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Autore: Telyn    04/03/2013    2 recensioni
Dustland Fairytale beginning
just another white trash county kiss in '61.
Long brown hair, and foolish eyes.

Anni '60. Lily e James. Londra. Perchè siamo chi siamo per tantissime ragioni, e anche se non ne sapremo mai la maggior parte ogni volta che cambierà il mondo intorno a noi cambieremo anche noi. Anche se non si vedrà.
3a classificata al GOLD#AU contest di Nisipulchra
Genere: Angst, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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NOME: Telyn sul sito, TelynBia nel forum

TITOLO: Scarponi rossi

PERSONAGGI: Lily Evans/James Potter - comparsa di Harry marmocchio

AU SCELTO: Anni sessanta

GENERE/AVVERTIMENTI: Angst, Song-fic, Romantico - no happy ending - AU (sono un genio :D)

NdA: Non lo so perchè ho scelto quest’epoc... bugia. Lo so benissimo. L’ho scelta perché sono fissata da mesi con la canzone dei The Killers - Dustland Fairytale (diciamo pure che in questo periodo sono fissata con i The Killers), che nomina un paio di volte il ‘61. Da lì la mia testa ha detto “SIIIIII facciamo una long con Dustland Fairytale!!!”

Il 15 mi sono resa conto che non ce l’avrei fatta.

Il 20 mi rendo conto che manco le accetti, le long.

MA....

l’idea era già arrivata! E sono riuscita a convertirla in una shot. Che in realtà somiglia più a una mini-long che a una shot, ma è da leggere così. Ah, e alla fine mi sono resa conto di aver seguito più o meno inconsciamente la struttura della canzone, quindi tanto valeva metterci pure il testo e fare una song-fic <3

Prima che tu chiuda la mia storia senza neanche valutarla, all’inizio della storia Lily e James hanno circa 14 anni. Non me ne voglia la Sprite, ma mi piaceva troppo quella parte <3

Ah: il primo modello di Doc Martens messo in vendita era veramente rosso ciliegia. E gli skinhead ne curavano l’aspetto come mia nonna cura la statua della madonna (rima stupida).

E... boh, spero di sopravvivere al pestaggio che mi farai <3

Dustland fairytale su youtube

P.S: il titolo è un po’ sulla falsa riga di una fiaba di Andersen, scarpette rosse, che parla di una bimba che pensa solo alle sue scarpe... no, basta, me ne vado che se no mi picchi <3


 









Dustland Fairytale beginning

just another white trash county kiss in '61.

Long brown hair, and foolish eyes.



14 aprile 1961


Una ragazzina si avvicinò alla porta. Si morse un labbro, nervosa, e si passò una mano tra i capelli vermigli. “Fa che non mi veda, fa che non mi veda, fa che...”

- Lily, dove stai andando?-

“Ecco. Grazie mille, destino” pensò, sbuffando. Assunse l’espressione più innocente del suo repertorio, prima di rispondere. - Sto andando da Mary, mi ha chiesto se la potevo aiutare in inglese...

Eveline inclinò lo sguardo, mentre la figlia, un po’ speranzosa, alzava timidamente un angolo della bocca.

- Tu hai finito tutti i compiti?

Lily annuì, frenetica, mentre la chioma fulva cercava di star dietro ai movimenti inconsulti del capo.

- Spolverato?

La figlia annuì di nuovo. Eveline sospirò teatralmente. -Vai, ma vedi di tornare prima delle sette!-

Gli occhi verdi le si accesero di gioia, le labbra schioccarono un bacio all’aria e uscì di casa, veloce come una folata di vento.

Eveline si sedette, ridacchiando. - Inglese... Come se non sapessi che dai McDonald c’è sempre il cugino, quel... Quel... James, ecco...


***


Mary, che i compiti di inglese li aveva finiti se possibile prima di Lily, la aspettava affacciata al cancelletto.

-Alla buon’ora, signorinella! - la apostrofò, contraffacendo la voce e facendo sorridere l’amica.

- Ma dai, la Sprite non si comporta così!...

- Sì che lo fa! Anzi, no, è molto peggio: “Avanti, che ci vorrà mai a sezionare delle rana”… Bleah, è orribile! Vorrei vedere se fosse lei, a dover affondare le dita nelle interiora di una rana...

Lily continuò a ridacchiare, scuotendo la testa di fronte all’astio sincero e genuino che Mary nutriva per la professoressa di biologia.

- Mary, chi è?

- È Lily - urlò lei di rimando.

- Oh, Lily! Ciao - disse James con un sorriso mentre si voltava verso le due.

Era bello, senza dubbi.  I capelli neri sembravano esser agitati da continue maree - le sue mani, per chiunque lo conoscesse da più di dieci secondi - i luminosi occhi nocciola, che anziché spegnersi dietro gli occhiali sembravano brillare ancora di più, e il sorriso da... Beh, James Potter mentre ne combinava una delle sue. In quel momento, precisamente, si dondolava sulla sedia mentre poggiava un paio di scarponi rosso ciliegia dalla suola infangata sul tavolo.

- Metti già i piedi, imbecille; se mia mamma vede fango sul tavolo sgozza prima me per non averti estinto e poi te.

James non degnò la cugina di uno sguardo. -Ti piacciono? - chiese, cercando di far risultare disinvolta l’operazione di guardare Lily, restare in equilibrio e indicare gli scarponi su cui faceva bella mostra la targhetta “Doc Martens”. - Me li ha regalati Harry -

- Tu ci cadi - lo ammonì Mary mentre si avvicinava al lavello e cominciava ad insaponare una pila di piatti.

Lily scostò la sedia vicina a quella di James dal tavolo e ci si sedette, composta come sempre, mentre corrugava la fronte. - Harry? - chiese - Quale Harry? -

- Quello del giornale - rispose Mary mentre, con una complicata torsione del collo, alzava gli occhi al cielo e scoccava un’occhiataccia a James  -Ah - disse, Lily, chiudendo la bocca.

- Comunque, che ci fai qui? - chiese James.

- Suppongo niente in più di quel che ci fai tu - rispose Lily, lanciando un’occhiata a Mary. Lei fece finta di niente.

- Ovvero? - chiese James.

Lily guardò Mary, poi James. Al diavolo, tanto troverebbero lo stesso una scusa per azzuffarsi come bambini di due anni! E poi, ragionò, essere migliori amiche voleva dire che sopportare i dispetti era parte del pacchetto.

-Ti tengo a bada mentre lei lava i piatti e studia.

Nella piccola cucina dei McDonald scoppiò un gran fracasso. La figlia maggiore ululò un “Lily!!!” furibondo; la migliore amica della suddetta McDonald cadde dalla sedia, cercando di evitare gli scarponi di James Potter mentre, dopo venti minuti di malauguri, perdeva definitivamente l’equilibrio e lasciava sul tavolo e sulla maglia di Lily una considerevole strisciata di fango.


***


- Questa me la paghi.

- Dici a me o a lui?

- A entrambi.

- Mal comune, mezzo gaudio.

- Taci, imbecille. Mia madre si infurierà da morire, quando vedrà quella strisciata! Sarò costretta a rigovernare ogni santo giorno della mia vita, per colpa tua!

- E io? Cosa dovrei dire? Non ho fatto niente di male, ho fatto esattamente quello che mi chiedi di fare tu e mi ritrovo qui come un’imbecille perché un certo deficiente mi ha macchiato la maglietta e devo aspettare che finisca di asciugare!

- Dillo a me che sono la cugina di quell’imbecille! Ti rendi conto? Probabilmente, da qualche parte nella sua pancia o nell’avambraccio o nella coscia o nel polso, c’è qualcosa in cui ci assomigliamo! Te ne rendi conto?

- Dovresti andarne fiera, nel caso non lo sapessi. E comunque, non è niente di grave. I Doc Martens sono intonsi - disse James placidamente, rimirando la pelle color ciliegia. Qualcosa nello sguardo assassino di Mary e Lily avrebbe dovuto avvertirlo del rischio insito nelle sue parole, ma così non fu.



***



He'd look just like you'd want him to,

Some kind of slick chrome American prince.


Blue Jeans serenade

Moon river... what you do to me?

I don't believe you


12 gennaio 1965


Lily si aggiustò un’altra volta la sciarpa, cercando un modo per non farla scivolare dalla punta del naso. Dalla sua destra si udì uno sbuffo di irritazione. - Ho quasi finito - disse, mentre alzava gli occhi al cielo.

-Però muoviti! Sarà mezz’ora che mi dici che stai finendo, mo’ finisci e basta! -

-James, non rompere e fammi finire! -

Il ragazzo sbuffò rumorosamente. Lei alzò di nuovo gli occhi al cielo, poi guardò la sua faccia insofferente e il libro di fronte a sè. Sbuffò, poi richiuse la copertina sul tavolo. James, che tentava almeno di dormire, sobbalzò. - Che succede?

- Succede che i suoi sbuffi mi hanno fatto passare la voglia di studiare Erodoto, signor Potter, motivo per cui uscirò con lei, ora. Ma sia chiaro che verrà ritenuto responsabile di un’eventuale insufficienza, chiaro?

- Alleluja! Su, secchioncella, vieni con me!

- James! - boccheggiò lei, indignata.

- Che c’è, problemi con quel secchioncella? Io non ne ho colpa, colpa tua che sprechi tempo con Erodato quando dovresti passare tutto il tempo a tua disposizione con un essere del mio calibro! Su, mettiti questo, ghiacciolo, se no finisce che mi starnutisci sui Doc... A posto? Pronta? Fatto pipì, pupù? FUORI!

Lei uscì con gli occhi sbarrati. - Non ho ancora capito perché mi tratti così quando in teoria usciamo insieme.

- Esattamente, signorina Evans: in teoria noi due usciamo insieme, ma lei mi tiene chiuso in casa mentre studia Erudito e io mi sento autorizzato a trattarla come mi pare. Chiaro? - si voltò per sbirciare il volto della ragazza con una smorfia divertita. Forse senza accorgersene, forse con precisione millimetrica, fece scivolare una mano dalla spalla di lei alla schiena. Lei lo guardò con aria scettica, poi disse un’unica parola: - Erodoto.

Lui inarcò un sopracciglio. - Come, scusa?

- Erodoto, non Erodato e neanche Erudito, anche se lo era di sicuro. E non sono neanche d’accordo con quello che hai detto prima: per colpa tua potrei andare male ad un’interrogazione, sbagliare una versione o fare una figuraccia....

James roteò gli occhi. - D’accordo, hai ragione tu. Scu-sa, ma non ne potevo più di vederti scrivere mentre non stavo a far niente, ok? Scusa - concluse, dandole un bacio sul naso. Lei lo guardò poco convinta, mentre un sorriso cominciava a farsi strada fra le lentiggini e gli occhi verdi. - Pretendo una ciambella - disse.

- Ma certamente, mia donzella. E dopo Camden Town - le rispose lui.

- Precisamente, messere. Ogni variazione di programma sarà ritenuta inutile e sgradita - fece, prima di sfiorargli le labbra con un bacio. Non l’avrebbe mai ammesso, ma quel braccio che le sfiorava il fianco e la teneva stretta a sé le piaceva molto più di quanto James non pensasse.

Londra era cambiata molto, in quegli anni. James non tanto.

Era questo a renderlo diverso: Londra cambiava, Londra dondolava insieme alle mode [1] e lui restava uguale, con gli stessi Doc Martens ciliegia e i vestiti sgangherati da operaio, anche se la sua nullafacenza cronica lo asteneva da ogni tipo di lavoro.

Lei aveva freddo, si mordicchiava il labbro mentre si chiedeva se avrebbe potuto fare il medico e lui restava Jamie con i Doc’s rossi.

Mary stava in fabbrica e James le alzava il mento con aria strafottente per baciarla.

Il mondo andava un po’ così.

James sapeva quello che succedeva, James sapeva dei sindacati e delle fabbriche in fiamme, andava alle manifestazioni e tutto il resto, ma continuava a sembrare estraneo, fermo nel tempo e costantemente insieme a lei.

Aveva provato decine e decine di volte a levargli quegli scarponi così appariscenti, fuori moda e con la tomaia quasi intatta, ma non ne voleva sentir ragioni: i Doc’s sembravano quasi un motivo di vita; guai a sostituirli o solo a far notare al proprietario una scucitura!

Lily sospirò. Loro mettevano le All Star e lui restava con i Doc Martens, loro ascoltavano i Beatles e lui restava convinto degli Who e di Bob Marley. Ma non per questo l’avrebbe mai cambiato.

Vero che a volte aveva la tentazione di non farglieli più infilare e far sì che crescesse, ma poi rinunciava sempre: non era sicura di saper fare i conti con un altro James. Lei voleva il suo, quello che storceva il naso ogni volta che sentiva parlare di un certo sottomarino giallo[2]  e sorrideva ai suoi amici col cranio rasato e la salopette agli angoli delle strade. [3]

Un colpo alle gambe e uno spruzzo di fanghiglia in faccia la risvegliarono dai suoi pensieri. Per un attimo sentì la mano di James scivolarle via, mentre l’asfalto si faceva più vicino e lo stomaco si riempiva di una strana e spaventosa sensazione di vuoto. Poi si fermò. James era riuscito ad inginocchiarsi e ad afferrarla.

- Ma guarda dove vai, deficiente! Che sputo di società... Lils, ti sei fatta male? Che coglione... Tutta gentaglia, tutti convinti delle loro Vespe italiane... Deficienti... Ehi, Lils, ma va’ tutto bene?

-Le scarpe... - mormorò lei. Era una sua impressione, o quando il fango di fine inverno si stava riversando sulla tomaia degli scarponi era caduto al suolo con una curva innaturale?

-Lils? - le chiese lui, mentre agrottava le sopracciglia.

Lei scosse la testa. Probabilmente era stata solo sua impressione, magari aveva visto una parabola deformata dalla caduta. -Niente, niente... Sta’ tranquillo, va’ tutto bene... Macché, Jamie, non far storie con i vigili... Ma prendimi un fish and chips, non importa... -

-Sicura? - chiese lui, dopo aver constatato che neanche una delle sue proteste sembrava aver effetto. Lei sorrise, il suo giglio con gli occhi di prato e i capelli di sangue. - Stai tranquillo, vivo lo stesso. Basta che tu mi prenda un fish and chips e non mi faccia crepare di fame -

Dopo, mentre parlavano un po’ affacciati dal ponte, lei gli fece quella domanda. - James, - gli disse, mentre gli piantava in faccia i suoi occhi verdi. - se te lo chiedessi, ti toglieresti i Doc’s per me? -

James chinò la testa, guardò l’acqua limacciosa del Tamigi.

Quando era bambino suo nonno diceva che suo padre ci aveva pescato, in quel fiume. Quando erano arrivate le fabbriche il fiume, poco a poco, si era sporcato, goccia dopo goccia era diventato più simile al liquame che all’acqua. “E certo,” diceva suo nonno, “le cose fatte per bene si fanno così: con calma, una per volta. E mica ci ammazzano male, quelli”

James non le rispose, a Lily. Restò in silenzio a fissare i piccoli gorghi, le bollicine e il verde cupo sotto di sè. Dentro di sè, l’acuto presentimento - o fitta? - che quella domanda fosse la prima goccia di liquame in un fiume limpido.



Saw Cinderella in a party dress, she was looking for a nightgown.

I saw the devil wrapping up his hands, he's getting ready for the showdown.

I saw the minute that I turned away, I got my money on a pawn tonight.



***

14 agosto 1969


James si chinò di nuovo verso il tavolo. Cercava di guardare quel libro, ma i suoi occhi non riuscivano a metterne a fuoco le lettere e a capire ciò che significavano. Tentò ancora per un po’, strizzando gli occhi dietro le lenti, poi si accasciò contro il divano. Inutile: non riusciva più a leggere un accidente.

Una puntina di metallo girava, incidendo o ripassando quei piccoli solchi sul disco nero lucido degli Who. La stanza era, onestamente, un gran casino. Felpe slavate un po’ sporche, magliette e qualcos’altro si distribuivano in modo più o meno regolare sulla stanza. Lo sguardo gli cadde su quella più vicina a sè. Era ancora sporca di rigurgito. Come il profumo di gelsomino nelle sere d’estate, rimpianse con un po’ di nostalgia quell’odore di latte in polvere, acido e lo sguardo dolce di Lily quando teneva Harry in braccio.


Change came in disguise of revelation, set his soul on fire.

She said she always knew he'd come around.

And the decades disappear

Like sinking ships but we persevere.

God gives us hope but we still fear, we don't know.



Un autentico fulmine a ciel sereno. Un giorno era piombata a casa sua, lontana dall’università pagata con sudore e sangue, e aveva detto di essere in ritardo. Non aveva afferrato al volo; si ricordava che le aveva detto, un po’ perplesso: “se sei in ritardo vai”. Lei l’aveva fulminato.

Da allora, la parola ritardo aveva perso ogni sfumatura di scherzosa pigrizia.

Benvenute responsabilità, benvenuto Harry. Benvenuto lavoro in fabbrica, benvenute crisi isteriche di Lily. Benvenuto mondo adulto. James l’aveva capito subito, di non esser tagliato per nulla di simile; lui era un cazzaro, un fanullone da rimproverare bonariamente una volta ogni tanto.

“Tu provaci sempre” diceva suo padre. “Anche se è inutile. Per lo meno passi il tempo”. [4]

E lui ci aveva provato: aveva tentato, ce l’aveva messa tutta, ma non ce l’aveva fatta. Non ce l’aveva fatta a ciondolare per casa con il bambino in braccio. Non ce l’aveva fatta a vedere Lily respinta all’università perché “Le madri stanno a casa, non hanno alcun bisogno di studiare”. Non ce l’aveva fatta ma aveva stretto i denti.


Your mind is poisoned.

Castles in the sky, sit stranded, vandalized.

The drawbridge is closing.



Aveva guardato Lily inacidirsi giorno per giorno, inquinarsi come il Tamigi con le piccole angustie quotidiane, con i conti da pagare e il barattolo di conserve svuotarsi sempre di più della loro speranza e delle loro banconote.

Ce l’avrebbe fatta lo stesso, James: per Lily avrebbe attraversato il fuoco con i vestiti imbevuti di benzina.

Poi però era arrivato il Sessantotto, e James aveva capito di aver già perso la guerra che stava iniziando. Semplicemente, non poteva fare niente: Lily stava diventando femminista. “E non c’è niente di male!” diceva, ma in realtà così cambiava tutto. Cambiava tutto perché James non sapeva più contro chi combattere: contro i cortei a cui partecipava lui stesso? O contro il latte condensato? Non poteva fare niente. Anche i Beatles, quei dementi psichedelici, stavano litigando. E se litigavano loro, chi gli poteva dire che sarebbe stato migliore? Con questi dubbi cominciò a saltare il lavoro, che mica resta da solo quando i sindacati fanno venire la bile a tutti i direttori, e finì licenziato.

Licenziato.

E Harry non aveva neanche messo i dentini.

Era finito.



I saw the ending where they turned the page, I threw my money and I ran away.

Sent to the valley of the great divide


Era andato tutto in caduta libera, semplicemente. Lui non aveva potuto fare nulla. Stravaccarsi sul divano, mentre Harry dimagriva sempre di più e Lily lo portava ai cortei, vicino ai botti e alle urla e ai reggiseni bruciati.

Vedere un demente saltellare sulla luna mentre Lily urlava che anche loro dovevano trovare il modo di farlo.

Sentire cinque ragazzini cantare insulsaggini mentre Lily gli piantava in faccia gli occhi verdi e diceva: “Non ne posso più. Non ce la faremo, a continuare in questo modo. Devi scegliere: o ricominci a vivere tu o ricomincio io. Da sola.”

James avrebbe voluto rispondere, ma c’erano quei ragazzini alla radio e l’unica cosa che riusciva a pensare era che erano dannatamente bravi. [5]  Il muro aveva tremato, quando Lily aveva sbattuto la porta.

Sospirò. Cercò di nuovo di guardare il libro, di leggere quelle lettere e capirne il significato. Niente. Anche loro perdevano di significato quando lui vi posava lo sguardo.

Sospirò.

Dall’altra parte, nella penombra, i Doc Martens sembravano rilucere di sangue, come appena usciti dalla fabbrica.

Ma non c’era niente di positivo.


Out where the dreams all hide,

Out where the wind don't blow.

Out where the good girls die,

and the sky moves slow.

Now Cinderella don't you go to sleep, it's such a bitter form of refuge.

Why don't you know the kingdoms under siege, and everyone needs you?

Is there still magic in the midnight sun, or did you leave it back in '61?

In the cadence of a young man's eyes,

Out, where the dreams all hide.




The end



Note: [1]: “Londra dondolava insieme alle mode”: i giornali dell’epoca definiscono Londra, centro della rivoluzione culturale, swinging London. *thank you wikipedia*

[2] ovviamente il sottomarino giallo è un modo per indicare Yellow submarine, la canzone dei Beatles

[3] amici col cranio rasato: skinhead.

[4]  “Tu provaci sempre” diceva suo padre. “Anche se è inutile. Per lo meno passi il tempo”

cit. “l’ultimo orco” di Silvana de Mari.

[5] i ragazzini in questione sono i Jackson Five


E l’ho finita. È un miracolo. Non avevo mai scritto una shot così long (mi ammazzerai xD), e non sapevo neanche se ci sarei riuscita. È un po’ un traguardo, yes. Otto pagine di shot... che in realtà forse sarebbe da dividere come minilong... Boh, a me non dispiace. Non mi sembra brutta, ma sono consapevole di essere tarda come una capra, dunque non tenere conto di quel che dico :D

Poi, partiamo di Lily e James. Sono consapevolissima del fatto che loro due non hanno quasi niente a che fare con i Lily e James della Row. Io sono partita da una considerazione: se avessimo tolto a James la lotta per avere Lily, sarebbe mai maturato? A me viene da pensare di no. Togliamo James dal 90% del contesto in cui l’abbiamo sempre visto: se non avesse avuto due genitori benestanti, maghi e disposti a viziarlo, sarebbe mai stato così tanto allegro? Io penso di no. E Lily, sempre secondo me, se non si fosse sentita costantemente punzecchiata da un allegro James, non sarebbe stata così tanto fiera e orgogliosa. Ecco, la cosa più faticosa è stato dare almeno un briciolo di orgoglio a Lily. Lily è così diversa da quella della Row anche per il contesto in cui l’ho messa: mia nonna era una ventina d’anni più grande di Lily, e non è scesa in piazza nel 68, ma ha dovuto lottare per insegnare inglese alle serali e non fare l’infermiera come diceva suo padre. Io penso che a Lily e James, se fossero vissuti così, se avessero avuto una storia un po’ simile a questa, allora sarebbero potuti finire così. Penso di sì. Mi sono ammazzata un pairing veramente bello, ma anche stracciarlo come un foglio di carta è stato bello, in un certo senso.

Ah! Non chiedermi perché mi sono complicata la vita facendo un James che non sopporta i Beatles... Non lo so :D

Mi hai detto scrivi una AU, io ho provato a far filtrare un decennio che conosco solo dai libri di storia, da wikipedia e dagli album in un’alternativa Lily/James. Spero di non aver fatto troppo schifo <3

E non ho fatto schifo no: Terza! E tutta colpa di quegli strafalcioni che ogni tanto mi scappano... vi lascio il giudizio di Nisi, giudiciA fantastica e allergica al mio cognome <3

Bi



Grammatica e Sintassi 9,6/10
Grammatica e sintassi buone e ben curate, purtroppo in una storia più lunga qualche errore scappa sempre.
“contraffando la voce e facendo sorridere l’amica”
La forma corretta è ‘contraffacendo’ -0,20
“anzichè”
‘Anziché’ vuole l’accento acuto. -0,10
“loro ascoltavano i Beatles e lui restava convinto degli Who e di Bob Marley”
Credo manchi una parola tra ‘convinto’ e ‘degli’, forse ammiratore o fan. -0,05
“Uno colpo alle gambe”
Errore di battitura, ‘un colpo’ -0,05

Stile e Lessico 10/10
Lessico e stile sono estremamente curati in tutta la storia che nonostante la lunghezza e la delicatezza di alcuni dei temi trattati non è per nulla pesante, grazie allo stile coinvolgente che hai saputo adottare. Non ho particolari segnalazioni da fare, la tua storia da questo punto di vista è impeccabile e, anche se mi spiace lasciare un commento così corto sotto questa voce, concludo sottolineando ancora la freschezza, la limpidezza e la semplicità del tuo stile che rendono questa storia incredibilmente piacevole.

Utilizzo del pacchetto 10/10
Come non dare punteggio pieno?
Sei stata in grado di ricostruire in maniera perfetta un periodo storico quasi semisconosciuto, troppo recente per essere considerato dai libri di storia, troppo lontano per essere ben conosciuto dalla nostra generazione. Dall’atmosfera di benessere e ottimismo iniziale coincidente con il periodo di boom economico, all’aria di rivoluzione e cambiamenti delle manifestazioni giovanili. Le citazioni musicali e culturali accompagnano passo passo lo svilupparsi della vicenda di Lily e James.
Anche attraverso il testo della canzone sei riuscita a trasportarmi in un’altra dimensione di cui hai tracciato molto bene i contorni, curando ogni singolo particolare e accertandoti della correttezza di ogni data per non commettere anacronismi.

Caratterizzazione personaggi 4,5/5
La caratterizzazione di James è perfetta. Pur essendo inserito in un altro contesto, rimane il ragazzo scanzonato, allegro e spensierato dei libri. La sua maturazione, a dispetto di quello che crede Lily, è palpabile nello sviluppo della storia, e pur rimanendo di fatto legato all’adolescenza, le circostanze lo costringono a crescere, come per il James ufficiale, costretto a fronteggiare una guerra appena uscito dalla scuola. Anche Lily è nient’altro che Lily, anche se all’inizio il fatto che vada a trovare Mary solo per vedere James è lievemente OOC, ma per il resto della storia è fiera, battagliera, studiosa, innamorata… Lily!

Gradimento personale 5/5
Leggere la tua storia è stato come ricevere un pugno in pancia, bello forte anche.
Primo perché sei dannatamente brava.
Secondo perché l’intera drammatica vicenda è raccontata con immagini così vivide che sembra di avere tra le mani fotografie più che fogli.
Lascia quel sorriso sghembo, un po’ scemo e triste contemporaneamente, ma soprattutto emoziona incredibilmente.
  
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