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Autore: littlebigwriter    04/03/2013    10 recensioni
Adesso tutto il suo mondo era lei.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO UNO
 
La luce filtrava dalla finestra della camera di Nate. Lui stava ancora dormendo finchè un raggio di sole non gli stuzzicò gli occhi,che di scatto si aprirono, emanando una specie di luce,inpercettibile. Non aveva intenzione di alzarsi,non finchè non avesse sentito le scale scricchiolare,la zanzariera aprirsi e la porta sbattere. Le sue orecchie erano tese,pronte a cogliere qualsiasi movimento. I suoi occhi blu fissavano il soffitto,ansiosi. Finalmente il rumore tanto desiderato arrivò. Poteva sentire le assi delle scale torcersi sotto il peso opprimente di Marcus,poi la zanzariera che veniva strattonata e infine la porta. Subito Nate si alzò dal letto. Era già tutto pronto,la borsa l’aveva preparata la sera prima mentre Marcus era ancora al lavoro e poi l’aveva nascosta sotto il letto. L’unico motivo per cui quella casa,che cadeva a pezzi, gli piaceva era perché di fronte c’era il suo migliore amico:il mare. Non conosceva nessun ragazzo della sua età lui, Marcus non gli aveva mai permesso di frequentare una scuola pubblica, perciò studiava a casa. “ Ragazzi come te fanno meglio a stare lontani dalla civiltà” aveva risposto Marcus quando Nate aveva osato chiedergli il perché di una simile decisione.Ovviamente Marcus lo teneva lontano anche dal paese, ci era stato sì e no cinque volte, ma a Nate non importava. Lui stava bene così. Insomma era come se Marcus lo avesse allontanato dal mondo, e poteva capirne anche lui il motivo. Si sentiva terribilmente in colpa per quello che era successo, ma scacciò subito quel pensiero dalla testa,non gli piaceva per niente ricordare. Indossò il costume,era blu come i suoi occhi, prese la borsa e uscì di casa. Poi, quando la dolce brezza marina giunse sino al suo naso non riuscì più a resistere, cominciò a correre, più veloce che poteva e in men che non si dica si ritrovò nell’acqua.
Quando uscì,il sole stava quasi per tramontare. Mentre era in acqua non sentiva mai il bisogono di uscire fuori, si sentiva protetto,al sicuro. Non usciva neanche per addentare un panino o per riposarsi un po’.
Si fermò qualche secondo ad ammirare il cielo tergersi di arancione,poi corse in casa. Aveva poco tempo per farsi la doccia e preparare la cena prima che Marcus rientrasse. Fece un bagno caldo, molto velocemente, poi, dopo aver infilato un paio di pantaloncini, preparò due hamburger con una insalata come contorno. Si sedette sul divano e aspettò il ritorno del patrigno. Marcus arrivò pochi minuti più tardi. Come tutti i giorni, entrò,buttò la sua 24 ore sul divano e si sedette a tavola. Quel giorno però c’era qualcosa di strano, qualcosa che Nate colse subito. Poteva notare un accenno di nervosismo sul suo viso. Trasse subito le sue conclusioni: Marcus doveva dirgli qualcosa,qualcosa che sapeva già non gli sarebbe piaciuta e,probabilmente non piaceva neanche a lui stesso. Nate si sedette a tavola un po’ turbato dal comportamento del patrigno. La cena procedette normalmente. Non volò una mosca. Poi dopo la frutta, Nate capì che era arrivato il momento.
<< Senti ragazzo>> cominciò Marcus con tono grave << domani partirò per due settimane, è una commissione che devo fare per lavoro.>>
Nate si sentì subito sollevato,  due settimane senza Marcus voleva dire paradiso,ma da come il patrigno si schiarì la voce capì che non aveva finito e che il peggio doveva ancora arrivare.
<< Quindi>> continuò << tu,andrai in campeggio nel frattempo.>>
Nate ci mise qualche secondo per sintonizzarsi,poi la rabbia cominciò a salirgli sù per tutto il corpo,era inarrestabile. Sbattè un pugno sul tavolo e corse in camera sua. Nei suoi diciassette anni non aveva mai interagito con qualcuno che non fosse Marcus, e malgrado il fatto di conoscere nuovi coetanei avrebbe dovuto rallegrarlo, lo faceva innervosire.  Solo l’idea di trovarsi in mezzo ad un branco di adolescenti scatenati lo metteva a disagio. Per via di quello che gli era capitato,Nate, era cresciuto molto velocemente, aveva sviluppato,sin da piccolo, un modo di pensare  ed un intelligenza non adatta alla sua età, nettamente superiore. In più,aveva imparato ad amare la solitudine ed essere catapultato così velocemente in un mondo completamente nuovo lo spaventava. Sapeva tuttavia, che non poteva ribellarsi alle decisioni di Marcus,non ne aveva il diritto. Doveva essergli grato per quello che aveva fatto per lui,nonosante tutto. Senza Marcus, Nate sarebbe finito in un’orfanotrofio. Sapeva perfettamente che tutto quello che aveva fatto era solo perché aveva voluto molto bene ai suoi genitori,era stato il migliore amico di suo padre e ,quando gli avevano chiesto di occuparsi di Nate, non se l’era sentita di rinnegarlo e di tradire il suo migliore amico di un tempo. Probabilmente anche il fatto di tenerlo lontano dal paese lo faceva per proteggerlo, per via di quello che la gente avrebbe potuto bisbigliare. Si rassegnò all’idea che l’indomani sarebbe partito e preparò una piccola sacca, con tutto quello che gli sarebbe potuto servire, poi si trascinò sul letto e, guardando il soffitto, aspettò che il sonno lo portasse via da quel mondo così crudele.
La mattina dopo,Nate,venne svegliato dal suono ripetuto del clacson della macchina di Marcus,segno che era pronto per partire. Si infilò un paio di scarpe e corse giù,con lo zaino sulle spalle. Marcus era già in macchina che lo aspettava. Nate lo raggiunse e si sedette sul sedile di dietro, appoggiò la testa sul finestrino,lasciò che i suoi capelli corvini gli ricadessero sugli occhi blu e aspettò,impotente, che si compisse il suo destino.
 
 
  
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