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Autore: crownless    06/03/2013    6 recensioni
Albion Pendragon sorrise.
E i muri di casa traballarono, ancora per un po'.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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Miei amati Merlin fans, eccomi come promesso con la raccolta dei 3 bonus di Mop Of the Problematique. Spoiler per chi non l'avesse né letta né finita. Vi adoro, sempre. E leggo sempre, solo che questa real life, a volte meravigliosa, altre terrificante, mi ha distolto un momento dalle ff. Ma mai dal fangirling.
Dedico questo prim bonus a Vale, la mia beta, e a tutte le persone che hanno amato MOP e seguito, letto, commentato, riso ed avermi commosso.
-- Va, Grazie di tutto. Sei speciale.

Primo Bonus

 

"Anche per oggi grazie
il tuo sorriso mi ha aiutata

Anche per oggi grazie
per esserci stato
(...)
Vedendo come continui ad andare avanti mi sono fatta coraggio
spero che il vento dolce e sereno mi avvolga
(...)
tu non sai
quanto sei bello
sei molto più bello”
ayumi hamasaki, how beautiful you are-




Le mura di casa tremavano vistosamente. Arthur, che stava andando in cucina a prendere da bere, tenendo Merlin in braccio, sbuffò stizzito. Merlin, un braccio dietro il suo collo e una mano a tenergli la spalla, le gambe sempre sensuali a penzoloni, jeans neri addosso, disse, sbuffando divertito, “Oh, dai, Arthur. Era inevitabile!”
Arthur masticò una parolaccia, aprendo il frigo. Merlin agguantò della birra e lo richiuse con violenza, così come sbattevano le finestre.
Arthur respirò profondamente.
ALBION!” sbraitò, perdendo la pazienza. “CALMATI, NON PUOI DISTRUGGERCI MEZZA CASA!”
Merlin gonfiò le guance divertito. A quarantatre anni, Arthur non poteva essere così palesemente geloso di Albion, ora sedicenne. Certo, anche lui era possessivo, molto possessivo in verità, ma si fidava di Albion e... sentirono dei borbottii nervosi dalle scale e quando spuntò, Merlin e Arthur rimasero a bocca aperta - per motivi diversi, in parte condivisi.
Albion era meravigliosa. Alta, esile, affusolata. Un leggero velo di trucco sul suo viso magro, le lunghissime ciglia allungate dal mascara. Aveva labbra piene rosate ed una postura rigida, dignitosa, gli zigomi alti, il naso di Arthur, la massa incolta di capelli riccissimi, biondi, chiusi in un voluminoso chignon con una bandana arancio stretta in un piccolo fiocco.
Merlin sorrise quando Arthur sgranò gli occhi.
“Non uscirai da questa casa vestita così.”
Albion Pendragon guardò annoiata suo Papà, che tracannava birra e teneva in braccio Daddy - che invece le strizzava l’occhio, proprio come aveva fatto la zia. Meno male che la mamma era dovuta andare ad accompagnare lo zio chissà dove...
Sbuffò.
“Papà, invece sì. Ho sedici anni e decido da sola come vestirmi,” disse, sistemandosi la piccola borsa vintage marrone che le penzolava sulla spalla.
Per il suo primo appuntamento, Albion aveva deciso di vestirsi con dei pantaloncini di jeans, presi da zia Gana, decisamente corti, sopra a dei collant blu a pois rossi, una maglia larga e non troppo lunga con uno smile gigante che le aveva fatto Leon, le Superga verdi ai piedi.
Ad Arthur non piacevano i pantaloncini. Cioè, lei era perfetta, ma... a parte quelle lunghissime e magrissime gambe, assolutamente di Merlin... era incredibile quanto fosse uguale a lui... quei pantaloncini in jeans erano inesistenti ed era troppo piccola.
E tutti l’avrebbero guardata. Tutti i ragazzini. E magari con inopportuni commenti annessi. Li avrebbe fatti fuori tutti quanti, se avesse potuto: era la sua bambina.
Merlin gli schiaffeggiò la nuca, stretto nel suo abbraccio, e puntò un dito contro la figlia.
“Calmati” le disse, piano. “Non agitarti. Sei bellissima, amore.”
Albion si grattò un polpaccio, in imbarazzo. “Lo so, scusate...” mormorò, facendosi rossa sulle guance.
“Quei pantaloncini sono troppo corti,” appuntò Arthur. “Ma sei bellissima comunque.”
Albion lo ignorò sorridendo, sistemandosi il fiocco della bandana, ancora scossa ed agitata.
Il campanello suonò; tutto si cristallizzò. Arthur marciò con Merlin in braccio fuori dalla cucina, con Albion al seguito che sgambettava rapida dicendo al papà di non fare scenate né niente, per favore, è il mio primo appuntamento!
“Vado ad aprire io,” borbottò Arthur, ancora stizzito. Merlin gli sfiorò con le labbra la mascella ricoperta dalla barba, e sorrise.
“Fai il bravo,” sussurrò.
Arthur lo ignorò, aprendo la porta di casa.
Mordred sbatté le palpebre.
Ad aprirgli, era stato il padre di Albion, mentre teneva fra le braccia l’altro Papà, lo sguardo duro e... Albion.
Mordred deglutì.
Era bellissima.
“Ciao,” sussurrò, rapito. La porta prese a fremere, Arthur strinse con forza la maniglia.
“Ciao” rispose Albion, felice. Baciò i suoi genitori. “Ci vediamo dopo, papini!” disse allegramente.
“Dove andate?” domandò Arthur subito.
Merlin gli diede un pugno in faccia.
Mordred deglutì un’altra volta, sconvolto dalla bellezza radiosa di Albion e dalla usuale stranezza dei suoi papà, anche se in effetti ci era abituato.
“Mordred, anche se ti conosco da anni, giuro che se vengo a scoprire che posi anche solo un dito su di lei ti-”
“PAPA’!” sbraitò Albion, afferrando la mano di Mordred strattonandolo via. “IO VADO, CI SENTIAMO DOPO!” continuò ad urlare.
“Sei proprio un Asino” sbuffò Merlin, scuotendo la testa.
Arthur grugnì. “È la mia bambina. E quei pantaloncini...”
Merlin, nel suo abbraccio ferreo, si mosse.
“Mmmm...” fece, al suo orecchio, “perché non pensi ad altro, magari?”
Arthur si umettò le labbra. “A cosa dovrei pensare, d’altro... Merlin...?”
Merlin lo baciò con passione e tutti i pensieri - dal seguire la figlia per controllare che tutto andasse bene, all’essere pronto ad una strage se solo avesse visto Mordred baciarla o toccarla - svanirono, perdendosi nella sua anima gemella, nella sua famiglia.







Mordred scosse la testa, sorridendo. E la guardò.
Quella giovane ragazza aveva cambiato la sua vita. Strinse con forza i pugni, facendosi rosso. Da quando avevano cinque anni erano sempre assieme, lei... era protettiva, constatò.
Albion nei suoi confronti era anche possessiva, gelosa, assolutamente dominante.
Sorrise, prendendole la mano, vedendola arrossire deliziosamente, il viso libero dai riccissimi capelli.
“Sei bellissima,” sussurrò, e lei borbottò qualcosa sotto voce, sistemandogli il colletto della camicia a quadri verde scuro che indossava lui, assieme ai jeans scuri e le All Star nere.
“Dove andiamo?” domandò felice. Era il suo primo appuntamento. Quando Mordred le aveva fatto capire di voler uscire seriamente, davanti ad una coca cola al bar della scuola, le mura avevano preso a tremare a causa della sua emozione fortissima... lui l’aveva presa per mano, guardandola seriamente, dicendole di calmarsi... e aveva sorriso.
E Dio, Mordred sorrideva poco, ma quando lo faceva... Albion lo guardò di sottecchi. Era cambiato. Le dava così tanto, anche restando zitto. Quando era triste lo chiamava su Skype e parlavano ore, discutendo su di tutto, litigando prendendosi in giro... finendo per fissarsi nella webcam in silenzio, zitti, occhi negli occhi... si sentì arrossire nuovamente, tornando a guardarlo.
“Ho in mente un posto speciale,” rispose Mordred, stringendo le loro mani, e la trascinò via.
Albion si lasciò trascinare fidandosi di lui... intrecciando le loro dita... rimembrando il sogno, le sue parole di tanto tempo fa...

Lui mi sposerà.

Arrivati, Albion era perplessa. Di certo non aveva pensato a quello, per il loro primo appuntamento.
Quella che era stata la loro Infant School era aperta, piena di bambini e genitori. Mordred non disse nulla, ma continuò a trascinarla e Albion ebbe un brivido passando per il giardino... tra quei giochi sempre uguali, nonostante gli anni... svoltando l’angolo... rivedendo quell’albero.
Dove l’aveva protetto la prima volta.
Dove Mordred, senza dire nulla, aveva chiesto perdono...

“Ti ricordi?” Mordred stava in piedi, con la mano stretta alla sua affusolata, il contrasto delle loro pelli in evidenza sotto raggi splendenti. “Qui mi salvasti la prima volta.”
“E unica,” lo riprese Albion, alzando un sopracciglio.
Mordred si sedette a terra con la schiena contro l’albero; tirò il braccio e Albion cadde sulle sue gambe, arrossendo furiosamente.
“Non è vero,” sussurrò, stringendola, “mi salvi tutti i giorni.”
Albion rimase zitta, in braccio a lui; si mise più comoda, appoggiando la schiena contro il suo petto, allineando le gambe sulle sue, distese... arrossendo maggiormente quando una mano di Mordred le sfiorò uno zigomo, poi sentì il suo sorriso tra i capelli legati.
Mordred si infilò una mano in tasca, sporgendo il viso in avanti per guardarla in viso, gli occhi azzurri e grandi, luccicanti.
“Io... sono conscio dei gioielli che tuo nonno ti prende e che non possono competere con...” balbettò, sudando freddo, tirando fuori la mano a pugno, “ma... questo, per adesso, è l’unico che posso permettermi. In futuro, ti darò di meglio,” le promise con serietà.
Aprì la mano.
Albion sentì il suo cuore perdere milioni di battiti per quel piccolo anellino nel suo palmo pallido... a forma di luna calante, con una pietra chiara, semplice, azzurra.
“E’ bellissimo,” sussurrò, felice ed incredula.
Mordred sorrise e le prese una mano, baciandola, ridendo quando lei arrossì nuovamente... e glielo mise al dito.
“È una pietra di luna,” la informò stringendo le labbra, in imbarazzo per lo sguardo della ragazza, per il calore del suo corpo addosso, “so che ti piace e mi sembrava... adatto a te. Ma se non ti piace posso...”
Albion si girò e prese quel volto pallido e cresciuto tra le mani. “Sta’ zitto, cretino,” disse dolcemente. “Mi piace tanto.”
Da come gli occhi di Mordred brillarono, capì che aveva letto tutti i sottotitoli della sua voce. E si rese conto di quanto fossero vicino le sue labbra, soprattutto quando lui si sporse... Mordred affondò una mano nella sua nuca riccia, facendola avvicinare, le bocche vicine, i battiti compulsi del cuore in sincronia...
“Ti sto per baciare,” disse Mordred con voce morbida, gentile. Albion sorrise lievemente, stringendogli di più le guance, sentendo l’anello al dito e la felicità nelle vene; l’aria divenne densa.
“E allora baciami,” sussurrò senza respiro, abbassando le palpebre.
Mordred posò le labbra sulle sue; il mondo perse senso.
Albion capì che l’avrebbe protetto in ogni istante della loro vita - perché aveva già capito che sarebbero rimasti uniti, perché era la luna che li legava... perché lei... si lasciò baciare, e fu un bacio impacciato, ma caldo, tenero, con le mani di Mordred che ricercavano i pois dei suoi collant, facendole rabbrividire la pelle... si spinse contro di lui, allacciandogli le braccia al collo.
Pensò che era questo che provavano i suoi Papà ogni giorno... o la mamma e la zia... riaprì gli occhi, il cuore impazzito, l’albero sopra di loro che vibrava di energia... e Mordred sorrise.
“Sono innamorato di te,” disse a bassa voce. “Sei stata la prima... e lo sarai sempre, per me.”
Non staccò le braccia dal suo collo ma stavolta lo baciò lei, piangendo di gioia, solamente sentendo il suo cuore che batteva fortemente sotto il tessuto della sua camicia verde...
Perché lei era innamorata di Mordred anche quando era un piccolo bambino con occhi freddi.
“Anche io sono innamorata di te.”
E furono le parole più semplici, facili e difficili da pronunciare, con un rossore sul viso, sparso e divorante.
Gli sfiorò i capelli neri, poi la fronte, le palpebre chiuse... Mordred le aprì... non aveva più occhi freddi... erano così caldi...
“Diventiamo grandi assieme,” gli disse, poi lo abbracciò e si lasciò baciare ancora ed ancora.




“Com’è andata, allora?” chiese la Mamma quella sera, quando tornò a casa, con gli occhi luccicanti... sembrava volasse tre metri da terra.
“Benissimo,” sospirò lei, e poi corse ad abbracciare tutti i componenti della sua famiglia con forza, scintille di magia nell’aria, calde, frizzanti - sorrisero tutti, vedendola così felice.
“Spero non ti abbia baciato,” sibilò Arthur seduto sul divano, incrociando le braccia al petto.
Albion si lasciò cadere vicino a lui, guardandosi continuamente il dito magro su cui spiccava il piccolo anello e sospirò.
“Oh sì, poi l’ho baciato io,” sospirò ancora, presa dal ricordo, appoggiando la testa ora libera dallo chignon sulla spalla del padre, che venne sommersa dai suoi boccoli.
“CHE COSA?!” sbraitò Arthur, ma Merlin, al suo fianco, gli fece segno di tacere guardandola attentamente.
Sorrise. E prese a ridacchiare.
“Oddio, Albion, hai lo stesso sguardo che avevo io...”
“... che hai sempre...” replicò lei annoiata, ancora persa nei suoi pensieri.
“.... alla tua età per tuo padre.”
Arthur sbarrò gli occhi. “Non-”
Albion sorrise alzandosi. “Sono fidanzata ufficialmente,” annunciò sventolando sotto i loro occhi il suo anello. “E poi... penso dovreste rassegnarvi e basta.”
“E perché mai dovrei rassegnarmi? Sei la mia bambina!” borbottò Arthur, dandole un bacio sulla testa.
Albion si alzò, mettendosi le mani sui fianchi; li guardò. Poi sorrise: la casa s’illuminò.
“Perché lui è il mio destino... e sarà il ragazzo che mi sposerà!” quasi urlò dalla felicità, e poi corse via saltellando, dicendo, canticchiando nel frattempo, che lo andava a chiamare su Skype, rintanandosi nella sua camera, lasciando basiti i suoi genitori; Gwen aveva fatto cadere un bicchiere d’acqua, rovesciandola sul pavimento; Morgana rise a lungo, gettando la testa all’indietro, commentando ‘e bravo Mordred, mi è sempre piaciuto quel ragazzino!’





Messaggi ricevuti, Mordred, 19:00

Farò della mia anima uno scrigno
per la tua anima,
del mio cuore una dimora
per la tua bellezza,
del mio petto un sepolcro
per le tue pene.
Ti amerò come le praterie amano la primavera,
e vivrò in te la vita di un fiore
sotto i raggi del sole.
Canterò il tuo nome come la valle
canta l'eco delle campane;
ascolterò il linguaggio della tua anima
come la spiaggia ascolta
la storia delle onde.
(K. Gibran)




“Messaggi inviati, Albion, 19:05

Anche io ti amo, Mordred.”




Albion Pendragon sorrise.
E i muri di casa traballarono, ancora per un po’.



Fine primo step

  
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