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Autore: Phoenixstein    06/03/2013    4 recensioni
72 a. C.
A Capua batte un sole possente quest’estate: fa ardere i roghi giù in città così che tutti si affaccendino a spegnerli; infiacchisce le membra, così che ogni opera sia gravosa per il corpo; scatena la sete, così che perfino nelle ville patrizie si provveda alla parsimonia; mette a dura prova i soldati appesantiti dalle loriche, scaccia ogni speranza di piovaschi, infiamma la polvere dell’arena calpestata dai gladiatori, secca il mio sangue sparso sul pavimento del vestibolo prima che un’altra schiera di schiave possa lavarlo via.

Tre donne, tre epoche diverse, stesso orrendo destino accarezzato con dignità.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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72 a. C.

A Capua batte un sole possente quest’estate: fa ardere i roghi giù in città così che tutti si affaccendino a spegnerli; infiacchisce le membra, così che ogni opera sia gravosa per il corpo; scatena la sete, così che perfino nelle ville patrizie si provveda alla parsimonia; mette a dura prova i soldati appesantiti dalle loriche, scaccia ogni speranza di piovaschi, infiamma la polvere dell’arena calpestata dai gladiatori, secca il mio sangue sparso sul pavimento del vestibolo prima che un’altra schiera di schiave possa lavarlo via.

Venivo dal Rhenus, il fiume era la mia casa, al vento cantavo con il promesso sposo. Mi estirparono da quel suolo, da quei boschi, al modo in cui un ragazzino borioso strappa un fiore dal prato e se ne compiace. Ah, se Natura non m’avesse effigiata in avvenenza. Ah, se fossi nata uomo! A quest’ora quelle acque amate starebbero richiamando le mie spoglie. Ma donna sono stata, di pelle candida e odorosi capelli biondi, così non su quelle sponde ma in questa terra ostile abbandono mestamente la vita dopo che ogni onore ha lasciato il corpo.

Mi appellavi come schiava, assassino, ma neppure mentre da ombra mi libro fra queste campagne assolate dirò che un padrone m’ha posseduta. Nacqui libera e libero fu il mio spirito fra le mura della tua maledetta domus.

 

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1670

In quale modo ti ho arrecato offesa, fratello mio? La mia manchevolezza è stata tanto imperdonabile?

Lo giuro, mi voleva sposare, mi avrebbe sposato. E io l’amavo e l’amo ancora e l’amerò anche quando la mia carne si disferà sul fondo gelido e melmoso del lago.

Perché l’hai fatto, fratello mio? Davvero quel che la gente del borgo avrebbe cianciato valeva più degli occhi miei ridenti e d’un sogno di primavera? Davvero la mia è stata una inemendabile colpa da punire in siffatta maniera?

Non ti aggradava, dolce, la chimera di un nipote, di un infante dal riso argentino che un giorno ti avrebbe chiamato “zio”? Hai ucciso lui insieme a me, mentre ancora radicava piano piano nel mio ventre.

Possa il Diavolo avere pietà della tua anima, quando gli dovrai rispondere del tuo crimine fatale.

 

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2012

Sono tempi bui, dicono. C’è la crisi, dicono. La crisi di tutto: dell’economia come dei buoni sentimenti.

Sono tempi di rabbia, di zuffa, di disperazione. Sono tempi in cui se stavi male prima, stai peggio adesso.

Ma non è una giustificazione. Succede che le bestie strisciano fuori dalla tana e impazzano, impazzano, impazzano per le strade. E non capirò mai, nemmeno durante tutto il tempo bianco che ora mi si è spianato davanti, dove sta il piacere in un atto così ignobile. Quale perversa natura sibila all’orecchio di un uomo “Prendila, è tua”? E quanto nera può essere l’anima di chi prevarica le suppliche, le lacrime, il tremore di una donna che va in pezzi fra le mani sporche, bastarde, di uno sporco bastardo? Mi hai stretto le dita attorno al collo, dopo, mentre ancora la voce era rotta dai singhiozzi e rotta era una costola e rotta era la mia mente.

Hai scelto proprio me, a caso fra le passanti. Sono la prima? Sarò l’ultima? Un giorno arriverà il turno della signora in verde con quel bel rossetto? Spero che ti stracci a metà l’ira di altri uomini, prima che tu tolga amore e respiro a un altro grembo innocente.

Non ero proprietà di nessuno se non del mio futuro. Filavo dritta lungo il mio cammino, tornavo a casa, gambe stanche. Oggi sono stata ammazzata, due volte.

 

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