Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: rinoa81    05/03/2013    6 recensioni
“Destino? Tu credi nel destino? E da quando?” chiese lei accigliandosi.
“Stasera avrei dovuto essere di guardia, stavo andando a chiamare Chouji quando mi sei letteralmente piombata addosso. E questa è l’ultima della serie di stranezze che mi sono capitate da quando ti conosco, ovvero diciotto anni.” Spiegò lui.
“Coincidenze, Shikamaru, si chiamano coincidenze.”
“Diciotto anni di coincidenze sono un po’ troppe. E la sostanza non cambia.” Ghignò divertito. “Sono tuo. Prendimi e fai di me quello che vuoi.” Buttò lì, falsamente seccato.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Da un po' di tempo a quella parte, la parte più dura della giornata per Ino era la notte. Appena toccava il letto, invece di crollare dopo aver lavorato per ore sia come medico che come tuttofare per la ricostruzione del villaggio, la stanchezza e il sonno sparivano, lasciando il posto ai pensieri. E pensava, pensava, pensava... la sua mente sembrava non volersi mai fermare: ripercorreva, un pezzo alla volta, tutta la sua vita fino a quel momento.

A volte si ritrovava a piangere e altre, quando non versava quelle lacrime, si chiedeva cosa sarebbe successo se certe cose fossero andate diversamente.
Era stato difficile arrivare lì, ed era altrettanto difficile rimanerci. Aveva sempre il pensiero fisso sul fatto di dover dimostrare qualcosa... di mostrare che meritava di essere sopravvissuta. Dimostrarlo a coloro che non avevano avuto la sua stessa fortuna, ma anche a tutte le persone che ogni volta che la guardavano sembravano straniti, come se si chiedessero 'e questa qui come fa ad essere ancora viva?'

Non avevano poi tutti i torti. Non poteva biasimarli.

In fondo era vero, non aveva fatto nulla di eccezionale in quella guerra. Aveva solamente aiutato e agito facendo come le ordinava Shikamaru; lui era stato fondamentale per tutti quanti, era stato la sua guida, e se non ci fosse stato lui a dirle come muoversi probabilmente sarebbe rimasta a guardare in disparte o sarebbe morta.

Aveva completamente affidato la sua vita a lui: il genio di Konoha, il ragazzo più pigro e svogliato che avesse mai conosciuto in vita sua.

Ma le persone cambiano, e lui era praticamente diventato un uomo sotto ai suoi occhi.

Decise di uscire dalla sua tenda per prendere una boccata d'aria; non avrebbe dormito neanche quella notte, lo sapeva.

Intorno a lei c'erano altre tende accampate per la notte e dei falò dove alcuni facevano la guardia a turni con dei gruppetti formati da due persone sparsi in tutta la zona: non che ce ne fosse un reale bisogno, il peggio era passato, ma dopo una guerra come quella nessuno si fidava ad abbassare la guardia.

Si avvicinò ad un gruppo che conosceva bene, pensando che se lei non riusciva a dormire era giusto lasciarlo fare a qualcun altro.

Kiba e Shino si voltarono insieme sentendola arrivare, non si erano allarmati, ormai conoscevano le abitudini di Ino, come di tutti gli altri.

"Ehi, le principesse dovrebbero essere a nanna a quest'ora..." scherzò Kiba, sorridendole. Shino ovviamente non disse nulla, non era certo conosciuto per essere loquace, e fece soltanto un cenno di saluto con la mano che Ino ricambiò con un sorriso debole.

"Andate pure a riposare voi due, qui ci penso io. Questa zona è controllata abbastanza da potermi permettere di restare da sola senza problemi." comunicò subito, senza voler perdere troppo tempo.

Shino guardò Kiba per capire se fosse una cosa fattibile o meno, non gli sarebbe dispiaciuto affatto dormire un po’ visto che quasi ogni notte era di guardia da qualche parte. Kiba si grattò la testa e guardò Ino in modo scettico.

“Dovresti riposare, Ino. Quante notti sono che vai in giro ad offrire cambi di guardia a tutti?” Chiese un po’ preoccupato. Forse lei pensava che nessuno l’avesse notato, ed effettivamente sarebbe risultato difficile farlo, vista la grandezza del posto in cui erano costretti a dormire momentaneamente. Ma le mattine precedenti, quando andavano tutti a fare colazione, sentiva sempre qualcuno dire ‘Ehi, sai che stanotte la Yamanaka si è offerta di darmi il cambio?” Pazzesco.

“Sto bene, davvero! E’ che dopo pranzo dormo sempre un po’ e quindi la notte faccio fatica, tutto qui.” Mentì la ragazza, andando ad alimentare il fuoco.

Shino non se lo fece ripetere due volte e si alzò, mormorando un ‘grazie’ parecchio assonnato, senza nemmeno aspettare cosa ne pensasse Kiba, defilandosi in pochi secondi.

“Le tue occhiaie mi dicono altro però, come mai?” Volle insistere Kiba, per nulla convinto della sua spiegazione, ma in fondo non poteva contraddirla; di fatto non stava con lei tutto il giorno e non poteva sapere se e fin dove stesse mentendo.

“E’ perché leggo molto.” Tagliò corto lei. “Ah!” batté poi le mani, guardandolo di nuovo. “Mentre vai, potresti passare da TenTen? Dimentica sempre la lanterna accesa!” si ricordò improvvisamente, ottenendo un modo per cambiare discorso.

Kiba la guardò ancora più stranito di prima, poi sorrise arrendendosi, scuotendo il capo. Quella ragazza era più testarda di un mulo quando ci si metteva.

“Ho capito, hai già deciso tutto tu, fai come credi.” Raccolse le sue cose e poi si fermò a guardarla serio. “Comunque… se proprio non riesci a dormire la notte passa da me, conosco un metodo infallibile!” Le propose, facendole pure l’occhiolino.

“Kiba!”

“Ahahahah! Potresti bruciare anche un sacco di calorie, sai?” Continuò divertito, iniziando ad incamminarsi verso la sua tenda.

“Stai forse dicendo che sono grassa?”

“No, stupida!” si fermò lui, così che lei potesse sentirlo bene. “Sei perfetta così, Ino-hime.” Alzò la mano per salutarla. “Notte!”

“Buonanotte Kiba…” rispose sorridendo sinceramente Ino, conoscendo ormai il modo di fare dei suoi amici, e quello di Kiba era uno dei più sinceri in assoluto. Forse anche troppo a volte. Non aveva peli sulla lingua, era istintivo e non ricordava una sola volta in cui non fosse stato sincero. Sembrava totalmente immune a quello che potevano o no pensare gli altri di lui, e a volte lo invidiava per questo.

La notte trascorse senza intoppi né problemi come previsto, e Ino fu felice di vedere il sole sorgere.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------


Un’altra giornata piena di impegni, senza avere il tempo di fermarsi a pensare, pronta a dimostrare qualunque cosa. Quella mattina avrebbe fatto un giro per delle visite di controllo, poi nel pomeriggio c’erano dei lavori da fare nel palazzo dell’Hokage, mentre per la sera non aveva ancora trovato nulla. Ma non importava, in giorni come quelli di certo il da fare non mancava, e difatti non ebbe problemi nel tenersi occupata anche quella sera.

Chissà, forse era la notte giusta per riuscire a dormire, poteva provare, almeno. Forse era davvero la notte in cui il senso di colpa l’avrebbe lasciata in pace e riposare come meritava, forse sarebbe stato diverso. Era stanca, aveva sonno, non riusciva neanche a pensare, ci sarebbe riuscita senza dubbio.

Appena arrivata alla sua tenda tirò un sospiro e si infilò di corsa nel futon senza nemmeno cambiarsi, in modo da non perdere tempo e non rischiare di perdere quel poco di sonno che si ritrovava. Trovò un po’ di conforto in quelle coperte anche se fredde, si accoccolò su se stessa e chiuse gli occhi.

Il silenzio era rilassante, si sentivano pochi rumori provenire dall’esterno e non erano per nulla fastidiosi, anzi, sembravano avere un effetto soporifero…

Ma di botto le sentì, di nuovo, ancora una volta: esplosioni, urla, sangue, urla di dolore, sangue, urla di terrore, sangue, troppo sangue, urla, troppe urla. E li vide di nuovo: Madara, Obito, Orochimaru, Sasuke…

“NO! BASTA!” urlò all’improvviso, tirandosi a sedere di scatto. Aveva iniziato a sudare nonostante le temperature fossero basse, il cuore prese a martellarle in petto ad una velocità superiore al normale, e prese a tremare senza un motivo apparente.

All’improvviso la tenda le sembrò strettissima, sentiva l’aria mancarle, doveva uscire assolutamente. Tirò via le coperte come se le bruciassero addosso, infilò di corsa i sandali e si precipitò fuori, dove si scontrò letteralmente contro qualcuno.

“M-mi scusi, io…” mormorò incerta, non sollevando nemmeno lo sguardo.

“Ino?”

La voce familiare la confortò per un momento, e alzò lo sguardo per incontrare quello di Shikamaru. Non gli ci volle molto per capire che qualcosa non andava, oltre che essere un genio ormai conosceva Ino meglio di chiunque altro, era un libro aperto per lui.

“Non stai bene? Vuoi che chiami Sakura?” chiese difatti subito, anche se conosceva già la risposta della sua compagna di squadra. Testarda, compagna di squadra, per la precisione. E non si sbagliò nemmeno quella volta; Ino scosse la testa in segno di negazione, sebbene fosse chiaro che qualcosa non andasse. Era pallida, sudava e tremava leggermente, e pensò che forse avesse la febbre, così le toccò la fronte con una mano.

“Non hai la febbre.” Comunicò più a sé stesso che a lei. “Non riesci a dormire? Forse ti stai ammalando…”

Ino non disse niente, cercava di capire cosa le stesse succedendo, ma più lo faceva più il cuore batteva veloce, e tutto quello che sapeva sulla medicina in quel momento non lo ricordava più, come se non fosse mai esistito. La sua indole però la portava sempre a fare finta di niente per non far preoccupare gli altri, soprattutto Shikamaru che in quel periodo aveva responsabilità non da poco e certamente troppe per un ragazzo della sua età. Cercò di essere razionale, stava bene fino a poco prima, mentre adesso le mani non smettevano di tremarle, il nodo alla gola stringeva sempre di più e le sembrava che qualcuno le stesse strizzando lo stomaco.

“Ehi…” la richiamò lui preoccupato. “Che ti succede?” Sentire il suo tono generalmente apatico trasformato in preoccupazione che lo rendeva anche dolce, le fece venire pure le lacrime agli occhi e prese a singhiozzare piano. Gli afferrò le braccia quasi ansimando, voleva solo dell’aria, sebbene fosse all’aperto sembrava non bastarle. “Mi manca l’aria…” ammise, e le sembrò una cosa stupida da dire, perché non era fisicamente possibile che le mancasse.

Shikamaru sudò freddo per un breve istante e pensò seriamente di chiamare Sakura, poi però osservò Ino meglio: lui non era di certo un dottore, ma non gli sembrava che Ino facesse fatica a respirare, inoltre gli attacchi d’asma improvvisi erano insoliti e di certo lei non ne aveva mai sofferto, senza contare che quello non somigliava a niente di simile. D’istinto le afferrò un polso per sentirne i battiti che trovò accelerati, poi mise una mano sulla bocca dello stomaco: rigido come un pezzo di legno.

“Ti fa male?” chiese. Si era ricordato di aver assistito a qualcosa di simile un po’ di tempo prima dall’Hokage  e Sakura gli aveva spiegato anche se non aveva chiesto niente.

Ino accennò ad un sì, e lui si sentì un perfetto idiota per averla lasciata da sola tutte le sere da quando la guerra era finita. Avrebbe dovuto immaginarlo, avrebbe dovuto capirlo.

“Va tutto bene. Ti fidi di me, Ino?” Aspettò la risposta positiva della bionda che lo fece sorridere di orgoglio, poi le prese una mano e la fece camminare qualche minuto senza dire niente. Solo quando furono lontani da tutto Shikamaru rallentò il passo e si addentrò in una zona in cui Ino non era mai stata, piena di alberi e in cui vedeva scorgere un piccolo laghetto.

“E’ un periodo un po’ stressante, non è vero?” Iniziò lui, anche se non era portato per quelle cose. Intavolare conversazioni con Ino non era di certo il suo passatempo preferito, al massimo era lei che lo costringeva ad ascoltare i suoi discorsi da femmina petulante qual era, e a volte gli lasciava dire perfino qualcosa.

Lei mugugnò qualcosa, singhiozzava e tremava, e lui si tolse la felpa nera posandogliela sopra le spalle. Ino accennò un sorriso e sentì il nodo in gola un po’ meno stretto e lo stomaco rilassarsi lievemente. Ad un tratto iniziò a capire, pian piano riusciva a razionalizzare cosa succedeva e sospirò profondamente.

Shikamaru nel frattempo le si era seduto vicino, osservò la mano di lei tremare ancora e istintivamente gliela strinse: Era appiccicosa e fredda, ma tremendamente morbida come aveva sempre pensato.

“Hai le mani fredde…” le disse guardandola. “Com’era? Mani fredde cuore freddo?” le chiese sbagliando di proposito, ghignando.

“Caldo…” lo corresse subito la ragazza, “Cuore caldo…”

“Ah, giusto.” Ghignò ancora lui, non lasciandole la mano. Ci fu qualche secondo di silenzio, poi riprese a parlare. “Vengo spesso qui, la sera… ti rilassa.” Disse guardando il laghetto, lanciando un sasso. “Ne abbiamo tutti bisogno, no?”

Ino non disse niente, pensandoci un po’ su. I battiti del cuore stavano rallentando, il senso d’angoscia era diminuito, non era di certo al massimo della sua forma ma forse il peggio era passato, e come sempre lui era con lei. Si strinse nella felpa del ragazzo respirando a fondo il suo odore, cercando di calmare quella tempesta di malessere che l’aveva investita così prepotente e improvvisa.

“Non posso lasciarti un attimo che ne combini una, eh? Seccatura…” provò a scherzare lui, notando che si era calmata un po’.

“In effetti un attacco di panico mancava nella lista…” disse lei ironicamente, lasciandogli la mano.

“E’ un episodio isolato, lo stress gioca brutti scherzi, lo sai…” si sdraiò totalmente sul terreno, mettendo le braccia dietro la testa come un cuscino. “Va meglio?”

Lei fece lo stesso, mettendosi in posizione fetale verso di lui, chiudendo gli occhi.

Shikamaru la guardò e si alzò leggermente per sistemarle meglio la felpa, rimase qualche secondo a fissarla e le sfiorò i capelli con le punte delle dita. Si avvicinò di più a lei, poteva sentire il suo respiro farsi sempre più regolare, cosa che lo rincuorò e gli permise di rilassarsi, rendendosi conto soltanto in quel momento di quanto teso fosse stato da quando l’aveva incontrata quella sera. In un modo o nell’altro quella seccatura riusciva sempre a smuoverlo, a fargli fare cose inusuali per lui, come accarezzarle i capelli e dirle che sarebbe andato tutto bene, avvicinarsi ancora di più spinto dalla voglia di sentire il suo profumo ed incontrare a sorpresa i suoi occhioni azzurri, colto in flagrante, e vederla prima sgranare gli occhi per lo stupore e dopo sorridere.

“Sono bella, vero?” lo prese in giro lei, e pensò che doveva decisamente sentirsi meglio se era in grado di scherzare di nuovo.

“Sì,” ammise lui tranquillamente. “sei bella.”

Ino rimase stupita ancora una volta e sorrise. Si chiese come fosse possibile il fatto di essere stata così male fino a pochi minuti prima mentre adesso aveva ripreso pienamente il controllo di sé e sentiva un senso di tranquillità pervaderla facendola stare di nuovo bene. Sapeva che lui aveva ragione quando diceva che in un periodo come quello fosse normale un attacco di panico, unico ed isolato, e sperava che fosse davvero così, ripromettendosi di cercare di non pensare più a certe cose come il dimostrare di meritare di essere lì. Sapeva perché era lì, che lo meritasse o meno non le interessava più, doveva andare avanti e impegnarsi come aveva sempre fatto e rendere onore a quelli che non c’erano più, ecco cosa doveva fare.

In uno slancio di ritrovata speranza azzerò la poca distanza fra lei e Shikamaru rintanandosi tra le sue braccia senza dire niente, avvertendo di nuovo i battiti del suo cuore impazzire, ma stavolta per una ragione diversa. Di certo poi non si sarebbe aspettata le braccia di lui chiudersi intorno a lei e stringerla quel poco che bastava per farle aumentare la velocità dei battiti.

“Sai,” iniziò lui dopo qualche secondo, “questa è la parte della giornata che preferisco…”

La bionda ridacchiò, pensando a come fossero opposti anche in quello: per lei da qualche tempo quella era la parte più insopportabile, e anche in passato aveva sempre pensato che la notte fatta solo per dormire fosse uno spreco di tempo perché aveva sempre mille cose da fare; mentre lui amava dormire e sonnecchiare quando poteva, non vedeva l’ora che arrivasse la sera per mettersi sotto le coperte e spegnere il mondo. Solo in quel momento ci rifletté meglio, forse quello era il suo modo per non pensare e staccarsi un po’ da quel mondo che non era esattamente come avevano sempre sognato.

“Siamo proprio l’opposto dell’altro, noi due…” gli disse lei, chiudendo gli occhi, rilassandosi finalmente.

“Mh. Ma gli opposti si attraggono.” Le rispose prontamente lui, sentendola muoversi leggermente per guardarlo stranita.

“Non guardarmi così, è vero.” Fece spallucce il ragazzo, sbadigliando.

“Ti comporti in modo strano… ti senti bene?”

“Avanti, Ino... guardaci, e dimmi che mi sbaglio. Ho cercato mille volte di cambiare strada, ma mi riportava sempre da te. Io mi arrendo,” alzò le mani un attimo in segno di resa, “è troppo seccante combattere contro il destino.”

“Destino? Tu credi nel destino? E da quando?” chiese lei accigliandosi.

“Stasera avrei dovuto essere di guardia, stavo andando a chiamare Chouji quando mi sei letteralmente piombata addosso. E questa è l’ultima della serie di stranezze che mi sono capitate da quando ti conosco, ovvero diciotto anni.” Spiegò lui.

“Coincidenze, Shikamaru, si chiamano coincidenze.”

“Diciotto anni di coincidenze sono un po’ troppe. E la sostanza non cambia.” Ghignò divertito. “Sono tuo. Prendimi e fai di me quello che vuoi.” Buttò lì, falsamente seccato.

Ino scoppiò a ridere, e con le lacrime agli occhi si scostò da lui.

“Questa è decisamente la dichiarazione d’amore più strana che mi abbiano mai fatto!”

“E tu sei la seccatura più seccante che io abbia mai conosciuto. Mendokuse…” ribatté prontamente lui, afferrando Ino per una braccio, tirandola di nuovo verso di sé, interrompendo così le sue risate. Affondò la testa tra l’incavo del suo collo, per poi risalire subito al suo orecchio.

“Dimmi che mi sbaglio…” mormorò piano, con la voce roca e imbarazzata.

Ino non si chiese da quando Shikamaru sapesse essere così sexy, da quando la sua voce roca e annoiata fosse diventata matura e provocante e le facesse quell’effetto, tanto da zittirla; non era mai riuscito veramente a lasciarla senza parole. Chiuse solamente gli occhi sapendo di non potergli dire che si sbagliava, e per un momento sperò di risentire la sua voce calda toccare il suo orecchio. Ma non arrivò nulla, e lei si morse le labbra. Lo maledisse per la voglia di baciarlo che le aveva messo e per essere riuscito, ancora una volta, a darle un motivo per non mollare.

Non doveva affatto sentirsi in colpa per essere ancora viva, per riuscire a sentire di esserlo, perché aveva lottato come tutti, aveva fatto del suo meglio e non aveva niente di cui rimproverarsi. Forse sì, era stata più fortunata di altri, ma non doveva dimostrare niente a nessuno. Non doveva sentirsi frivola se in quel momento quello che provava prevaleva su tutto il resto, se voleva una vita normale nonostante fosse una kunoichi, se voleva fare cose che di solito una diciottenne qualunque era libera di fare, con tutto quello che comportava, nel bene e nel male. Se ne convinse sempre di più, mentre Shikamaru le sfiorava il collo con il naso un po’ freddo per richiamare la sua attenzione.

Sorrise per il leggero solletico che le aveva provocato, per i gesti che le rivolgeva da sempre, paziente e rispettoso, pronto anche a far finta di nulla per due anni perché lei aveva la testa altrove e non aveva capito che l’amasse senza voler nulla in cambio. Quando poi c’era arrivata ed era sicura di ricambiarlo aveva pensato che fosse troppo tardi ed era toccato a lei rimanere in silenzio.

Ma l’aveva stupita ancora una volta quella notte, e le sue parole calde e suadenti le risuonavano ancora nelle orecchie e nella testa… Dimmi che mi sbaglio..

Abbassò la testa un po’ per incontrare il suo viso e avvicinare le labbra alle sue, sfiorandole soltanto, avvertendo il respiro di lui farsi pesante e catturarle la bocca con la propria, impaziente più di quanto avesse immaginato, un po’ rude ma deciso. Gli appoggiò una mano sulla guancia, vicina all’angolo della sua bocca, mentre lui le accarezzava la lingua con la propria lasciandosi sfuggire una specie di grugnito, approfondendo di più quel bacio.

Se pensava a come era iniziata quella notte le sembrava così strano, stare così male e così bene nel giro di poche ore… e pensare anche che da lì in poi poteva continuare senza quel peso addosso, quel malessere, quel senso di inadeguatezza.

L’unico peso che adesso voleva sentire addosso era quello di Shikamaru che la stava riportando alla vita.


**************
N/d: Betata dalla mia Lù/Solarial senza che glielo avessi chiesto. I love you :*

Che dire, grazie come sempre a chi perde un po' del proprio tempo per leggere o recensire, fa davvero un sacco piacere :)

Anche questa storia ad un certo punto ha iniziato a prendere vita da sola, avevo un'idea un po' diversa in testa, però credo di essere soddisfatta lo stesso del risultato. E non ho saputo resistere dall'inserire anche qui Kiba perchè mi fa troppo morire XD Credo che prima o poi scriverò qualcosa su di lui XD

Bacino a tutti, see ya!
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: rinoa81