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Autore: pandamito    05/03/2013    2 recensioni
Avere un alleato negli Hunger Games significa avere qualcuno di cui fidarsi, con cui puoi condividere il cibo e che sia sempre pronto a coprirti le spalle, fino alla fine, quando giungerà il momento di separarsi per non essere costretti ad uccidersi a vicenda.
Ma se non fosse sempre una buona idea?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Everything's gonna be alright.'
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Rafe Donald, 17 anni, Distretto 6.
Correva nella foresta con il pugnale stretto in mano, non curante dei rami che gli tagliavano viso e corpo. Non poteva permettersi di fermarsi per il dolore, non quando un ibrido lo stava rincorrendo. 
Saltava le radici per non inciampare, cercava di correre il più velocemente possibile nell'erba alta ed avrebbe tanto voluto una spada in quel momento per farsi varco fra gli ostacoli che gli impedivano il cammino. 
Rafe l'aveva visto, era nato dal fango, non aveva mai visto una cosa del genere: era un mastino gigantesco, più alto di lui, forte ed imponente, così nero che sembrava una pantera, non aveva occhi ma il suo manto era ricoperto da un folto pelo, sul dorso due enormi ali da pipistrello, artigli lunghi ed affilati e zanne bavose. Rafe si soffermò a guardarlo nascere solo per un paio di secondi, poi prese a correre come se non ci fosse un domani, senza una meta, e forse un domani non ci sarebbe stato se non avesse seminato in tempo quell'ibrido.
Si addentrò nell'ennesimo piazzale di felci lunghe il doppio di lui, sperando che almeno oltre agli occhi non avesse neanche il naso e non riuscisse a distinguere il suo odore in mezzo a quello dell'erba; ma, d'un tratto, qualcosa si catapultò addosso al corpo del tributo, che ruzzolò nell'erba assieme al suo avversario, rotolandosi e facendo a gara a chi per ultimo riuscisse a stare sopra l'altro. 
Dopo qualche secondo Rafe riuscì ad identificare il suo avversario.
Jess Hudson, 18 anni, Distretto 5.
Ma la cosa peggiore era che in quel momento gli stava puntando una lancia contro la gola.
Rafe si ribaltò, ritrovandosi sopra di lui e cercando di bloccargli i polsi, invano visto che l'avversario era altrettanto forte. Il diciassettenne del Sei cercò di colpire la gola dell'altro tributo col pugnale, ma quello si parò col bastone della lancia. Finalmente Jess riuscì a ritornare sopra l'altro, perdendo però la presa sulla sua arma e vedendosi costretto a fare forza sul manico del pugnale della sua prossima vittima, cercando di ruotarlo per puntare la lama contro la gola del ragazzo, benché quello facesse pressione e l'impresa per Jess sembrò molto più ardua di come se l'aspettava. 
D'un tratto, però, un grido echeggiò per tutta la foresta ed i due sfidanti si fermarono immediatamente.
Un altro grido, diverso.
Neanche il tempo di ripetere, che i due avevano già smesso di combattere e si erano avventati a correre verso il luogo da dove provenivano le urla.
« Rafe! » chiamava la prima.
Jess si fermò nello spiazzale, guardandosi attorno e vedendo che l'erba si era fatta nettamente più bassa e che attorno a loro non vi erano nient'altro che salici piangenti; inoltre, se si concentrava, poteva anche udire lo scroscio dell'acqua poco distante dal luogo dov'era. Il ragazzo del Sei, invece, aveva continuato a correre verso la sua meta.
« Aiuto! » gridò di nuovo la voce, quella diversa dalla precedente, quella che il tributo del Cinque conosceva molto bene. « Jess, aiuto! »
Non perse un istante e Hudson riprese a correre, raggiungendo finalmente il suo avversario e vedendo che si era fermato. Lo fece anche lui quando di fronte a lui, in due salici vi erano due corpi di ragazza, col busto fuso assieme alla corteccia ed intrappolate in essi. 
Una pareva una bambina, poteva avere dodici anni, coi capelli tagliati in un caschetto biondo, mingherlina e dagli occhi tremendamente grandi  e blu,  che in quel momento non facevano trapelare altro che il terrore. L'altra, invece, si vedeva che aveva qualche anno in più della precedente, una ragazza nel pieno dell'età, con lunghi ricci rossi e due occhi azzurro ghiaccio, arrossati per le lacrime.
Jess non aveva idea di chi fosse la seconda, ma riconobbe immediatamente la piccola Rosie e non aveva la minima idea di cosa ci stesse facendo lei nell'Arena, intrappolata nella corteccia di un albero.
« Emma! » gridò Rafe Donald non appena vide la sua ragazza.
Le lacrime non volevano accennare a cessare neanche quando le labbra del giovane si posarono, preoccupate, sulle sue.
« Rafe, non mi abbandonare, ti prego, non mi abbandonare. » lo supplicò.
Il giovane innamorato scosse la testa, accarezzandole il viso e sconvolto da quella situazione assurda. « Non ti preoccupare, Emma, ti libererò. »
Jess guardò la scena confuso, ma non appena gli occhi blu di Rosie si posarono su di lui, si fiondò da lei in un batter d'occhio.
« Rosie! » gridò.
« Jess... » sussurrò flebile lei, quasi non ci credeva, « Jess! » urlò stavolta, capendo che quello non era un miraggio. « Jess, io non riesco ad uscire! » gli spiegò con voce tremante, sul procinto di piangere.
Le sue mani erano intrappolate dentro il tronco e Jess guardava attorno all'albero sperando che ci fosse un modo per liberare la sua amica, ma, quando posò di nuovo gli occhi in quelli della bionda, notò che qualcosa non andava. 
Rafe si bloccò, il viso intrappolato in quel tronco non era più quello della sua ragazza, bensì era quello di un pesce. Spaventato indietreggiò e si voltò di scatto per controllare se fosse successa la stessa cosa al ragazzo del Cinque.
Anche Rosie aveva la faccia di un pesce, che stava fuoriuscendo lentamente dal tronco del salice. Rafe lanciò immediatamente il suo pugnale che centrò la fronte squamosa dell'ibrido, facendolo cadere a terra, morto. Le sue squame avevano i riflessi dorati ed al posto delle pinne aveva tantissimi tentacoli con le teste di serpi. 
Jess fece un balzo all'indietro, spaventato dal fatto che aveva veramente rischiato di morire. Rivolse il suo sguardo verso il suo salvatore, quando vide che dietro di esso anche l'altro ibrido era riuscito ad uscire dal tronco e, con sua meraviglia, volava! 
« Attento! » gridò il moro, ma l'ibrido scese in picchiata sull'altro tributo, cercando di morderlo con i canini che mostrò di avere.
Rafe cercò di afferrarlo per il busto, cercò di schiacciarlo a terra, ma era dannatamente difficile con tutte quelle serpi avvelenate che cercavano di agguantarlo.
Qualche istante in quella difficile situazione, dopo di che la lancia di Jess si conficcò nel corpo dell'ibrido, che si mosse convulsamente a terra, per poi placarsi e morire.
Rafe si rialzò da terra, ansimante e guardando l'altro tributo, ancora più sconvolto di lui.
« Dimmi che non ho veramente baciato un pesce. » supplicò il ragazzo dai capelli rossicci, ma l'altro fu costretto a scuotere la testa in un accenno di conferma, facendo istintivamente alzare la testa dell'altro al cielo, sospirando disperato. Quando la riabbassò, Rafe si ritrovò a guardare negli occhi scuri del diciottenne ed a sospirare, stavolta più deciso, protendendo la sua mano verso l'altro. « Alleati? » provò a chiedere.
Hudson lo guardò per un tempo che sembrò infinito. Aveva indossato una maschera per troppo tempo, per difendersi dalla gente e successivamente dagli Hunger Games, ma non era servito a nulla, perché quelli erano riusciti comunque a ferirlo puntando su Rosie e su quanto tenesse a lei; il ragazzo del Sei era il primo che aveva avuto l'onore di vedere la maschera di Jess sgretolarsi per dare spazio alla sua preoccupazione ed all'affetto che teneva riservato per i cari. Rafe non era come lui, aveva sbandierato fin da sempre ai quattro venti l'amore che provava per la sua ragazza e non se n'era mai vergognato, neanche ora che aveva baciato un pesce. 
Jess si girò, estraendo il pugnale dell'altro dalla testa dell'ibrido e lanciandoglielo ai piedi, per poi dargli le spalle ed allontanarsi nella foresta senza dire una parola.
Allearsi significava affezionarsi anche un minimo al compagno, avere fiducia in lui e Jess non poteva permettersi che Rafe alla fine lo risparmiasse per compassione, perché lui doveva vincere e tornare dalla sua amata, a casa.
Ed anche Jess era disposto a tutto, pur di riuscirci.






pandabitch.
Cosa vuoi fare da grande? La barbona.
E con questo intro intro l'intro che intro in realtà proprio non è.
Dovrebbero inventare un blocca tempo.
Kate dell'Atlante di Smeraldo lo sa fare, guarda te che culo ha quella.
Poi il suo libro non ha manco i poteri collaterali.
Dovrei anche docciarmi ma oramai è ora di pranzo..................
Non voglio tornare a scuola.............
Sono monotona?
Lasciatemi stare, shut up! çwç
E poi le solite cose, Pandamito EFP su feisbuc.
E @pandamito on twittah.
Ah, l'altro giorno due mie storie sono state consigliate per essere inserite fra le scelte, gh. çwç
Rafe Donald è un tributo sotto il mio copirait scritto proprio così, zì.
Jess 'sonoilpiùfigo' Hudson è sotto la proprietà di JeckyCobain.
Ed entrambi partecipano all'interattiva Everything's gonna be alright di BlueCoral.
Baci e panda, Mito.

   
 
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