fino a diventare inseparabile. Verso i miei quattordici-quindici anni pero' mi accorsi che provavo qualcosa verso Rochelle, un sentimento che andava al di la' dell'amicizia.
 Amore. 
Io pero' non volevo rovinare la nostra amicizia quindi lasciai perdere. Pero' crescendo anche i miei sentimenti verso di lei crescevano e non riuscivo piu' a guardare nessun'altra ragazza che non fosse lei, e  in piu' dovevo sempre fingere di essere felice ogni volta che lei finalmente riusciva a conquistare il ragazzo che le piaceva. Un giorno pero' eravamo al ballo di fine anno della scuola  e lei era stata accompagnata dal suo ragazzo di quell'epoca. Io ero rosso dalla rabbia e dalla gelosia. Quando poi li vidi baciarsi appassionatamente fuori dalla scuola, non ci vidi piu' dalla rabbia e tirai un cazzotto al ragazzo.
Mi ricordo che lei mi guardo' sconvolta e arrabbiata, ma io non me ne preoccupai tanto e la baciai. Lei ricambio' subito il bacio, e da li' capii che anche lei ha tenuto nascosto i sui  sentimenti verso di me per troppo tempo.
Da li' poi inizio' la nostra lunga relazione fatta di litigi, capricci e anche di riappacificazione, ma soprattutto della sua prima volta. Mi ricordo ancora quel giorno come fossei ieri. Lei che gemeva dal piacere, ma soprattutto non mi dimentichero' mai quando lei mi disse : " Voglio fare l'amore con te" credo che quello sia stato il momento piu' bello della mia vita.
Poi eccitati, il giorno che saremo partiti per il college. Eravamo entrambi appassionati alla letteratura ed eravamo felici del fatto che avremmo passato quegli anni insieme nello stesso college.  
Piano piano gli anni passavano, fino al  giorno della laura, e la festa del dopo-laurea.
Da li' il mio umore si rabbuio'. Quella sera mi hanno portato via la mia Rochelle. Quei delinquenti le hanno sparato. Lei non c'entrava niente eppure ora sta lottando tra la vita e la morte, e quei delinquenti sono ancora a piede libero. 
Quella sera abbiamo litigato pesantente perche' le ho visto avere atteggiamenti un po' troppo intimi con un altro ragazzo. Quando siamo tornati a casa le ho fatto una scenata, e abbiamo litigato cosi' tanto che lei se ne e' andata sbattendo la porta. Se solo l'avessi fermata, o almeno insistito perche' la accompagnassi a casa in macchina, tutto questo non sarebbe mai successo. Lei sarebbe ancora qui, di fianco a me, magari ancora tenendomi il broncio per la scenata, e io cercando in tutti i modi di farmi perdonare. E' tutta colpa mia. Mi odio per questo e non riusciro' mai a perdonarmi. A quel pensiero comincio a piangere. Non ho mai pianto in vita mia.  Mai. Questa e' la prima volta che mi capita. Non riesco piu' a smettere. Le lacrime  escono  senza controllo bagnandomi anche la maglia e piano piano fanno largo anche i singhiozzi. Mi copro la faccia con le mani, non perche' mi vergogno, ma perche' sono  disperato.
Dopo un po' riesco finalmente a calmarmi e alzo lo sguardo. Poso i miei occhi sul suo corpo inanime disteso sul letto. E' bianchissima e pallida, ha gli occhi chiusi, sembra stia facendo un sonno rilassato. Le accarezzo il viso, e rimango in quella posizione per un po', per paura che magari un giorno non riusciro'  piu' ad accarezzarla. A quel pensiero sento di nuovo le lacrime spingere per uscire, ma questa volta riesco a controllarle.
La porta che sbatte alle mie spalle mi riscuote dai miei pensieri. E' l'infermiera che viene a cotrollare la flebo di Rochelle. Mi  saluta quasi compassionevole, per poi procedere nel suo lavoro.
"Puo' anche andare a casa, ci siamo noi a controllarla" mi dice cercando di sembrare cordiale. Deve aver visto molti familiari dei pazienti ridotti in quello stato.
La guardo per un po' per poi scuotere la testa. L'infermiera esita per un attimo, poi annuisce esasperata. Dopo qualche minuto se ne va, lasciandomi da solo tra i miei pensieri.
A pensarci bene, pero' una doccia non mi farebbe male. Guardo il mio riflesso in uno specchio appoggiato al comodino accanto al letto di Rochelle. Non mi riconosco piu. Profonde occhiaie marcano il mio viso stanco, per il poco dormire che ho avuto in  quei mesi. Sono anche dimagrito molto, e la barba che non mi facevo da due settimane mi faceva sembrare quasi  un barbone. Devo darmi una sistemata. Cosi' guidato da quel pensiero mi avvio fuori  dalla stanza. 
In macchina controllo il mio telefono e trovo un sacco di chiamate perse. Da quando Rochelle ha avuto l'incidente non ho piu' risposto a chiamate di nessuno. Ne' quelle di mia madre,ne' quelle dei miei amici. Infatti le chiamate piu' frequenti che trovo sono proprio quelle di mia madre. Deve essere proprio preoccupata, percio' decido di chiamarla almeno per tranquillizzarla. Il telefono  squilla per un po' fino a che poi mia madre risponde:
"Oh Cielo! Lucas sei tu?"
"Si', mamma sono io"
"Oddio, non sai quanto sono felice di sentirti finalmente. Sono settimane che cerco di   chiamarti e tu non rispondi. Non immagino come puoi sentirti. Come stai?"
Sorrido amaro:  "Bene" le rispondo secco.
"Cosa dicono i medici per Rochelle?  Sono passata ieri in ospedale ma non mi hanno spiegato niente"
"Dicono che non si sa ancora niente, che la situazione e' stabile. Che potrebbe non        risvegliarsi mai" A quel pensiero mi blocco . " O che potrebbe svegliarsi. Ma ora loro non possono piu'  fare niente. A questo punto dipende tutto da lei." termino con un groppo in  gola.
"Mi dispiace davvero tanto Lucas. Non lo dico solo per dire. Ma davvero mi dispiace, lei era come una figlia per me"
"Lo so mamma"
Rimaniamo in silenzio per qualche secondo.
"Dove sei ora?" mi chiede spezzando il silenzio.
"Sono in macchina per andare a casa. Devo darmi una sistemata. Dopo torno in ospedale."
"Lucas, e' inutile passare tutta la tua vita li'. Almeno aspetta fino a stasera, cosi' passo li' e ti preparo qualcosa da mangiare"
Esito un momento.
"D'accordo." Ormai non cerco  piu' neanche di oppormi perche' so che e' una partita persa. 
"Aspettami, tra tre quarti d'ora sono li' ".
"Va bene. Ci vediamo dopo allora."
"Ok.Ciao Lucas."
"Ciao mamma." e chiudo la conversazione.
Arrivato a casa la prima cosa che faccio e' andare in bagno per farmi la barba. Dopo di che mi infilo sotto la doccia. Il getto d'acqua calda mi rilassa i muscoli e mi fa dimenticare per un  attimo tutti i miei problemi. Quando esco, mi accorgo che sono rimasto dentro per troppo tempo a causa del vapore. Mi avvolgo un asciugamano intorno alla vita e poi mi avvio in camera per vestirmi. Mi guardo allo specchio e mi accorgo che il mio aspetto e' gia' migliorato. Non avevo piu' tutta quella barba e avevo un aspetto piu' fresco e pulito. Indosso dei pantaloni di una  tuta e una cannottiera. Finito di vestirmi mi avvio al piano di sotto per aspettare mia madre che sarebbe arrivata a momenti, infatti non faccio in tempo a fare un gradino che sento  suonare al campanello.
Faccio i gradini delle scale  a due ed apro la porta. Appena apro vengo travolto dall'abbraccio  di mia madre. Devo proprio esserle mancato tanto, penso sarcastico.
"Finalmente, mi sei mancato tanto Lucas."
"Ehmm...si' mamma...ma io dovrei respirare." le dico ridacchiando.
Dopo un po' si stacca.
"Cavolo, sei proprio dimagrito, ma non ti preoccupare, ora recuperiamo tutto  con una bella cena. Comunque sono passata in supemercato per comprare un po' di cose, dato che sono sicura che e' da un bel po' che non fai la spesa. Non e' che mi aiuti a scaricarle?"
"Va bene" le dico ormai avviandomi alla macchina.
Apenna apro il retro dalla macchina per poco non lancio un urlo. Alla faccia che ha comprato solo un po' di cose. Ha comprato una valanga di cibo che sarebbe stata capace di sfamare non solo un esercito, ma anche un intero  branco di elefanti. Porto dentro la roba scocciato. 
Quando entro in cucina trovo mia madre indaffarata tra i fornelli.
"Ma' ,comunque non e' che sto morendo di fame, non c'era bisogno di comprare tutta questa roba, poi chissa' quanto avrai speso."
Lei distoglie per un attimo gli occhi dai fornelli e mi guarda per un attimo tra lo sconvolto e lo dispiaciuto. 
"E' solo che non rispondevi piu' al telefono, e io ero cosi' preoccupata...." lascia la frase in sospeso. 
Deve essere stata proprio tanto preoccupata. Non ho mai visto mia madre cosi' triste.
Mi avvicino e l'abbraccio da dietro.
"Mi dispiace mamma, solo che io ero distrutto. Non sapevo cosa fare.." mormoro con la voce spezzata.
"Lo so Lucas. Lo so. Ma affrontare i problemi da solo non ti aiutera'. Hai bisogno di   qualcuno a cui appoggiarti. Io ci sono per te. Okay? E ci saro' per sempre, nonostante tutto."   Mi dice abbracciandomi.
"Lo so. Mi dispiace non essermi fatto sentire." le dico dispiaciuto sul serio .
Mi sorride. "Non ti preoccupare ti perdono. Tu intanto vai a riposarti e farti una bella dormita. Quando e' pronto ti vengo a svegliare".
"Va bene".
Cosi' mi avvio verso la mia camera. Appena mi sdraio sul letto, mi accorgo di quanto sono stanco e infatti nel giro di pochi minuti mi addormento.
 
 
 



Mi sveglio con un buon odore di arrosto che mi pizzica le narici. Mi alzo lentamente ancora intontito dal sonno, guardo fuori dalla finestra e mi accorgo che e' gia' buio.  Impreco sotto voce. Sicuramente in ospedale non accettavano piu' visite e io non posso piu' vedere  Rochelle per questa sera. 
Al diavolo! L'avrei vista comunque. Afferro un paio di jeans ed un maglione. Mi metto la     giacca  e mi avvio verso il piano di sotto. Purtroppo pero' avevo dimenticato un particolare. Mia mamma. Infatti appena scendo vengo travolto dall'uragano di mia madre.
"Lucas Edward Nicholson, dove credi di andare a quest'ora?" mi chiede una donna  che non sembrava mia madre in quel momento, con un tono che non ammetteva repliche.
" Da Rochelle, ti prometto che appena torno mangio" le dissi con uno sguardo quasi supplichevole.Lei mi guardo' severa.
"Prima mangi, e poi ti accompagno da lei" mi disse poi, aprendosi  in un sorriso "pero' non penso che a quest'ora ammettano visite"
"Lo so ma vedro' di convincere le infermiere" le dissi gia' avviandomi in cucina per mangiare.
Mangio alla supervelocita' della luce,e mia madre mi ha lanciato non pochi sguardi bruti  durante la cena.
"Non e' che Rochelle scappa via, e poi ti fa male mangiare cosi' velocemente Lucas" mi dice lei per l'ennesima volta.
Io non le rispondo, ormai non  vale piu' la pena di discutere con lei.
Quando finisco  usciamo finalmente di casa avviandoci verso l'ospedale.
Fuori a quest'ora e'  un deserto. Non c'e nessuno in giro, neanche una macchina.
Appena arriviamo scendo dalla macchina come una furia e posso sentire espressamente ridere mia madre scuotendo la testa. .
All'entrata trovo l'infermiera di quel pomeriggio
"Salve, sono venuto per vedere Rochelle"
"Mi dispiace ma a quest'ora non accettiamo visite" mi rispose, ma poi avendo notato il mio sguardo deluso prosegui' " ma per una volta possiamo fare un eccetto alle regole" mi disse sorridendomi lieve.
La ringrazio  e scappo verso la camera seguito da mia madre.
Quando  entro la trovo distesa sul letto, sempre con gli occhi chiusi in un sonno profondo.
Mi sento deluso, non so perche', ma mi aspettavo che fosse cambiato qualcosa. Che si fosse svegliata. Mi do dello stupido mentalmente solo per averci pensato.
Mi avvicino sul letto e mi accomodo sulla stessa sedia. La guardo, cercando di memorizzarmi tutti i dettagli. Le accarezzo il viso, e poi la bacio dolcemente sulla guancia. Oh Rochelle.
 
 
 
***
 
 
POV. ROCHELLE
 
 
Lucas e' rimasto fuori tutto il giorno. In parte sono contenta, perche' finalmente non sta piu' vivendo le sue intere giornate in queste quattro mura.Questo posto mette depressione, e l'ultima cosa che voglio e' che Lucas ci cada. Pero' mi e' mancato.
Ormai e' sera, tardi, abbastanza tardi ed io fino ad ora non ho fatto altro che annoiarmi seduta su questo letto. Qualche volta mi alzavo per andare a vedere cosa succedeva fuori dalla finestra, ma poi ritornavo subito a sedermi. Non posso neanche dormire per far passare il tempo, perche' tecnicamente io starei gia' dormendo. 
Sorrido ripensando a quando da piccola avevo paura dei fantasmi ed andavo sempre ad infilarmi in mezzo al letto dei miei genitori. Allora le mie paura erano fondate. Chissa' se sono l'unica e ci sono altre "persone" nelle mie stesse condizioni.
E' una cosa orribile fare niente tutto il giorno, ho provato ad uscire da questa stanza, ma appena mi avvicino alla porta e' come se ci fosse qualcosa a sbarrarmi il passaggio. Alla fine ho lasciato perdere.
Passano ore, ore ed ore. Di lucas ancora niente. Ora sto iniziando a preoccuparmi. Guardo l'orologio in alto sopra la porta, che segna le undici e mezza di notte.
All'improvviso sento dei passi fuori dalla porta, e dalla camminata svelta mi acccorgo che e' Lucas, seguito da qualcun'altro, ma non riesco a capire chi sia.
Finalmente Lucas entra. E' piu' pulito di prima. Si e' fatto la barba finalmente, sembra molto piu' riposato e indossa dei vestiti nuovi. Quando pero' posa i suoi occhi sul mio corpo ci leggo tutta la tristezza che una persona puo' provare. Sembra deluso, amareggiato e frustrato.
Quando lo vedo cosi' mi incupisco anche io. La sua tristezza mi perfora la pelle, e di conseguenza mi sento triste anche io.  Odio quando  sta cosi. Anche quando ero ancora "viva" cercavo in tutti i modi di tirargli un po' su il morale, quando magari accadeva qualcosa che gli faceva provare dolore. Appunto perche' odio sapere che lui soffre. Ma la cosa che odio di piu' e' che lui stia soffrendo per me, e io sono impotente.
Lucas si siede sulla sua solita sedia, seguita dalla misteriosa presenza che poi sarebbe sua madre. Anche lei sembra rabbuiarsi appena mi vede.
Lucas mi guarda attentamente, come se mi stesse analizzando, memorizzandosi nella sua mente tutti i dettagli. La consapevolezza del perche' lo stesse facendo mi invade, e se ancora fossi umana ora starei piangendo come una fontana. Ma non piango (anche perche' non posso) , ma sento il dolore premere nel petto ed espandersi in tutto il corpo. Questa e' proprio una tortura.
Lo vedo poi accarezzarmi dolcemente, troppo dolcemente, come se avesse paura di farmi del male. Poi posa le sue labbra sulla mia guancia. Quanto vorrei poter sentire finalmente il suo tocco. Lui che mi tocca, lui che mi bacia. Mi e' mancato fin troppo.
Lui rimane ancora con le labbra premute contro la mia guancia, con le lacrime che gli rigano le guance. 
No, no! Lui non deve piangere. Lui non deve soffrire cosi' tanto per colpa mia.
Ti prego Lucas, smettila di farti del male. Dimenticami. Questa volta pero' inizio ad urlarlo, inutilmente perche' ovviamente lui non puo' sentirmi.
Poi una nuova consapevolezza mi invade. Se io fossi morta, Lucas non verrebbe tutti i giorni in ospedale a piangere e a sperare che io mi svegli. Certo ci rimarra' male per un po'. Ma poi riuscira' ad abituarsi alla mia mancanza a rifarsi una nuova vita. E' questo quello che voglio. Che lui possa continuare a vivere, ad andare avanti. Ma non potra' farlo se ci sono ancora io in queste condizioni.
Guardo Lucas, e poi guardo il mio corpo. So' cosa devo fare, ma come?
 
 
 



 
***
 
 
 
POV.LUCAS
 
 
Avevo ricominciato a piangere. Avevo ricominciato a sentire quella  sempre piu' frequente voglia di morire. Il peso che porto e' troppo forte da sostenere. Ogni giorno che passa diventa sempre piu' difficile da affrontare. Tutto questo ha avuto inizio tre mesi fa', e tutto questo dovra'  finire oggi.
So cosa fare. Il dolore che provo e' insopportabile. Il senso di colpa mi sta divorando. E' come vivere ogni giorno con fuoco che scorre nelle tue vene. E' come vivere tutti i giorni con ustioni in tutto il corpo. Ma soprattutto sul cuore. Il cuore che e' il centro della tua vita. Senza cuore non puoi piu' continuare a vivere. Rochelle era il mio cuore, e io so che putroppo il mio cuore sta morendo. Rochelle sta morendo.
Mia madre mi abbraccia mentre sono qui che piango. Sembro quasi un bambino che viene cullato dalla madre, dopo un brutto sogno. Mi sussurra parole dolci. Mi dice che andra' tutto bene, che c'e lei qui con me. Ma io so' che niente andra' bene. Che non ci sara' il lieto fine. Che Rochelle morira'. E' inutile che lei sia qui a darmi false illusioni. Io so gia' cosa fare. Raggiungero' la mia Rochelle lassu' e potremmo finalmente essere felici insieme.
Pian piano mi addormeto, sotto i sussuri di mia madre, e con la tristezza che mi invade il petto.
 
La mattina dopo sento mia madre discutere con il medico. Stavano dicendo qualcosa sul fatto che il coma si stava prolungando da ormai tre mesi e che era ora di prendere una decisione.
Appena sento la parola "decisione" mi sveglio.
"Lucas, ti sei svegliato" mi dice mia madre dolcemente. Vicino a lei c'era anche la madre di Rochelle. Sembra distrutta. Anzi e' distrutta.
"Di cosa stavate parlando?" chiedo.
Mia madre guarda prima la mamma di Rochelle e poi il medico.
"Stavamo decidendo se staccare i tubi che la tengono ancora in vita, visto che sono gia' passati tre mesi senza miglioramenti."
Il mio cuore smette di battere per due secondi, e se non mi fossi tenuto alla sedia sarei sicuramente svenuto.
"Staccarle i tubi....?" domando lievemente
La madre di Rochelle (Trisha)mi guarda distrutta.Non oso  immaginare sapere come si senta. Perdere  una persona con cui fino a pochi mesi  prima parlavi tranquillamente, e' uno shock.
Diciamo sempre che una cosa del genere non ci potrebbe mai capitare, ma quando viviamo queste cose in prima persona capiamo il dolore che si prova.
" Si'. Ormai e' inutile tenerla in vita. Vogliamo aspettare ancora fino alle cinque di questo pomerigio, sperando che accada un miracolo" mi dice lei con lo sguardo vuoto.
Guardo l'orologio. Sono le otto del mattino. Abbiamo solo sette ore che accada qualcosa.
Io  annuisco lievemente per poi sedermi e chiudermi di nuovo in me stesso.
Li sento parlottare ancora un po'. Poi viene mia madre ad abbracciarmi e sussurrarmi un lieve "mi dispiace" alle orecchie. Quando se ne vanno tutti io chiudo gli occhi e sospiro.
Mi passano per la mente tutti i bei momenti vissuti con Rochelle.  Io che la bacio, l'accarezzo, facciamo l'amore. Saremo andati a vivere insieme a Los Angeles se non fosse stato per l'incidente. Avremo potuto avere finalmente una vita insieme. Felici.
Ma a quanto pare il destino ha complottato contro di noi. Non voleva vederci felici insieme. Ma io e lei saremo felici. Anche se non in questo mondo.
Passano ore, ore e ancora ore senza che accada niente.Ormai sono le quattro e sembra che Rochelle non abbia proprio voglia di svegliarsi. Ormai e' quasi ora. Tra poco io e Rochelle saremo stati finalmente felici insieme. Prendo la giacca e mi avvio verso l'uscita. Appena entro in macchina mi sento stranamente felice ed euforico. Finalmente avrei rivisto la mia Rochelle. 
 
 


POV ROCHELLE.
 
 
Mi avrebbero staccato i tubi. Finalmente Lucas mi avrebbe dimenticata. Non avrei neanche dovuto fare niente. 
Lucas se ne e' andato. Aveva una strana faccia, ma ora sono felice perche' finalmente moriro'.
Mi sento stranamente felice ed euforica. Mi sento potente e che potrei spaccare il mondo in due. L'energia che scorre nel mio corpo e' tanta, non e' mai stato cosi'. Mentalmente sorrido e penso a Lucas.
 
 


POV LUCAS
 
Sono in piedi sul grattacello da dieci minuti. Mancano solo solo sette minuti alle cinque. Mancano sette minuti e finalmente avrei riabbracciato la mia Rochelle. Tre mesi di lontananza e finalmente l'avrei riavuta tra le mia braccia.
A quel pensiero inzio a ridere. Ero felice, troppo felice. Mi sento cosi' forte, cosi' bene. L'energia scorre velocemente e furiosamente nel mio corpo. L'adrenalina non smette di pompare nelle mie vene.
 
 



POV ROCHELLE
 
Non mi sono mai sentita cosi'. Mi sento cosi' forte.
Ora  sento la testa debole il mio corpo da fantasma fluttua da solo senza controllo. Si sta avvicinando al mio corpo disteso sul letto. Mancano solo due minuti alla mia morte ma  sento che qualcosa sta andando storto. Mi sto svegliando.
 
 




POV LUCAS
 
Manca un minuto. Solo un minuto. Mi sento ancora piu' forte, potrei prendere a pugni chiunque. Faccio un passo avanti. Poi un altro ancora. Mi manca solo un passo per cadere e raggiungerla. Solo un passo ci divide. Sto per fare l'ultimo passo che il mio telefono squilla. Squilla insistente. Con furia. Qualcosa mi spinge a rispondere. 
Solo tre parole dall'altro capo del telefono e il mio cuore smette di battere.
"Si e' svegliata."
 
 
Raggiungo la sua camera correndo come una furia. Spalanco la porta con il fiato in gola. Rochelle e' seduta sul letto, circondata dai familiari. Appena mi vede la sua bocca si apre in un bellissimo sorriso.
"Rochelle...." sussurro ancora incredulo.
"Lucas... "
Non so bene come spiegare gli ultimi attimi. L'unica cosa che mi ricordo e' lei stretta tra le mie braccia e io che le sussurravo:
" Mi sei mancata . Ti amo Rochelle."
  
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