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Autore: MissMargaery    06/03/2013    1 recensioni
Renly Baratheon sentiva di dover ringraziare gli Dei per un dono così grande; la nascita del suo scudiero, Loras Tyrell, aveva cambiato radicalmente la sua esistenza. Non aveva mai nutrito un amore così grande verso un essere umano e non poteva non celebrare quella data donandogli un pegno in segno della sua eterna devozione.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Loras Tyrell, Renly Baratheon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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But you were always gold to me




Passò nervosamente la propria mano sul viso, lasciando che fluisse tra i suoi capelli corvini, che riempissero lo spazio tra le dita e accarezzando dolcemente la sua pelle.
Sospirò, sentendo l’ansia crescere in lui, ricordando quella del suo primo amore, quando era giovane e inesperto e mai le sue labbra avevano toccato quelle di alcun altro essere umano, né uomo, né donna che fosse. Ricordava l’imbarazzo giovanile, quando percepiva il calore arrossare le sue gote ancora prive di peluria, lisce come le pesche che tanto amava, dovuto al sentirsi inadeguato nel provare sentimenti così strani nei confronti di persone che mai avrebbero dovuto interessargli, ma al contempo, sapeva che quel sentimento, che ormai era cresciuto così forte in lui, fosse completamente diverso.
Una pulsione così grande da sconvolgerlo completamente, una tempesta marina che travolgeva il suo cuore, riusciva a sentirne il rimbombo all’altezza del pomo d’Adamo, ogni qualvolta era in presenza del suo scudiero e l’aria non sembrava riempir più i suoi polmoni, solamente il suo profumo inebriava i suoi sensi e mai avrebbe voluto che fluisse fuori dal suo corpo.
Loras Tyrell, così giovane e virgineo, così delicato e seducente.
Non aveva mai pensato di aver bisogno di uno scudiero, sebbene ogni Lord sembrasse volerne uno, ma Renly non era mai stato un combattente, mai aveva giostrato e mai ne aveva fatto esplicita richiesta, fin quando non si trovò in sua presenza.
Ne sentiva un disperato bisogno, voleva che quell’incantevole creatura gli fosse accanto per sempre, in modo da crogiolarsi nella sua soave bellezza in ogni istante, dal momento in cui il pallido sole illuminava la ventosa Capo Tempesta, fin quando non fosse affondato nel mare nero che bagnava i suoi promontori.
La sua voce calda e profonda, sempre così scherzosa e pesata, tremò quando annunciò il suo nome; solo il pronunciarlo l’aveva emozionato così tanto, poiché non avrebbe potuto negarsi ad  un tale onore.
Una parte di lui sapeva che il suo scudiero condivideva tale eccitazione, durante il loro primo incontro non aveva potuto non notare i suoi sguardi maliziosi, che riuscivano ad apparire così armoniosi su un volto che sembrava così ingenuo, ma l’altra continuava a dirsi che era una dolce illusione.
Malediceva se stesso, i suoi occhi e i suoi pensieri, così indecenti, e in quel momento si sentiva così stupido, poiché vero era l’amore del suo scudiero, così come il suo desiderio.
Quanti baci si erano scambiati, quanti gliene aveva rubati quando gli occhi dei suoi alfieri erano lontani, lì dove crescevano i lillà nei campi adiacenti alla sua fortezza, lì dove Loras si sentiva tanto a casa e sorrideva spensierato, da quando gli confessò per la prima volta il suo amore.
E da allora tante volte l’avevano condiviso su un talamo di fiori, o tra le sete più pregiate, come la prima volta, quando prese la sua verginità, unendoli nel corpo per la prima volta, ma ricordando loro che appartenevano l’uno all’altro da sempre, fino alla morte ed oltre, sin quando, un giorno lontano, si sarebbero riincontrati oltre il tempo e lo spazio e gli Dei avrebbero goduto alla vista di quell’amore così disperato e insaziabile.

Renly si avvicinò alla scrivania, l’ora era quasi giunta e Loras avrebbe terminato i suoi allenamenti, per raggiungerlo nelle sue stanze. Ogni giorno soleva ammirarlo, vedere i suoi muscoli flettersi quando il cavallo sobbalzava, quasi come quando entrava in lui, provocandogli gemiti sommessi, ma quella mattina fu diverso. Non era sceso in cortile, ma era rimasto lì a ripensare a quanto la sua vita fosse cambiata grazie alla sua presenza, a quanto dovesse ringraziare gli Dei per la nascita di un essere che rappresentava l’esatto disegno di ogni suo desiderio.
Voleva celebrare in maniera sublime la ricorrenza, aveva chiesto ad un orafo di riprodurre un anello sotto suo ordine, in modo da poterglielo donare, quale segno dell’amore che provava per lui.
Lo estrasse dal sacchetto di velluto nel quale lo conservava, una fascia d’oro rosso sul quale era posata una piccola rosa dai petali di giada e dal pistillo dorato.
Oro prezioso, non quanto Loras lo fosse per lui, ma un piccolo pegno, per dimostrargli quanto lo valesse. Oro come le pagliuzze nelle sue iridi, come le punte dei suoi capelli e il riflesso della sua armatura baciata dal sole.
Verde come la speranza, come la loro eterna gioventù, verde come il loro amore fiorente, pronto a piantare radici solide e a crescere rigoglioso, bello come una rosa, maestoso come una quercia, imperituro come un albero del cuore.
Lasciò ricadere l’anello nella sua custodia, in attesa di vederlo, di affondare le sue labbra nelle sue, mordendole per sentirne il sapore.
E per un attimo trattenne il fiato quando sentì la porta cigolare, precedendo la sua entrata, quasi come se le sue stanze stessero acclamando la sua venuta, come in una cerimonia regale.
Rimase di spalle, lì fermo aspettando che le sue mani si insinuassero lungo le spalle e lo cingessero completamente. Dita lunghe, sottili, che s’infilavano tra la stoffa desiderose della sua pelle, affamate del suo calore. Renly si voltò verso di lui, inclinò il capo in modo che le sue labbra sfiorassero appena il suo naso e  lasciò che i suoi palmi si perdessero tra i suoi capelli folti e morbidi.
“Felice giorno del nome.” mormorò accennando un sorriso. Lasciò che la sua mano scovasse quella dell’amante tra le pieghe della sua tunica, intrecciando le proprie dita alle sue e portandole alla bocca, dove le baciò delicatamente, per poi abbandonare lì quel sacchetto.
“Per me?” chiese eccitato. Una smorfia curiosa si dipinse sul volto di Loras, mentre sfilava il nastro che sigillava il regalo, che mai si sarebbe aspettato di ricevere.
E nel suo palmo bianco quella rosa brillava quasi quanto i suoi occhi, entusiasta per quel piccolo gesto. Renly infilò all’anulare sinistro quella sottile fascia aurea,  suggellando la loro unione con un timido bacio. E tutte le dolci parole che aveva in mente, gli sfuggirono via, insieme a qualunque altra che avrebbe potuto dire in quella occasione. Solo due parole riusciva ad udire, come echi lontani, sospiri sommessi, sussurri appena accennati.

Ti amo.”


 

   
 
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