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Autore: Jessica Fletcher    05/03/2013    2 recensioni
Cosa significa restare chiusi fuori dal Paradiso? che certe volte le porte della felicità si chiudono proprio mentre sembra che sia a portata di mano.
Però proprio quando tutto diventa così difficile si riesce a trovare la forza per combattere ancora....
Natalia rimane ferita in uno scontro a fuoco e Ryan rischia di andare fuori di testa.
Un'altra Wolvista, un'altra storia drammatica ........
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Horatio Caine, Ryan Wolfe
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ryan e Natalia'
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locked out of heaven

Fuori dal paradiso



Cause you make me feel like, 
I’ve been locked out of heaven 
For too long, for too long

.....mentre la voce di Bruno Mars cantava queste parole attraverso gli altoparlanti dello stereo delle Hummer, Ryan Wolfe non faceva altro che battere a tempo le mani sul volante e canticchiare sommessamente;
"Siamo allegri, stamani" gli fece notare Natalia Boa vista, sua collega e compagna di vita,  che gli stava seduta a fianco,
"Eh, già....l'amore a volte fa questo effetto....non lo sai?"
"Lo so, lo so perfettamente" sorrise lei "succede lo stesso anche a me!" e con la mano sinistra sfiorò la destra di lui.
Erano innamorati,  cotti e stracotti l'uno dell'altra, convivevano da alcuni mesi, erano in procinto di sposarsi, ed erano stramaledettamente felici insieme; finalmente, come una benedizione dal cielo, l'amore era arrivato nelle loro vite. Ora erano una coppia e niente e nessuno li avrebbe mai potuti separare.
O almeno così speravano.

Arrivati alla scena del crimine, parcheggiarono l'autovettura e si diressero verso una villetta a due piani, il luogo preciso dell'omicidio. Non c'era nessuno, i detectives della omicidi avevano portato via il corpo assassinato ed ora stava a loro della scientifica darsi da fare per raccogliere le prove, per cercare di fare luce ad un caso che sembrava inestricabile.

"Vuoi il piano di sopra o il pianterreno?" chiese Ryan a Natalia
"Mah, non so, per me è uguale. Tu cosa preferisci?"
"Anche per me è uguale; prendo il primo piano, via!" per  Ryan era assolutamente indifferente ma sapeva benissimo che non avevano tempo da perdere con stupide indecisioni.

Mentre si dava da fare a rilevare anche la più piccola impronta digitale e a cercare eventuali tracce di DNA nelle stanze che stava esaminando, all'improvviso Ryan sentì uno strano rumore, come un tonfo sordo, che lo mise in allarme. Ebbe come la sensazione che qualcosa non andasse per il giusto verso, chiamò Natalia ma non ebbe risposta, riprovò nuovamente, ancora una volta nessuna risposta, decise di scendere le scale e di andare a vedere di persona.
Lo vide subito, appena scesi i primi gradini, cos'era che non andava: Natalia giaceva riversa a terra in una pozza di sangue. Ryan la chiamò a voce alta,  si diresse come una furia giù per le scale e, improvvisamente, sentì una voce;
"Guarda, guarda.....allora siete in due!" ; Ryan vide un uomo, armato, alla propria sinistra.  Fu la questione di un attimo; i due spararono quasi simultaneamente, ma Ryan, meglio addestrato e agevolato dal fatto di essere mancino, riuscì a centrare l'uomo in piano petto, uccidendolo all'istante, mentre l'altro si limitò a colpirlo di striscio al braccio destro.

Neutralizzato l'uomo, Ryan corse da Natalia; la ragazza era stata colpita all'addome e stava perdendo tantissimo sangue; il giovane agente si inginocchiò al suo fianco, dapprima controllò se c'era ancora battito (è ancora viva, Dio, ti ringrazio!), poi la chiamò dolcemente ;
"Nat, Nat, amore mio....puoi sentirmi?" lei era ancora cosciente e fece un cenno affermativo col capo;
"Ti prego, Nat, ti supplico: cerca di resistere! Coraggio, amore mio, tieni duro! Non ......" la voce di Ryan si spezzò per un istante "non morire, ti prego, non lasciarmi."
La ragazza non riusciva a parlare ma fece scivolare la propria mano su quella del suo compagno, cercando di accarezzarne il dorso; lui, nel frattempo, si era tolto la felpa;
"Nat, ascoltami, devo cercare di fermare l'emorragia di sangue, devo tenere premuto sulla tua ferita. Questo ti farà male, non vorrei farlo; ma devo!"
Lei non rispose, non si mosse nemmeno; Ryan piegò la propria felpa in quattro e, facendo forza con la mano, la premette sulla ferita di Natalia, il dolore fu terribile ma ella non aveva nemmeno più forza per urlare; strinse gli occhi, però, gemendo, poi sospirò e perse conoscenza.
"Natalia, Natalia, amore mio; ti prego, ti prego svegliati! svegliati!" , non ci fu nessuna risposta.

"C'è nessuno?" chiese una voce entrando dalla porta mentre una grossa figura scura si faceva avanti: era Walter Simmons, l'agente più giovane del gruppo, "Oh mio Dio!" esclamò poi il ragazzo, avvicinandosi.
"Ryan, cosa è successo?" continuò "Horatio, mi ha mandato a vedere se per caso non avevate bisogno di aiuto....eh, lo avete sì, bisogno di un aiuto!!! Cosa posso fare, Ryan? Hai già chiamato il 911? Ryan? Ryan?! RYAN!!!"
Aveva ben voglia di darsi da fare il povero Walter a chiamare il collega, quello non lo sentiva: aveva preso il corpo esanime di Natalia fra le braccia, tenendo una mano premuta sulla ferita, e la stava cullando piano, lentamente, parlandole dolcemente sottovoce mentre grosse lacrime uscivano dai suoi occhi.
Walter, rendendosi conto che il suo collega era sotto choc, non perse un attimo di tempo; prese il telefonino chiamò il 911 e subito dopo chiamò Horatio in centrale. Poi si chinò anche lui verso Ryan e Natalia, ma si rese ben presto conto di non poter essere di alcun aiuto; lui sembrava in un altro mondo e lei era senza conoscenza. Walter rimase lì in ginocchio, con una mano, che voleva essere consolatoria, sulla spalla di Ryan ad aspettare.

Horatio e i paramedici arrivarono quasi contemporaneamente.

"Andiamo Ryan, lasciala andare, lascia che si prendano cura di lei" Walter non riusciva a convincere il collega a mollare la presa sulla ragazza, lui imperterrito continuava a tenerla fra le braccia, a cullarla e non voleva che nessuno si avvicinasse "dai, Ry, andiamo; la devono portare in ospedale per curarla, dai, lasciala andare" .
Ma Ryan non si muoveva, guardava tutti con occhi che sembravano quelli di un pazzo e non dava alcun cenno di cambiare atteggiamento.
Sopraggiunse Horatio.
"Lascia fare a me" sembrò dire a Walter solo con un semplice sguardo, si inginocchiò, poi, vicino a Ryan: "Signor Wolfe, signor Wolfe, ascoltami!" nessuna risposta;
"Signor Wolfe, così la farai morire" ancora nessuna risposta;
"RYAN!!!"
Sentendosi chiamare con il nome di battesimo, il giovane agente, volse il proprio sguardo verso Horatio; uno sguardo da fare accapponare la pelle, c'era tanta disperazione in esso, talmente tanto dolore che sembrava quasi impossibile che un essere umano riuscisse a sopportarlo;
"Figliolo, ragazzo mio, tranquillo, ascoltami. Ti prego: lasciala andare, lascia che si prendano cura di lei"  Horatio posò la propria mano sul braccio sinistro di Ryan, quello premuto sulla ferita, quello più stretto intorno al corpo esanime di Natalia.
E allora accadde qualcosa: Ryan sembrò come risvegliarsi da un sogno, lasciò cadere braccia in modo che i paramedici potessero prendere Natalia per le prime cure e caricarla nell'ambulanza,  poi si accasciò su se stesso incominciando a piangere disperatamente.
Horatio lo prese fra le proprie braccia  continuando a ripetere "Tranquillo, tranquillo ragazzo mio, sssh, tranquillo"
"Horatio" la voce di Ryan era a malapena riconoscibile "fa male, fa tanto male dentro";
"Lo so, figliolo, lo so" Horatio aveva perso la propria adorata moglie in un modo simile, anni prima, e sapeva quanto si può soffrire in una situazione del genere; "lo so perfettamente" proseguì "ma devi farti forza, devi avere coraggio";
"Non ce la faccio, non ci riesco. Horatio, lei è tutto per me. Se ......se muore, allora muoio anch'io perché non ce la faccio a vivere senza di lei. Non ce la faccio proprio! Non ci riuscirei, è lei la mia vita, senza di lei non sono niente. Se lei dovesse morire, vorrei morire anch'io"
(oh, no, figliolo! tu continuerai a vivere, invece. Anche se lei non ci sarà più; vivrai per due: per te e per lei. E ogni volta che vedrai il sole sorgere o tramontare, ogni volta che la brezza marina ti accarezzerà il viso o che ascolterai una bella musica ti sembrerà che lei sia ancora con te. Ogni cosa che farai, ogni sensazione che proverai, la proverai per due. Perché lei sarà sempre dentro di te; perché lei è diventata parte di te)
Horatio rimase per un po' a tenere Ryan fra le braccia, quasi senza parlargli: non sapeva proprio cosa potere dire ed era ben sicuro che in momenti come quello le parole non servono a niente: si limitò a stargli vicino fino a quando non si fosse calmato.
Dopo quella che era sembrata un'eternità, mentre invece erano stati solo pochi minuti, lo prese per un braccio, lo fece alzare, lo condusse sulla propria Hummer e lo accompagnò all'ospedale di Miami Dade per fargli medicare la ferita ed attendere con lui notizie su Natalia.

Stavano seduti in silenzio sul divanetto della sala di attesa; Ryan teneva la testa posata sulla spalla di Horatio il quale lo cingeva con il braccio e ogni tanto gli massaggiava la schiena con lenti movimenti circolari. Non parlavano, nessuno dei due diceva niente, a tratti  Ryan sospirava e deglutiva: si sentiva come un macigno sul petto e quasi gli sembrava di fare fatica a respirare; le lacrime facevano di nuovo capolino, nei suoi occhi, e lui le lasciava uscire asciugandole con i palmi dalla mano. Horatio lo guardava, gli sorrideva, e cercava di rincuorarlo stringendolo un po' più forte a se o prendendogli la mano.

Passò un bel po' di tempo fino a che arrivò una dottoressa: "Parenti di Natalia Boa Vista?"
"Noi" rispose Horatio;
"Chi siete? cioè: che rapporto di parentela avete con la Signora Boa Vista?"
"Sono il fidanzato, ci dobbiamo sposare" la voce di Ryan sembrava uscire dall'oltretomba;
"Okay, allora: la signora ha avuto una ferita da arma da fuoco all'addome. L'intervento chirurgico ha estratto la pallottola, e ha riparato, per quanto possibile i danni causati. Sta per essere portata nella stanza di terapia intensiva. quando l'avremmo sistemata potrà andarla a vedere"
"E come sta? E' fuori pericolo?"
"Beh, l'intervento sembra essere riuscito però non possiamo sciogliere la prognosi per almeno 48 ore. Dobbiamo vedere come si risveglia dall'anestesia.....certo è che è molto grave. Le sue condizioni sono serie, la pallottola ha causato setticemia ai tessuti addominali e ha leso in modo permanente l'apparato riproduttivo. E' stato fatto il possibile, ma dubito che la signora potrà avere dei bambini in futuro"
"oddio!" la voce di Ryan uscì strozzata ed appena percettibile "Mio Dio: perché? Perché proprio a noi?" continuò poi a voce più alta premendosi le mani sul volto;
"Quando potremo vederla?"  la voce di Horatio tremava;
"Gliel'ho già detto: non appena sarà sistemata in terapia intensiva, vi verrà fatto sapere e uno di voi, uno solo mi raccomando, potrà andare da lei." la dottoressa tacque un attimo poi soggiunse "Mi dispiace" nel suo viso apparve, per un'istante, una certa umana comprensione, poi si voltò e se ne andò.

"Non mi importa" Ryan cercava di fare finta di niente "non mi importa se non potremo avere dei bambini. L'importante è che Nat ce la faccia! L'importante è....oddio" la voce gli si spezzò in un singhiozzo e lui ricominciò a piangere forte; Horatio gli cinse entrambe le spalle con le braccia e lo attirò a se;
"Coraggio, ragazzo mio. Cerca di essere forte; adesso devi farti forza per te e per lei. Devi darle tutto il tuo amore e tutta la tua fiducia per fare in modo che possa uscirne fuori e ristabilirsi nel migliore dei modi.....coraggio, fatti coraggio"
Ryan continuò a piangere fino a non avere più lacrime da versare poi guardò il suo tenente dritto negli occhi e gli disse "Grazie, se non ci fossi stato tu non so cosa avrei fatto.....forse sarei impazzito. Grazie, ancora"
"Non mi ringraziare, non serve. Lo rifarei altre cento volte.....te l'ho detto: ci sono passato anch'io e lo so come ci si sente....Spero solo "e qui la voce di Horatio si incrinò e gli occhi si inumidirono di lacrime "spero  solo che tu sia più fortunato di me. Vai, ora, vai da lei" aggiunse poi, vedendo la dottoressa di prima che era venuta a cercarlo. "io resto qui ad aspettarti, nel caso che tu ne abbia bisogno. Ok?"
"Ok! Grazie, ancora..." e il giovane agente si incamminò per il lungo corridoio; Horatio lo guardò allontanarsi, notò la testa china, le gambe tremanti, i passi esitanti, poi alzò lo sguardo al cielo: "Signore" pregò "non ti ho mai chiesto niente per me....ma loro: sono così giovani, ne hanno passate tante......aiutali, ti prego. Aiutali tu!", poi sedette, sospirò e nascose il volto fra le mani.

Ryan entrò nella stanza di ospedale in cui era ricoverata Natalia, lei giaceva nel letto, aveva la flebo attaccata al braccio destro, un monitor collegato a degli elettrodi posti sul petto e sull'indice sinistro registrava il suo battito cardiaco e respirava con l'aiuto di una cannula posta nelle narici. Non era intubata, e questo a Ryan parve un buon segno.
Si sedette a fianco del letto e le prese la mano libera: scottava, la ragazza doveva avere la temperatura molto alta; lui le baciò il palmo della mano poi la pose di nuovo sul letto e vi mise la propria mano sopra .

All'improvviso ella parve risvegliarsi, mormorò un nome: "Jessie" per poi ricadere in un sonno profondo; Ryan  sentì il sangue gelarsi nelle vene; Jessie Cardoza, il loro collega per il quale, tempo addietro, Natalia si era presa una cotta era morto già da tre anni e il fatto che lei, semicoscente, lo chiamasse, gli parve di pessimo auspicio.

Natalia stava camminando a piedi nudi sulla spiaggia, davanti a lei c'era Jessie Cardoza, sorridente, abbronzato, più bello che mai; sembrava che la stesse aspettando. Natalia corse verso di lui chiamandolo "Jessie" gli disse quando lo ebbe raggiunto "Jessie, finalmente ti rivedo.....è passato tanto tempo e finalmente siamo qui, noi due da soli. Te lo ricordi il nostro appuntamento? Andò in fumo, ricordi? Ora possiamo rimediare, possiamo stare insieme......sei venuto qui per me, vero Jessie? sei qui per stare con me!"
"Sì, Natalia, sono qui per te....ma non sono qui per rimanere con te....il nostro tempo, se mai c'è stato, è finito. Io non sono più del tuo mondo, tu appartieni ad un altro  ed è lui che ami, non me. Torna da lui, Natalia, cerca di farlo felice, se lo merita ....e anche tu te la meriti la tua parte di felicità. Io sarò con te, se lo vuoi, ma in un'altra dimensione; ti proteggerò da lontano. Addio, Natalia, cerca di essere felice e ora, vai, e non voltarti indietro." E, così come era apparso, Jessie scomparve.

Natalia aprì gli occhi con un sussulto; si sentì come scaraventata con violenza di nuovo nella vita; osservò due occhi verde scuro che la guardavano preoccupati e mormorò, a fior di voce, "Ryan.....";
"Sì, amore mio, sono io, sono il tuo Ryan"
"Il mio Ryan......mio......." e poi "dove sono? dove mi trovo?"
"Sei in ospedale, sei stata ferita, ricordi?" lei fece un cenno affermativo col capo: ricordava tutto;
"Come ti senti?" continuò lui;
"Uhm, maluccio; mi sento debole, strana" fu la risposta;
"Cerca di riposare, al tuo risveglio mi troverai qui con te."
"Prometti?!"
"Giuro.....non ti lascio da sola, Natalia, non ora che ho rischiato di perderti per sempre. Amore mio, no che non ti lascio....non ti lascerò mai più. Riposa, ora, tranquilla......" e Ryan si chinò a baciarle la fronte mentre lei scivolava nel sonno, un sonno questa volta ristoratore e senza sogni.

Erano passati alcuni giorni dal ferimento di Natalia, lei si stava ristabilendo piano piano: ogni giorno stava sempre un po' meglio e le era stato concesso di alzarsi per qualche minuto dal letto, non sarebbe passato molto tempo e l'avrebbero dimessa.
Ryan quel giorno era arrivato tutto allegro e sorridente in ospedale, non l'aveva trovata nella sua camera e la era andata a cercare in giro.....l'aveva, finalmente, vista  davanti alla finestra del giardino mentre guardava fuori;
"Nat" la chiamò "ho una notizia bellissima! Domani ti riporto a casa! Ti vengo a prendere e ti riporto a casa nostra, sei contenta? Certo i primi tempi dovrai stare attenta a non affaticarti, ma vedrai che mi prenderò cura di te e ti farò stare meglio in brevissimo tempo....."
Lei non rispose, non si voltò nemmeno....rimase a guardare fuori dalla finestra come in trance; lui si avvicinò piano, la prese dolcemente per un braccio e la voltò, vide che aveva gli occhi lucidi e cerchiati di rosso come di qualcuno che aveva pianto a lungo;
"Amore mio, cosa c'è? cos'hai? ti senti male?" Ryan la guardò preoccupatissimo; la ragazza fece cenno di no col capo "No, non mi sento male....va tutto bene";
"E allora, perché hai pianto?"
"Perché .....perché non posso più avere bambini. Ryan, avrei tanto voluto darti un figlio. Un figlio nostro, che avesse i tuoi occhi, il tuo sorriso....e invece non è possibile. Mi sento come una mezza donna, una povera invalida.....se tu volessi lasciarmi per un'altra, una che possa renderti padre....non ti biasimerei, ti lascerei andare. A che serve tenerti legato a me. Tenerti legato a questa donna inutile, che non serve più a niente, ormai" dicendo così Natalia aveva ricominciato a piangere;
"Ma cosa dici, amore mio? Io non voglio nessun'altra all'infuori di te: sei tu la donna che amo, solo tu, non un'altra: TU. Ma cosa vuoi che me ne importi di avere dei bambini? Non so nemmeno se sarei un buon padre: con la mia sindrome ossessiva-compulsiva non farei altro che combinare dei casini.....no, non mi ci vedo proprio a fare il padre" Ryan su questa ultima affermazione stava mentendo, difatti proseguì dicendo "e poi, se proprio vogliamo, li possiamo adottare dei bambini....sarebbe una gesto bellissimo dare una casa e una famiglia a qualche creatura sfortunata che una famiglia non ce l'ha più o non ce l'ha mai avuta. L'importante è che tu stia bene.....il resto si aggiusta.....ora tu ti ristabilisci completamente, così ci sposiamo e poi ........la troveremo, vedrai una soluzione"
"Davvero mi vuoi sempre sposare?"
"Certo che sì. Voglio essere tuo per tutti i giorni della mia vita, della nostra vita. E voglio che tu sia mia per i giorni che ci restano da vivere.....questo è quello che voglio veramente.....capito, zuccona? E ora baciami"
Ryan mise la propria mano sinistra sulla guancia di lei, la portò verso di se e posò le sue labbra su quelle di lei per baciarla intensamente, appassionatamente.
Lei si lasciò andare accettando il bacio, insieme con la speranza di un'intera vita insieme.


Cosa significa restare chiusi fuori dal Paradiso? che certe volte le porte della felicità si chiudono proprio mentre sembra che sia a portata di mano.
Però proprio quando tutto diventa così difficile si riesce a trovare la forza per combattere ancora....

Ed ecco qual la fanfiction forse più lunga e drammatica di tutte quelle che ho scritto finora. Diciamo che l'avevo in mente da tempo, almeno da quando ho iniziato a scrivere la mia prima Wolvista, e ora finalmente eccola qua!  Cos'altro dire? Che ci ho messo tanto di me stessa....che mi sono emozionata a scriverla e che spero che vi piaccia.....come dico nella mia presentazione le recensioni (anche critiche) sono sempre le benvenute e chiedete pure quello che volete, spiegazioni, approfondimenti....io sono qui.

Ah, una spiegazione sul titolo: la canzone di Bruno Mars è stata la colonna sonora delle mie vacanze natalizie e mi è rimasta impressa  così l'ho scelta come titolo e inserita in apertura.

Ora vi saluto, alla prossima.

Bye
Love
Jessie  






  
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