Era tutto grigio… il cielo plumbeo scrosciava pioggia, le case anonime con i loro anonimi giardini erano messe in fila sui due lati della stradina, le persone camminavano a testa bassa come se dovessero andare al patibolo. Eppure c’era una persona minimamente felice.
Aveva appena girato l’angolo, e quattro metri più avanti aveva adocchiato quello zaino viola che cercava tutte le mattine. E quella mattina risaltava ancora di più ai suoi occhi, abbinato al piumino rosso fuoco.
Erano gli unici due colori che avrebbe visto quella mattina.
Sorrise. Era l’unico motivo per sorridere in quell’orrida giornata.
La figura girò a sinistra, nella strada che convergeva, più avanti, nuovamente con la sua.
Calcolò i tempi. Sarebbe bastato accelerare il passo di poco per arrivare in quel punto nel preciso istante in cui ci sarebbe arrivata la macchia rossa. Come aumentò l’andatura, aumentarono i battiti del suo cuore. Avrebbe incrociato quegli occhi ancora una volta. E, ancora un volta, avrebbe trattenuto il respiro senza rendersene conto, avrebbe sentito quella morsa dolorosa alla bocca dello stomaco, avrebbe mancato un passo e il suo cuore sarebbe andato in tachicardia.
E quando tutto sarebbe finito, avrebbe potuto iniziare la giornata con il sorriso e il ricordo negli occhi. Come tutte le mattine.
Quando arrivò al punto rallentò, consapevole del fatto che qualcosa doveva essere andato storto nei suoi piani, perché non era lì. La sua testa scattò fulminea a sinistra, per cercare quegli occhi.
Ma non li vide. Vide soltanto la macchia rossa, in lontananza, fusa con una macchia nera. Erano complementari.
Da quella distanza percepì il suo sorriso, rivolto verso la macchia nera.
E il suo cuore si fermò.