Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: unicorn_inthemind    05/03/2013    3 recensioni
Certo che le persone, anche se si amano, per un pizzico di gelosia ne fanno davvero tante di cazzate.
[...]
Jasper aprì mogio la porta, probabilmente era quel coglione di Alejandro che gli chiedeva per la milionesima volta di tornare a stare con lui. Era pronto a mandare a quel paese –per la trilionesima volta- lo spagnolo quando alzò gli occhi. Peccato che sulla soglia c’era chi non si sarebbe mai aspettato lì. Anche se una parte di lui lo sperava, anche se una parte di sè pregava non accadesse mai.
“Conan...” e quello sulla porta lo vide contorcere le labbra sulla soglia. Amarezza, tanta, e arrendevolezza. Ma sotto sotto, se avesse scavato, avrebbe trovato anche stupore e una vaga nota di euforia illogica.
Quanto tempo ci voleva per dimenticare una persona importante? Jass ne era ormai certo, sei mesi non bastavano.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mi chiedo cosa ci faccia sotto casa sua, non dovrei neanche sognarmi di venire qui. Non dovrei neanche pensargli e basta. Jass.
Ma voglio vederlo, toccarlo, abbracciarlo. E voglio parlargli, Dio se voglio parlargli, ho un fiume di parole che preme dentro, che lui, volente o nolente, dovrà sentire. Capire.
No,non esageriamo. Non capirebbe, come potrebbe alla fine di tutto? E non lo biasimerò, se mi caccerà dall’uscio di casa sua, se mi prenderà a cattive parole o se mi tirerà un pugno. Che poi un pugno me lo merito eccome; è tutta colpa mia, in fondo. Mia e di una fottuta gelosia che ancora dilaga nel mio stomaco e lo riempie, amara come bile verdognola.
Ma forse, è meglio mettere in chiaro le cose, queste fottute cose, perché io lo amo. Cazzo, se lo amo. Lo amo e lui è solo mio. Jasper. Mio.

Qualcuno bussò alla porta di casa con una certa forza riempiendo l’aria di toc gravi e decisi destando l’attenzione del padrone di casa. Jasper era un ragazzo esile e longilineo, armonioso nel fisico e nei movimenti come solo chi spacca la schiena nelle aule di danza da sempre sa essere. Era proprio, forse, quel suo modo di muoversi elegante e cadenzato che lo rendevano così invitante agli occhi di tutti. Maschi o femmine. E nonostante la maggior parte delle persone che incontrava gli cadessero ai piedi, proprio come un principe che aveva tutto, lui voleva ciò che non poteva avere. Non più.

Il primo anno di superiori aveva conosciuto un ragazzo, robusto e solare, forse un po’ scassacazzi, ma un grande amico. La crisi era dilagata nel suo corpo, nel suo spirito e nel suo cuore l’anno dopo, nei primi mesi del secondo anno. Il suo amico si era fatto più robusto e un accenno di barba lo rendeva un ridicolo incrocio tra un uomo e un ragazzino. Eppure era così fottutamente bello nonostante quella faccia da schiaffi. Bello, Cristo, un ragazzo!
Jass si era reso conto che si stava prendendo una cotta quando? Probabilmente quando era troppo tardi, quando la scintilla si era già posata sulla paglia e il fuoco iniziava a crescere.
E quel piccolo fuoco era cresciuto, era divenuto un incendio, e bruciava sul cuore -nel cuore- e lo spingeva a fare azioni sconsiderate. Tipo baciare il suo ‘amico’ all’inizio dell’estate, a cavallo tra i loro quindici e sedici anni; non si aspettava che rispondesse. Che ricambiasse. Cazzo, si aspettava di essere respinto in malo modo; non di diventare il suo ragazzo.

Jasper aprì mogio la porta, probabilmente era quel coglione di Alejandro che gli chiedeva per la milionesima volta di tornare a stare con lui. Era pronto a mandare a quel paese –per la trilionesima volta- lo spagnolo quando alzò gli occhi. Peccato che sulla soglia c’era ci non si sarebbe mai aspettato lì. Anche se una parte di lui lo sperava, anche se una parte di se pregava non accadesse mai.
“Conan...” e quello sulla porta lo vide contorcere le labbra sulla soglia. Amarezza, tanta, e arrendevolezza. Ma sotto sotto, se avesse scavato, avrebbe trovato anche stupore e una vaga nota di euforia illogica.
Quanto tempo ci volevano per dimenticare una persona importante? Jass ne era ormai certo, sei mesi non bastavano.
“Senti, io... Voglio solo parlarti, ok? E gradirei tu ascoltassi, poi puoi anche buttarmi fuori a calci in culo.”

In fondo che altro potevo fare? Farlo stare lì come un coglione avanti la porta? E poi le volevo davvero le sue ‘spiegazioni’; così magari avrei avuto, ufficialmente, un buon motivo per prenderlo a pugni.
Insomma, non per vantarmi, ma sono un bel ragazzo, è normale che le altre persone mi guardino. E cazzo, lui no, non sopportava che Alejandro mi avesse messo gli occhi addosso a metà del terzo anno. Aveva tirato avanti a brontolii sino alla fine dell’anno e poi..? E poi mi aveva scaricato, bastardo! Io lo amavo, lo amo ancora, ma lui non poteva far altro che sguazzare nella sua insulsa gelosia. Non lo avrei mai lasciato per stare con quella sottospecie di spagnolo, ma Conan sapeva avere davvero un cervello piccolo. E mi aveva lasciato, forse non avrei dovuto dirgli di lasciar perdere Alejandro... intendevo di ignorarlo e pensare a me, non che a me piacessero quelle attenzioni!
Mi aveva preso il cuore e lo aveva frantumato in un unico “forse dovresti stare con lui” per poi sparpagliare via le ceneri di quel piccolo organo palpitante voltandomi le spalle e abbandonandomi a me stesso. E alla solitudine.
Cazzo, alla fine mi ci ero messo davvero con quello! Non che lo amassi, mi attraeva un po’, ecco. Attraeva la sua voce calda, il suo accento latino, l’incarnato ambrato... Merda, mi ispirava sesso da ogni parte del corpo; e poi ero anche un quasi-diciassettente gay in preda agli ormoni dell’adolescenza –e a dire il vero lo sono ancora- era normale essere attratto fisicamente da lui. Ma, soprattutto, lo avevo fatto come una sorta di dispetto a Conan. La mia idea era: “E’ geloso se mi lui guarda? Chissà come reagirebbe se lo baciassi.”

“Io... io non volevo realmente rompere. Io... nonostante quello che ho fatto, io ti amo ancora.” la sua voce si era abbassata sempre dippiù, tanto che quel ‘ti amo ancora’ fu a stento udibile. Ma Jasper lo sentì, forte e chiaro. Lo amava... LO AMAVA.
Conan lo amava ancora alla fine di tutto e... e lo aveva abbandonato...
“Se mi ami, perché lo hai fatto?” quasi gridò con una voce stridula che metteva sempre su quando era a un passo dal piangere “Se mi ami,invece di restarmi affianco, perché cazzo hai puttaniato avanti ai miei occhi per questi mesi?! Cinque giorni con quello, tre con quell’altro... Oh, quello è figo, ci starò una settimana!”
Perché? Non lo sapeva. La verità era che Conan non aveva la più pallida idea del perché si era trascinato nel suo letto metà della gioventù gay che conosceva, in quei sei mesi. Era capitato per caso una sera, c’era Jass che baciava Alejandro nel gay-bar in cui andava di nascosto dai suoi ogni sera. Li aveva visti e non ci aveva visto più –strano gioco di parole- fatto stà che aveva acchiappato il primo ragazzo che gli era capitato e dopo si e no tre minuti di flirt sfacciato si era ritrovato con la sua lingua in fondo al palato, e gli occhi di Jasper che lo guardavano amareggiati e delusi.

Lo aveva fatto, probabilmente, perché lui era sempre stato un fottuto egoista. Un verme, sì. Perché voleva che l’ex provasse ciò che provava lui ogni volta che lo vedeva baciare Alejandro in una maniera oscena così poco da lui. Lo confondeva, Jass quando stava con Alejandro, non era più lui. Pareva lo facesse di proposito a mandargli in pappa il cervello per la frustrazione e la rabbia. E la gelosia.
Aveva preso a puttaniare saltellando da un ragazzo all’altro passando per i loro letti come una sgualdrina dei bassifondi. Si era fottuto, in pratica, quella verginità che aveva giurato di conservare per qualcuno di speciale. Di speciale. Qualcuno.
Tipo Jass... con Jasper ci avrebbe fatto veramente l’amore. Non banale sesso. Gli avrebbe fatto toccare il cielo con un dito e lo avrebbe toccato a sua volta, e poi avrebbe intrecciato le loro dita per portarlo oltre quel cielo. Oltre quel paradiso conosciuto da tutti, per crearne uno tutto nuovo, solo per loro due.

“Ho rotto con Alejandro” spezzò il silenzio grave che si respirava, il giovane ballerino.
“Ah, ben-“ Conan si morse le labbra. Eccheccazzo, era un cretino! “C-cioè mi dispiace...”
Ma Jass non lo ascoltava, notava solo il muoversi delle sue labbra carnose. Chissà se avevano ancora il suo sapore addosso; nonostante molti altri, sicuramente, vi avevano lasciato sopra il loro. Forse sì, c’era, perché tutti gli altri non avevano mai baciato Conan migliaia di volta come aveva fatto lui, e in mille modi diversi. Un casto sfiorarsi, o un bacio con la lingua. Passionale, giocoso o impaurito. Come quando stavano sdraiati vicini sul suo letto a scambiarsi effusioni a porta chiusa, intimoriti che la madre li scoprisse.
E poi, che c’era di male? Conan aveva appena detto di amarlo, lui lo amava e Alejandro non era nulla. Di piacevole in lui, alla fine, Jass aveva scoperto ci fosse ben poco. Solo l’accento spagnolo dannatamente sexy. Ma, alla fine, anche le sue parole diventavano noiose e ripetitive; gli stessi nomignoli, le stesse carinerie. I soliti cliché.
Neanche il sesso era poi così piacevole, perché, sì, anche lui aveva sprecato la sua stramaledetta verginità con il primo che gli era capitato. Era successo per caso un sabato sera, lui era alquanto brillo e lo spagnolo particolarmente arrapato. Comunque, il sesso con Alejandro non metteva i brividi, perché lui il sesso se lo era sempre immaginato a lasciargli tanti piccoli brividi sulla schiena, e tremolii per tutto il corpo.

Jasper si lanciò su Conan con un balzo felino, impossessandosi di quelle labbra che gli erano mancate da morire. Lo voleva solo per sé, solo suo e di nessun altro. Solo sue le labbra che si dischiudevano sotto il suo tocco, solo sua la lingua che giocava con la sua, dentro e fuori le loro bocche. Solo suo e di nessun altro. Nessuno.
 
 
 

“Mi ami davvero?” sussurrò Jass staccandosi dalla sue labbra controvoglia. Si erano spostati in stanza, sul letto. A baciarsi sdraiati su un fianco, come quando avevano sedici anni. Gli erano mancate da morire, quelle labbra, e nonostante la lontananza le avesse ripulite del suo sapore, avevano ancora la stessa morbidezza, e il tempo di riempirsi di nuovo del suo marchio.
“La verità, Jasper, è che solo Dio sa quando ti amo, anzi, nemmeno lui lo sa comprendere un amore così grande. Solo io so quanto ti amo, e so per certo che anche tu lo sai. Perché ti conosco, come le mie tasche, che sei certo del mio amore. Perché se fossi stato incerto non mi avresti baciato, mi avresti cacciato via di casa a calci. E invece sono qui. La verità è che ti piace sentirtelo dire, perché solo io so dirlo così bene. Farti scoppiare il cuore di euforia. E solo io posso vantarmi di averti visto fintamente indeciso, solo per sentirmi ripetere ancora una volta il mio amore: perché a te piace sentirti il centro del mondo. Del mio mondo, solo mio. E lo sei. Che tu me lo chieda ogni due secondi o meno io continuerò ogni attimo a farti capire quanto sei importante. Da adesso, per sempre.
Perché ti rende felice, e ne sono certo perché ti conosco come le mie tasche, e ti stringo nelle mie tasche, ti ci amo lì dentro. Perché le mie tasche le conosciamo solo io che me le sono costruite col tempo, e te. Te che ci sei da sempre dentro.”

Jasper sentì qualcosa all’altezza dello stomaco contorcersi dall’emozione, non era che ci avesse capito poi molto di quello che il fidanzato –perché erano tornati insieme ormai, no?- aveva detto. Ma era stato dolce, tanto, di una dolcezza che in Conan non conosceva.
Perché le mie tasche le conosciamo solo io che me le sono costruite col tempo, e te. Te che ci sei da sempre dentro. Era una... parte di lui?
Era davvero così essenziale? Tanto che senza di lui sarebbe andato allo sbaraglio? Beh, in fondo, senza di lui era saltellato da un letto all’altro negli ultimi mesi.
Era essenziale. Era importante. Era... suo.
Jasper riprese il bacio ancora più appassionatamente, trascinando Conan in un circolo vizioso di giochi di lingue e brevi attimi in cui si respiravano l’aria a vicenda. La mano del ballerino era lentamente scesa dai capelli dell’altro sino alla sua camicia. Ne sbottonò il primo bottone.
“Conan, – sussurrò – voglio fare l’amore con te.”
“Anche io – rispose l’altro rotolò sopra di lui – anche io.” ribadì mentre infilava le mani sotto la maglia.
Tanto la casa era vuota. Tanto suo fratello maggiore non viveva più lì e sua madre era uscita.
Uscita, sì, ma per quanto tempo? Jass nemmeno ci fece caso al rumore della porta che si apriva, a quello della donna che entrava.
La sua attenzione era unicamente concentrata su Conan che gli aveva sfilato la maglia, sul suo petto e le sue spalle scoperte da una camicia tirata giù sino ai gomiti e che continuava a scendere.

“SONO A CASAAA!”
Merda. Merda la madre che era tornata. Merda lui che si era scordato del suo arrivo imminente. E merda loro, mezzi nudi, in una posizione molto fraintendibile. Che poi non era nemmeno questione di fraintendere: sì, stavano per fare sesso!
“Eh cazzo... – saltò giù dal letto spingendo via il ragazzo su di lui – dai rivestiti, sbrigati!”
Si rinfilò la maglia tentando di lisciarla e rimettere in ordine i capelli, mentre Conan ritirava su la camicia scivolata ai polsi. E si fiondarono fuori dalla stanza mettendosi in testa le corone da ‘bravi angioletti’ che non avevano combinato -stavano per combinare- soli soletti.
“Jasp... Oh Conan ci sei anche tu! – notò la donna incrociandoli mentre si dirigeva nella stanza del figlio (l’avevano scampata per un soffio) – Magnifico! Sono felice così che siete tornati insieme.”
Parole che, come era prevedibile, fecero sbiancare Conan.
E come biasimarlo? Ai mostruosi doppi sensi della madre di Jasper nessuno poteva farci l’abitudine. Forse solo i figli, forse, perché Oliver –il maggiore- se la era svignata.
Tornati insieme, intendeva come amici. Mica fidanzati, se lo avesse saputo le sarebbe venuto un colpo.
“Sìsì, certo... Mà noi usciamo.” affermò Jass trascinando il compagno lontano da quel mostro di donna con un’orrenda cotonatura anni ottanta. Ma perché si lasciava sempre trascinare dalle manie della sua parrucchiera?


Poco lontano da casa c’era un capannone. Fuori sembrava il solito capannone degli attrezzi buoi e polveroso, ma in realtà nascondeva il piccolo segreto di una stanzetta che, seppure in un canto aveva attrezzi vari e una falciatrice per il prato, era luminosa, ben pulita e con tutto di divanetto e tv. Se la erano costruite Jasper e fratello Oliver diversi anni orsono proclamandola loro base.
Era tutto così strano, mentre Conan lo faceva stendere sul divanetto e gli si sdraiava sopra, prendendo a baciarlo piano. Ma fare l’amore non doveva venire naturale? Non doveva essere una sorta di istinto incontrollato che non ti faceva rendere conto dei tuoi gesti?
In camera, prima, quell’istinto c’era stato; ma adesso era appassito sotto la consapevolezza di quello che stavano per fare. Dell’unione di corpi che li avrebbe legati poi; perché fare sesso era una cosa. Fare l’amore con una persona era tutt’altro; non si limitava allo spogliarsi dei vestiti, scavava più a fondo scoprendo ogni angolo delle persone, rendendole complici.
Non c’era l’istinto, certo, ma c’era ancora il desiderio. E quello ribolliva, nella testa, nel petto e nel basso ventre, Implorava di toccare più a fondo, di scavare dippiù. Andare ben oltre quei baci e quello sfiorarsi di petti ancora una volta nudi, uno su l’altro.
Jasper si sentiva tremare; emozione, euforia, eccitazione e anche un pizzico di paura gli lasciavano tanti piccoli tremiti addosso.
E tremava sotto il tocco di Conan, mentre gli carezzava i fianchi, solleticava la cute e stuzzicava i capezzoli minuti con le sue dita tiepide. Tremava, stranamente e inconsapevolmente. E il tutto si accentuò quando le labbra del fidanzato scesero languide a baciargli il collo. Aveva qualcosa di inspiegabile, che lo eccitava ancora dippiù e al contempo era come se gli gravasse sullo stomaco. Un formicolio per tutta la schiena.
Brividi.
 
 
 
 
Angolo autrice:
Missing Moment di una storia che devo ancora scrivere? Sì u.u
Ma volevo metterlo bene in chiaro adesso perché magari poi me lo sarei scordato.
Comunque, per chi non ha capito –perché effettivamente non è che si capisca poi tanto- Jasper e Conan adesso sono all’inizio del quarto anno di scuola. Si erano fidanzati nell’estate tra il secondo e il terzo e lasciati alla fine del terzo perché Conan era geloso di un ragazzo, Alejandro, che corteggiava il suo fidanzato.
Jasper, per fargliela pagare, si è messo con Alejandro nonostante non gli piacesse realmente e Conan, per ripicca, ha iniziato ad avere una schiera di ragazzi con cui “se la spassava”. Chiaro?
Adesso siamo all’incirca ai primi mesi del quarto anno –Ottobre, credo- e sono hanno rifatto la pace.
Insomma, diciamo che hanno cazzeggiato per un’estate. XD

E comunque io sono proprio fissa con sesso sul divano -e sul pavimento-, basti pensare (chi le ha lette) al tredicesimo capitolo di American Cafe o a Dawn of War XD
Sono perversa, lalala... ma comunque oggi niente lemon u.u m'è siccatu.
Recensite, eh!

VI lascio il mio profilo su facebook:
Star Falling (nome alla cavolo ed errato ma, ehi, è vecchio come il cucco questo profilo!)
Uni.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: unicorn_inthemind