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Autore: Francylez    04/03/2013    1 recensioni
Dall’ultima volta che Tommy aveva parlato con Oliver Queen erano ormai passati più di due anni. La loro ultima conversazione era stata all’ospedale, dopo che il vigilante aveva salvato suo padre.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Oliver Queen, Tommy Merlyn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dall’ultima volta che Tommy aveva parlato con Oliver Queen erano ormai passati più di due anni. La loro ultima conversazione era stata all’ospedale, dopo che il vigilante aveva salvato suo padre. In quella stessa notte, Oliver, il suo migliore amico fin da piccolo, compagno di mille avventure, aveva deciso di rivelargli la sua vera identità. In questo senso, Oliver aveva deciso di fidarsi di lui. Sapeva che Tommy non lo avrebbe mai tradito. E infatti non lo fece. Sempre durante quella serata così movimentata, Tommy sapeva che, nonostante il fatto che Oliver aveva dimostrato di fidarsi di lui, quest’ultimo non avrebbe mai potuto essere completamente sincero con lui. Così Tommy si era limitato a porgli una semplice domanda e a guardare il suo amico come se nella sua mente già si fosse plasmata  l’idea che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe visto. Negli occhi di Oliver non c’era più traccia del ragazzo spensierato e a cui piaceva divertirsi di un tempo. Tommy non lo riconosceva più. Così aveva deciso di ignorarlo. Per più di due anni era riuscito ad incontrarlo per strada e a trattarlo come uno sconosciuto, come se non gli venissero più quegli strani attacchi di nostalgia ogni volta che sentiva parlare del vigilante in televisione. Adesso, però, Tommy aveva smesso di essere arrabbiato con lui per quello che non poteva sapere. Aveva deciso di smetterla con questa stupida commedia e di  cercare di ritrovare l’amico. Tommy non era sicuro di quello che stava facendo. Il suo orgoglio gli diceva di tornare a casa e di restare fuori dalla vita di Oliver Queen. I suoi sentimenti e il suo istinto, invece, gli dicevano di andarsi a riprendere il suo amico. I suoi piedi si muovevano veloci e, in meno di un’ora, era già arrivato davanti alla meravigliosa casa Queen. In questi due anni aveva cercato di passarci il meno possibile e, quando era costretto a farlo, di solito accelerava il passo e se ne andava velocemente. Questa volta, però, ci si fermò davanti, fece un profondo respiro, e bussò. Dopo alcuni minuti Thea, la sorellina di Oliver, aprì la porta e lo guardò fisso negli occhi per alcuni secondi. Il silenzio e l’imbarazzo che si era creato tra loro venne spezzato dalla stessa Thea che si avvicinò a Tommy, lo abbracciò e gli disse:
-Finalmente ti sei deciso a farlo. Sei mancato molto a mio fratello e anche a me-
-Anche lui mi è mancato. E anche tu mi sei mancata. E anche….-
-Ok, ho capito. Ti sono mancati un po’ tutti- gli disse lei sorridendo.
Poi continuò:
-Comunque sei fortunato. Hai beccato una delle poche volte in cui Oliver è in casa. Credo sia in camera sua.-
-D’accordo. Grazie Thea.-
L’abbracciò di nuovo, le sorrise e poi entrò nella casa. Quest’ultima non era cambiata per niente. Forse era l’unica cosa che non era cambiata e questo gli diede una strana sensazione di sollievo. Tommy salì le scale e ben presto si ritrovò davanti alla stanza di Oliver. Così bussò anche qui un po’ timidamente. In quei pochi attimi che passò davanti alla porta chiusa pensò che aveva fatto una grossa cavolata. Come gli era saltato in mente? Possibile che lui, così razionale e calcolatore, avesse deciso di presentarsi davanti casa di Oliver senza sapere nemmeno cosa dirgli di preciso. Ollie si era fidato di lui. E lui non aveva fatto altro che sparire per due lunghissimi anni. Si era comportato come suo padre. Quel comportamento che Tommy aveva tanto rimproverato a suo padre dopo la morte di sua madre. Aveva sbagliato e voleva far capire a Oliver che ne era consapevole. Preso dai suoi mille pensieri, Tommy non aveva nemmeno notato che il suo amico aveva già aperto la porta. Entrambi si guardarono  negli occhi. Gli occhi di Oliver era grandi, ma pieni di rabbia. Lentamente, però, nei suoi occhi la rabbia lasciò il posto alla dolcezza e alla felicità. Questa volta, Tommy riconobbe il suo vecchio amico. Era di nuovo Oliver Queen, non più il vigilante, l’incappucciato o chiunque altro. Così Tommy scoppiò a piangere, lo abbracciò così forte dal riuscire quasi a soffocarlo. Si scusò all’incirca un milione di volte, nonostante Oliver continuasse a ripetergli che non c’era bisogno. Lui, però, ne sentiva il bisogno. Sentiva il bisogno di recuperare il tempo perso. Sentiva il bisogno di riconquistarsi la fiducia del suo amico. Sentiva il bisogno di stare un po’ con Oliver Queen.

  
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